Da Key4biz (11/12/2020): Rai per il Sociale, primi passi nella direzione giusta
Presentata la nuova Direzione “Rai per il Sociale”: luce in fondo al buio di un servizio pubblico sempre più confuso e pallido. Segnali piccoli, deboli, timidi, ma nella giusta prospettiva.
Mercoledì 9 dicembre 2020 potrebbe essere una data destinata a divenire epocale nella storia della Rai Radiotelevisione Italiana spa, un vero e proprio spartiacque simbolico: la nuova Direzione Rai per il Sociale, creata nell’agosto scorso, è stata presentata ufficialmente ai dirigenti apicali di Viale Mazzini, acquisendo così un ulteriore riconoscimento infra-aziendale, che ci si augura possa stimolare concrete ricadute nell’identikit identitario del servizio pubblico radiotelevisivo italiano.
Abbiamo già segnalato, a fine luglio, anche su queste colonne, la nascita della nuova struttura Rai, manifestando in verità non poche perplessità (vedi “Key4biz” del 31 luglio 2020, “La Rai si apre al ‘sociale’: creata una nuova Direzione ad hoc”), domandandoci se si trattasse di una iniziativa realmente innovativa, o di un’ulteriore operazione di facciata, per “onorare” formalmente l’evanescente “Contratto di Servizio” tra Stato e Viale Mazzini. La creazione della nuova struttura era stata resa pubblica con un comunicato stampa Rai del 29 luglio 2020, a seguito di una riunione del Consiglio di Amministrazione.
Qualcosa di ben più concreto è apparso in occasione di una lunga audizione del Direttore della struttura, Giovanni Parapini, il 23 settembre, di fronte alla Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai, ed abbiamo segnalato anche questa buona novella (vedi “Key4biz” del 28 settembre 2020, “Rai ‘per il Sociale’ al via. Ma sarà svolta vera?”).
In effetti, in Rai è sempre latente il rischio che vengano create delle… “scatole vuote”, uffici dal titolo anche altisonante, che possono avere due (perverse) funzioni: rispondere, in apparenza, ad un qualche dettato normativo-regolamentativo (vedi giustappunto il “Contratto di Servizio”); rispondere all’esigenza di allocare in una qualche possibile (per quanto improbabile) funzione dirigenti apicali che, a causa delle logiche lottizzatorie, sono rimasti a spasso (ovvero a bagno maria).
Basti pensare alla pochezza di risorse assegnate all’Ufficio Studi, istituito ma abbandonato a se stesso… Basti pensare a quel che (non) sta avvenendo per i due canali previsti – anch’essi dal “Contratto di servizio” – per l’estero e per l’informazione istituzionale…
Nel caso della neonata (agosto 2020) “Rai per il Sociale” sembrerebbe che le cose vengano fatte seriamente: la Direzione è già dotata di 50 dipendenti, ed ha 4 responsabili di struttura, che seguono molte tematiche, specifiche e peculiari e trasversali, che riguardano le infinite “diversità” della società italiana, e l’esigenza di combattere le infinite forme di “disagio” che molti cittadini debbono affrontare.
Rai per il Sociale, un radicale progetto di riassetto
Rai per il Sociale è nata come progetto radicale di riassetto e di coordinamento di tutte le attività realizzate e promosse dal gruppo Rai nel campo del sociale. La struttura si pone come luogo di ascolto e di raccolta che accoglie le sollecitazioni di vari soggetti istituzionali, delle associazioni di categoria e del terzo settore. Un luogo/strumento per non dimenticare i settori e le categorie più sensibili del Paese, nell’auspicio di non lasciare indietro nessuno. Cosa si intende per “categorie più sensibili”?! I disabili, i detenuti, i migranti, i disoccupati, le donne vittime di violenza… ma anche gruppi sociali più ampi come gli anziani e l’infanzia… Una parte significativa – in termini quantitativi e qualitativi – del Paese.
Si ricordi che Giovanni Parapini (classe 1962), già fondatore del gruppo di comunicazione e lobbying Hdrà (si legge “Accadrà”), che ha inglobato società specializzate come Aleteia, Consenso, Medita e Overseas, è stato cooptato in Rai nel febbraio 2016 (chiamato dalla allora Presidente Monica Maggioni e dall’allora Dg Antonio Campo Dall’Orto), nel ruolo di Direttore della Direzione Comunicazione, Relazioni Esterne, Istituzionali e Internazionali, incarico che copre per tre anni, fino al marzo 2019 (nell’aprile 2019, la Direzione viene modificata in “Direzioni Relazioni Internazionali, Relazioni Istituzionali e Comunicazione”). Da maggio 2019, ferma restando la qualifica di Direttore, viene allocato alle dirette dipendenze dell’Amministratore Delegato Fabrizio Salini, dove da giugno 2019 ha l’incarico di Senior Advisor per il Terzo Settore, la Coesione Sociale e la Responsabilità Sociale. Nell’agosto 2020, è nominato Direttore della Direzione Rai per il Sociale.
