Da Key4biz (05/07/24): Anica e Apa ai vertici di Cinecittà ed il Consiglio di Stato boccia il ricorso sull’elezione del Cda Rai
Muore una testata come “The Hollywood Reporter Roma”, cresce un festival come Videocittà.
La settimana che si chiude oggi venerdì 5 luglio 2024 è densa di accadimenti ed è difficile riuscire a proporre ai lettori del quotidiano online “Key4biz” (concentrato sull’economia digitale e le culture del futuro) una sintesi, ma il laboratorio giornalistico dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult cercherà di offrire almeno un panorama: i due eventi di maggiore importanza sono senza dubbio rappresentati dal pronunciamento del Consiglio di Stato rispetto al ricorso sulle modalità di elezione del Consiglio di Amministrazione Rai (ricorso bocciato) e la imminente formalizzazione del nuovo Consiglio di Amministrazione di Cinecittà (l’assemblea è prevista per lunedì 15 luglio, però potrebbe essere anticipata a martedì prossimo 9 luglio), ma molto altro è emerso in questi giorni…
Ma meritano attenzione notizie come: la conclusione (oggi), in quel di Riccione dell’edizione di “Ciné”, ovvero le “giornate professionali del cinema”; il primo giorno (ieri) della settima edizione della kermesse “Videocittà” ideata dal Presidente dell’Anica Francesco Rutelli; la cerimonia di premiazione (ieri sera) del “Premio Strega”; la conclusione (oggi) di “First Playable”, evento business di riferimento per il settore dei videogiochi in Italia che si sta svolgendo in questi giorni a Firenze… Sulle ultime due, torneremo presto su queste colonne.
Mario Turetta alla guida del Diac, Dipartimento per le Attività Culturali, che controlla 4 direzioni generali, tra le quali la Dg Cinema e Audiovisivo di Nicola Borrelli
Importante anche segnalare che la notizia che IsICult e Key4biz hanno dato, di fatto in anteprima, ieri l’altro 3 luglio nel pomeriggio, della nomina dei nuovi 4 Capi Dipartimento del Ministero della Cultura avvenuta nel consiglio dei Ministri di mercoledì è stata confermata dal comunicato stampa ufficiale di Palazzo Chigi, diramato in serata. Confermata quindi la nomina di Mario Turetta alla guida del Diac (Dipartimento per le attività culturali, che controlla 4 direzioni generali), di Luigi La Rocca al Dit (Dipartimento per la tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, che controlla 3 direzioni generali), di Paolo D’Angeli al Diag (Dipartimento per l’amministrazione generale con funzioni trasversali, che controlla 4 direzioni generali), di Luigi La Rocca al Dit (Dipartimento per la tutela del patrimonio culturale e del paesaggio), di Alfonsina Russo al Diva (Dipartimento per la valorizzazione del patrimonio culturale, che controlla ben 15 direzioni generali). Tra i grandi esclusi sono risultati Massimo Osanna, che mantiene l’incarico di Direttore Generale dei Musei, ma ora si vede subordinato al Capo del Diva ovvero ad Alfonsina Russo, e Nicola Borrelli, che mantiene l’incarico di Dg Cinema e Audiovisivo, ma è ora subordinato a Mario Turetta ovvero al Capo del Diac (Turetta è già stato – tra l’altro – anche Dg Cinema e Audiovisivo tra il 2019 e 2020). Alcuni temono il rischio di una “iperfetazione burocratica”. La qualificata newsletter “Artribune”(diretta da Massimiliano Tonelli) così commentava ieri: “tra le perplessità che hanno accompagnato l´approvazione della riforma Sangiuliano, la sensazione di un ritorno al passato: fu Rocco Buttiglione, Ministro dei Beni Culturali tra il 2005 e il 2006, a impostare una suddivisione del dicastero cultura in dipartimenti, poi rivelatasi un insuccesso per l’eccessiva burocratizzazione delle procedure, e quindi accantonata”. Per esempio, “ora, nuovamente, i musei dotati di autonomia speciale dovranno rispondere sia alla Direzione Generale Musei che al Diva, con una conseguente complicazione delle dinamiche, laddove dovrebbe essere prevista una maggiore autonomia gestionale”.
