Da Key4biz: (02/11/2022), Mazzi e Sgarbi: l’identikit dei tre Sottosegretari alla Cultura
Un mix potenzialmente esplosivo sotto l’ala protettiva del Ministro prezzoliniano Sangiuliano: nascerà presto una Direzione Generale per la Musica ed un cantiere per la riforma del Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus).
Potremmo sostenere, con lieve presunzione, di essere lungimiranti e predittivi, o semplicemente ben informati, ma nel nostro “toto-nomine” ministeriale e sottosegretariale in materia di cultura, abbiamo azzeccato gran parte delle previsioni: risultano al governo nomi che erano rientrati nelle nostre previsioni: sia il Ministro Gennaro Sangiuliano (si rimanda all’identikit approfondito che abbiamo proposto martedì della scorsa settimana, “Profilo ‘identitario’ del neo Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano in attesa dei Sottosegretari”, su “Key4biz” del 25 ottobre 2022), sia i tre Sottosegretari Lucia Borgonzoni, Vittorio Sgarbi, Gianmarco Mazzi, che sono stati nominati in occasione del Consiglio dei Ministri n° 2, ieri l’altro martedì 31 ottobre (a distanza di dieci giorni dall’insediamento del Governo, avvenuto il 22 ottobre).
Di quest’ultimo, senza dubbio il meno noto, scrivevamo: “new entry”, senza dubbio, e lanciato in primis dal quotidiano “L’Arena”, il veronese – giustappunto – Gianmarco Mazzi, appena eletto deputato nelle liste di Fratelli d’Italia… Da segnalare che Mazzi è stato Direttore artistico del “Festival di Sanremo” nelle edizioni condotte da Paolo Bonolis e Giorgio Panariello, ma è stato anche direttore del “talent show” di Rai2 “The Voice” (archiviato per mancanza di ascolti), ed è attualmente Amministratore delegato della società Arena di Verona (società privata che opera all’interno della fondazione lirico-sinfonica). Mazzi vanta il successo della stagione dell’Arena e qualcuno ha notato che sabato 8 ottobre la leader di Fratelli d’Italia era seduta proprio vicino a lui per la “Notre Dame” di Riccardo Cocciante, di cui Giorgia Meloni è grande appassionata (vedi “Key4biz” del 17 ottobre 2022).
Di Mazzi, scrive oggi la più qualificata testata musicale italiana, qual è “Rockol” (diretta da Giampiero Di Carlo e Franco Zanetti): già collaboratore all’inizio degli anni Ottanta dell’oggi Presidente onorario di Siae Mogol alias Giulio Rapetti (si ricordi che, a ventuno anni, Mazzi inventa con Mogol e Gianni Morandi la ormai famosa “Nazionale Italiani Cantanti”), Mazzi – nel corso della sua carriera – ha lavorato con esponenti di primo piano del panorama canoro tricolore come Caterina Caselli e Adriano Celentano, per poi ricoprire nella seconda metà degli anni ‘90 il ruolo di direttore della comunicazione della Cgd. Coinvolto nell’organizzazione del Festival di Sanremo 2003 e produttore del talent show musicale “The Voice” tra il 2013 e 2014, Mazzi ha prodotto i programmi musicali televisivi “La notte di Vasco” e “Sanremo Young”, per poi diventare, dal 2017, Amministratore delegato di Arena di Verona s.r.l. (società che gestisce le attività televisive e “live” nell’anfiteatro romano), e Direttore artistico dell’Arena. A causa del suo impegno diretto ed attivo in politica dal 2022, il manager ha rinunciato al ruolo di consulente all’interno della squadra impegnata nell’organizzazione del prossimo “Festival della Canzone Italiana” (di cui è stato per sette volte Direttore artistico, collaborando poi in diverse vesti in molte edizioni, comprese le ultime con Amadeus e Fiorello)…
Il “mix” che la Premier Giorgia Meloni ha approvato – nelle segrete alchimie tra lottizzazione partitocratica ed aspirazione ad un esecutivo con forte connotazione tecnocratica – è molto interessante, ed anche esplosivo, perché, a fronte di un ministro pacato nei modi e dichiaratamente “conservatore” (ma non reazionario…), abbiamo ora a che fare con tre personalità assai attive se non effervescenti: tra tutti emerge Vittorio Sgarbi, ma sia Lucia Borgonzoni e Gianmarco Mazzi non sono da meno.
