Il caso del film su Calipari bocciato dalla Commissione Esperti della Direzione Cinema e Audiovisivo nominata da Dario Franceschini stimola sia Gennaro Sangiuliano sia le associazioni.

Venerdì scorso 10 maggio 2024 – come abbiamo ben segnalato su queste colonne – il mondo dei “cinematografari” (e non soltanto) è stato scosso da un eterodosso intervento a gamba tesa del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia), che ha deciso di manifestare il proprio “disappunto” (testuale) per una decisione assunta dalla Commissione Esperti, ovvero dai 15 (cosiddetti) “saggi” che, secondo la Legge n. 220 del 2016 (la cosiddetta “Legge Franceschini”), sono chiamati ad esprimere il proprio parere su una parte dei processi decisionali che sono alla base del sostegno pubblico alla cinematografia e all’audiovisivo. Si rimanda a “Key4biz” del 10 maggio 2024 per la ricostruzione della vicenda, “Sangiuliano critica la Commissione esperti Cinema nominata da Franceschini: ma perché non nomina le nuove commissioni previste per legge?”.

Il Ministro si è lamentato della decisione di non accordare il sostegno pubblico ad un progetto filmico intitolato “Il nibbio”, per la regia di Alessandro Tonda, che racconta i ventotto giorni precedenti ai tragici eventi del 4 marzo del 2005, che hanno visto morire Nicola Calipari, alto dirigente del Sismi Sismi (il Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare, uno dei servizi segreti italiani, dal 2007 sostituito dall’Agenzia per le Informazioni e la Sicurezza Esterna – Aise), che ha sacrificato la propria vita per salvare quella della giornalista Giuliana Sgrena, rapita da una cellula terrorista (Calipari è stato ucciso ad un posto di blocco statunitense costituito illegalmente nel quartiere di Mansour a Baghdad).

Film prodotto da Notorius PicturesTarantulaRai Cinema, con Claudio Santamaria e Sonia Bergamasco nel cast. Secondo il Ministero, il film avrebbe un “costo ammissibile” di 4,5 milioni di euro, ed aveva richiesto un “contributo” di 800.000 euro. Da segnalare che si tratta di una forma di aiuto “selettivo”, una integrazione di sostegno rispetto al “Tax Credit” che comunque andrà a beneficio dell’opera…

Come abbiamo spiegato in dettaglio nel nostro intervento di venerdì scorso, la Commissione ha così classificato il film: “progetto di opera non giudicata di straordinaria qualità artistica in riferimento a personaggi di particolare rilevanza per la storia e l’identità culturale italiana ovvero, in mancanza di progetti con queste caratteristiche, anche in relazione a fatti storici, eventi e luoghi che caratterizzano l’identità culturale italiana”.

La notizia è emersa venerdì scorso perché in mattinata è apparso sul sito web della Direzione Cinema e Audiovisivo (Dgca) del Ministero della Cultura (Mic) il “decreto direttoriale” firmato dal Dg Nicola Borrelli, che non si comprende per quale ragione ha impiegato 2 mesi per apporre la propria firma, a fronte della conclusione dei lavori della Commissione di selezione, avvenuta il 13 marzo 2024 (si tratta del decreto che reca i “Contributi selettivi 2023” ovvero la graduatoria completa dei progetti di produzione della cosiddetta “III sessione” dell’anno scorso).

Abbiamo già tante volte rimarcato quanto questi ritardi siano dannosi, esattamente come quelli che vedono – da molti (troppi) mesi ormai – la gestazione dei nuovi annunciati decreti che andranno a modificare la “Legge Franceschini” ed in particolare il controverso strumento del “Tax Credit”.