Per quanto riguarda specificamente il cinema e l’audiovisivo e le industrie culturali e creative, ci si augura che la nomina di Mario Turetta stimoli una accelerazione – e non una complessificazione – delle tante procedure burocratiche in atto, a partire dai “benedetti” decreti avviati con la riforma della “Legge Franceschini” (la legge n. 220 del 2016 su cinema e audiovisivo) voluta dal Ministro Gennaro Sangiuliano. Come abbiamo segnalato (denunciato) tante volte anche su queste colonne l’intera comunità professionale è in attesa da molto tempo dei nuovi decreti, a partire da quello sul “Tax Credit”, che viene annunciato sempre come imminente, ma che ancora non vede la luce. E nel mentre il settore arranca e boccheggia…
Come scrivevamo mercoledì scorso su queste colonne, l’intero settore cinematografico e audiovisivo è sostanzialmente paralizzato, in attesa dei nuovi decreti.
La situazione è grave, ma pochi hanno il coraggio di denunciarla. Qualcuno è timoroso di ritorsioni da parte dell’amministrazione?!
In occasione delle Giornate di Cinema di Riccione, edizione n° 13, promosse dall’Anica (produttori e distributori) e dall’Anec (esercenti) tenutesi da martedì 2 a venerdì 5 luglio, s’è registrata una situazione piuttosto paradossale, nella quale sono stati coinvolti centinaia e centinaia di esercenti cinematografici: listini delle “major” ricchi di novità per l’autunno, listini delle società italiani affollati di titoli la gran parte dei quali sarà destinata ad effimera vita in sala. “Ciné – Giornate di Cinema” è organizzata da Cineventi srl, con un contributo “promozione” della Dgca del Mic di 95.000 euro per il 2023. Invece l’Anec beneficia di 200.000 per organizzare le Giornate Professionali del Cinema di Sorrento, a cui si aggiungono 20.000 euro per “Anec Lab: marketing e innovazione tecnologica per il cinema”, e 20.000 euro per “Led Leader Esercenti Donne”…
IsICult, mercoledì scorso su queste colonne, ha denunciato come giovedì della scorsa settimana la quota di mercato del cinema “made in Italy” fosse crollata al 3 (tre) per cento, ma in quel di Riccione si registrava comunque un lieve ottimismo. Certo – come dire?! – la speranza è l’ultima a morire, ma forse i “decision maker” (il Ministro, la Sottosegretaria, il Direttore Generale, e, da ieri, il Capo Dipartimento Diac) dovrebbero acquisire migliore coscienza del disastro in atto. Se oggettivamente titoli come “Inside Out 2” riescono a far tornare in sala gli spettatori potenziali, per quanto riguarda il cinema italiano la situazione è pessima, grave, tragica. Si rimanda a “Key4biz” del 3 luglio 2024, “Tra cinema (in crisi acuta di spettatori) e musei (in crescita di visitatori), gli entusiasmi numerici del Ministro Sangiuliano e della Sottosegretaria Borgonzoni”.
Si attende l’uscita del nuovo film di Paolo Sorrentino, “Parthenope” e sarebbe stata apprezzabile una azione coraggiosa da parte dei distributori: così come la Disney Italia ha avuto l’ardire di far uscire in sala “Inside Out” il 19 giugno, un qualche distributore italiano avrebbe potuto osare lanciare in queste settimane un titolo forte (in primis giustappunto la neo-costituita PiperFilms – assieme a Warner Italia – per il film di Sorrentino…ed invece “Parthenope” uscirà in sala soltanto il 24 ottobre). Non è avvenuto.
