Da Key4biz (4/11/24): Cinema. Quando la televisione se ne occupa, facendolo uscire dalla nicchia
Il dibattito interno al settore resta soffocato, ma crescono i ricorsi al Tar contro la “riforma Borgonzoni”, i grossi produttori e le multinazionali straniere difendono l’esistente, i piccoli indipendenti boccheggiano…Paradossale che siano le emittenti televisive ad accendere i riflettori sulle patologie del sistema cinema.
La dinamica della “riforma Borgonzoni” della “Legge Franceschini” evidenzia le tante contraddizioni della politica culturale italiana: la gestazione delle modifiche alla Legge n. 220 del 2016 è stata mantenuta chiusa nelle stanze ministeriali per quasi due anni ed il Ministero della Cultura ha ascoltato soprattutto le due principali associazioni imprenditoriali, la cinematografica Anica e la televisiva Apa (entrambe aderenti alla Confindustria) sostanzialmente ignorando tutte le altre soggettività (imprenditoriali, autoriali, tecniche…) ed “anime” del settore cine-audiovisivo.
L’esigenza della riforma è maturata nei primi mesi del 2023 e se ne è fatto interprete anzitutto Gennaro Sangiuliano (dimessosi il 6 settembre 2024), che l’ha affidata alla Sottosegretaria delegata Lucia Borgonzoni, nell’economia di una dialettica tra Fratelli d’Italia e la Lega Salvini: l’ex Ministro della Cultura ha “scoperto” che c’era qualcosa che non quadrava, nei meccanismi di sostegno al cinema e all’audiovisivo attivati a partire dal 2017 giustappunto dalla Legge Franceschini…
Ha chiesto informazioni alla Direzione Cinema e Audiovisivo (guidata da Nicola Borrelli) ed ha verificato come ci fossero centinaia di titoli cinematografici non usciti nelle sale, ed opere che hanno beneficiato di sostegni milionari con una quantità di spettatori ai limiti del ridicolo…
Abbiamo ragione di ritenere che il Ministro Sangiuliano abbia avuto accesso anche ad informazioni “riservate”, che sono emerse pubblicamente soltanto nelle ultime settimane, a seguito di analisi critiche sviluppate dall’Istituto italiano per l’Industria Culturale IsICult, centro di ricerca indipendente che è andato a “scavare” nei pochi dataset pubblici messi a disposizione dal Ministero stesso: in sostanza, si è “scoperto” che il dicastero era andato oltre le proprie disponibilità, ovvero oltre quel che era ed è la dotazione annua del Fondo Cinema e Audiovisivo. è andato oltre, nonostante il Fondo sia cresciuto dai 400 milioni di euro dell’anno 2027 ai 750 milioni di euro dell’anno 2023, picco storico (per il 2024 la dotazione è stata fissata a 696 milioni di euro, ma si tratta di un dato che si comprende essere ormai non proprio… vincolante!). Se il Ministero stesso riconosce un “buco” di almeno 500 milioni di euro, secondo alcune stime si potrebbe trattare addirittura di 1 miliardo di euro.
In estrema sintesi: si è speso più di quanto si potesse.
Come è stato possibile?! Ormai è evidente: il Ministero non si è mai dotato di una strumentazione tecnica adeguata al controllo del proprio intervento.