L’intero settore cinematografico e audiovisivo italiano vive da ormai un anno un’attesa estenuante, ormai divenuta esasperante. Lentezze e ritardi le cui ragioni continuano ad essere incomprensibili, e sorge il dubbio che possa essere veramente corretta l’interpretazione malevola di alcuni osservatori critici, ovvero che “la destra” culturale al governo voglia mettere in ginocchio un settore storicamente considerato “appannaggio” degli intellettuali e degli artisti di sinistra. Una sorta di azione psico-politica…

Scrivevamo venerdì scorso che la notizia della sortita del Ministro meritava essere rilanciata e analizzata criticamente, perché sintomatica di una delle tante anomalie e patologie dell’intervento dello Stato nel settore.

Per alcuni aspetti è sorprendente la critica del Ministro nei confronti della Commissione Esperti, e non meno evidente la critica nei confronti del Direttore Generale del Cinema e Audiovisivo Nicola Borrelli, che è molto sostenuto dalla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni ma non altresì – parrebbe – da Gennaro Sangiuliano.

Il decreto del 10 maggio reca – tra l’altro – un elenco di 16 progetti filmici ammessi a contributo pubblico (produzione di opere cinematografiche di lungometraggio “di particolare qualità artistica”), per un totale di circa 5,7 milioni di intervento, con un campo di oscillazione di intervento del Ministero (“contributo assegnato”) che oscilla tra il minimo di 200.000 euro ed il massimo di 560.000 euro.

Abbiamo rimarcato che, di questi 16 titoli ammessi, soltanto 2 hanno un budget superiore a 5 milioni di euro, e quindi rientrano in una previsione di “massimo 3 opere” finanziabili richiamate dal decreto stesso: si tratta di “L’abbaglio” di Roberto Andò (prodotto da Bibi Film Tv ed altri), e di “Duse” per Pietro Marcello (prodotto da Avventurosa e altri), che hanno ricevuto rispettivamente 450mila (a fronti di costi ammessi di 15,2 milioni) e 450mila (a fronte di costi ammessi di 6,4 milioni di euro).

I progetti “non ammessi” sono invece 23, ai quali si affiancano 5 altri titoli questi ritenuti “non di straordinaria qualità artistica”. Il timbro di non “straordinaria qualità artistica” riguarda infatti complessivamente 5 opere, e non soltanto il film oggetto della critica del Ministro: va segnalato che non sono rientrati in questa tipologia nemmeno film di registi del calibro di Uberto Pasolini (con “Il ritorno”, prodotto da Picomedia ed altri), di Giorgio Diritti (con “Lubo”, prodotto da Indiana ed altri), di Gabriele Salvatores (con “Napoli-New York”, prodotto da Paco, quest’ultimo con un budget di oltre 15 milioni ed una richiesta di contributi per 900mila euro), e, ancora, di Antonio Piazza (con “Lettera a Catello”, prodotto da Indigo ed altri)…

Chi sono i responsabili della bocciatura del sostegno ministeriale al film su Calipari?

Abbiamo già precisato che il lavoro dei 15 esperti si sviluppa nell’ambito di 4 “Sottocommissioni”, ciascuna con un proprio indirizzo di pertinenza. La polemica in questione riguarda il lavoro dei seguenti 6 membri della “Sottocommissione 4”: Rita BorioniGianni CelataRaffaella Del VecchioAndrea MinuzValerio TonioloVanessa Tonnini. Ed abbiamo già notato che, se è per alcuni aspetti censurabile che il Ministro Franceschini abbia a suo tempo cooptato nella Commissione dei 15 un’esperta come Rita Borioni, molto connotata politicamente in quanto già funzionaria del Partito Democratico, va anche osservato che nella stessa Sottocommissione siede un esperto come il professor Andrea Minuz, che pure deve evidentemente godere della fiducia dell’attuale Ministro Gennaro Sangiuliano, che qualche mese fa lo ha nominato nel Consiglio di Amministrazione del Centro Sperimentale di Cinematografia (Csc)…

E concludevamo così le nostre osservazioni critiche: ancora una volta emerge l’inevitabile (ma proprio proprio inevitabile?!) discrezionalità che caratterizza l’operato di queste commissioni.