E prevale ancora un cieco ottimismo, sia da parte del Presidente dell’Anica Francesco Rutelli, sia da parte della Sottosegretaria Lucia Borgonzoni, che sono intervenuti ieri al convegno promosso dall’Anica a “Ciné” (intitolato con la solita retorica: “La centralità del mercato theatrical, progetti virtuosi a sostegno della filiera”). Francesco Rutelli ha sostenuto: “l’industria del Cinema e dell’Audiovisivo è in continua trasformazione: si conferma la centralità della sala fondamentale nel percorso di integrazione di tutta la filiera. Solo andando a vedere un film in sala si può condividere un’esperienza collettiva, che riguarda milioni di persone: giovani, famiglie, appassionati dell’innovazione culturale. Un’esperienza che porta risultati spesso imprevedibili per gli stessi attori della filiera industriale e creativa: il pubblico sorprende almeno quanto desidera essere sorpreso dai nuovi prodotti. Perciò è necessario continuare a sostenere innovazione e sperimentazione. Il governo ha dato una stabilità positiva sia alla distribuzione che all’esercizio anche nei momenti difficili; ora deve accelerare anche per il tax credit produzione, poiché vogliamo continuare ad essere competitivi di fronte a una crescente concorrenza internazionale”.
Belle parole, ma… nei fatti?! Che pensa della quota del 3 % del cinema italiano in sala?!
La senatrice leghista ha sostenuto: “ci troviamo davanti a una serie di cambiamenti dettati dal fatto che quello del cinema e dell’audiovisivo è un settore produttivo e dunque, per sua stessa natura, in continua evoluzione. Ormai giunte in dirittura d’arrivo, le modifiche alla Legge Cinema a cui abbiamo lavorato in questi mesi per rendere gli strumenti a nostra disposizione ancora più efficaci in un’ottica di sviluppo della filiera sono il frutto di un percorso condiviso con tutti gli operatori e le associazioni. Il lavoro da fare non è ancora concluso: grandi sfide ci attendono all’orizzonte, ma sono certa che continuando a fare squadra sapremo vincerle e conquistare insieme nuovi importanti traguardi”.
Belle parole, ma… nei fatti?! Che pensa della quota del 3 % del cinema italiano in sala?!
La morte della rivista “The Hollywood Reporter Roma”, sintomatica di maldestri investimenti
Non esiste un nesso diretto tra la crisi acuta dei film italiani nei cinematografi (a fronte di una sovrapproduzione di titoli che non vanno da nessuna parte) e la morte di una testata specializzata come “The Hollywood Reporter Roma” (“Thrr”). Si è conclusa dopo solo un anno, con le dimissioni in massa per giusta causa di tutta la redazione, l’esperienza di “Hollywood Reporter Roma”: 9 giornalisti si sono dimessi dal 1° luglio dopo che per mesi non venivano pagati da Brainstore Media, società editrice della rivista, guidata da Gian Marco Sandri. Questo il comunicato con cui hanno spiegato le loro condizioni di lavoro degli ultimi tempi: “i giornalisti di The Hollywood Reporter Roma hanno preso una decisione estremamente sofferta, per non dire drammatica. Da mesi non ottengono lo stipendio, da mesi la società editrice di Thr Roma appare incapace di offrire una qualsivoglia prospettiva realistica alla testata. Per mesi hanno continuato a lavorare e a realizzare con passione un giornale in condizioni che si sono fatte via via proibitive. È per questo che hanno deciso – tutti insieme – di dimettersi per giusta causa”.
La testata è (era) l’edizione estera del celebre magazine americano “The Hollywood Reporter” che si occupa del mondo dello spettacolo. Nel 2023, dagli Stati Uniti decidono di dare vita a due edizioni estere, una in Giappone e una in Italia: quest’ultima era stata annunciata in pompa magna il 21 aprile 2023 anche per via della direzione editoriale assunta dalla giornalista e scrittrice Concita De Gregorio, già direttrice de “l’Unità”. De Gregorio ha lasciato la direzione nel febbraio scorso ed è subentrato Boris Sollazzo.
