Da Key4biz (18/10/2022): La cultura e/o la Rai in mano a Giampaolo Rossi?
Nel toto-ministri, crescono le quotazioni dell’intellettuale manager già militante della destra sociale ed alla guida di RaiNet dal 2004 al 2012.
Se si considerano i quotidiani di centrodestra una fonte attendibile, soprattutto in questa fase storica, del “dietro le quinte” per la formazione del Governo, la rassegna stampa odierna segnala che sarebbero molto cresciute le quotazioni di Giampaolo Rossi alla guida del Ministero della Cultura: così prevedono sia “il Giornale” sia “Libero” (ed anche “Verità&Affari”), ed entrambi non citano, come candidati alternativi, i due che invece chi redige queste note ritiene più probabili, ovvero Federico Mollicone (deputato rieletto e Responsabile Cultura di Fratelli d’Italia) e Lucia Borgonzoni (senatrice rieletta, e già due volte Sottosegretaria alla Cultura), e prospettano un tecnico di spessore diverso, come sarebbe Giordano Bruno Guerri (Presidente dal 2008 della Fondazione Vittoriale degli Italiani, la casa di Gabriele D’Annunzio a Gardone Riviera; è stato anche Assessore alla Cultura nel Comune di Soveria Mannelli).
Giampaolo Rossi versus Giordano Bruno Guerri verso il Ministero della Cultura?
Se tecnico deve essere, riteniamo che, tra i due, sia forse preferibile Giampaolo Rossi, perché crediamo che il Collegio Romano debba essere guidato da un intellettuale operativo, con esperienza manageriale ed approccio moderno, qual è giustappunto Rossi, e non da un intellettuale puro, come è lo storico e saggista Giordano Bruno Guerri. Anche se va ricordato che Guerri non è esattamente un intellettuale classico. Basti rievocare un episodio della sua vita: nel 1997 Mario Caligiuri, allora Sindaco del comune calabrese di Soveria Mannelli, gli propose l’incarico di assessore alla Cultura, che Guerri accettò ma ponendo come condizione quella di definirsi “Assessore al Dissolvimento dell’Ovvio”, denominazione con la quale, effettivamente, prese servizio il 1º agosto, lasciandolo però circa un mese dopo… Tra le spiegazioni addotte per il suo repentino abbandono dell’incarico quella più singolare, da lui stesso addotta, fu “per eccesso di cene ufficiali”. Nelle quattro settimane in carica si fece notare per alcune provocatorie ordinanze, quali ad esempio il Monumento al Cassonetto, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’inopportunità di installare antiestetici cassonetti per la nettezza urbana in zone cittadine di pregio artistico e architettonico… Si è autodefinito “liberale, liberista e libertario”. Dinamiche comportamentali che ricordano quelle di Vittorio Sgarbi…
Peraltro, l’ipotesi Giampaolo Rossi andrebbe anche nella direzione di quella convergenza tra “cultura” e “digitale” ovvero tra “cultura” e “media”, che andiamo teorizzando su queste colonne anche a livello di “policy making”.
Ricordiamo che è stato proprio Giampaolo Rossi a promuovere, un mese fa, assieme a Edoardo Sylos Labini (che pure molto caldeggia la candidatura di Vittorio Sgarbi), l’unica occasione di confronto pubblico degli esponenti del centrodestra con il mondo della cultura, ovvero l’incontro-appello “Liberare la cultura” alla Sala Umberto a Roma (vedi “Key4biz” del 21 settembre 2022, “Dossier “Cultura” nei programmi elettorali: altra puntata del monitoraggio IsICult”)…
Giampaolo Rossi e la sua idea di “servizio pubblico” per Rai e la sua visione di “cultura”
Segnaliamo che è stato Giampaolo Rossi a rilasciare poco meno di un mese fa un’intervista a Salvatore Merlo sulle colonne de “il Foglio”. Titolo: “Come sarà la tv di Meloni? ‘Faremo gli stati generali della Rai”. Nell’intervista pubblicata il 20 settembre, Rossi veniva dato come “possibile prossimo amministratore delegato della Rai”: ruolo che senza dubbio è coerente con il suo curriculum, ma crediamo che affidargli il Ministero della Cultura potrebbe rappresentare una vera sfida. Un intellettuale manager, insomma.
