Da Key4biz (02.05.2022): Il Concertone del 1° maggio non fa il pieno di audience. La formula va rivista?
Oltre 100mila persone in Piazza San Giovanni ieri a Roma, ma un format che non convince più, essendo ormai diluita anche l’anima ideologica. L’anno scorso 1.221 morti sul lavoro.
Ieri domenica 1° maggio, si è tenuto a Roma il famoso “Concertone”, edizione n° 32: dopo due anni in versione ridotta e “da remoto” (inscenata in spazi desolatamente vuoti), alcune decine di artisti più o meno noti hanno avuto finalmente il piacere di un bagno di folla, ovvero di un contatto fisico diretto con il pubblico, chiusasi (ci si augura) la triste e lunga parentesi delle limitazioni determinate da una gestione (irrazionale) della pandemia.
La piazza era pronta ad ospitare fino a 300mila persone, finalmente senza limiti di
capienza e senza restrizioni. Secondo alcune stime, l’affluenza è stata notevole, ma inferiore alle più ottimistiche previsioni: circa 100mila persone forse 150mila (la Questura, ad una certa ora, ha per prudenza bloccato il flusso di accesso), per la quasi totalità giovanissimi, adolescenti…
Nessuna bandiera sventolata.
Nessuna caratterizzazione politico-partitica…
Nessun cenno di – come dire?! – culture antagoniste…
Pubblico in fondo un po’… “moscio” (come è emerso anche da molti commenti sui “social”).
Evento promosso da Cgil, Uil, Cisl, affidato alla società iCompany guidata da Massimo Bonelli, direttore artistico e produttore del “megalive”. Bonelli detiene ormai una sorta di monopolio della kermesse, dato che la manifestazione viene affidata dal 2015 alla iCompany (in quell’anno assieme alla Ruvido Produzioni–Mismaonda di Carlo Gavaudan), società di cui è amministratore delegato. Dinamica ormai consolidata, ma non esente da critiche, perché una sana logica pluralistica dovrebbe prevedere una qualche turnazione in questi affidamenti (para)pubblici, anche per evitare rendite di posizione e derive conservative…
Si tratta pur sempre – secondo alcuni osservatori – del concerto “live” gratuito più grande d’Europa.
In passato, il “Concertone” è stato gestito per molti anni da Marco Godano attraverso varie società (dal 2001 al 2014): nel 2009 l’edizione veleggiava su un budget di 2 milioni di euro, e si “autofinanziava” con diritti di trasmissione Rai per 1 milione di euro e per la restante metà attraverso gli sponsor… Secondo alcuni “storici” della kermesse, Godano perse la fiducia dei sindacati, perché paradossalmente non si sarebbe comportato in modo corretto proprio con i lavoratori del Concertone, che ogni anno impegna oltre 200 persone… Non sono stati resi noti i dati di budget dell’edizione 2022, ma si può stimare intorno ad 1 milione di euro.
La genesi del Concertone, nel 1990: un’idea innovativa dell’allora Segretario Generale aggiunto della Cgil Ottaviano Del Turco, per “ringiovanire” la base sindacale…
L’idea del concerto è nata nel 1990, su iniziativa dei tre sindacati confederali, con il sostegno del Comune di Roma (allora era Sindaco di Roma il socialista Franco Carraro): l’idea, allora innovativa e sensazionale per i sindacati, viene attribuita all’allora Segretario Aggiunto della Cgil, Ottaviano Del Turco, che la propose all’allora Segretario Generale Bruno Trentin, il quale pare sostenne “e va bene, facciamolo. Ma che sia la prima e l’ultima volta”. L’esigenza era quella di “svecchiare” l’immagine tradizionale del sindacato… Sulla evoluzione del Concertone, si potrebbe scrivere un saggio di politica culturale e mediale italiana: per una breve ricostruzione, si rimanda al bell’articolo di Paola Zanuttini, sul “Venerdì” de “la Repubblica” del 1° maggio 2020, “Il concertone in tv”.
Nel corso degli anni, una qual certa identità storica ideologica del Concertone – che potremmo definire semplicisticamente “di sinistra” – è andata via via sfumandosi, proponendo un cartellone sempre più leggero e meno “impegnato” (almeno secondo l’interpretazione classica del termine).