Questa dinamica di… “splafonamento” è stata di fatto occultata ovvero mascherata, e la Sottosegretaria leghista ha adottato una tecnica dilazionatoria, utilizzando l’alibi della “riforma” della Legge Franceschini: di fatto, per l’anno 2023 e 2024 tutto il meccanismo di intervento pubblico è stato bloccato, con l’obiettivo di “risparmiare” ovvero di non assumere ulteriori impegni, il che avrebbe determinato una ulteriore crescita del “buco” di bilancio…
Il tempo di gestazione della riforma è stato strumentalmente ritardato…
Conseguenze: molte piccole imprese sono andate in sofferenza, e la tanto decantata “piena occupazione” degli anni precedenti è divenuto un bel ricordo del passato…
Se i “big player” hanno potuto attendere, forti della propria forza patrimoniale e capacità reddituale, molti dei produttori indipendenti sono entrati in profonda crisi…
Ed alcuni dei grossi produttori stranieri hanno iniziato a guardare ad altri mercati nazionali, che offrivano (offrono) condizioni di agevolazioni fiscali migliori, e soprattutto con maggiore certezza temporale…
Nella primavera del 2024, l’insofferenza di molte associazioni del settore – dagli autori ai professionisti ai produttori (esclusi ovviamente gli storici principali beneficiari, ovvero le solite Anica ed Apa) – è emersa pubblicamente, sia con la nascita di movimenti spontaneisti di lavoratori, come Siamoaititolidicoda, sia in alcune occasioni convegnistiche, la più importante delle quali è stata senza dubbio quella organizzata a Roma al “Cinema Adriano” nell’aprile scorso, assai partecipata, dal titolo “Vogliamo che ci sia Ancora un Domani” (vedi “Key4biz” del 5 aprile 2024, “Mattinata di agitazione ‘soft’ da parte di (quasi) tutta l’industria cinematografica e audiovisiva. Assente la Sottosegretaria Borgonzoni”).
A distanza di qualche settimana dalla pur moderata lamentazione collettiva messa in scena al Cinema Adriano, il 10 luglio 2024 i due ministri competenti – Gennaro Sangiuliano per il Mic e Giancarlo Giorgetti per il Mef – hanno apposto la loro firma su un decreto interministeriale denominato convenzionalmente “Decreto Tax Credit Produzione Cinema”, che ha provocato reazioni critiche, non appena è divenuto di pubblico dominio, il giorno prima di Ferragosto (è stato pubblicato sul sito web del Ministero il 14 agosto 2024, e soltanto qualche giorno dopo sul sito della Dgca).
Da metà agosto, l’insofferenza della gran parte degli operatori è andata crescendo ed essa è emersa evidente anche in occasione di due pubbliche sortite della stessa Direzione Cinema e Audiovisivo in quel del “Festival di Venezia” il 29 ed il 31 agosto, ovvero per la presentazione del dossier annuale della Dgca “I numeri del cinema e dell’audiovisivo” edizione 2023 e successivamente per la presentazione ufficiale da parte della Sottosegretaria Borgonzoni giustappunto del “Decreto Tax Credit Produzione Cinema” del 10 luglio reso pubblico il 14 agosto…
In particolare, in occasione proprio della presentazione del decreto “Tax Credit” del 31 agosto, s’è registrata, di fronte a decine di operatori del settore, una reazione dello stesso Direttore Generale Nicola Borrelli, che ha riconosciuto a chiare lettere che il sistema pubblico di sostegno a cinema e audiovisivo era “fuori” di almeno 500 (cinquecento) milioni di euro, e che quindi gli operatori del settore avrebbero dovuto prendere coscienza che il Ministero è stato di fatto costretto a bloccare tutto per almeno un anno (in verità, il Mic ha paralizzato il settore per un anno e mezzo, se non addirittura due, ovvero tutto il 2023 e buona parte del 2024).
E qui, ad inizio ottobre 2024, entrano in gioco – inattese – le emittenti televisive, ovvero due trasmissioni di punta di Mediaset, dapprima “Striscia la Notizia” su Canale 5 e successivamente “Quarta Repubblica” su Rete 4, e, pochi giorni dopo, anche “Piazza Pulita” de La7.
Le patologie del cinema viste dalla tv: l’avanguardia televisiva di “Porta a Porta” (10 e 11 settembre) e poi “Striscia la Notizia (il 2 ottobre), e “Quarta Repubblica” (21 e 28 ottobre) e infine “Piazza Pulita” (31 ottobre)…
Per la precisione, un’avvisaglia dell’interessamento televisivo alla materia “cinema” (qui intesa come sostegno pubblico al settore cine-audiovisivo) c’era stata pochi giorni dopo la conclusione del “Festival di Venezia”: nella serata del 10 settembre, Bruno Vespa, a “Porta a Porta” su Rai1 (prima edizione della nuova serie dello storico programma, in seconda serata), a quattro giorni dalle dimissioni del Ministro Sangiuliano per l’“affaire Boccia” (6 settembre), ha proposto un dataset allarmante.