Evidente l’esigenza che le future Commissioni:

  • siano formate da professionisti qualificati, caratterizzati da diversi percorsi intellettuali ed adeguata esperienza;
  • i componenti siano scelti con un criterio di ampio pluralismo culturale-ideologico, magari attraverso una procedura selettiva trasparente di valutazione comparativa dei curricula;
  • che – udite udite… – i membri delle Commissioni siano retribuiti.

Lamentavamo anche, nell’intervento di venerdì, un altro incomprensibile ritardo: il Ministro Gennaro Sangiuliano ha fatto sì che dal 2024 la “Commissione” di selezione venisse abolita, e che venissero istituite 2 nuove “Commissioni”, una dedicata alla “produzione” ed una dedicata alla “promozione”.

Di questa intenzione del Ministro si aveva notizia da mesi, nella fase di gestazione della Legge Finanziaria per il 2024 (vedi “Key4biz” del 20 ottobre 2023, “Cinema, il Ministro Sangiuliano riforma le “commissioni” ministeriali chiamate ad assegnare milioni di contributi pubblici”).

La “Legge di Bilancio” 2024, che ha apportato questa modifica alla “Legge Franceschini” del 2016, prevede che la costituzione delle due nuove commissioni avvenga con decreto ministeriale, ma da quattro mesi e mezzo non si ha nessuna notizia delle intenzioni di Gennaro Sangiuliano

Quanti componenti avranno queste commissioni?

Come verranno cooptati i nuovi membri?

Come verrà regolamentato il delicato lavoro selettivo?

Nulla trapela dal Collegio Romano, e specificamente dall’uffico del Vice Capo di Gabinetto Giorgio Carlo Brugnoni, cui viene attribuito da alcuni il vero coordinamento delle politiche del Ministro in materia di cinema e audiovisivo (e Brugnoni non sarebbe sempre in sintonia con la linea adottata dalla Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni). Si ricordi che Brugnoni è anche Consigliere Economico del Ministro, e può vantare esperienze manageriali in Cassa Depositi e Prestiti – Cdp.

La legge vigente prevede che “con decreto del Ministro si provvede a disciplinare le modalità di costituzione e di funzionamento della Commissione (ovvero delle due commissioni, n.d.r.), il numero dei componenti e, tenuto conto della professionalità e dell’impegno richiesto, la misura delle indennità loro spettanti”.

Il Ministro Gennaro Sangiuliano ha carta bianca nella nomina delle nuove “Commissioni Esperti” in materia di cinema e audiovisivo

In sostanza, Gennaro Sangiuliano ha veramente… carta bianca. Sarà interessante osservare come eserciterà questa grande discrezionalità autocratica. Il recente “precedente” (19 marzo 2024) della cooptazione – avvenuta tutta silenziosamente sulla base del criterio soggettivo dell’“intuitu personae” (nessuna pubblica “call” e nessuna pubblica valutazione comparativa dei curricula) – dei membri del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo (Csca) non stimola purtroppo molte illusioni di correzione di rotta rispetto alle non sempre commendevoli pratiche del passato…

Nell’intervento di venerdì scorso, osservavamo anche il perdurante silenzio delle “categorie” rispetto ai tanti ritardi accumulati negli ultimi mesi: l’ultimo segnale di “allarme” è stata la sommessa protesta emersa in occasione della mattinata romana al Cinema Adriano il 5 aprile 2024 (vedi “Key4biz” del 5 aprile 2024, ““Mattinata di agitazione ‘soft’ da parte di (quasi) tutta l’industria cinematografica e audiovisiva. Assente la Sottosegretaria Borgonzoni”). La Sottosegretaria, quella mattina, non ha accolto l’invito delle 23 associazioni aderenti all’iniziativa ad intervenire, ma ha poi convocato delle riunioni (sempre a porte chiuse) ed ha annunciato che i nuovi decreti – ovvero uno dei più attesi (quello sul “Tax Credit Produzione”) – sarebbero stati trasmessi al Ministero dell’Economia e Finanze. Di questi testi, per quanto in bozza, comunque, nessuna (pubblica) traccia. Nebbie e ritardi. Si rimanda a “Key4biz” del 29 aprile 2024, “Si disvela il mistero della riforma della Legge Cinema e Audiovisivo? Oggi Borgonzoni incontra produttori e autori”. Perché questa cortina fumogena e questi reiterati ritardi?! Di che cosa si ha paura?!