Negli ultimi anni, peraltro, così come ieri, l’ondata dei rapper italiani è divenuta impetuosa ed ha conquistato la scena anche del Concertone: con tutto quel che ne consegue, rispetto ad un genere musicale che non è stato in Italia ancora oggetto di un’adeguata analisi sociologica e culturologica… Si segnala una delle rarissime esplorazioni, su questo tema: lo stimolante saggio curato da Silvestro Lecce e Federica Bertin, “Generazione trap. Nuova musica per nuovi adolescenti”, pubblicato pochi mesi fa Meltemi. Su questi argomenti, si rimanda anche ad un nostro intervento su queste colonne: “Impazza Sanremo, ma la Rai resta allo sbando”, su “Key4biz” del 6 febbraio 2020.
Quest’anno, a fare gli onori di casa, c’è stata per la quinta volta consecutiva Ambra Angiolini, affiancata da Bugo nella prima parte della manifestazione promossa dai sindacati, che è stata trasmessa in diretta a partire dalle 15:30 alle 19 su Rai3, Radio2, Rai Play e Rai Italia, e poi dalle 20 fino a mezzanotte.
Sono stati oltre 50 gli artisti che si sono alternati sul palco di San Giovanni in una sorta di “conduzione” collettiva, in cui ognuno ha avuto spazio per un pensiero o una riflessione (ognuno ha avuto tre minuti per proporre il proprio pensiero, al di là delle canzoni presentate). Lo slogan scelto quest’anno dalla manifestazione è stato “Al lavoro per la pace”, perché come hanno spiegato gli organizzatori nella conferenza stampa di presentazione di sabato, se da un lato c’è la gioia per il ritorno in piazza dopo due anni di pandemia, dall’altro c’è l’angoscia di quello che sta succedendo a pochi passi da noi. La guerra in Ucraina non poteva lasciare indifferenti e come unici simbolici ospiti internazionali – grazie alla collaborazione della Società Italiana Autori Editori (Siae) – sono saliti sul grande palco di Piazza San Giovanni i Go_A, la band ucraina che ha rappresentato il Paese alla scorsa edizione dell’“Eurovision Song Contest”.
“Siamo contenti di aver potuto cantare le nostre canzoni davanti a così tanta gente in questa piazza. E grazie all’Italia. Abbiamo cantato ‘Imagine’ di John Lennon che è una canzone leggendaria, sperando che la gente capisca cosa cerca di dire”, ha dichiarato la cantante del gruppo Kateryna Pavlenko. “Il ruolo della musica per noi ora è parlare del nostro Paese. La gente non dovrebbe dimenticare l’Ucraina e la guerra: la gente deve capire che lì vive un popolo meraviglioso che vuole libertà e pace, non la guerra. Ma abbiamo bisogno di proteggere le nostre vite, le nostre case, i nostri bambini e il nostro Paese”.
Anche momenti di riflessione, non soltanto sul lavoro, ma sulle politiche sociali ed i diritti civili
La musica l’ha fatta ovviamente da padrona, ma non sono mancati momenti di riflessione, sui temi del lavoro, dei diritti, della guerra, delle politiche sociali, affidati ai giornalisti Giovanna Botteri e Francesca Barra e Riccardo Iacona, all’attore e regista Marco Paolini, all’attore Claudio Santamaria, allo scrittore Stefano Massini, all’“influencer” Federica Gasbarro, ed allo “youtuber” divulgatore scientifico Barbascura X…
Queste le intenzioni della triade sindacale: dalla piazza deve partire “un messaggio di speranza e di ripartenza dopo un periodo di inquietudine che ha coinvolto tutti. La musica diventa veicolo per parlare di diritti, ma anche di sicurezza e di tutele. Il lavoro – dignitoso e stabile – disegna il futuro del Paese e può costruire una società più giusta e degna”.
Impressioni dell’“antropologo” che si cela tra le righe di questa rubrica?!
Anzitutto, il diffuso entusiasmo delle giovani e dei giovani che, fin dalle prime ore del mattino di domenica, si sono accampati sul prato di Piazza San Giovanni (con coperte e panini e birre, nonostante i divieti rispetto a quest’ultime), per conquistare le prime posizioni sulle transenne antistanti il palco.
Una situazione complessivamente molto cheta, anche grazie ad un servizio d’ordine discretamente severo.
Nessuna mascherina indossata dalle decine di migliaia di spettatori, nonostante una notevole calca in molte occasioni (a proposito di assurdità delle misure precauzionali post-Covid: obbligo di mascherina per cinema e teatri, non proprio affollatissimi, e nessun obbligo in situazioni di assembramento fisico estremo!).
