Da Key4biz (27/01/23): Cinecittà, l’ad Nicola Maccanico in audizione alla Camera. Ancora silenzio sulle dinamiche in Rai
I rilievi della Corte dei Conti sarebbero relativi esclusivamente a problemi formali, gli studios sono in overbooking. E tutto tace dal fronte Rai, “contratto di servizio” e Commissione di Vigilanza.
Quest’edizione della rubrica curata da IsICult “ilprincipenudo” (ragionamenti eterodossi di politica cultura e economia mediale) per il quotidiano online “Key4biz” si pone come semplice aggiornamento di quanto abbiamo scritto su queste colonne due giorni fa, ovvero mercoledì 25 gennaio, segnalando la imminente audizione di Nicola Maccanico dell’Amministratore delegato di Cinecittà ed il perdurante silenzio in materia di “contratto di servizio” da parte dei due contraenti, ovvero Rai e Ministero per le Imprese e il Made in Italy, anche a causa dell’irrisolta dinamica della ancora non costituita Commissione bicamerale di Vigilanza (vedi “Key4biz” del 23 gennaio 2023, “Silenzio stampa (e della politica) su Rai e Cinecittà”; anche “Key4biz” del 20 gennaio 2023, “Cinecittà: da Bettini a De Mita? Rai: in arrivo la Commissione di Vigilanza. Il Presidente sarà “in quota” M5s”; e, ancora prima, “Key4biz” del 18 gennaio 2023, “Il “dossier Cinecittà”, 32 milioni di euro per la formazione. Ma la Corte dei Conti chiede chiarezza”)…
Due le notizie degne di attenzione: anzitutto, giustappunto l’audizione di Maccanico di fronte alla Commissione Cultura, ed una iniziativa promossa ieri da un gruppo di studiosi ed appassionati, in materia di “contratto di servizio” Rai.
L’audizione dell’Ad di Cinecittà ci ha spiazzati, dobbiamo confessare: non per il tono brillante dell’audito (prevedibile, per alcuni aspetti), ma per la sostanziale “acquiescenza” della Commissione VII di Montecitorio (forse più che acquiescenza si tratta di sonnolenza, se non rimozione).
Suggeriamo al lettore di visionare integralmente la videoregistrazione dell’audizione, peraltro breve, complessivamente poco più di una mezz’ora. Merita.
Nicola Maccanico (Ad Cinecittà): “il target del Pnrr è stato rispettato, i rilievi della Corte dei Conti riguardano soltanto problemi di forma”
In sintesi, Nicola Maccanico ha presentato la sua visione – positiva ed ottimista – delle prospettive degli “studios” di Cinecittà, e tutto sembra essere (per parafrasare una canzoncina pop di Donatella Rettore, a suo tempo famosa), “splendido splendente”…
Quel che ci ha stupito è la pressoché totale assenza di rilievi critici da parte dei (pochi: tre) parlamentari che sono intervenuti a porre domande.
Stupefacente veramente il silenzio totale dello stesso Presidente della Commissione, Federico Mollicone, che pure pochi giorni fa aveva dichiarato (il 4 gennaio, dopo lo scoop de “La Verità” a firma di Fabio Amendolara): “le criticità rilevate dalla Corte dei Conti sugli investimenti Pnrr su Cinecittà erano già state individuate nel corso del ciclo di audizioni tenutosi in Commissione Cultura nello scorso mese, che ha svolto il ruolo di vigilanza del Parlamento: quello emerso è un ‘pasticciaccio’, come lo ha chiamato la stampa, causato da Franceschini e dal suo gabinetto che rischia di farci perdere milioni di euro già stanziati. Potrebbero essere a rischio i futuri obiettivi: manca un sistema di tracciabilità e sono stati realizzati acquisti come dei terreni edificabili. Inoltre, mancano procedure per il raggiungimento di alcuni obiettivi. Convocheremo Maccanico in audizione affinché possa spiegare cosa è avvenuto”… Come comprendere che il Presidente della VII Commissione si sia astenuto non soltanto da porre quesiti, ma anche dal commentare l’audizione di Maccanico?! Misteri della politica? Misteri della psiche?!