Se il futuro del Governo appare complessivamente sereno, il futuro di Viale Mazzini è incerto, perché ci sono due mine vaganti: il canone, che notoriamente la Lega vorrebbe ridimensionato nell’entità se non addirittura abolito, e che comunque non potrà essere nella bolletta dell’elettricità a partire dal 2023; il nuovo “contratto di servizio” tra Rai e Ministero dello Sviluppo Economico, che il Governo uscente non è riuscito a portare a termine, e che quindi sarà oggetto di una prevedibile radicale ri-discussione, anche se la prevista conferma del leghista Giancarlo Giorgetti alla guida del Mise potrebbe rendere meno probabile una ri-scrittura…
Nell’intervista a Merlo, Rossi sostiene che teoricamente il canone si potrebbe anche abolire, ma “quello che non si può fare è indebolire la Rai, perché verrebbe giù l’intero sistema radiotelevisivo italiano. Le nazioni che hanno tolto il canone finanziano la tv pubblica con la fiscalità generale, prendendo spesso di più”.
Scrive Merlo: “cinquantasei anni, romano, alto, magro, barbuto e con la pipa: l’ex consigliere di amministrazione in quota Fratelli d’Italia che nel 2018 con la sua capacità di muoversi tra piani e corridoi della tv di stato faceva ballare la rumba, come si suol dire, persino alla Lega a quei tempi strapotente. Gliela fecero pagare, non rieleggendolo al giro successivo (“ce l’avevano un po’ con me e un po’ con Giorgia”, racconta lui con un sorriso quasi d’imbarazzo)”.
Rossi propone una visione di servizio pubblico chiara, e condivisibile: “andrebbe rafforzato il ruolo duplice, della Rai: quello di editore che contribuisce a ricordare agli italiani perché sono italiani, e quello di contrafforte dell’industria culturale del nostro paese. Io penso alla Rai come a un grande polo che aiuti sempre di più la nostra industria audiovisiva a farsi forte sul mercato”. Rispetto al rischio di una gestione partigiana e lottizzata a favore della maggioranza, precisa: “la parola d’ordine non è incassare, ma rilanciare. Governare, non occupare”.
È entrato a viale Mazzini nel 2004, con Flavio Cattaneo, che gli affidò RaiNet, e la riportò in pareggio il primo anno e poi in attivo, guidandola fino al 2012. Ha scritto per il “Secolo d’Italia” ed “Il Tempo”, ha militato nella destra romana (destra sociale), attivo nella sezione di via di Sommacampagna. Sommacampagna (da cui Teodoro Buontempo animava Radio Alternativa)… Ha fondato la start-up Greater Fool Media, per stimolare la creatività degli youtuber… Può vantare anni di esperienza anche nella formazione specialistica sull’industria dei media: Direttore del Master in Media Entertainment presso la Link Campus University e Presidente del Consiglio Direttivo di Polis, la scuola di formazione politica della stessa università, dove dirige il corso sui “Nuovi linguaggi della politica”. È laureato in Lettere alla “Sapienza” di Roma.
Tra il 1999 ed il 2002 è stato componte della Commissione Cultura del Comune di Roma Capitale e della Regione Lazio; della seconda è stato Presidente dal 2003 al 2004; per oltre dieci anni (1996-2006), Consigliere di Amministrazione delle Istituzioni Biblioteche di Roma.
Rossi: “la cultura è cultura, non è né di destra né di sinistra”
Nell’intervista a “il Foglio” (non a caso, forse?!) viene affrontato anche il tema “cultura”: “la cultura è cultura: non è né di destra né di sinistra. E se la destra al governo vorrà lasciare un buon ricordo di sé, se vorrà fare qualcosa di utile per la nazione, allora dovrà anche rifuggire dall’idea fuori tempo massimo dell’egemonia culturale. Che è una stupidaggine di sinistra, nel senso che andava bene quando esistevano cose di senso compiuto da difendere e quando c’era una ideologia da alimentare. Poi è diventato puro e semplice accaparramento. Ecco, questa è una logica alla quale bisognerà sfuggire come la peste”.
Ed affronta anche il tema “industrie culturali e creative”: “l’industria culturale italiana dà lavoro a più di un milione di persone, rappresenta una filiera da circa 8 miliardi di euro. è un patrimonio che va conservato. Ampliato. Aiutato, anche a resistere alle conglomerate multinazionali che ovviamente non sono interessate a raccontare l’Italia perché seguono legittimamente altri orizzonti”.