Basti ricordare alcuni dei dati emersi, proposti in uno dei cartelli: “tra il 2019 e il 2020 sono state finanziate 1.033 opere, di cui 331 non sono mai uscite nelle sale cinematografiche”…
Commento del conduttore: “voi capite che quando uno tocca questi interessi, insomma qualche problema, qualche reazione la determina… noi non siamo dietrologici, per principio, ma, insomma, più d’uno sia contento che Gennaro Sangiuliano non faccia più il Ministro della Cultura c’è, e c’è soltanto da augurarsi che Alessandro Giuli – testa magnifica persona moderatissima – continui in questa opera di pulizia, con una legge che può essere migliorata…”.
In questo caso, s’è registrata la reazione di 3 associazioni, l’Anica e l’Apa e la Cna, con un comunicato con il quale si lamentava che fossero “stati presentati, senza contraddittorio, dei dati confusi, inesatti e completamente decontestualizzati, che ledono la reputazione e l’immagine di una filiera industriale che dà lavoro a 200.000 persone e crea un importante indotto economico”.
Le due potenti “lobby” ed una delle maggiori associazioni dei produttori televisive dichiaravano che, “dopo anni di confronto con tutte le associazioni di categoria e di proficuo lavoro con il Sottosegretario Lucia Borgonzoni e con la Direzione Generale Cinema, la necessaria manutenzione alla Legge Cinema è in dirittura d’arrivo… è doveroso evidenziare che la riforma del sistema era stata ampiamente condivisa dai produttori di cinema e audiovisivo, che per primi avevano segnalato la necessità di una revisione del meccanismo dei finanziamenti”.
Nella parte finale della trasmissione dell’indomani (11 settembre 2024), Bruno Vespa ha dato conto di un estratto del comunicato stampa delle 3 associazioni: sull’importanza dell’“indotto” – ha detto il conduttore – “siamo d’accordo, ma se ci sono tanti e tanti film che prendono contributi visionari, incassando centesimi al botteghino, esiste un problema, ed i primi a porselo il problema dovrebbero essere proprio gli uomini dell’industria cinematografica… un po’ più di gestione ed equilibrata – quindi auguriamoci che il Ministro Giuli ci metta mano… – ma queste proteste sono inutili… anche perché quei dati che loro contestano sono dati ufficiali del Ministero della Cultura… dal primo all’ultimo, e loro lo sanno…”.
A distanza di un mese dall’avanguardia di “Porta a Porta”, interviene “Striscia la Notizia” e poi “Quarta Repubblica” ed infine “Piazza Pulita”…
Questa dinamica ovvero l’accensione di “riflettori” potenti (come sono quelli dei media “mainstream”) ha determinato che “il dibattito” sull’intervento pubblico a favore del settore cine-audiovisivo crescesse in termini di… audience, ovvero che passasse dalla “nicchia” settoriale al “mainstream” della televisione generalista.
Un paradosso?! Il dibattito sulla crisi del cinema italiano rilanciato dalle emittenti televisive. Che lo fanno uscire dalla nicchia
Se il dibattito interno al settore è rimasto per molto tempo (dalla primavera del 2023 alla primavera del 2024) veramente molto limitato, circoscritto e comunque sommesso (almeno fino all’iniziativa di protesta del “Cinema Adriano”, una sorta di pietra miliare della dialettica settoriale), la portata dell’intervento dei “broadcaster” nazionali è stata… paradossale: se il settore non si è mai scatenato (anche se talvolta è emersa l’idea di uno “sciopero” generale…), i conduttori dei programmi televisivi si sono scatenati, ed ovviamente hanno utilizzato il linguaggio proprio, semplificatorio e divulgativo ed inevitabilmente semplificatorio (riduttivo e semplicista), della televisione.