Da osservare anche che il Ministero della Cultura è uno dei pochi dicasteri a beneficiare di 3 Sottosegretari (gli altri sono Esteri, Interno, Giustizia, Imprese e Made in Italy, Infrastrutture e Mobilità Sostenibili; soltanto il Ministero dell’Economia e Finanze alias Mef detiene il record di 4 Sottosegretari), il che può essere interpretato come una conferma del gran lavorio che c’è da fare su queste materie.
Negli ultimi 3 esecutivi (Conte 1° e Conte 2° e Draghi), al Mic c’erano stati 1 Sottosegretario soltanto o al massimo 2.
Infatti i precedenti esecutivi avevano avuto soltanto 1 Sottosegretario nel Governo Draghi (Lucia Borgonzoni, appunto, con Dario Franceschini Ministro, dal marzo 2021 all’ottobre 2022), 1 Sottosegretario con il Conte 2 (la grillina Anna Laura Orrico, Franceschini Ministro; dal settembre 2019 al febbraio 2021) e 2 Sottosegretari (la stessa Borgonzoni ed il grillino Gianluca Vacchi, dal giugno 2018 al settembre 2019; governo Conte 1°, con il tecnico pentastellato Alberto Bonisoli Ministro).
Si ricordi che i Sottosegretari di Stato coadiuvano il Ministro ed esercitano i compiti a essi delegati con suo Decreto Ministeriale, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale. Possono intervenire, quali rappresentanti del Governo, alle sedute delle Camere e delle Commissioni Parlamentari, sostenere la discussione in conformità alle direttive del Ministro e rispondere a interrogazioni e interpellanze.
Non è previsto un termine di legge, dal punto di vista temporale, per l’assegnazione delle deleghe da parte del Ministro: non resta che augurarsi che il Ministro Sangiuliano non segua, in questo, il non commendevole precedente del suo predecessore Franceschini, che aspettò ben tre mesi, prima di assegnare le deleghe alla sua Sottosegretaria Borgonzoni, nominata il 12 febbraio 2021 (vedi “Key4biz” del 14 giugno 2021, “Mic, deleghe più circoscritte alla Sottosegretaria Borgonzoni”). Le deleghe furono infatti assegnate da Franceschini a Borgonzoni il 6 maggio, ma la ufficializzazione avvenne soltanto con la Gazzetta Ufficiale del 12 giugno 2021: a 4 mesi (quattro!) dalla nomina.
Da osservare che 3 dei 2 Sottosegretari che hanno giurato oggi, a Palazzo Chigi, nelle mani del Presidente del Consiglio sono tecnici: uno lo è al 100 per cento, o quasi, ovvero Gianmarco Mazzi (per quanto eletto alla Camera dei deputati nel Collegio plurinominale Veneto 2 – Padova 01 come capolista di Fratelli d’Italia); ” l’altro, Vittorio Sgarbi, lo è nei fatti, per quanto ideatore del partitino “Rinnovamento” (noto anche come “Rinascimento Italiano” ovvero “Rinascimento Sgarbi”) nonché candidato parlamentare (e non eletto) nelle liste di Noi Moderati”. Si ricordi che Sgarbi ha ricoperto lo stesso incarico sottosegretariale, in un Governo Silvio Berlusconi (con Vice Presidenti Gianfranco Fini, Marco Follini, Giulio Tremonti), vent’anni fa, tra il 2000 ed il 2001.
Si ricordi che, se Mazzi è senza dubbio un veterano del sistema musicale italiano, Sgarbi, oltre che stranoto storico dell’arte, è attualmente anche Sindaco di Sutri ed Assessore alla Bellezza e Monumenti del Comune di Viterbo (da notare che si tratta di un incarico altro rispetto all’Assessore alla Cultura, affidato ad Alfonzo Antoniozzi).
