Silenzio assordante su un documento importante, che dovrà (dovrebbe) regolare i rapporti tra lo Stato e Viale Mazzini, e che invece viene pubblicato in sordina sulla Gazzetta Ufficiale.

È incredibile ma vero”: spesso, su queste colonne della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per il quotidiano online “Key4biz”, ci ritroviamo ad usare questa formula, per descrivere dinamiche che – secondo il senso comune e secondo una logica normale – dovrebbero essere oggetto di attenzione pubblica, ovvero dei media “mainstream” (anche) e senza dubbio degli operatori del settore… Ed invece spesso si registrano nebbie profonde e silenzi incomprensibili, anche da parte di chi dovrebbe segnalare, lamentare, protestare: è il caso – che abbiamo segnalato venerdì scorso – delle centinaia di organizzatori culturali, che, a fine maggio, sono ancora in attesa che la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura pubblichi i bandi per il sostegno ai festival, sostegno che dovrebbe riguardare iniziative che vanno dal 1° gennaio al 31 dicembre 2024 (vedi “Key4biz” del 24 maggio 2024, “Al di là del ‘tax credit’, gli incomprensibili ritardi della Direzione Cinema Audiovisivo del MIC nell’emanazione di decreti tanto attesi”)… Centinaia di operatori, in tutta Italia, non hanno ancora idea se il Mic sosterrà o meno il loro festival, e chissà quando potranno saperlo (da quando vengono pubblicati gli avvisi pubblici a quanto vengono pubblicati i risultati… passano altri 3 mesi almeno). E nessuno si lamenta, né l’Agis né l’Anica né specificamente l’Afic (l’associazione che rappresenta oltre 100 dei circa 500 festival di cinema che sono attivi in Italia).

Passività? Inerzia? Assuefazione? Timore (di ritorsioni, nei confronti di eventuali postulanti… protestatari)?

Come commentare un’altra dinamica, che interessa una platea ben più ampia di “stakeholder”, quali sono i telespettatori della Rai, i cittadini in regola con il canone radiotelevisivo, e tutto “il mondo” che ruota intorno a Viale Mazzini?!

Dopo una estenuante quanto misteriosa dinamica di ritardi sedimentati, sabato scorso 25 maggio 2024, sulla Gazzetta Ufficiale è stato finalmente pubblicato quel “contratto di servizio” Rai-Mimit, che pure era stato approvato nell’ottobre 2023 dalla Commissione bicamerale di Vigilanza Rai (presieduta dalla grillina Barbara Floridia, che finora non ha mai brillato per particolare pro-attivismo), a gennaio 2024 dalla Rai, a marzo dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri (ovvero dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy – Mimit)…

Questo documento, pur con tutte le sue debolezze genetiche e strutturali, è l’atto che regola la relazione tra la mano pubblica ed il “public service broadcasting” (quel “psb” che ormai è divenuto “psm”, ovvero “public media service”): per quanto il “sinallagma” sia stato reso, nel corso del tempo, sempre più debole e fragile (il “do ut des” è fumoso, sempre più generico ovvero indefinito), si tratta pur sempre di un… contratto!

Il nuovo “contratto di servizio” tra Rai e Mimit (2023-2028) è stato pubblicato tre giorni fa e nessuno ha segnalato la notizia!

Siamo a lunedì 27 maggio 2024, il contratto è “in bella copia” sulla Gazzetta Ufficiale da tre giorni, e nessuno (ribadiamo: “nessuno”, come può confermare una ricerca nei database di Datastampa o L’Eco della Stampa) ha scritto 1 riga (una): non un dispaccio di agenzia, non un articolo giornalistico!

Incredibile ma vero”, giustappunto!

Soltanto il sempre vigile “BloggoRai”, ha segnalato l’avvenuta pubblicazione, questa mattina.

Ed invece IsICult Key4biz… vanno oltre (si tratta, se non di una… “esclusiva”, certamente di una… “anteprima”, giornalisticamente intesa): pubblichiamo il contratto, sia nella versione in formato .pdf (“fotocopia” della Gazzetta Ufficiale), sia nella versione testuale (per agevolare la ricerca di qualsivoglia parola). Per quanto relegata in “appendice”, osserviamo che è in Gazzetta Ufficiale anche quella parte del testo che specifica meglio (seppur sempre genericamente!) “gli obblighi” della Rai: parte che è stata “derubricata” da articolo ad appendice, così indebolendone comunque l’efficacia…

Torneremo presto sul “contratto di servizio”, con un dossier di analisi critica, curato dall’Istituto italiano per l’Industria Culturale (IsICult), su queste colonne.

Ricordando che viene pubblicato a fine maggio 2024 un contratto che regola (…) il quinquennio 2024-2028 (in verità avrebbe dovuto essere essere in origine… 2023-2027, allorquando dal 2023 al 2028 sarebbero… 6 anni, e non 5; il precedente, vigente fino a sabato scorso era giustappunto per il quinquennio 2018-2022), allorquando un anno e mezzo è già – come dire?! – bello che andato!

Da notare anche l’errore (incredibile anche questo) nella titolazione dell’atto in G.U., ove si legge “triennio 2024-2028” (sic): e ciò basti!

E ricordando che giovedì prossimo 29 maggio 2024 è in calendario l’udienza del Tar del Lazio che deve valutare il ricorso di 4 dei 72 candidati al Consiglio di Amministrazione della Rai (quelli che dovranno essere eletti da Camera e Senato, con regole finora tutt’altro che trasparenti): se il Tribunale amministrativo accoglierà il ricorso, i “giochi” occulti della partitocrazia nella “governance” del servizio pubblico mediale italiano salteranno… In qualche modo “rimettendo in gioco” anche il “contratto di servizio”…

Clicca qui (versione .pdf) per il “contratto di servizio” Rai-Mimit 2023-2028” (Contratto nazionale di servizio tra il Ministero delle imprese e del made in Italy e la Rai – Radiotelevisione italiana S.p.a. che regolamenta per il triennio 2023-2028 l’attività svolta dalla Rai ai fini dell’espletamento del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale”) in Gazzetta Ufficiale n. 121 del 25 maggio 2024

Clicca qui (versione .testo)

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.

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