Dobbiamo pensare che quel che Maccanico ha rappresentato in Parlamento ha soddisfatto le esigenze di conoscenze che lo stesso Mollicone aveva enfatizzato. Il rischio di “pasticciaccio” – da lui stesso richiamato – è stato simpaticamente e graziosamente superato?!
Da non crederci, veramente.
L’audizione non ha ricevuto attenzione alcuna dalla stampa quotidiana, oggi, se non un articolo, di approccio neutro, firmato da Andrea Biondi sul quotidiano confindustriale “Il Sole 24 Ore”.
La testata giornalistica di Via Tuscolana, “Cinecittà News” (diretta da Marcello Giannotti, già a capo della comunicazione Rai), ha intitolato ieri sinteticamente “Maccanico: Cinecittà funziona, target Pnrr in linea”. Questo il succo: “la buona notizia è che Cinecittà oggi funziona, è piena ed è in utile”. Lo ha detto l’ad di Cinecittà Nicola Maccanico, nel corso di un’audizione in Commissione Cultura alla Camera dei Deputati. “Abbiamo più che raddoppiato i ricavi del 2021, nel 2022 chiudiamo in utile; i teatri sono pieni. Ma è il sistema che funziona, un gioco di squadra all’interno del quale Cinecittà riesce a svolgere un ruolo” ha aggiunto Maccanico. “Competere sui mercati internazionali implica avere una dimensione importante: abbiamo 40 ettari di proprietà, 18.000 mq di capacità produttiva, 19 teatri di posa; i lavori vanno nella direzione della costruzione di nuovi teatri per passare a quota 24 più altri 8 sui terreni di Torre Spaccata, per arrivare a un totale di 32 teatri di posa, come prevedono anche gli interventi del Pnrr””.
Da segnalare che soltanto un parlamentare ha posto un quesito lievemente critico, a fronte degli apprezzamenti manifestati da Nicola Zingaretti per il Partito Democratico e Maria Elena Boschi per Italia Viva Azione: si è trattato di Elisabetta Piccolotti, deputata eletta nelle liste dei Verdi Sinistra Italiana (en passant, si ricordi che è anche la consorte del segretario del partito Nicola Fratoianni).
Elisabetta Piccolotti ha domandato, in punta di piedi, se Maccanico ritenesse di potersi esprimere rispetto ai famosi (ovvero noti a pochi intimi…) rilievi emersi dalla deliberazione della Corte dei Conti del 19 dicembre 2022 riguardante alcune criticità nella gestione dei fondi del Pnrr (documento della magistratura contabile reso noto il 30 dicembre 2022, ed amplificato da uno scoop de “La Verità” il 3 gennaio 2023): la domanda è stata posta in modo morbido assai, e l’Ad di Cinecittà ha risposto in modo elegante, sostenendo che di fatto tutto è a posto, e che proprio ieri l’altro è stata formalizzata una convenzione tra gli studios e la Direzione Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura (guidata da Nicola Borrelli).
Perfezionata ieri l’altro la convenzione tra Cinecittà e la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura, per regolare la gestione dei fondi del Recovery Plan
Ha precisato Maccanico, in relazione alla convezione perfezionata mercoledì 25 (il documento non è ancora stato reso pubblico): “si tratta di un atto formale che recepisce il lavoro che stavamo facendo e che dimostra come le raccomandazioni della Corte dei Conti non solo sono state utili, ma hanno implicato una veloce reazione, perché, per fortuna, non c’era nessun problema di sostanza ma solo dei problemi formali”.
Tutto a posto, quindi: secondo l’Ad di Via Tuscolana, si è trattato di meri “problemi formali”.