L’editore, Gian Marco Sandri, ha dichiarato di aver investito nell’iniziativa editoriale 2 milioni di euro. Ci domandiamo sulla base di quale “business plan”, dato che si è trattato di una testata che era di fatto in concorrenza con “Ciak” e “Best Movie”, riviste destinate al grande pubblico, e con “Film Tv”, la più qualificata, che propone la créme della critica cinematografica e audiovisiva italiana. Tutte queste testate sopravvivono a se stesse, in un mercato sempre più asfittico, grazie alla pubblicità dei distributori cinematografici, delle emittenti e delle piattaforme, che per le vendite. Altre ancora, come “Vivilcinema”, beneficiano di contributi della Direzione Cinema e Audiovisivo (Fice), nel 2023, soltanto 15.000 euro, ma a questa somma si affiancano i sostegni dati all’editore, la Federazione Italiana Cinema d’Essai (Fice) per altre iniziative. La Fice ha beneficiato anche di 110.000 euro per gli “Incontri del Cinema d’Essai”, 20.000 euro per la “Promozione del cinema d’autore italiano ed europeo”, 15.000 euro per “Al cinema con i protagonisti”, per un totale di 160.000 euro. Altre testate, come “Box Office” e “TiVù”, edite da eduesse, e più recentemente “Fortune Entertainment Italia*”, sono invece destinate al mercato dei professionisti del settore, e vivono quasi esclusivamente grazie alla pubblicità, talvolta beneficiando di sostegni pubblici indiretti, attraverso i fondi destinati alla “promozione” dalla vigente legge sul cinema e l’audiovisivo (per iniziative parallele, come i premi…). Per esempio, l’editrice duesse communication ha beneficiato nel 2023 di un contributo di 120.000 euro per il festival “Best Movie Comics and Games” è la testata per il pubblico della stessa casa editrice di “Box Office” e di “TiVù”.
L’Usigrai, a proposito della morte di “Thrr” ha dichiarato: “la situazione dell’editoria nel nostro paese si fa sempre più pesante, fra crisi industriali ed editori in conflitto di interessi, come il gruppo controllato da un parlamentare della Lega che vorrebbe acquistare dall’Eni (quindi dallo Stato) una fonte di informazione primaria come l’Agi. Solo l’indipendenza e l’autonomia dagli interessi della politica, caratteristiche che mancano in Rai, possono garantire un’informazione libera e autorevole”. Il riferimento è al potente Antonio Angelucci, senatore di Forza Italia, proprietario di una grande rete di cliniche private nel settore della sanità, nonché proprietario dei quotidiani “Libero”, “Il Tempo” ed “il Giornale”…
Editori puri, una categoria sempre più rara in Italia…
Ci domandiamo cosa sarebbe accaduto se l’editore di “The Hollywood Reporter Roma” avesse avuto chance di attingere ai fondi del “Tax Credit”: che ci avesse sperato, illudendosi che il perimetro dei beneficiari della manna potesse essere esteso?!
Finanziamento del Ministero della Cultura al festival “Videocittà” ideato da Francesco Rutelli
È iniziata ieri a Roma “Videocittà” ovvero “il festival della visione” la kermesse ideata da Francesco Rutelli (si noti bene, non nella veste di Presidente dell’Anica), giunta nel 2024 alla settima edizione, quest’anno con particolare “appeal” grazie all’intervento di Giorgio Moroder (che può vantare ben 3 Premi Oscar per colonne sonore e canzoni di film): si tratta del festival che cerca di indagare i più innovativi codici dell’audiovisivo e del digitale, una iniziativa senza dubbio d’avanguardia, essendo stata – tra l’altro – la prima a proporre opere di “videomapping” in Italia, ma naturale sorge il quesito sui criteri metodologici con cui vengono sostenuti i festival e le manifestazioni da parte del Ministero della Cultura.
Conta la qualità progettuale?! La quantità di pubblico coinvolto? La ricaduta mediale?!
Non è ben chiaro, e si osservano grandi campi di oscillazioni tra la sovvenzione accordata ad una iniziativa o ad un’altra, e nemmeno sembrano ben chiari i criteri coi quali molte iniziative vengono escluse…
La questione l’abbiamo già affrontata su queste colonne, già anni fa, segnalando i deficit di trasparenza, anche in relazione a Videocittà: vedi “Key4biz” del 14 dicembre 2021, “Cinema a audiovisivo: assegnati 4,5 milioni ai ‘Progetti Speciali’ ma resta il deficit di trasparenza”. Si leggeva nel sottotitolo dell’articolo: “Approvati 46 progetti: Cinecittà si vede assegnare ben 1,3 milioni di euro, l’Anica poco meno di 400mila, 270mila ad Annamode, 220mila euro vanno ai “ragazzi” del Cinema America, 200mila alla Videocittà di Francesco Rutelli…”. Nel 2023, Videocittà srl ha beneficiato di 260.000 euro, il livello più alto tra tutti i beneficiari dei contributi per lo “sviluppo della cultura audiovisiva, analisi e studi” (cosiddetti finanziamenti “Sca-b”). E qui ci limitiamo a segnalare soltanto il contributo da parte del Mic, perché si tratta di una assai ricca kermesse che beneficia di molti altri e consistenti sostegni da parte della “mano pubblica” (oltre che di sponsor privati).
