Da Key4biz (21.3.2022): Cultura per combattere il disagio, fra teatro sociale e diritto alla felicità
Due stimolanti iniziative che accendono i riflettori sulle preziose attività di utilizzazione della cultura e dell’arte per combattere il disagio (fisico, psichico, sociale).
La settimana scorsa, a Roma due importanti eventi hanno acceso i riflettori su un’area significativa della vita sociale e culturale del nostro Paese, un’area ancora paradossalmente “sconosciuta” ai più, nonostante riguardi la vita di milioni di persone: le attività culturali ed artistiche che combattono le dimensioni del disagio (nelle sue varie dimensioni), ovvero che cercano di lenirne le conseguenze.
Si tratta di un mondo, anzi di un vero e proprio “universo”, caratterizzato da migliaia e migliaia di iniziative ed esperienze, di cui soltanto una minima parte riesce ad attrarre l’attenzione dei media “mainstream”.
Venerdì scorso 18 marzo 2022, presso la Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari a Campo Marzio, si è tenuto uno stimolante convegno, intitolato “Il teatro come cura dell’anima”, promosso dal giovane (classe 1990) parlamentare del Movimento 5 Stelle Francesco Berti (membro della XIV Commissione – Politiche dell’Unione Europea e della III Commissione – Affari Esteri e Comunitari della Camera dei Deputati).
Il convegno – coordinato da Luca Collodi (Caporedattore di Radio Vaticana Italia) – ha proposto un ricco florilegio di attività sul campo e di interventi teorici di eccellente livello, nella oscillazione tra la dimensione artistica e quella sociale di queste iniziative del cosiddetto “teatro sociale”. Ci si augura che vengano presto pubblicati gli atti del convegno, perché senza dubbio utili sia per l’accademia sia per gli operatori del settore. Su questi temi, un recente testo di riferimento può senza dubbio essere considerato il volume curato da Andrea Porcheddu e Cecilia Capo, “La malattia che cura il teatro. Esperienza e teoria nel rapporto tra scena e società”, edito da Dino Audino nel 2020.
L’importanza del “teatro sociale” come strumento di rigenerazione artistico-culturale e psico-sociale
L’evento ha rappresentato una bella occasione per affrontare il tema del “teatro sociale” in Italia ed in particolare del lavoro teatrale realizzato con soggetti (cosiddetti) “normodotati” e “diversamente abili”. In un primo “panel”, è stato approfondito – da diversi punti di vista (teorico, culturologico e psicologico) – il tema del teatro sociale, mentre nel secondo sono state presentate alcune associazioni, compagnie teatrali e festival che in Italia lavorano utilizzando il dispositivo culturale, pedagogico e didattico del “teatro sociale”. Ha chiuso la sequenza gli interventi il produttore Alessandro Passadore (titolare della Viola Film), che, col regista Giacomo Campiotti (autore – tra l’altro – del celebrato “Braccialetti Rossi” per Rai / Palomar), ha realizzato la serie televisiva Rai del 2019 “Ognuno è perfetto” (una media di 4,5 milioni di spettatori per tre serate), affrontando il tema del ruolo che soggetti diversamente abili possono avere nella produzione di prodotti televisivi e cinematografici. Passadore ha lamentato che l’attenzione che Rai dedica a queste tematiche è ancora insufficiente, ma va ricordato che da un paio di anni è stata creata una direzione ad hoc, Rai per il Sociale, affidata a Giovanni Parapini, una struttura purtroppo non ancora dotata delle risorse indispensabili per assumere un ruolo centrale nell’economia – anche semiotica – di Viale Mazzini…
Sono intervenuti anche alcuni attori “diversamente abili” – soprattutto della compagnia teatrale “Mayor Von Frinzius” di Livorno – che hanno testimoniato l’efficacia dell’esperienza teatrale nel proprio vissuto personale.
Da segnalare anche, in apertura, l’intervento di Antonio Parente, Direttore Generale Spettacolo (Dgs) del Ministero della Cultura (Mic), che ha segnalato come il dicastero retto da Dario Franceschini stia dedicando da anni attenzione a queste specifiche attività.