Il neo Direttore gode di una diffusa buona fama, trasversale ai partiti, ed è culturalmente vicino al Vaticano, in particolare al think-tank de “La Civiltà Cattolica” ed al suo mediologo per eccellenza, padre Antonio Spadaro: notavamo, in occasione della sua audizione del 23 settembre di fronte alla Commissione di Vigilanza, quanto fosse impressionante ascoltare il coro – trasversale appunto – dei parlamentari che sono intervenuti, dopo il suo lungo intervento a Palazzo San Macuto. Entusiasmi a gogò.
Non una ulteriore “foglia di fico”
Sembrerebbe quindi che Giovanni Parapini sia riuscito a convincere l’Amministratore Delegato Fabrizio Salini a fare in modo che “Rai per il Sociale” non si ponga come novella “foglia di fico” di una Rai che mostra un profilo identitario sempre più confuso con i concorrenti commerciali, una Rai che scivola troppo spesso su bucce di banana che provocano una degradazione della sua immagine nella percezione dei telespettatori…
Un osservatore maligno potrebbe ipotizzare che, a fronte della crisi – anche personale – che deve affrontare (è stato sostanzialmente delegittimato da uno dei maggiori partner dell’attuale maggioranza, il Partito Democratico), Fabrizio Salini abbia deciso di giocarsi la carta del “sociale” per tentare in extremis una sorta di salvataggio autoreferenziale: chi può impallinarlo, se egli fa sua la necessità di rafforzare la dimensione sociale della Rai, la sua potenziale funzione di vetrina e catalizzatore delle migliori energie del Paese, a partire dalla società civile, dal terzo settore, delle migliaia di realtà attive sul territorio?!
Quale che sia la ragione reale (intimo convincimento – seppur un po’ tardivo – o strumentale convenienza), qualsiasi cittadino, estimatore o meno del “servizio pubblico”, non può non plaudire a quello che sembra poter essere un vero e proprio “new deal”.
Nella riunione di mercoledì 9, l’Amministratore Delegato ha segnalato alla dirigenza di prima fascia della Rai l’esigenza che la neonata Direzione per il Sociale venga coinvolta attivamente nell’organizzazione dei palinsesti, nei processi ideativo-produttivi, affinché la dimensione sociale e la sensibilità civile divengano cifre stilistiche ed identitarie dell’offerta della televisione pubblica italiana. Un nuovo spirito, che dovrebbe caratterizzare tutta l’offerta: informazione, fiction, documentaristica, e finanche “entertainment”. Una rivoluzione, sulla carta.
Una nuova prospettiva per la Rai
Se questa dichiarazione di intenti non resterà un pio auspicio, se questi nobili intendimenti non diventeranno lettera morta… è evidente che si apre veramente una nuova prospettiva per la Rai.
I segnali concreti, per ora, sono ancora veramente pochi, e timidi assai, ma d’altronde la Direzione ha pochi mesi di vita, e si sta strutturando in itinere.
Apprezzabile – come abbiamo già segnalato – lo stile che Parapini vuole imprimere alla Direzione, tra autocoscienza e trasparenza, una sana vocazione a rendere di pubblico dominio quel che spesso resta purtroppo nelle dinamiche interne dell’Azienda e del Gruppo Rai: per sua decisione, è infatti da qualche tempo disponibile uno strumento di analisi dell’intervento di Viale Mazzini nel “sociale”, attraverso un report denominato “Progress Sociale”, prodotto a cadenza settimanale (a partire dall’edizione n° 1, riguardante il periodo 13-19 aprile 2020), con “anticipazioni” e “consuntivi”. Iniziativa commendevole, che merita essere pubblicizzata al meglio.