Apa ed Anica alla guida di Cinecittà?
Questo tema ci collega alle connessioni tra “pubblico” e “privato” nell’economia del settore cinematografico e audiovisivo italiano: è imminente la nomina ai vertici di Cinecittà di due esponenti dell’Apa, la “lobby” dei produttori audiovisivi (televisivi), e dell’Anica, la “lobby” dei produttori cinematografici e audiovisivi e multimediali.
“Il toto-nomine dà ormai per certa la cooptazione di Manuela Cacciamani nella veste di Amministratrice Delegata, e la conferma di Chiara Sbarigia nella veste di Presidente. La prima ha fondato nel 2006 la la società di produzione One More Pictures (che ha intensi rapporti – tra gli altri – sia con la Rai sia con il Ministero della Cultura; ha prodotto anche i film diretti da Giulio Base, marito della potente “pr” Tiziana Rocca), ma è anche Presidente dal 2021 dell’Unione Editori e Creators Digitali dell’Anica.”
Di fatto, tra pochi giorni Cinecittà sarà guidata da due donne che sono l’espressione delle due più potenti associazioni imprenditoriali private del settore.
Segnaliamo che Manuela Cacciamani è presidente della più giovane delle “anime” dell’Anica.
Immaginiamo che, se nominata Presidente degli “studios” di via Tuscolana, Cacciamani cederà le quote della sua One More Pictures srl, per ovvia incompatibilità. Ma andrà a lasciare anche la guida dell’Unione Editori e Creators Digitali Anica?!
“Inoltre, è la One More Pictures srl a curare l’evento che si terrà il 20 luglio prossimo a Bologna, “Marconi Live! Rendere visibile l’invisibile”, in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario della nascita di Guglielmo Marconi, iniziativa organizzata da Cinecittà in collaborazione con il Comitato Marconi.
Sono quesiti… oziosi, questi che IsICult va ponendo, (nonché efficienza ed efficacia, e finanche “opportunità”) in termini di esigenze di trasparenza nella gestione della “res publica” e di rapporti tra “pubblico” e “privato”?!
E naturalmente si confida che i curricula professionali degli altri 3 membri del Consiglio di Amministrazione di Cinecittà siano adeguatamente qualificati, rispetto all’esperienza nel settore cinematografico e audiovisivo. Altrimenti, gli annunci della Premier Giorgia Meloni su merito e meritocrazia (anche nelle società pubbliche, controllate e partecipate) saranno stati soltanto promesse di belle intenzioni e la realtà attuale riprodurrà le vecchie pratiche del passato.
Rai. Il Consiglio di Stato non blocca la procedura per l’elezione del Consiglio di Amministrazione: cosa deciderà di fare il Governo ed il Parlamento?
La notizia è emersa ieri giovedì 4 luglio, a metà pomeriggio: è stata pubblicata la disposizione del Consiglio di Stato in merito al ricorso con il quale veniva richiesta la sospensione del procedimento di nomina dei nuovi consiglieri di competenza di Camera e Senato secondo quanto disposto dalla Legge 220 del 2015 (la famosa “Legge Renzi” di mini-riforma della Rai). Sul tema, si rimanda all’intervento IsICult su “Key4biz” del 20 giugno 2024, “CdA Rai, nuovo ricorso al Consiglio di Stato. Cinema e audiovisivo: tutto fermo, il 27 giugno nuova manifestazione di protesta dei lavoratori”.
Cosa dice la disposizione del Consiglio di Stato?