Senza remora alcuna, Maccanico ha sostenuto, per quanto riguarda il Pnrr, che “il primo target, fissato al 31/12/2022, è stato raggiunto e rispettato, con la pubblicazione di tutte le procedure di appalto per i lavori di costruzione di tutte le nove opere soggette a monitoraggio. Il secondo target prevede l’aggiudicazione delle gare di appalto entro il 30/06/2023”.
Soltanto rispetto al tema “terreni”, si è registrata una (lieve) preoccupazione: “la negoziazione sul terreno di Torrespaccata è stata complessa – ha spiegato Maccanico – e questo dipende innanzitutto dalla questione posta dalla dimensione del terreno: a noi servono 30/31 ettari, ma il terreno di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) è oltre 50 ettari. Il punto di atterraggio nella negoziazione su cui abbiamo un accordo preliminare è interessante, e per noi favorevole: 17 milioni e 800mila euro per questi 31 ettari. E perché tutto questo diventi realtà, servono passaggi formali che dovranno essere portati avanti: il cda di Cdp, la decisione della nostra assemblea degli azionisti (nota del redattore: l’azionista unico di Cinecittà è il Ministero dell’Economia e Finanze, sebbene i diritti dell’azionista siano stati delegati al Ministero della Cultura), e una perizia del Demanio che confermi la validità dell’acquisto. Competere sui mercati internazionali implica avere una dimensione importante: abbiamo 40 ettari di proprietà, 18.000 mq di capacità produttiva, 19 teatri di posa, ma un po’ piccoli; i lavori vanno nella direzione della costruzione di nuovi teatri per passare a quota 24 più altri 8 sui terreni di Torre Spaccata, per arrivare a un totale di 32 teatri di posa, come prevedono anche gli interventi del Pnrr”.
A questo punto… come commentare, senza voler salire in cattedra come grillo parlante o assurgere al ruolo del catastrofista profeta di sventura?!
Abbiamo chiesto all’Ad di Cinecittà se poteva metterci a disposizione il documento che egli ha consegnato ieri in Commissione Cultura e ce lo ha trasmesso con cortese tempestività (e di ciò lo ringraziamo pubblicamente): ed IsICult / Key4biz lo mettono quindi a disposizione della “community” dei lettori ed appassionati di queste tematiche.
Non abbiamo ancora dedicato adeguata attenzione al documento, ma abbiamo notato alcuni punti in comune con un precedente report curato dallo stesso Ad, nel novembre del 2021, ovvero il “Piano Industriale Cinecittà 2022-2026”.
In quel documento, si leggeva (pag. 21) che la previsione di budget per l’esercizio 2022 sarebbe stata dai 53,8 milioni di euro, di cui 25,6 milioni da “attività commerciali”, 25,0 milioni da contributi pubblici, 3,2 milioni da “altri ricavi”. Nel documento presentato ieri in Parlamento (pag. 21), si legge esattamente la stessa previsione.
Tra i due documenti, emerge un aggiornamento per quanto riguarda l’esercizio 2021, dato che:
Cinecittà “piano industriale” (novembre 2021)
– attività commerciali: 16,5 milioni
– contributi 25,0 milioni
– altri ricavi 3,5 milioni
Totale ricavi 44,9 milioni
Cinecittà “audizione parlamentare” (gennaio 2023)
budget 2021 consuntivo 2021
– attività commerciali: 16,5 milioni 14,3 milioni
– contributi 25,0 milioni 37,6 milioni
– altri ricavi 3,5 milioni 3,1 milioni
Totale ricavi 44,9 milioni 55,0 milioni
Nicola Maccanico ha sostenuto che gli “studios” sono sostanzialmente in “overbooking”, ovvero che si sarebbe raggiunta la “piena occupancy”… che gli operatori internazionali bussano con insistenza alle porte di Via Tuscolana… che il mercato audiovisivo globale ha un bisogno estremo dei nuovi teatri di posa romani… Grande effervescenza, insomma.