Ed ancora – incomprensibilmente – nessuna pubblica evidenza nemmeno del documento forse più importante nell’economia del settore, ovvero il “piano di riparto” dei 696 milioni di euro del Fondo Cinema e Audiovisivo per l’anno 2024, che pure è stato approvato (a maggioranza dei componenti: 8 su 11) dal massimo organo di consulenza del Ministero, qual è il Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo (il Csca presieduto dall’avvocato Francesca Assumma).

Peraltro il Consiglio Superiore vede calendarizzata la seconda propria riunione (dopo quella di insediamento del 3 aprile, in occasione della quale è stato di fatto costretto ad approvare in fretta e furia il riparto proposto dalla Dgca) per domani martedì 14 maggio 2024: cosa andrà a decidere, se ancora oggi le bozza dei decreti operativi riguardanti la riforma del “Tax Credit” sono ignote al Consiglio stesso?!

A fronte di cotanta inerzia e passività e rassegnazione, venerdì scorso IsICult ha messo in atto una piccola provocazione in stile… “situazionista”: ha rilanciato un comunicato stampa (pubblicato sul sito web dell’Anica) che recava la firma di AnicaAgisAfic, e della triade sindacale (CgilUilCisl), che lamentavano il “taglio” al “Tax Credit” e prospettavano, come velata minaccia, una sorta di “serrata”, ovvero il blocco dei festival cinematografici (?!).

Il comunicato in questione era senza dubbio autentico (è online sul sito web dell’Anica, però… non reca la data!), ma è stato rilanciato a mo’ di vera provocazione intellettuale e politica: come ha presto scoperto – a distanza di poche ore dalla pubblicazione dell’articolo IsICult su “Key4biz” – Pedro Armocida (Presidente da qualche mese dell’Afic, l’associazione che rappresenta oltre 100 dei circa 500 festival cinematografici italiani), segnalando la questione nella chat su WhatsApp – a cui partecipano oltre 400 operatori del settore – “W il cinema! W il cinema italiano” (promossa da Francesco Gesualdi, Direttore della Marche Film Commission, alla quale ha aderito Gaetano Blandini, Presidente della Fondazione Copia Privata Italia promossa dalla Siae, che ne è poi uscito in itinere; iniziativa coordinata dal giornalista Sergio Fabi) – ovvero che si trattava di un comunicato… risalente ad oltre 10 (dieci!) anni fa. Per la precisione il comunicati era stato diramato il 25 giugno 2013: allora al Collegio Romano era ministro il “dem” Massimo Bray, ed il governo era guidato da Enrico Letta

Perché la (piccola) provocazione IsICult (ovvero un’azione rientrante nella tipologia di operazioni che oggi si definiscono di “fake news”) su “Key4biz” di venerdì 10 maggio 2024?

Per gettare un sasso nello stagno, per stimolare le associazioni a reagire ai tanti ritardi del Governo… superando inerzia, passività, rassegnazione.

Ed anche per riflettere che qualcuno, e, con un governo di centro-sinistra (Massimo Bray / Enrico Letta), un qualche dubbio sulla effettiva efficacia dello strumento del Tax Credit l’aveva forse maturato, ben prima che il Ministro Dario Franceschini elevasse l’agevolazione fiscale a strumento-principe della nuova politica culturale nazionale in materia di cinema e audiovisivo (attraverso la Legge n. 220 del 2016, la cosiddetta giustappunto “Legge Franceschini”). Curioso anche osservare che allora (oltre 10 anni fa!) ci si lamentasse per un taglio del “tax credit” del 50 %, un livello paradossalmente simile a quello che ha deciso di adottare in queste settimane il Ministero: questa volta la riduzione 2024 è in effetti del 40 % rispetto alla dotazione del 2023…

La provocazione IsICult su Key4biz è stata utile?