Il direttore della compagnia teatrale “Mayor Von Frinzius” Lamberto Giannini ha sostenuto che queste attività dovrebbero essere sostenute dal Ministero con bandi focalizzati e mirati, in qualche modo sganciati dalle tradizionali logiche dei sostegni alle “normali” attività di spettacolo (le sovvenzioni previste nel quadro del Fondo Unico dello Spettacolo, alias “Fus”): in effetti, si tratta di una area di intervento che rientra al contempo sia nella dimensione culturale sia nella dimensione culturale, e che merita – in questa delicata convergenza – una sorta di trattamento privilegiato (fuori ed oltre gli “schemi” tradizionali di valutazione di una iniziativa artistica). Una esigenza simile è stata manifestata da Marco Pentassuglia, fondatore e direttore del festival artistico “Il Giullare” di Trani (nato con lo slogan “Il Giullare: il disagio che mette a disagio”), una delle esperienze storiche nel nostro Paese, che affronta da decenni (dal 2008) anzitutto il tema della “diversità” psichica: Pentassuglia ha rivendicato l’esigenza di un migliore riconoscimento della “dignità” di chi opera nel settore del “teatro sociale”.
Pier Giorgio Curti e Daniela Longoni (che è anche Direttrice del festival “Lì sei vero” di Monza) ed Irene Sarti (consulente del Laboratorio Teatrale Integrato “Gabrielli” di Roma) hanno affrontato il tema dal punto di vista della psicologia e della psicoterapia e neuropsichiatria, confermando come esista ormai anche la prova scientifica degli effetti benefici di queste pratiche.
Rita Maria Fabris, ricercatrice in discipline dello spettacolo, ha proposto un accurato quadro teorico del “teatro sociale” e del teatro “per la promozione della salute”, ed ha illustrato l’ormai storica esperienza multidisciplinare del “Social and Community Theatre Centre” (Sct Centre) dell’Università degli Studi di Torino, diretto e creato dalla collega Alessandra Rossi Ghiglione.
Roberto Gandini, regista e coordinatore artistico del Laboratorio Teatrale Integrato “Piero Gabrielli” del Teatro di Roma (Teatro Nazionale), ha proposto – con parole e immagini – una sintesi della propria esperienza, senza dubbio una delle più avanzate in Italia. Il Laboratorio è tenuto da professionisti del teatro e della scuola, con la collaborazione di specialisti della riabilitazione ed è rivolto a ragazzi con e senza disabilità. L’obiettivo del laboratorio “Piero Gabrielli” è quello di promuovere un percorso di integrazione attraverso lo strumento teatrale, coinvolgendo professionalità e istituzioni diverse. I dati di “consuntivo” (dal 1995 al 2021) sono veramente impressionanti: 27 laboratori pilota, 349 laboratori decentrati, 443 incontri di diffusione, 237 spettacoli, 849 repliche (in teatri e scuole), 182 video. Sono stati coinvolti ben 289.177 ragazzi, di cui 89.645 con disabilità; 4.912 docenti, 1.047 scuole, 1.240 professionisti; 710.889 spettatori…
Raffaele Bruno (M5s): la promozione del teatro nelle carceri, strumento di catarsi rigenerativa e potente commozione
È intervenuto anche l’onorevole Raffaele Bruno (Movimento 5 Stelle), uno dei parlamentari italiani più attivi nello sviluppo delle attività teatrali ed artistiche negli istituti penitenziari italiani, primo firmatario di una specifica proposta di legge, intitolata “Disposizioni per la promozione e il sostegno delle attività teatrali negli istituti penitenziari” (Atto Camera n. 2933), presentata nel marzo del 2021, e che è stata incardinata in Commissione Giustizia della Camera nel novembre dell’anno scorso. Illustrando la propria proposta di legge, Bruno ha spiegato che “l’iniziativa è frutto di un’esperienza personale e collettiva, è l’eredità di piccoli eroici laboratori teatrali che per anni hanno combattuto contro la scarsità di fondi e risorse, dimostrandoci comunque come la pratica artistica possa avere effetti tangibili e pratici sull’individuo, sulla comunità che abita, e sulla società tutta a cui verrà restituito trasformato”.
La proposta, sviluppata in tre articoli, prevede l’istituzione di un “Osservatorio permanente sulle Attività Teatrali nelle Carceri”, l’individuazione di uno spazio dedicato a laboratori artistici in ogni carcere, e la promozione e il sostegno di attività laboratoriali attraverso un fondo dedicato (di entità modesta, 2 milioni di euro l’anno).