Nelle proiezioni del “Piano 2022-2026”, i ricavi da “attività commerciali” dovrebbero essere di 25,6 milioni per l’anno 2022, crescere a 30,0 milioni per il 2023, a 33,7 milioni per il 2024, a 37,8 milioni per il 2025, per arrivare a 44,7 milioni nel 2026 (con un tasso di crescita media annua – “cagr” – tra il ‘22 ed il ‘26, del 15 %).
Per ora, possiamo soltanto osservare che i contributi pubblici, nell’anno 2021, sono passati dalla previsione di 25 milioni di euro a ben 37,6 milioni di euro… E bei soldini stanno arrivando dal “Pnrr”, che ha allocato ben 300 milioni di euro a favore di Cinecittà.
Insomma, non abbiamo ragione di dubitare delle tesi dell’Ad di Cinecittà, anche se non è stata resa di pubblico dominio nessuna ricerca che consenta di verificare qual è la effettiva competitività internazionale di Via Tuscolana, e se le proiezioni economico-finanziarie sono effettivamente basate su “solide realtà” (per parafrasare lo slogan del noto immobiliarista della ImmobilDream, Roberto Carlino).
“No data”: si opera quindi sulla fiducia…
Quel che ci sembra di comprendere – anche alla luce dell’incredibile assordante silenzio dell’onorevole Federico Mollicone – è che sia prevalsa negli ultimi giorni una sorta di esigenza “pubblica” altra (e… alta?!): suvvia, evitiamo di scatenare polemiche sulla gestione dei fondi Pnrr da parte di Cinecittà, perché questi danari del “Recovery Plan” potrebbero divenire… aleatori, e ciò determinerebbe – comunque – effetti disastrosi… Effetti terribili non soltanto rispetto allo specifico di Cinecittà, ma rispetto al Pnrr tout-court.
In sostanza, se c’è della… polvere, per ora nascondiamola sotto il… tappeto. Ci si penserà dopo. Semmai.
Il perdurante mistero della bozza del “contratto di servizio” Cinecittà – Ministero per le Imprese e il Made in Italy: perché non renderla finalmente di pubblico dominio?!
Nessuna novità ufficiale, purtroppo, sul fronte Rai (tutti presi, ormai, dalla grancassa dell’imminente Festival di Sanremo, che si sviluppa da martedì 7 febbraio fino a sabato 11 febbraio 2023), ma va segnalato che ieri si è tenuta a Roma una riunione – aperta e pubblica, sebbene non abbia registrato una audience non oceanica – dedicata al contratto di servizio Rai, promossa dagli ideatori del laboratorio di analisi critica “Tvmediaweb.it” (ovvero “Informazioni, analisi e commenti sui media del terzo millennio”, ovvero Marco Mele (già a “Il Sole 24 Ore”) e Patrizio Rossano (già dirigente Rai).
Si è trattato dell’iniziativa intitolata “Il canone Rai prossimo venturo”: un incontro dibattito sul tema canone del servizio pubblico radiotelevisivo nell’anno del previsto rinnovo del Contratto di Servizio.
Dall’incontro, è emersa ancora una volta l’esigenza di stimolare un dibattito pubblico sul “contratto di servizio” in ritardata gestazione.
La Rai sostiene in verità che non si tratta di propria responsabilità… ma che il ritardo è stato determinato dalle dimissioni del precedente Governo… dalle elezioni politiche nazionali… e dalla perdurante situazione di stallo – ovvero di “inesistenza”! – della Commissione parlamentare di Vigilanza (il ritardo nella sua ricomposizione è semplicemente scandaloso, ma nessuno lo denuncia politicamente). Commissione bicamerale che è chiamata ad esprimere un parere, obbligatorio ma non vincolante, sul “contratto di servizio”.
A questo punto, nel gioco di simpatici rimpalli, emerge naturale l’esigenza che sia Rai stessa a rendere di pubblico dominio la “bozza” del contratto, ovvero il testo che deve essere emerso dalle interlocuzioni con il Ministero dello Sviluppo Economico, ridenominato – con il novello esecutivo guidato da Giorgia Meloni – Ministero per le Imprese e il Made in Italy. Il titolare del dicastero, Alfredo Urso, non ha speso finora una parola una, in argomento.