Riteniamo la risposta possa essere positiva, se si osserva (senza necessariamente ipotizzare un nesso causa/effetto), che l’indomani, sabato pomeriggio 11 maggio 2024, è stato diramato un comunicato stampa, questo firmato dalle 3 principali associazioni degli autori, l’Anac ed i 100 Autori e la Wgi, che sono intervenute su una delle questioni cui ai succitati variegati e multipli ritardi. Pur mettendo l’accento sulla dimensione critica ideologico-politica della questione, e non sulle concrete esigenze pratiche (che pure riteniamoi siano la questione più importante, anzi essenziale).

Da segnalare che la notizia è stata tempestivamente rilanciata sabato pomeriggio dall’agenza stampa AgCult diretta da Ottorino De Sossi, ma nessuna traccia della stessa sui giornali dell’indomani (ieri domenica 12 maggio), a conferma che la quasi totalità degli operatori dei media italiani si appassiona allo… “spettacolo della politica”, ma non alle… “politiche dello spettacolo”: il comunicato delle tre associazioni degli autori è stato infatti ignorato completamente anche da testate specializzate come “Box Office” ovvero “TiVù”, e “The Hollywood Reporter Roma” e “Prima Comunicazione”.

Possibile che questioni così delicate e strategiche vengano ignorate anzi rimosse?!

Le associazioni degli autori 100autoriAnacWgi “hanno letto con preoccupazione” la nota del Ministro Gennaro Sangiuliano (anch’essa per la verità ignorata dai più), nella quale il titolare del dicastero della Cultura esprime il proprio ‘disappunto’ per la mancata assegnazione da parte della commissione di esperti del Ministero della Cultura dei contributi selettivi al film di Alessandro Tonda “Il Nibbio” su Nicola Calipari. “Nel commentare le scelte delle commissioni di esperti che hanno prestato per tre anni il loro lavoro gratuitamente con serietà e competenza e la cui professionalità è insindacabile, il Ministro entra in un ambito che non gli compete”, sostengono 100 autoriAnac e Wgi, che ritengono “pertanto impropria ogni ingerenza esterna sulle decisioni delle commissioni di esperti”.

Sia consentita una osservazione critica… “super partes”: può essere oggetto di censura finanche, ma riteniamo che il ruolo di Ministro non impedisca al cittadino Gennaro Sangiuliano di esprimere liberamente la propria opinione (anche il proprio dissenso e “disappunto”), nell’esercizio di diritti garantiti costituzionalmente a tutti, e finanche nella veste di Ministro della Cultura… L’articolo 21 della Costituzione vale per tutti, indifferentemente. Anche per un Ministro della Repubblica, nevvero?! Altro che… “ingerenza”.

Per evitare al massimo questo rischio”, 100autori, Anac, Wgi chiedono al Ministro Sangiuliano “di garantire ancora di più il livello di competenza e di imparzialità degli esperti che dovrà nominare nelle prossime settimane scegliendoli tra i professionisti della materia, quali sceneggiatori, registi, produttori, distributori ed esercenti nel pieno dell’attività”. Inoltre, per permettere “la massima rotazione ed efficienza degli stessi”. Le associazioni chiedono anche che gli incarichi siano di breve durata e retribuiti. “Si tratta di una questione – concludono le tre associazioni – che attiene alla libertà di espressione, per la cui difesa gli autori sono pronti a intraprendere ogni forma di lotta”.