“Rilevato che …con il ricorso di I grado, gli interessati hanno poi impugnato quest’avviso, ritenendo in sintesi estrema che la scelta da parte della Camera dovrebbe avvenire attraverso una procedura di selezione, sul presupposto che si tratti di un atto amministrativo; con l’ordinanza meglio indicata in epigrafe, il T.a.r. si è limitato a fissare l’udienza di merito, ai sensi dell’art. 55, comma 10, c.p.a.; la Camera ha resistito, con atto 18 giugno e memoria 1° luglio 2024, e chiesto che l’appello sia dichiarato inammissibile sia perché l’ordinanza appellata non avrebbe natura cautelare, sia perché rispetto alle nomine per cui è causa vi sarebbe difetto assoluto di giurisdizione, trattandosi in buona sostanza di atti politici, sia perché i ricorrenti, non essendosi ancora svolta l’elezione, non avrebbero interesse alla pronuncia”… Ciò premesso: “all’esito della camera di consiglio del giorno 4 luglio 2024, la Sezione ritiene che l’appello cautelare sia infondato e vada respinto, per le ragioni di seguito esposte: il ricorso di I grado, così come eccepito dalla difesa della Camera, appare sfornito di fumus sotto il profilo dell’interesse ad agire… salva ed impregiudicata ogni valutazione circa la sussistenza o meno della giurisdizione del giudice amministrativo sull’atto impugnato e su eventuali atti ad esso consequenziali…”.
E qui le conclusioni: “nelle more, la domanda cautelare va quindi respinta; di conseguenza, l’avviso impugnato mantiene la sua efficacia e nulla osta a che la procedura di nomina prosegua secondo quanto le Camere riterranno di deliberare”.
Traduciamo dal “giuridichese”: il Consiglio di Stato non ha ritenuto che la procedura di elezione dei 4 consiglieri da parte di Camera e Senato debba essere sospesa, nelle more dell’udienza pubblica che si terrà di fronte al Tar del Lazio il 23 ottobre 2024.
Cosa accadrà ora? Il Governo ed il Parlamento procederanno comunque alla nomina del Cda di Viale Mazzini o si preferirà una “prorogatio” dell’attuale Consiglio?
Rinnoviamo, ancora una volta, la proposta avanzata da IsICult: che la procedura venga migliorata, implementata.
Non è complicato avviare una procedura implementata, rispetto al semplice invio dei curricula. Chiedere ai 72 candidati al Cda Rai:
- una programmatica dichiarazione di intenti…
- una forma standardizzata per la comparazione dei curricula…
- audizioni da parte della Commissione Parlamentare di Vigilanza…
- uno schema interrogativo, una griglia di poche ma essenziali domande, a mo’ di questionario, affinché gli aspiranti candidati possano esprimere la loro “idea” di Rai che sarà…
Come abbiamo già scritto su queste colonne: mettere in atto questa “correzione di rotta” potrebbe consentire a Lorenzo Fontana ed Ignazio La Russa la civile chance di correggere in itinere le storture del sistema, dimostrandosi non completamente proni rispetto alle logiche malate della partitocrazia.
[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]
*Pubblichiamo la nota di Pier Paolo Mocci, Curatore Editoriale Fortune Italia Entertainment
“A differenza di quanto scritto in modo poco chiaro noi non prendiamo finanziamenti pubblici, e in qualità di curatore editoriale prendo le distanze dal modo allusivo con il quale il pezzo accosta il nostro magazine alla stregua di altri che, invece, vengono ampiamente sostenuti. Per testare la nostra forza ci siamo imposti di cavarcela da soli: ci limitiamo a partecipare a sporadiche campagne, ad esempio “Cinema Revolution”, offrendo cosí come tanti altri media spazi ADV ai privati quanto a istituzioni nello stesso modo e allo stesso prezzo.
Fortune Italia Entertainment vive esclusivamente della pubblicità raccolta sul mercato che, ad oggi, lo ritiene evidentemente un prodotto affidabile e di qualità. Poggia sulla struttura messa a disposizione dall’editore Leonardo Donato licenziatario italiano del brand globale Fortune.
Sarebbe corretto scrivere che Fortune Italia Entertainment é un esempio virtuoso di editoria. E magari studiarne la “case history” come già alcune università stanno facendo chiedendoci e chiedendomi di partecipare a seminari, lezioni e master. Un’editoria sana ed economicamente sostenibile é quindi possibile. Fortune Italia Entertainment ne rappresenta un caso”.
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.
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