Mazzi (classe 1960), in una recente intervista a “L’Arena”, ha ricordato il suo impegno politico a destra: “fin dai tempi del liceo classico ho cominciato a interessarmi di politica e a frequentare l’area culturale della destra che oggi fa riferimento a Giorgia Meloni ed ero militante. Volevo reagire al fatto che se non eri allineato dall’altra parte politica non avevi diritto di parola. Fu una scelta di libertà. Io sono sempre stato un moderato e ho sempre frequentato ambienti artistici, che sono spesso politicamente dalla parte opposta. Ma ho sempre rispettato tutti e sono sempre rispettato da tutti”. Il settimanale “L’Espresso”, una decina di anni fa (edizione del 17 febbraio del 2012), scriveva di Mazzi: “per anni resta un piccolo imprenditore ai margini dello show business. Ma intanto tesse rapporti con i parlamentari veronesi, soprattutto di An. E tra il 2003 e il 2004, di punto in bianco, fa il grande balzo a Roma: consulente artistico dell’allora direttore generale della Rai, Flavio Cattaneo. Che gli spalanca le porte di Sanremo. Con la benedizione di Gasparri. E di La Russa, che nel 2010 arriva a nominarlo superconsulente del ministero della Difesa per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia”. Lo storico critico musicale del “Corriere della Sera”, Mario Luzzato Fegiz, ha infierito su di lui, sostenendo “sceglie cantanti e canzoni senza un’ora di Conservatorio alle spalle”. In un’intervista a “L’Arena” di ieri martedì 1° novembre (a firma di Nicolò Vincenzi), Mazzi ha dichiarato di essere in buoni rapporti sia con il Ministro sia con i due colleghi Sottosegretari: “il Ministro lo conosco dai tempi quando era vicedirettore del Tg1 nel 2009, in quegli stessi anni io mi occupavo della direzione del Festival di Sanremo… Con Vittorio Sgarbi, c’è un rapporto di grande stima per la sua sconfinata cultura e preparazione. Con Lucia Borgonzoni, invece, un rapporto stretto. Fu proprio con lei che riuscimmo nell’impresa di riaprire l’Arena per 6.000 persone in piena pandemia (Borgonzoni era allora Sottosegretaria alla cultura, n.d.r.). Fu un lavoro fatto insieme e grazie a alla sua opera riuscimmo ad ottenere quel risultato che secondo me rimane eccezionale. Ricordo che l’anno scorso, nel 2021, siamo stati forse l’unico luogo di spettacolo al mondo ad aprire le porte per spettacoli di certo livello. Con la Borgonzoni siamo già collaudati, ecco”.
Una possibile ripartizione delle deleghe al Mic tra i 3 Sottosegretari Borgonzoni, Sgarbi, Mazzi
Ci permettiamo di proporre (sulla base della nostra conoscenza tecnica delle dinamiche infra-dicastero e trent’anni di osservazione critica delle politiche culturali italiane) al Ministro Gennaro Sangiuliano questa ripartizione delle “deleghe”, invitandolo a fare in modo che le “giurisdizioni” di competenza vengano definite rapidamente, per consentire alla sua squadra di iniziare ad operare presto e bene:
- Lucia Borgonzoni
delega per le industrie culturali e creative, quindi cinema e audiovisivo, creatività contemporanea (ovvero – tra l’altro – anche moda e design); operativamente delega sulle seguenti attuali 4 Direzioni Generali del Cinema: “Cinema e Audiovisivo”, “Creatività Contemporanea”, “Biblioteche e Diritto d’Autore”; “Educazione, Ricerca e Istituti culturali”;
- Vittorio Sgarbi
delega per tutte le “cose” del patrimonio culturale, quindi anzitutto musei, accogliendo di fatto la sua proposta di un “Ministero per il Patrimonio”; operativamente delega sulle seguenti 4 Dg del Mic: “Archeologia, Belle Arti e Paesaggio”, “Musei”, “Sicurezza del Patrimonio Culturale”, “Archivi”;
- Gianmarco Mazzi
delega per musica e spettacolo dal vivo, a partire dalla creazione di una specifica Direzione Generale Musica, da scorporare dalla attuale Direzione Spettacolo (già Dg Spettacolo dal Vivo); operativamente, delega sulla Dg Spettacolo, che dovrebbe essere suddivisa in 2 Dg: “Musica” e “Spettacolo dal vivo” (escludendovi la musica dal vivo, che rientrerebbe nella novella Direzione Generale).