Queste trasmissioni (“Striscia la Notizia” il 2 ottobre e poi il 10 ottobre, a partire dal caso emblematico del film “Pap Music – Animation for Fashion” di Leikiè, finanziato dallo Stato con 1,6 milioni di euro e con modestissimo “box office”; “Quarta Repubblica” il 21 e 28 ottobre; “Piazza Pulita” il 31ottobre…) non hanno registrato ricadute nella stampa quotidiana e nemmeno nella stampa specializzata: si assiste oggi quindi ad una situazione curiosa…
Centinaia di migliaia di telespettatori sono stati informati di alcune patologiche dinamiche del settore cine-audiovisivo, ma il settore stesso non ha rilanciato questi interventi effettuati “dall’alto” (di un medium “mainstream”), se non sui canali “social”.
Abbiamo dedicato accurata attenzione critica alle varie sortite – da “Striscia” a “Quarta Repubblica” su Mediaset – ed oggi ci concentriamo sulla messa in onda di “Piazza Pulita” giovedì della scorsa settimana, 31 ottobre: come prevedibile, se l’approccio di Nicola Porro su Rete4 è stato prevalentemente “scandalistico” (amplificando alcuni dati eclatanti, che pure erano stati rivelati dall’agenzia Adnkronos e dal quotidiano “La Verità” dall’ottobre 2023, sugli incassi modestissimi di molti titoli finanziati dallo Stato) e “destrorso” (in chiave neo-liberista), l’approccio di Corrado Formigli è stato più equilibrato – pur evidentemente da sinistra – e focalizzato su chi ha più beneficiato dello strumento del credito d’imposta, e sono stati soprattutto i “big player” (i grossi produttori, le multinazionali straniere, le piattaforme…).
Abbiamo già notato su queste colonne come la “prima puntata” di “Quarta Repubblica” (il 21 ottobre) abbia avuto un approccio critico notevole, che è stato modificato nella “seconda puntata” (il 28 ottobre), perché in studio è stato invitato Riccardo Tozzi, fondatore della Cattleya, una delle maggiori società di produzione, che ha ceduto alla britannica Itv Studios nel 2017. Si ricordi che Tozzi è stato dal 2007 al 2011 Presidente della Sezione Produttori Anica, e dal 2011 al 2016 Presidente della confindustriale Anica… Ciò basti: in sostanza, Tozzi ha difeso la “Legge Franceschini” fin dalla sua gestazione ed ha apprezzato la “riforma Borgonzoni”. In trasmissione, non c’è stato contraddittorio… In sostanza, Mediaset ha ritenuto di “correggere la rotta” rispetto al primo approccio radicale… Si rimanda a “Key4biz” del 29 ottobre 2024, “Il Ministero della Cultura rivela a “Quarta Repubblica” che 130 film di 21 società di produzione cine-audiovisiva segnalati alla Guardia di Finanza”…
In calce a questo articolo, forniamo i link web a tutte le fonti Mediaset Infinity e La7 ovvero alle videoregistrazioni delle varie trasmissioni, affinché l’operatore del settore ed il lettore appassionato (ai quali possono essere sfuggiti i programmi) possano “toccare con mano” quel che è avvenuto…
Gli allarmanti anzi incendiari servizi esterni di “Piazza Pulita” su La7 e l’intervento pompieristico del produttore Andrea Occhipinti (già Presidente Distributori Anica dal 2013 al 2018)
La trasmissione di Corrado Formigli ha proposto 2 servizi esterni curati dall’inviato Carlo Marsilli, che riteniamo siano stati impostati con grande correttezza giornalistica e con incontestabile obiettività: nel primo servizio, sono stati coinvolti esperti come Emanuele Caruso – produttore indipendente della Obiettivo Cinema e consulente specializzato – e Michele Lo Foco – membro del Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo – ed anche chi cura per IsCult questa rubrica “ilprincipenudo” per il quotidiano online “Key4biz”…
Servizi allarmanti, anzi incendiari, tra il Festival di Venezia e Cinecittà…
In studio il commento è stato affidato ad un esponente dei “poteri forti” del sistema, ovvero Andrea Occhipinti, fondatore della Lucky Red, e già alla guida dell’Anica…
Andrea Occhipinti ha difeso lo “status quo”, come e forse più del suo collega (Anica) Riccardo Tozzi intervenuto nella seconda puntata dell’inchiesta di “Quarta Repubblica”.