E qui le 3 associazioni scivolano su una buccia di banana, perché dimostrano di non aver letto quel che prevede la Legge di Bilancio 2024, che ha introdotto giustappunto un apprezzabile meccanismo innovativo, per cui le novelle due future commissioni (per la “produzione” e la “promozione”) sono finalmente dotate di budget, e congruo, nell’ordine di complessivamente 700.000 euro l’anno (500mila per la prima e 200mila per la seconda).

Quindi perché chiedono qualcosa che è già previsto per legge?

Peraltro va notato che questa commendevole innovazione non è stata curiosamente invece applicata dal Ministro stesso al funzionamento del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo, che pure ha una funzione non meno importante, delicata, strategica, nell’economia politica del settore: gli 11 componenti del Csca debbono infatti paradossalmente prestare la propria professionalità gratuitamente ovvero il proprio impegno “senza oneri per l’Amministrazione”. Perché questa assurda contraddizione?!

Comunque, il problema è piuttosto un altro, soltanto sfiorato dalla sortita delle tre associazioni: come verranno formate queste nuove commissioni di esperti?!

Le associazioni degli autori chiedono che sia garantito “il livello di competenza e di imparzialità degli esperti”, e peraltro non ci sembra che nel corso degli ultimi anni siano mai emerse molte critiche nei confronti dell’operato della “Commissione dei 15” saggi, sebbene in alcuni casi un qualche conflitto di interesse avrebbe potuto essere identificato ed evidenziato. Opinabile anche l’invito a scegliere tra “professionisti della materia” che siano “sceneggiatori, registi, produttori, distributori ed esercenti nel pieno dell’attività”.

Se i consiglieri saranno nel “pieno dell’attività”, emerge concreto il rischio, più che latente, che emergano conflitti di interessi ed inopportunità variegate (anche se in passato, in questi casi, si tendeva ad utilizzare l’escamotage di astenersi dal voto, se relativo ad iniziative che potevano prospettare rischi di interesse particolare…).

Da chi saranno formate le nuove 2 “Commissioni Esperti” della Dg Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura?

E perché gli autori non auspicano il coinvolgimento anche di studiosiaccademiciconsulenti specializzati (in ambito mediologico-sociologico-giuridico-economico…), nonché di giornalisticritici cinematografici e televisivi, e finanche rappresentanti della società civile, che possono fornire un apporto critico verosimilmente sganciato da interessi particolari e di “lobbying”?!

E se ha un senso l’auspicio ad una “massima rotazione” (all’interno verosimilmente di “sottocommissioni” che dovranno gestire parti della gran quantità di prevedibile lavoro: centinaia e centinaia di pratiche e dossier di candidature…), qualche perplessità emerge sulla auspicata “breve durata” degli incarichi. Anche perché, per far funzionare bene le commissioni, serve anche esperienza tecnica nelle procedure amministrative del Ministero, che non sono esattamente semplici lineari univoche inequivocabili.

Anzi, è assolutamente da auspicare che qualcuno degli attuali anzi ex “15 saggi” (che erano in verità, al 13 marzo 2024, soltanto 13, perché uno è purtroppo deceduto ed un altro s’era dimesso) venga “cooptato” nelle due nuove commissioni, per evitare che i novelli esperti si trovino del tutto virginali di fronte a procedure molto complesse… Il che determinerebbe il rischio di ulteriori ritardi nei ritardi, data la situazione (grave) di “sospensione” venutasi a determinare nei primi cinque mesi del 2024.

Apprezzabile che le associazioni degli autori abbiano finalmente manifestato un guizzo di vitalità, dopo tanta rassegnazione.

Nessuna reazione è stata registrata dal Collegio Romano rispetto al comunicato di Anac, 100 Autori, Wgi

Silenzio totale dalla Sottosegretaria leghista, e silenzio anche da parte del Ministro. Anche l’altro Sottosegretario è silente.