Va segnalato che, appena nominato, Vittorio Sgarbi (classe 1952) ha dichiarato a “la Repubblica” di volersi avvalere della collaborazione del suo amico (e grande “supporter” durante la campagna per la nomina a Ministro: vedi “Key4biz” del 17 ottobre 2022, “Nuovo ministro della Cultura, corsa a tre ma aumentano i pretendenti”) ovvero di voler coinvolgere nel Ministero della Cultura Morgan, all’anagrafe Marco Castoldi, cantautore e polistrumentista monzese (già leader dei Bluvertigo) legato a Sgarbi da una lunga amicizia: “bisogna creare un dipartimento ad hoc per la musica, che deve essere affiancata all’arte, e lui avrà un ruolo… Morgan è un uomo di grande intelligenza, è un uomo libero, non si nasconde dietro la retorica degli slogan fascista/antifascista…”.
E Morgan si è auto-nominato “Sottosegretario del Sottosegretario”, ed ha subito manifestato il suo pensiero all’AdnKronos: “sono pronto a mettere tutto il mio impegno per riunificare tanti temi che riguardano la musica, ma che al momento risultano sfilacciati e tenuti separati, ristabilendo una competenza e un ruolo istituzionali, anche per salvaguardare quel prodotto culturale che è la canzone, sia popolare o d’autore… Serve una riforma che comprenda tanti temi, compresi il Festival di Sanremo e i talent show. Parliamo di grandi interessi economici, che non sono mai stati tenuti insieme da uno sguardo che sia capace di salvaguardare la bellezza della musica, così come avviene per l’arte o per il paesaggio ambientale. Dobbiamo valorizzare questo potenziale, se lo facessimo saremmo il Paese più ricco del mondo… La canzone deve essere presa seriamente, anche perché ha una importanza economica e sociale notevole, connette gli esseri umani in maniera trasversale, nella famiglia e tra le generazioni… è un elemento, uno strumento di edificazione sociale e una grande chance per comunicare messaggi, specie alle giovani generazioni che ne sono attratte. Il potere di questa forma d’arte è enorme ma finora è stato trascurato”.
Nascerà presto al Ministero della Cultura una Direzione Generale per la Musica
Va comunque ricordato, per amor di verità (e di ricostruzione storica) che la proposta originaria di una Direzione Generale per la Musica va attribuita alla neo e già Sottosegretaria: Lucia Borgonzoni, il 17 novembre dell’anno scorso dichiarava all’agenzia stampa specializzata AgCult “la musica sta diventando sempre più centrale nelle politiche del Ministero della Cultura con più fondi e spazi a disposizione. Sono in programma interventi per quanto riguarda le imprese creative, la digitalizzazione del patrimonio musicale, i festival e la formazione. Ma nel Mic ci vuole una Direzione generale Musica, in modo che tutti i generi musicali abbiano la stessa dignità”. Si trattava di una ennesima dichiarazione pubblica coerente con intendimenti che Borgonzoni aveva manifestato fin dal febbraio del 2021, allorquando presentò una specifica proposta di legge, che prevedeva di creare all’interno del Mibact giustappunto una Direzione Generale Musica per promuovere, sviluppare e diffondere adeguatamente una delle “fondamentali espressioni culturali dell’individuo”. Allora Borgonzoni rivestiva il ruolo di Responsabile Cultura della Lega Salvini: “è innegabile l’importanza fondamentale dell’attività di promozione della produzione musicale nazionale, per consentire alla cultura e alla capacità creativa italiana di esprimersi rispettando la varietà e la ricchezza della cultura europea ed extraeuropea. Lo Stato, nelle sue articolazioni e secondo le rispettive competenze, favorisce lo sviluppo dell’industria musicale nei suoi diversi settori, incoraggia e aiuta le iniziative volte a valorizzare e a diffondere con qualsiasi mezzo la cultura musicale; tutela la proprietà intellettuale e il diritto d’autore contro qualsiasi forma di sfruttamento illegale; assicura, per fini culturali ed educativi, la conservazione del patrimonio musicale nazionale e la sua diffusione in Italia e all’estero; promuove attività di studio e di ricerca nel settore”. Per realizzare appieno queste attività, sottolineava quindi la allora “soltanto” senatrice della Lega, “è necessaria la creazione di appositi uffici con un’organizzazione dedicata in esclusiva a questi importanti compiti”. L’Atto Senato n. 2075 è intitolato “Disposizioni per l’istituzione della direzione generale «Musica», nell’ambito dell’organizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo”: è stato presentato il 26 gennaio 2021, ma l’iter parlamentare non è però mai stato avviato.