Il sano approccio critico dei servizi esterni de La7 è stato quindi di fatto assai moderato dall’intervento in studio: un po’ come avvenuto a “Quarta Repubblica” su Rete4, nel passaggio dalla prima alla seconda puntata…
Dato che Andrea Occhipinti ha sostanzialmente cercato di azzerare l’approccio critico del programma, (ri)proponendo quella lettura positiva ed ottimista che ha caratterizzato per anni (dal 2017 al 2023) la posizione della Sottosegretaria Lucia Borgonzoni e dei Presidenti di Anica (Francesco Rutelli) e dell’Apa (Giancarlo Leone, e poi, dall’estate del 2023, Chiara Sbarigia, che è anche Presidente della società pubblica Cinecittà), riteniamo di far cosa giusta e buona nell’analizzare le tesi dell’ex Presidente dei distributori dell’Anica.
Dalla “Legge Franceschini” alla “riforma Borgonzoni”: si rafforzano i “big player” mentre i “produttori indipendenti” boccheggiano
Osserviamo che lo stesso Occhipinti, peraltro, era stato tra i co-promotori del convegno del 5 aprile 2024 al Cinema Adriano, ed in quell’occasione (nella veste di co-moderatore) si era mostrato meno benevolo rispetto alla “Legge Franceschini” ed alla “riforma Borgonzoni” di quanto si sia dimostrato giovedì scorso…
Andrea Occhipinti ha enfatizzato l’importanza del settore cine-audiovisivo, tra le industrie culturali e creative, nella socio-economia del nostro Paese, esordendo sulla alta qualità professionale, oltre che artistica, dei lavoratori del settore… ha rimarcato le ricadute della produzione audiovisiva nell’economia turistica e le potenzialità del “soft power” (citando la bella serie Hbo “The White Lotus”, per la regia di Mike White, la cui seconda stagione è stata girata in Sicilia; tra parentesi, è co-prodotta giustappunto dalla sua Lucky Red)… ha sostenuto che una parte del sostegno dello Stato è andato ad opere non degne del sostegno pubblico: ha fatto l’esempio di “un film sulla festa del paese finanziato dal Comune” (caso peraltro improbabile, nello scenario nazionale), e Corrado Formigli, a quel punto, ha citato una battuta della Sottosegretaria Lucia Borgonzoni la quale ha detto che sarebbero stati sostenuti dallo Stato anche “i video girati in un matrimonio” (anche questa sortita senza fondamento oggettivo, a quanto ci è dato sapere)…
Analizziamo criticamente in particolare due battute di Occhipinti: ha sostenuto convinto che il Ministero dispone di una “valutazione di impatto” che dimostrerebbe come l’occupazione nel settore sia tanto cresciuta nel corso degli anni… così come la quantità di opere prodotte sia aumentata (“questo era l’obiettivo della Legge Franceschini”, ha detto)… ha citato una stima (che riteniamo fantasiosa) di Cassa Depositi e Prestiti (presentata in occasione di seminari promossi nel marzo 2022 e nel luglio 2023 dall’Anica), secondo la quale per ogni 1 euro di sostegno dello Stato si produrrebbe un… “moltiplicatore” (sic) di 3,5 euro (?!?), a tutto vantaggio dell’arricchimento dell’economia nazionale (stima questa – come tante altre – la cui metodologia resta un mistero, come IsICult ha evidenziato, anche a seguito di interlocuzioni con Cdp ed in particolare con l’autore della stima, Andrea Montanino, Chief Economist e Direttore delle Strategie Settoriali Cdp)…
Conclusivamente, per Andrea Occhipinti: buona la “Legge Franceschini”, buona la “riforma Borgonzoni”.