Ha sostenuto Bruno: “la pdl Teatro in ogni carcere farà ora il suo corso alle Camere… il mio compito ora è, più che mai, quello di raccontare nel modo più limpido possibile le profonde rinascite a cui ho assistito all’interno degli istituti, la vertigine di comunità e di reale uguaglianza durante una messa in scena, i sorrisi e le lacrime trattenute degli agenti, perché credo che la questione non sia tanto approvare o meno la pdl, quanto capirne profondamente le ragioni e gli orizzonti”. Si ricordi che Bruno è anche teatrante nonché fondatore del collettivo artistico “Gli Ultimi Saranno” (nato nel 2018). Ha ricordato, sulla base della propria esperienza teatrale, come si possano provocare anche in carcere “momenti di potente commozione, che dimostrano come l’arte possa provocare il superamento delle tensioni, quando si crea qualcosa di bello assieme”.
Riteniamo che una proposta di legge di questo tipo dovrebbe essere sostenuta con convinzione anche da parte delle Commissioni Cultura di Camera e Senato, fuoriuscendo una simile intrapresa dal mero ambito della dimensione carceraria. E ci si augura che il Ministro Dario Franceschini ne voglia cogliere il potenziale strategico, per l’intero sistema culturale nazionale. Riteniamo sarebbe opportuno dedicare un fondo “ad hoc”, condiviso tra le due principali direzioni generali interessate (la Dg Spettacolo retta da Antonio Parente e la Dg Cinema e Audiovisivo retta da Nicola Borrelli).
Enzo Manes (Dynamo Camp): “il diritto di essere felici” riguarda tutti, ma da chi soffre patologie psico-fisiche gravi ci viene una lezione di vita
Mercoledì pomeriggio 16 marzo 2022, l’Aula Magna della Libera Università Internazionale degli Studi Sociali “Guido Carli” (meglio nota come “Luiss”) ha ospitato un’altra bella iniziativa: la presentazione del libro di Enzo Manes, che esalta il “diritto alla felicità” anche per le persone “disagiate”, e celebra i 15 anni dell’esperienza di Dynamo Camp. Edito da Mondadori, il volume – riccamente illustrato e di elegante fattura, con testi di Giuseppe Matarazzo – si intitola “Dynamo Camp. Il diritto di essere felici” (il prezzo di copertina è alto – 49,90 euro – ma si tratta di danari che vanno ad alimentare le attività della fondazione). Manes (classe 1960, laurea alla Luiss) è un imprenditore e filantropo, fondatore nel 1993 di Intek Group, holding di partecipazioni quotata alla Borsa di Milano, di cui è Presidente (tra le partecipate Kme, i2Capital, Culti). Nel 1997, contribuisce alla nascita di Vita Editoriale, primo network di comunicazione italiano dedicato al “non-profit”, di cui è azionista di maggioranza. Da marzo 2018, è anche presidente della Fondazione Italia Sociale (costituita con la legge di riforma del Terzo Settore). Nel 2003, costituisce Fondazione Dynamo.
Dynamo Camp si pone come una delle più evolute esperienze di sostegno immateriale e materiale a bambine e bambini (dai 3 ai 17 anni) che soffrono di patologie psico-fisiche che rendono complicata la loro quotidianità e quella delle loro famiglie…
Si pone come primo “camp” di “Terapia Ricreativa” in Italia. Dynamo Camp è situato a Limestre (in provincia di Pistoia), in un’oasi di oltre 900 ettari affiliata Wwf, Oasi Dynamo, e fa parte di “SeriousFun Children’s Network”, un’associazione di “camp” fondata nel 1988 da Paul Newman, attiva in tutto il mondo (è presente in 22 Paesi, con 30 “camp”, partnership e iniziative; si tratta di una rete mondiale, che ha accolto più di 600mila persone, fra bambini, ragazzi e famiglie).
L’obiettivo di Dynamo Camp è restituire ai bambini malati fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità, e migliorare la qualità di vita delle loro famiglie. La struttura e l’assistenza medica garantiscono un ambiente protetto, in cui socializzare e sperimentare importanti strumenti per affrontare meglio la vita, focalizzandosi sulle proprie capacità, e non sulle disabilità determinate dalla patologia. La componente artistica caratterizza buona parte delle attività del “camp”.
Tutte le attività sono strutturate secondo il modello della “Terapia Ricreativa Dynamo”, che ha obiettivi di svago e divertimento, ma anche e soprattutto di essere di stimolo alle risorse dei bambini e di aiutarli a ritrovare fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità. Le attività proposte a Dynamo Camp sono: arrampicata, Terapia Ricreativa con gli animali (cavallo, mini-fattoria, “mobility dogs”), tiro con l’arco, Terapia Ricreativa in acqua, teatro, rap, hip-hop, orti Dynamo, stimolazione tattile e neurosensoriale, Dynamo Art Factory, Radio Dynamo, Dynamo Studios, Dynamo Musical… Le attività proposte fuori dal Camp, con i “Dynamo Programs”, sono Radio Dynamo, Dynamo Studios, Dynamo Musical, Art Lab, circo, teatro, rap e hip-hop… Da ricordare che nel 2018 Dynamo Academy e Università “Vita Salute San Raffaele” di Milano hanno attivato il Master di I livello in Terapia Ricreativa, con l’obiettivo di promuovere la Terapia Ricreativa – in termini di numero di progetti e tipologia di beneficiari – predisponendo un percorso formativo specifico per la figura professionale rivolta a quest’ambito d’intervento.