Per comprendere il carattere eterodosso del personaggio, è interessante riportare un altro passaggio dell’intervista, ovvero la risposta che fornisce quando Merlo gli domanda un parere su una fiction come “Gomorra”, emblematica del racconto del “brutto italico”: “Io in questi giorni sto guardando una fiction spagnola molto divertente e coraggiosa. È ambientata durante la guerra civile, ma franchisti e repubblicani si alleano per combattere contro una invasione di zombi. Nessuno porterebbe in Rai un’idea del genere oggi, e invece è quello che si deve tentare” (si tratta del film “Malnazidos – Nella valle della morte”, prodotto da Mediaset España, diretto da Alberto de Toro e Javier Ruiz Caldera, fiction offerta da Netflix in Spagna dal luglio scorso).
Una decina di anni fa, intervistato da Antonio Angeli (su “Il Tempo” del 5 novembre 2014), rispetto a Matteo Salvini così si esprimeva Rossi: “Matteo Salvini leader della destra? Quello che sta prendendo forma in Italia è una sorta di dinamica dell’impossibile. Nessuno avrebbe immaginato l’ascesa veloce di Renzi. Salvini farà per l’universo della Lega qualcosa di molto simile a quello che Renzi sta facendo per la sinistra, cioè la disarticolazione della realtà culturale e politica. Quello che è certo è che per la destra italiana si annuncia una lunga, lunga traversata del deserto”. La traversata, con Giorgia Meloni, sembra essersi conclusa.
Susanna Turco, in un lungo articolo pubblicato da “l’Espresso” domenica scorsa 16 ottobre, concentrato sulla “mente” di fiducia di Giorgia Meloni, ovvero Giovanbattista Fazzolari (probabile Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri), dedica attenzione anche Rossi: “un altro personaggio assai vicino a Meloni e che pure è legato a Fazzolari, sin dai tempi dell’impegno politico all’università e della sezione di via Sommacampagna: Giampaolo Rossi, il no vax e filo-loputiniano, ora direttore scientifico della fondazione Alleanza Nazionale e presente in tutti i toto-potere di Fratelli d’Italia a partire da quello della Rai. Per dire quanto sono stratificati e forti i legami: a inventare il nome di Azione Universitaria, che era guidata da Fazzolari, fu Alessandro Vicinanza detto “Il Macedone”. Ed è a lui, scomparso giovane, che Giampaolo Rossi ha dedicato la vittoria di Fratelli d’Italia, con un post su Facebook, il 25 settembre…”.
La Turco cita un suo stesso articolo, sempre su “l’Espresso” dedicato a Rossi, pubblicato il 7 dicembre 2021, il cui senso è sintetizzato da titolo e sottotitolo: “Giampaolo Rossi, l’ideologo no vax di Giorgia Meloni che imbarazza Fratelli d’Italia. Ex consigliere Rai, marinettiano, diede del Dracula a Mattarella e cita Hannah Arendt contro il governo Draghi. Ma anima il “Natale dei Conservatori”, la festa invernale di Fdi”.
Una triade Rossi – Sgarbi – Borgonzoni al Mic?! Un mix potenzialmente… esplosivo
La figura di Giampaolo Rossi è senza dubbio eccentrica, ma sicuramente più “gestibile” – dal punto di vista di una premier che si annuncia decisa ma pacata – rispetto ad un incontrollabile Vittorio Sgarbi.
Una possibile ripartizione delle deleghe, in questa prospettiva?!
Giampaolo Rossi Ministro della Cultura e del Digitale (tecnico “in quota” Fratelli d’Italia), Vittorio Sgarbi Sottosegretario al Patrimonio (tecnico “in quota” Forza Italia), Lucia Borgonzoni Sottosegretaria alle Industrie Culturali e Creative (“in quota” Lega Salvini).
Sarebbe una squadra interessante e provocatoria, che potrebbe innescare un terremoto nella politica culturale italiana. Nel bene e nel male.
Si tratterebbe di un mix esplosivo.
Rispetto all’esperienza di Dario Franceschini, va segnalato che sicuramente un qualche correttivo a quella linea politica va messo in atto, ma resta sempre valido il detto popolare di “non buttare il bambino con l’acqua sporca”, perché oggettivamente molti sono i meriti che vanno riconosciuti al Ministro uscente, per il rilancio del sistema culturale italiano. E certamente Franceschini ha contribuito a far sì che il Ministero della Cultura fuoriuscisse dalla “serie B”: anche se, analizzando giornali e media di questi giorni, il tema “cultura” appare purtroppo assai raramente ed assai marginalmente.
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