Si ricordi che Lucia Borgonzoni (classe 1976) è stata Sottosegretaria di Stato al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo nel governo Conte I (Ministro Alberto Bonisoli), dal giugno 2018 al settembre 2019, e dal marzo 2021 Sottosegretaria di Stato al Ministero della Cultura col governo Draghi (Ministro Dario Franceschini). È laureata in Arti Figurative, con una tesi in “Fenomenologia degli Stili” con Concetto Pozzati. Eletta Senatrice nel marzo 2018 (XVIII legislatura) e rieletta Senatrice nel settembre 2021 (XIX legislatura).
Abbiamo più volte segnalato, anche su queste colonne, l’iperattivismo della Sottosegretaria, cui va dato sicuramente merito di essere stata colei che ha consentito il rivoluzionario scardinamento di alcune regole, vetuste e passatiste, che impedivano l’accesso ai finanziamenti pubblici alla cultura alle “associazioni culturali”: si rimanda a quanto abbiamo scritto, da ultimo, nell’intervento su “Key4biz” del 21 ottobre 2022: “Pubblicato il bando da 115 milioni del Mic per la digitalizzazione: aperto a imprese e no profit”.
Ed è senza dubbio Borgonzoni colei che si è battuta con maggiore impegno per stimolare concretamente la convergenza tra “cinema e audiovisivo” e “scuola”, attraverso i progetti comuni tra Ministero della Cultura e Ministero dell’Istruzione, con l’iniziativa Mic-Mi “Cips” ovvero “Cinema e Immagini per la Scuola” (vedi – tra l’altro – “Key4biz” del 4 marzo 2022, “Cinema e immagini per la scuola’ (Cips): dal 14 marzo i bandi, budget di ben 54 milioni”).
Urgente una valutazione d’impatto sul “Fondo Unico dello Spettacolo” (Fus), prima della riforma annunciata dal Ministro Gennaro Sangiuliano
E va enfatizzato che, in occasione di una delle sue prime dichiarazioni appena nominato, il Ministro Gennaro Sangiuliano ha dichiarato di voler mettere mano ad altro arcaico strumento di sostegno alla cultura, qual è il famigerato “Fondo Unico per lo Spettacolo” (il cosiddetto “Fus”), strumento rivoluzionario per l’epoca, ricordando che fu istituito dal Ministro (socialista) Lelio Lagorio, ma… correva l’anno 1985. Ha dichiarato a chiare lettere: “bisogna riformare il Fus” (e semplificare la burocrazia relativa ai finanziamenti pubblici alla cultura). Si ricordi che peraltro anche la Lega Salvini, scriveva di “riforma radicale del Fus”, fin dal programma elettorale del 2018.
Il “Fus”, per quanto in parte riformato nel corso dei quasi 40 anni dalla sua istituzione (anche grazie all’intervento di Salvo Nastasi, già Direttore Generale dello Spettacolo dal Vivo al Ministero poi Segretario Generale del Mic, e da qualche settimana Presidente della Siae – Società Italiana Autori Editori), continua a caratterizzarsi per un assetto molto conservativo, ancora troppo poco aperto alle istanze dei nuovi protagonisti della scena teatrale e musicale, soprattutto i giovani, gli emergenti, i marginali, gli “irregolari”, le “start-up”…
Peraltro il “Fus” non è mai stato oggetto, nel corso dei decenni, di una necessaria ed approfondita analisi critica: non è mai stata realizzata una “valutazione di impatto”, e questa strumentazione appare oggi più che mai indispensabile, se si vuole mettere mano seriamente ad una sua riforma.
Scrivevamo su queste colonne oltre cinque anni fa (vedi “Key4biz” del 30 giugno 2016, “ilprincipenudo. Terremoto Fus: il Tar blocca i finanziamenti allo spettacolo”)… Buona parte delle criticità del Fondo Unico dello Spettacolo sarebbero peraltro state evitate, se la prevista “Relazione annuale al Parlamento sul Fus” sulla gestione del Fondo fosse stata quel che il legislatore del 1985 avrebbe voluto divenisse, e non degenerasse all’attuale status di un documento autoreferenziale a circolazione semi-clandestina, assolutamente deficitario di dati ed analisi critiche. Tante volte, anche su queste colonne, abbiamo denunciato il depotenziamento della struttura “ad hoc” prevista dalla legge, l’Osservatorio dello Spettacolo del Ministero. A distanza di vent’anni, si deve rimpiangere, ancora una volta, che una proposta per l’istituzione di una commissione di indagine parlamentare sul Fus, a suo tempo promossa da Alfonso Pecoraro Scanio (XIII Legislatura), non abbia mai visto lo sviluppo dell’iter… Non è mai troppo tardi, per riprendere quella saggia previsione ed opportuna istanza: “Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione del Fondo Unico per lo Spettacolo”, XIII Legislatura, Doc. XXII n. 3, presentata il 13 maggio 1996.