Anzi, è andato oltre: ha sostenuto che fin dai primi anni “noi” ovvero l’Anica aveva notato che c’era qualcosa che non andava… c’era dispersione di risorse pubbliche verso la produzione “amatoriale” (testuale), ben diversa e lontana dalla seria produzione “industriale”… Testuale: “facciamo accedere al Tax Credit soltanto quelle realtà che fanno parte dell’industria”.
Una strenua difesa della “Legge Franceschini” e della “riforma Borgonzoni”…
In sostanza, una strenua difesa d’ufficio sia della Sottosegretaria Lucia Borgonzoni, sia del Direttore Generale Nicola Borrelli…
Allorquando Corrado Formigli, un po’… spiazzato (si è reso conto che Occhipinti di fatto contestava l’approccio del suo giornalista Carlo Marsilli), ha domandato “ma… allora, se va tutto così bene… perché allora il Governo ha deciso di modificare la legge?!”, è emerso un qual certo imbarazzo nel produttore-distributore, che ha sostenuto che il “buco” di 500 milioni di euro nella gestione delle risorse della Legge Franceschini (secondo altre stime, il deficit veleggia verso 1 miliardo di euro) sarebbe stato determinato da una spesa fuori controllo per… “eccesso di successo” (testuale) nell’utilizzazione del “tax credi”. E che ci avrebbe dovuto mettere rimedio il… Ministero dell’Economia e Finanze (Mef). Possiamo immaginare la reazione di Giancarlo Giorgetti, se ha avuto chance di vedere la trasmissione…
Or bene, Andrea Occhipinti ha anche sostenuto che il cinema e l’audiovisivo italiani all’estero vanno… benissimo, allorquando i dati oggettivi di mercato dimostrano che la quota del “made in Italy” nei mercati internazionali è modestissima, che l’export (la cui quantificazione è stata peraltro affidata dal Ministero della Cultura all’Anica stessa!) è assai cresciuto e che un paio di serie italiane sono ai primi posti nelle classifiche della fruizione di Netflix…
Insomma, va tutto bene, anzi benissimo…
Non 1 parola (una) su… multinazionali, quota di mercato dei film italiani, calo del consumo in sala…
Da Occhipinti:
- non 1 parola una su quanto si siano arricchite le multinazionali straniere (Fremantle – alias Rtl alias Bertelsmann – prima fra tutte) grazie alla generosità dell’italico Stato…
- non 1 parola una sulla quota di mercato dei film italiani nei cinematografi, che non è certo cresciuto durante l’arco della Legge Franceschini…
- non 1 parola una sul complessivo calo del consumo di cinema in sala, che dal 2017 al 2024 è crollato a livelli bassissimi…
- non 1 parola una sul rischio che la “riforma Borgonzoni” – con i suoi tortuosi paletti burocratici – tolga ossigeno ai produttori indipendenti, alle piccole società ed agli autori emergenti…
In verità, bene avrebbe fatto Formigli ad invitare in studio uno dei produttori indipendenti, in rappresentanza delle società che verosimilmente saranno costrette a fallire tra l’inverno del 2024 e la primavera del 2025. Sarebbe stato opportuno stimolare un confronto “a muso duro” tra le due “visioni del mondo”…
Se Andrea Occhipinti (riferendosi, senza dirlo esplicitamente, alle trasmissioni di Nicola Porro e finanche alla stessa di Corrado Formigli) ha criticato fortemente la messa in scena di quella che ha definito “narrazione delegittimante del settore” (testuale), con “pozzi ancora avvelenati”, chi redige queste noterelle resta convinto che l’intervento di Mediaset e La7 sia invece assolutamente benefico, perché ha cercato e cerca di offrire una sana “contro-narrazione” rispetto alla visione ostinatamente ottimista proposta dal Ministero per anni, e supportata soprattutto dai principali beneficiari della “Legge Franceschini”, ovvero i grossi produttori, le multinazionali straniere, le piattaforme… Tutti ben contenti per la generosità della manna statale, tutti entusiasti cantori del Principe munifico… Così ignorando le esigenze dei piccoli produttori, dei nuovi autori, del cinema e dell’audiovisivo di ricerca e di sperimentazione… Si ricordi che Andrea Occhipinti si è dimesso da Presidente Distributori Anica nell’ottobre 2018, perché la sua decisione di consentire a Netflix l’offerta del suo premiato film “Sulla mia pelle” (per la regia di Alessio Cremonini) in contemporanea alla distribuzione nei cinematografi scatenò accese polemiche nella stessa associazione confindustriale.