Sono 57 i dipendenti che lavorano in modo stabile per Dynamo Camp, tra gli uffici di Milano (raccolta fondi, comunicazione, organizzazione eventi) e Limestre (risorse umane, “recruiting”, rapporti con ospedali e associazioni, organizzazione operativa “Camp”), con l’integrazione di 95 persone di staff stagionale, 30 medici e 45 infermieri, per un totale di 227 occupati totali. Altri numeri impressionati: 9.035 bambini ospitati senza genitori, 10.327 partecipanti in “programmi famiglia”, 8.950 volontari, 70 patologie “ospitate”, 36.598 bambini seguiti in ospedali ed associazioni patologia e “case famiglia”… Risultati notevoli a fronte di un budget complessivamente modesto: secondo il “bilancio sociale” dell’anno 2020 il totale dei ricavi è stato infatti nell’ordine di soltanto 4,7 milioni di euro.
Paolo Bonolis: “il diritto di essere felici? Una possibilità che abbiamo tutti, ma spesso non ci facciamo caso. La felicità è una scelta. Ma noi ci concentriamo su cosa non abbiamo. E non su cosa abbiamo”
La presentazione del libro – di fronte ad una affollata platea di studenti luissiani – è stata condotta dal giovane Rettore della Luiss (classe 1970) Giovanni Lo Storto, ed animata da quello che può essere considerato il conduttore forse più famoso della televisione italiana, Paolo Bonolis. In prima fila, tra gli altri, la ex Ministro Maria Elena Boschi (si ricordi che Manes è notoriamente un imprenditore vicino al “cerchio magico” di Matteo Renzi).
Se Manes, che di Dynamo Camp è stato il fondatore, ha proposto la sua personale visione del “diritto alla felicità”, Bonolis è riuscito a rappresentare in modo efficace (e “spettacolare”) quanto ognuno di noi debba… ringraziare gli dèi benevolenti, allorquando la mattina si desta dal sonno e compie gesti semplici della normale quotidianità: gesti che però sono preclusi, nella loro apparente semplicità, ad alcuni esseri umani che il destino ha voluto debbano affrontare la vita con grande difficoltà. “Avere un figlio con disabilità e disturbi gravi significa, per i genitori, affrontare la vita in una dimensione che sconvolge radicalmente l’esistenza cosiddetta ‘normale’”.
Paolo Bonolis, con una capacità retorico-istrionica veramente all’altezza delle sue migliori performance televisive, si è domandato: “il diritto di essere felici? Una possibilità che abbiamo tutti, ma spesso non ci facciamo caso. La felicità è una scelta. Ma noi ci concentriamo su cosa non abbiamo. E non su cosa abbiamo. Questi ragazzi, che hanno meno possibilità di scelta, raggiungono i loro obiettivi – felicità compresa – molto più facilmente di noi”. E ciò deve rappresentare una lezione spirituale ed esistenziale per i cosiddetti “normodotati” o “normali” o “sani”…
Vincenzo Manes, Presidente e Fondatore della fondazione che si occupa di bambini con “bisogni speciali”, ha spiegato con semplicità l’idea originaria: “il mio percorso? Tutto nasce con l’idea di fare… bene comune, grazie all’educazione alla generosità dei miei genitori e al voler uscire di casa e guardarsi intorno senza paraocchi”.
Il Dg della Luiss Lo Storto ha commentato: “un libro bello, colorato e pieno di emozioni, che ti entrano dentro, e cambiano il modo di guardare il mondo”. Ha anche annunciato che l’anno prossimo alla Luiss sarà avviato un corso, un percorso culturale per insegnare ai ragazzi che arrivano all’università a diventare dei “civil servant”, per il bene comune. Ha commentato Manes: “l’idea è trasformare il Dynamo Camp in una realtà nazionale… farlo in una sede della Luiss sarebbe un onore”.