Se quella “bozza” è sostanzialmente decaduta, ovvero è stata cestinata a causa delle dimissioni del precedente Governo, essa diviene giustappunto un documento prezioso, come “base” di discussione (pubblica) per il novello testo. Del quale nulla è dato sapere.
I partecipanti alla riunione di ieri – in particolare Andrea Melodia (già dirigente Rai e Past President dell’Ucsi, l’associazione dei giornalisti cattolici italiani) – hanno condiviso l’esigenza ormai urgente di una lettera aperta di esponenti della società civile, da indirizzare ai “decision maker” istituzionali, affinché il “contratto di servizio” divenga finalmente oggetto di un confronto pubblico e plurale.
Temiamo che questa postulazione – condivisibile e sacrosanta – lascerà il tempo che trova, a fronte dell’evidente disinteresse della politica e dei media.
E, a quanto è dato sapere (sebbene possa sembrare incredibile), gli stessi membri del Cda della Rai non hanno mai ricevuto dai diarchi di Viale Mazzini la bozza del contratto di servizio Rai/Mise: l’Ad Carlo Fuortes e la Presidente Marinella Soldi la tengono ben chiusa nei rispettivi cassetti. Perché?!
Giovanni Baggio (Presidente Aiart): “un sistema televisivo che non è degno di un Paese civile e democratico
Merita essere segnalata oggi una voce (anch’essa, ahinoi, “clamantis in deserto”), in materia: “in attesa del contratto di servizio Rai 2023, ci auguriamo che non vengano esclusi gli impegni a tutela dei minori”, ha dichiarato Giovanni Baggio, Presidente nazionale Aiart (la cattolica associazione dei “cittadini mediali”), che ha sottolineato la “necessità di scelte che pongano fine alla carente sensibilità sociale del Servizio pubblico in materia di minori. L’Aiart confida in un sussulto di dignità da parte del Governo e del Parlamento, affinché intervengano su un sistema televisivo che non è degno di un Paese civile e democratico”.
Critica la posizione anche verso la Rai stessa: “no a scelte sbagliate che penalizzano i minori”, sostiene l’Aiart, che da sempre sostiene – inascoltata – la necessità di una tutela dei minori proprio a partire dal servizio pubblico, che, ancora oggi, dopo innumerevoli segnalazioni, mostra scarsa attenzione ai bambini. Basti citare, ad esempio, il sito Rai Play (unico fra tutti) in cui non è segnalata l’età consigliata per i prodotti e non c’è un “parental control”. “La Rai riparta dai più piccoli, investendo” è uno dei tanti appelli a tutela dei minori presenti nell’ultima edizione della rivista dell’Aiart “Il telespettatore”, anche a firma di autori Rai, che precisano come “tutte le risorse che vengono stanziate per l’apprendimento del minore producono il ritorno maggiore” e richiamano l’attenzione ad un lavoro di rete e di incontro per creare una strategia che comprenda condivisione, confronto, scelta e tutela.
Ancora una volta – temiamo – parole al vento. Purtroppo.
E crediamo che nulla di significativo – almeno per il futuro Rai di medio periodo – emergerà dal prossimo Consiglio di Amministrazione di Viale Mazzini, calendarizzato per lunedì prossimo 30 gennaio alle ore 9, che prevede tra l’altro, all’ordine del giorno, la discussione del budget 2023. Si sa che alcuni consiglieri stanno pensando a votare contro, ma, anche se ciò avvenisse, crediamo che non cambierebbe granché…
Conservazione ed inerzia governano il sistema dei media italiano. Tout Va Très Bien Madame La Marquise…
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”
Clicca qui, per il documento deposito dall’Amministratore Delegato di Cinecittà, in occasione della audizione di fronte alla Commissione Cultura della Camera dei Deputati il 26 gennaio 2023Per saperne di più: RAI
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