La “contro-narrazione” dell’avvocato Michele Lo Foco (Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo): “l’Italia è divenuta la Mecca del traffico di immagini, saccheggiata dalle multinazionali straniere, grazie ad una legislazione priva di limiti e controlli”
Facciamo nostre le parole agrodolci utilizzate dall’avvocato Michele Lo Foco (unica voce dissidente all’interno del ministeriale Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo, massimo organo di consulenza del Ministero della Cultura) in un suo intervento di sabato scorso 2 novembre sul blog “Salvis Iuribus”: “è incredibile come nel nostro Paese non si riesca a mettere in fila gli argomenti, in modo da far comprendere, principalmente alla stampa e poi a tutti, la nascita di un fenomeno negativo e delinquenziale e le sue conseguenze. Il cinema sembra essere l’argomento più adatto per questo scopo, poiché racchiude in sé sia aspetti glamour, che distraggono il pensiero, sia aspetti burocratici, i quali, essendo numerosi, creano confusione. Gli Stati cercano di favorire questa forma di spettacolo assicurando un sostegno fiscale e materiale; come direbbe Crozza nelle vesti di Feltri, il nostro Paese si è distinto per aver esasperato questa forma di favore, incrementando al massimo i sussidi con una legislazione priva di limiti e controlli. Tutto ciò ha logicamente attirato l’interesse di gruppi stranieri specializzati nelle produzioni e costantemente alla ricerca di fondi nei paesi che li offrono in maggior quantità. Siamo così diventati la Mecca del traffico di immagini, e il settore si è piegato a questi interessi, coinvolgendo tutte le strutture: ministero, commissioni, sindacati, televisioni, piattaforme. La parola d’ordine è diventata ‘mai dire la verità’, ‘mai riconoscere che è in atto un saccheggio’… La qualità delle immagini ha quindi ceduto il passo ai meccanismi contabili; i produttori sono stati sostituiti dai commercialisti, i bravi tecnici dai fornitori di carte truccate, e il cinema nazionale è diventato uno spettacolo miserabile, privo di spina dorsale e di arte. Ma nessuno di coloro che contano si è lamentato, perché ogni tanto arriva il ‘Sorrentino di turno’ a risollevare le sorti della qualità e qualche Gloria Satta ad esaltare il nostro momento vittorioso”.
E continua, il noto avvocato… fuori dal coro: “morte del mercato, morte del cinema italiano, morte della verità. Ma nessuno lo dice, perché i grandi devono continuare a ingrassare, e i piccoli possono anche estinguersi, come il rinoceronte rosa o il panda; e a nessuno interessa più di tanto, tanto c’è Netflix per riempire le serate”.
E spiega quella che è la sua interpretazione delle dinamiche in atto: “il tax credit, secondo la filosofia di Franceschini e della Borgonzoni, è uno strumento democratico, a disposizione di tutti. Sembrerebbe vero, ma non lo è: le banche, prive di anima, anticipano qualunque cifra ai gruppi dominanti come Bertelsmann/Wildside/Fremantle e Banijay, mentre non danno un centesimo alle nostre piccole e medie imprese che timidamente si avvicinano agli sportelli. E se qualcosa elargiscono, sono impietose nel richiedere i rientri quando si accorgono che lo Stato non rispetta i tempi di erogazione. La democrazia si infrange dunque contro il muro dell’indifferenza che caratterizza il lavoro degli indipendenti, quelli veri, e non, come falsamente certificato, quelli che dipendono dalle major e dai rapporti con i potentati burocratici”.
Arriveranno prima o poi imbarazzanti… “confessioni” da parte dei “decision maker” e dei beneficiari dei privilegi del settore cine-audiovisivo?!