Attendiamo le prime mosse del Ministro e dei tre Sottosegretari: sulla carta, si registra un potenziale esplosivo, per quanto riguarda l’intervento dello Stato nel sistema culturale.
Scrive oggi nel suo editoriale quotidiano sul “Corriere della Sera” Massimo Gramellini, in un articolo intitolato ironicamente “Il governo Morgan”: “per supplire alla chiusura dei rave party, il governo sembra intenzionato a farsene uno in casa, nominando Marco Castoldi, in arte Morgan, consulente musicale del sottosegretario Vittorio Sgarbi. La competenza di Morgan è fuori discussione, così come la sua inadeguatezza ad amministrare cose e persone, a cominciare da sé stesso”. Gramellini osserva come la destra, accogliendo un eccentrico come Sgarbi, abbia mostrato maggiore coraggio della sinistra, ma conclude: “pur riconoscendo che a destra hanno ancora il coraggio di pescare tra gli irregolari (la sinistra ha perso da tempo il gusto di farlo, e infatti l’album della sua classe dirigente è una sfilza di figurine conformiste), non serve essere profeti per immaginare che l’esperimento avrà vita breve. Il potere ha regole immutabili, e la disciplina è una di queste, ma soprattutto è terribilmente noioso: un susseguirsi di abitudini burocratiche e compromessi pratici che non può convivere con la fantasia. Alla seconda riunione ministeriale, Morgan scapperebbe persino con Bugo”.
Spiace osservare che la Premier non abbia accolto la nostra ardita proposta di istituire un Ministero per la Cultura, i Media, il Digitale (vedi “Key4biz” del 19 ottobre 2022, “Lettera aperta alla futura Premier Giorgia Meloni: istituire un Ministero per la Cultura, i Media e il Digitale”), ma una simile iniziativa potrebbe essere cantierata anche in itinere, allorquando anche Giorgia Meloni ed il suo staff comprenderanno l’esigenza di un governo unitario ed organico di queste materie.
Per ora, ci limitiamo ad osservare che la delega per l’Editoria e l’Informazione è stata affidata – come noi avevamo previsto – al già Presidente della Commissione Vigilanza Rai, il senatore forzista Alberto Barachini, mentre sarà Alessio Butti, senatore di Fratelli d’Italia (nonché Responsabile Media e Telecomunicazioni del partito), a gestire il dossier dell’Innovazione come Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (ereditando le competenze che erano state affidate da Draghi a Vittorio Colao col ministero senza portafoglio per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale).
E sarà probabilmente il neo Sottosegretario di Forza Italia Valentino Valentini e presto Vice Ministro a seguire le tematiche delle telecomunicazioni, televisione, radiofonia e digitale nell’ambito dell’ex Ministero dello Sviluppo Economico (Mise), ora ridenominato Ministero per le Imprese ed il Made in Italy.
Naturalmente si deve anche attendere la composizione delle Commissioni Cultura di Camera e Senato, e soprattutto di conoscere le rispettive presidenze, per comprendere meglio la nuova geografia e geometria del “governo della cultura” in Italia.
Clicca qui, per l’Atto Senato n. 2075, XVIII Legislatura, a firma Lucia Borgonzoni (e Maria Gabriella Saponara, Mario Pittoni, Valeria Alessandrini), intitolato “Disposizioni per l’istituzione della direzione generale «Musica», nell’ambito dell’organizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo”, presentato il 26 gennaio 2021.
Clicca qui, per la proposta a firma Alfonso Pecoraro Scanio, intitolata “Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione del Fondo Unico per lo Spettacolo”, XIII Legislatura, Doc. XXII n. 3, presentata il 13 maggio 1996.
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