Qualche timido cenno anche nei palinsesti: da “Insieme con” a “O anche no”
Per quanto riguarda i palinsesti, va ricordato che il 7 maggio 2020 è partita, in sordina, su Rai 1, dopo la Messa del Papa da Santa Marta, una striscia quotidiana all’interno del contenitore “UnoMattina” dedicata al sociale, della durata di 5/6 minuti. Il titolo è “Insieme con…”, il sottotitolo “Rai per il Sociale” (giustappunto), condotta dalla sempre impegnata Paola Severini Melograni. Ha avuto come ospiti persone fragili ed i loro familiari, che durante la pandemia hanno sentito ancora più bisogno di risposte o di semplice conforto, e comunque della possibilità di esprimere speranze e richieste… Il programma ha coinvolto le persone diversamente abili e le loro famiglie, gli operatori del settore, i volontari, le associazioni, e i protagonisti di situazioni di particolare fragilità sociale… Si tratta di tutta quella parte della popolazione italiana che ci piace definire l’ampia area del “disagio” (fisico, psichico, sociale). Lo scopo del programma, sottolineato dal messaggio-slogan “Da vicino nessuno è normale” (citazione dal famoso cantautore Gaetano Veloso, slogan utilizzato anche dal mitico anti-psichiatra Franco Basaglia), è stato quello di far sentire a chi ne ha maggiormente bisogno, attraverso la Rai, il sostegno dell’intera comunità nazionale…
Sorte (lievemente) migliore, come allocazione di palinsesto, per il programma televisivo “O anche no”, programma di tipo “docureality” (che abbiamo già ben segnalato su queste colonne) dedicato alla disabilità ovvero alle diverse abilità ed all’inclusione sociale: questo a cadenza settimanale, però, condotto dalla stessa Paola Severini Melograni, la cui terza edizione ha preso il via da domenica 20 settembre 2020, su Rai 2, alle 9:55 (a.m. “ovviamente”). La conduttrice è affiancata dal disegnatore satirico Stefano Disegni e dal “prestigiattore” Andrea Paris nonché dalla “sbrock band” dei Ladri di Carrozzelle. Domenica prossima 13 dicembre, alle 9:15 (e in replica venerdì 18 dicembre alle 24:55) su RaiDue va in onda una nuova puntata di “O anche no”. Tornerà l’attrice sorda premio oscar Marlee Matlin, già ospite dello speciale dello scorso 3 dicembre. Ci sarà poi il cantautore livornese Bobo Rondelli, che, dopo essere intervistato dalla conduttrice, si esibirà con i Ladri di Carrozzelle. Verranno celebrati i 10 anni di “Pour Parler”, il “talk” di Giacomo Innowhite, un giovane presentatore affetto da sclerosi multipla. Non mancherà il classico appuntamento con il “cooking show” inclusivo: in questa puntata, si farà tappa ad Anzio, sul litorale laziale, all’Istituto Alberghiero “Apicio – Colonna Gatti”. Come sempre, ci saranno i “disegni” di Stefano Disegni, e Rebecca Zoe De Luca con le notizie dal mondo dell’adolescenza e il “prestigiattore” Andrea Paris. Il programma è scritto da Maurizio Gianotti e Paola Severini Melograni, la regia è di Davide Vavalà. Gli orari della messa in onda – e la francescana povertà della trasmissione e finanche una certa rigidità dell’impostazione – confermano la timidezza Rai…
Ieri giovedì 10 dicembre, un ulteriore segnale nella giusta direzione: è partita una rubrica settimanale, il giovedì su Facebook, curata da Rai per il Sociale, intitolata “Cosa funziona”, dedicata al cosiddetto “giornalismo costruttivo” ed alle “notizie positive”. Si è partiti col raccontare le “buone pratiche” nate nelle periferie; poi di azioni concrete di contrasto alla violenza di genere e di un’Italia che – in silenzio e a testa bassa – prova a ripartire. Nei suoi canali “social”, Rai per il Sociale dà un microfono e uno spazio espressivo a iniziative ed opinioni che migliorano la qualità della vita di tutti, soprattutto dei meno fortunati. Si ospitano “buone idee” alla portata anche di chi ha meno accesso all’informazione. Si dà visibilità a centri e servizi della società civile. Si parla di un mondo in continua evoluzione, bisognoso di attenzione; di innovazione e sostenibilità ambientale; di economia circolare e professioni; di modelli culturali ispirati ai valori del Terzo Settore, di nuove arti, artigianato ed agricoltura… Nelle intenzioni dei promotori, la rubrica si pone come un ulteriore “spazio di servizio pubblico a favore del bene comune”. L’iniziativa Rai è in sintonia con il supplemento del martedì del “Corriere della Sera”, l’ormai famoso “Buone Notizie”, diretto da Elisabetta Soglio, un inserto nel quale si racconta a trecentosessanta gradi (tra il sociale e l’economico ed il culturale) “l’impresa del bene”.
Si tratta ancora di segnali piccoli, deboli, timidi, ma la direzione è indiscutibilmente quella giusta.
Non resta che augurarsi che la “rondine” possa fare “primavera”. La Rai ne ha assoluta necessità, per interrompere la deriva che sta vivendo.
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