Il progetto IsICult “Cultura vs Disagio. Censimento delle Buone Pratiche Contro il Disagio (fisico, psichico, sociale)”, sostenuto dal Ministero della Cultura
Conclusivamente, si è trattato di due iniziative (totalmente autonome tra loro, ma collegate da un sottile filo spiritual-civile) che hanno confermato come il rapporto tra la dimensione culturale-artistica della vita e la dimensione psico-sociale sia intimamente intrecciato.
Sono state due iniziative che rappresentano in qualche modo la punta dell’iceberg di un “universo” di attività che costituiscono una anima tra le più vive e preziose della vita sociale e culturale del nostro Paese: dal teatro nelle carceri alla clownterapia negli ospedali pediatrici, dalle arti-terapie agli interventi culturali ed artistici per stimolare la rigenerazione in zone metropolitane degradate…
Si tratta però, per la quasi totalità dei casi, di attività che sono fuori dai riflettori dei media e fuori dalla sensibilità delle istituzioni, allorquando meriterebbero invece maggiore attenzione e migliore sostegno da parte dello Stato. Sarebbe necessario un intervento organico da parte del Ministero della Cultura.
Sulla base di queste premesse, chi redige queste noterelle ha promosso ormai da una decina di anni (assieme a Lorenzo Scarpellini, per decenni Segretario Generale dell’Agis), attraverso IsICult – Istituto italiano per l’Industria Culturale, una serie di attività di studio, ricerca e monitoraggio, che sono confluite nel progetto interdisciplinare “Cultura vs Disagio. Censimento delle Bune Pratiche Contro il Disagio (fisico, psichico, sociale)”, iniziativa sostenuta tra gli altri dal Ministero della Cultura (in origine dalla Dg Spettacolo e successivamente dalla Dg Cinema e Audiovisivo).
Con il progetto “Cultura vs Disagio”, si è inteso realizzare anzitutto un “censimento” delle iniziative che, su tutto il territorio nazionale, utilizzano la cultura attivamente a contrasto del disagio e delle limitazioni, sia nella realizzazione del sé, sia nella partecipazione alla vita civile del Paese: attività che, se ben documentate ed analizzate, possono ampliare l’area dell’emancipazione sociale, nella logica di un sistema di welfare evoluto.
Dal maggio del 2021, è stata pubblicata online, sul sito web del progetto “Cvd”, una mappa interattiva delle iniziative culturali contro il disagio, il cui database (in continua fase di aggiornamento) ha finora “censito” e “schedato” circa 2.000 iniziative in tutto il territorio nazionale. E siamo sicuri che molte iniziative sono ancora sfuggite alla nostra attenzione.
Purtroppo, emerge dalla ricognizione una non particolare vocazione a “fare rete”, ovvero a costruire rapporti e relazioni che possano stimolare una emulazione delle “best practices”… In effetti, non esiste un livello adeguato di sviluppo della “rete”: sia in termini “verticali” (esemplificativamente: attività musicali all’interno dell’ambito ospedaliero-sanitario), sia in termini “orizzontali” (esemplificativamente: attività musicali ed attività teatrali, sempre nello stesso ambito ospedaliero-sanitario), si osserva una limitata capacità (vocazione?!) a “fare rete”, ovvero a mettere in connessione le iniziative ed a cercare sinergie. Si matura l’impressione di grande attivismo “individuale” (talvolta di un esasperato individualismo, ognuno chiuso nell’orgoglio della propria esperienza), e di limitata propensione rispetto alle collaborazioni possibili ed alla ricerca di potenziali sinergie. Questo deficit è dovuto anche all’ancora insufficiente “sistema informativo”, e proprio su questo sta operando da anni IsICult attraverso il progetto “Cvd” (= “Cultura vs Disagio”), con lo scopo di rendere agevole l’accesso ad informazioni che sono spesso frammentate (finanche “polverizzate”).
Si tratta di una fase ancora sperimentale di un progetto di ricerca e di monitoraggio, qual è “Cultura vs Disagio”, che ha come finalità la miglior conoscenza e quindi promozione di queste attività, preziose sia per il tessuto culturale nazionale sia per il tessuto sociale del nostro Paese.
Clicca qui, per la videoregistrazione (link al canale YouTube di M5s Parlamento) del convegno “Il teatro come cura dell’anima”, promosso dall’onorevole Francesco Berti (M5s), Camera dei Deputati, Roma, 18 marzo 2022
Clicca qui, per la videoregistrazione (link al canale Luiss Social Tv) della presentazione del libro di Vincenzo Manes, “Dynamo Camp. Il diritto di essere felici” (Fondazione Dynamo – Mondadori), Luiss, Roma, 16 marzo 2022
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