E, in effetti, qualcosa, di queste… “confessioni” sta emergendo, proprio grazie all’azione “divulgativa” e di sensibilizzazione politica delle emittenti televisive, in queste ultime settimane: non è casuale che sia Mediaset sia La7 abbiano enfatizzato e rilanciato le parole del Dg Nicola Borrelli il 31 agosto in quel del “Festival di Venezia”.
Parole che per primo l’IsICult ha evidenziato proprio sulle colonne di questo quotidiano online: “si rimanda a “Key4biz” dell’11 ottobre 2024, “Tax Credit cine-audiovisivo: una valanga di ricorsi al Tar?”.
Alla prossima puntata…
Si ha notizia che sia “Quarta Repubblica” sia “Piazza Pulita” stanno valutando prossime puntate delle rispettive inchieste ed anche “Report” di Sigfrido Ranucci è all’opera…
Paradossale che la dialettica interna al settore venga provocata da soggetti esterni, forse anche perché scevri dal conformismo che deriva dal consociativismo e liberi dal timore di ritorsioni infra-settoriali: un caso commendevole di “televisione” che si interessa di “cinema”, ovvero del settore forse più importante tra le industrie culturali e creative nazionali.
Quel che resta oggettivamente apprezzabile è che discorsi critici – per lo più sommessi – finora relegati in una nicchia di professionisti vengano finalmente amplificati – al di là delle inevitabili semplificazioni ed imprecisioni (e finanche delle interpretazioni ideologicamente di parte) – ovvero portati all’attenzione del grande pubblico, ovvero della collettività nazionale.
Cinema è spettacolo, senza dubbio, arte ed industria, ma anche e soprattutto “politica culturale”.
Nota tecnica
Qui di seguito IsICult e Key4biz forniscono i link alle videoregistrazioni delle trasmissioni televisive che hanno affrontato e stanno affrontando il tema del sostegno pubblico al cinema e all’audiovisivo, da “Striscia la Notizia” a “Quarta Repubblica” per arrivare a “Piazza Pulita”. E… continua.
[ fonte: archivio delle videoregistrazioni delle trasmissioni tv Mediaset Infinity e La7 ]
« STRISCIA LA NOTIZIA » Canale 5, un programma di Antonio Ricci
1ª puntata, del 2 ottobre 2024. Servizio di Pinuccio alias Alessio Giannone
“Pinuccio e il flop d’animazione con mega sovvenzioni. Servizio di Pinuccio”
2ª Puntata, del 10 ottobre 2024. Servizio di Pinuccio alias Alessio Giannone
“Il film sostenuto dal super tax credit è stato un flop per il maltempo?”
« QUARTA REPUBBLICA » Rete4, condotta da Nicola Porro
1ª puntata, del 21 ottobre 2024. Inchiesta a cura di Lodovica Bulian
1° servizio: “L’inchiesta sui fondi del cinema regalati agli “amichetti”
2° servizio: “L’inchiesta sui fondi del cinema regalati agli “amichetti” – Parla Angelo Zaccone Teodosi”
la parte in studio: link all’intera puntata
al minuto 02:05:50, in studio: Selma Dell’Olio e Angelo Zaccone Teodosi e Vittorio Sgarbi
2ª puntata, del 28 ottobre 2024. Servizio esterno curato da Lodovica Bulian
“L’inchiesta dei fondi del cinema dati dal Ministero”
la parte in studio: link all’intera puntata
al minuto 2:11:05, in studio: Riccardo Tozzi e Carlo Vanzina e Luca Beatrice
« PIAZZA PULITA » La7, condotta da Carlo Formigli
Puntata del 31 ottobre 2024. Inchiesta a cura Carlo Marsilli
1° servizio: “Stanno facendo morire dei maestri. Il decreto Tax Credit e la crisi del cinema italiano”
2° servizio: “Esclusivo: l’amichettismo di destra nel mondo del cinema – L’inchiesta”
la parte in studio:
“Crisi del cinema italiano. Andrea Occhipinti: “Narrazione delegittimante del settore. L’intervista”
[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”. Hanno collaborato Luca Baldazzi, Vincenzo Carrano, Natasha Mazza. ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz” (ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale).
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