Eppure Gennaro Sangiuliano, nella giornata di sabato, ha fatto diramare due comunicati dal suo ufficio stampa, per esprimere solidarietà a Don Patricello (il parroco del Parco Verde di Caivano oggetto di ineleganti critiche da parte del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca), al quale ha peraltro fatto visita nel pomeriggio. Ed il Sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi (Fratelli d’Italia) ha inviato i suoi auguri ad Angelina Mango per l’“Eurovision Song Contest”, nel pomeriggio di sabato, e domenica ha manifestato il proprio entusiasmo per la “serata magica con Muti e Wiener Philarmoniker” che il Maestro Riccardo Muti ha tenuto sabato a Ravenna dirigendo i Wiener Philarmoniker su programmi di Mozart e Schubert…

Come dire? “Politica spettacolo”, molto sensibile alle comunicazioni mirate con prevedibile ricaduta mediatica…

Invece, nessuna reazione (né dal Ministro né dai due Sottosegretari) rispetto al comunicato delle associazioni degli autori cinematografici e televisivi: incomprensibile, veramente, questa… “areattività”.

A questo punto, la regia è (resta) nelle mani del Ministro della Cultura.

Si attende il decreto con la sua firma sul “riparto” del Fondo Cinema e Audiovisivo, ma questo è un atto che ormai dovrebbe finalmente essere pubblicato a giorni.

Si attende soprattutto il decreto con il quale andrà a formare le nuove commissioni selettive. Questione di giorni si spera, e non di qualche settimana, come pessimisticamente previsto dalle stesse associazioni degli autori. In effetti, queste nomine potevano avvenire da mesi, non appena entrata in vigore la Legge di Bilancio 2024.

Questo secondo decreto sarà determinante per comprendere se il “nuovo corso” annunciato si concretizzerà o se le pratiche del passato verranno stancamente riprodotte, così gettando alle ortiche un elemento qualificante della riforma annunciata.

Latest news: finalmente pubblicato il “riparto” dei 746 milioni del Fondo Cinema e Audiovisivo per l’Audiovisivo per il 2024 

Dopo lunga attesa, questa mattina (lunedì 13 maggio 2024) è stato finalmente pubblicato sul sito web del Ministero della Cultura il “piano di riparto” del Fondo Cinema e Audiovisivo per l’anno 2024. Si tratta della ripartizione del 696 milioni di euro che lo Stato italiano destina quest’anno a favore del cinema e dell’audiovisivo. Come segnalato più volte da IsICult sulle colonne del quotidiano online “Key4biz”, la bozza di questa ripartizione era stata approvata dal Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo il 3 aprile, e si lamentava il ritardo nella pubblicazione. Il decreto ministeriale n. 145 reca la firma del Ministro per la Cultura Gennaro Sangiuliano, ed è datato 12 aprile 2024. Evidentemente, è stato necessario un mese per la benedizione da parte degli “organi di controllo” (ovvero per la “bollinatura” cioè la registrazione da parte della Corte dei Conti). Sicuramente questa odierna pubblicazione susciterà molta attenzione e prevedibili polemiche…  Si segnala che, dei 696 milioni di euro per l’anno 2024, la parte predominante è ancora assegnata al “tax credit”, con una quota del 59 %, corrispondente a 413 milioni di euro: un livello comunque inferiore a quello assegnato nel 2023, allorquando questo strumento tributario assorbì ben 541 milioni di euro, sul totale di 746 milioni di euro, corrispondenti addirittura al 73 % del totale. (Si osserva che alle ore 11.30 odierne il d.m. in questione non risultava ancora pubblicato sul sito web della Direzione Cinema e Audiovisivo.)

Torneremo presto sulla vicenda.

Clicca qui, per il decreto direttoriale del Dg Cinema e Audiovisivo Nicola Borrelli, firmato e pubblicato il 10 maggio 2024 sul sito web della Dgca Mic, recante i “Contributi selettivi 2023” ovvero la graduatoria completa dei progetti di produzione della cosiddetta “III sessione” dell’anno 2023

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”; articolo chiuso in tipografia alle ore 10 di lunedì 13 maggio 2024. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.

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