Nessuno slogan politico o protestatario.
Un programma piuttosto affollato: Marco Mengoni, Go_A, Gazzelle, Carmen Consoli, Ariete, La Rappresentante di Lista, Luchè, Coez, Venerus, Mace feat. Rkomi, Venerus, Gemitaiz, Colapesce, Joan Thiele, Psicologi, Rancore, Mara Sattei, Bresh, Tommaso Paradiso, Rkomi, Ornella Vanoni, Rovere, Fabrizio Moro, Orchestraccia, Sinkro, Enrico Ruggeri, Deddy e Caffellatte, Mobrici, Coma_cose, Max Pezzali, Fasma, Big Mama, Mecna, Vibrazioni, Claver Gold, Luca Barbarossa ed Extraliscio, Angelina Mango, Hu, Notre Dame de Paris con Riccardo Cocciante, Mr Rain…
Fra i primi messaggi lanciati dal palco, anche la lotta al “body shaming”: “Cicciona, fai schifo, mi dicevano da piccola” — ha ricordato la cantante Big Mama (non esattamente una silfide, ma ben fiera della propria corporeità; nome d’arte di Marianna Mammone) – “vatti a nascondere! Che tristezza… Non sono stata trattata molto bene dalle persone. Mi dicevano: cicciona, fai schifo… ero convinta di meritarlo finché ho iniziato a scrivere e ho iniziato a credere moltissimo in me stessa”. La piazza ha riservato però calore all’artista, e le ha risposto intonando: “sei bellissima”…
Ha esordito con un monologo Fasma, rapper romano che indaga – a modo suo – il malessere giovanile: “noi giovani fingiamo di non soffrire — così ha decifrato il nuovo singolo dal titolo “Bimbi sperduti” — ma il dolore è la benzina dell’essere umano. Occorre trovare la forza per rompere un tabù: chiedere aiuto, se necessario. La mia ispirazione è Peter Pan”…
Mr Rain ha toccato un tema affine, la depressione: “il brutto di quando siamo in lotta con noi stessi, schiavi delle nostre paure, è che siamo convinti di potercela fare da soli. Ma così è come stare nelle sabbie mobili, più cerchi di scappare e più affondi, affondi e affondi. La salute mentale è importante tanto quella fisica. Parlo per esperienza personale: non abbiate paura di chiedere aiuto, è un atto di forza”…
La Rappresentante di Lista si è lanciata in un eloquente “vaffa” contro la guerra. Messaggio ironico e sognante di Valerio Lundini, che ha interrotto la sua esibizione per ricevere una fantomatica telefonata da Vladimir Putin, il quale comunica di aver deciso di interrompere la guerra…
Ambra Angiolini, aprendo la seconda parte del Concertone, ha proposto alcuni pensieri sull’esigenza di deporre le armi e sulle tante guerre che affrontiamo tutti i giorni: “la guerra è anche chi spara a Manuel Bortuzzo in una tranquilla sera romana all’Axa; è le donne accoltellate, sfregiate, uccise da mariti-compagni-fidanzati; è Marco Vannini, ucciso da quattro persone che hanno anteposto la loro salvezza alla sua vita”, ha evocato la presentatrice con voce incrinata per l’emozione… “Tutti noi dobbiamo metterci al lavoro per la pace. Siamo tutti responsabili”.
Ornella Vanoni ricorda le “morti bianche” con una canzone di Chico Buarque
Ornella Vanoni ha ricordato le “morti bianche” in un intervento sentito (con la carica emozionale di un’artista 87enne ancora ben attiva): “la vita non ha più valore… Era tanto tempo che desideravo venire al Primo Maggio, ma mi dicevano sempre: ‘Non è per te’. Così ho portato una canzone di Chico Buarque de Hollanda su una morte bianca (si tratta di “Costruzione”, del 1975, n.d.r): un brano certo non esaltante, non rock o funk, ma sicuramente è una canzone importante. Dall’inizio dell’anno, sono morti 200 operai, oramai tutto deve essere fatto in fretta, la vita non ha più valore, le impalcature sono fatte senza cura e crollano come quella che pochi giorni fa ha schiacciato un ragazzo. E poi gli operai fanno orari di lavoro tremendi. Alla fine di questa canzone sulla gente che muore, non mi applaudirete come quando ascoltate le canzoni che vi piacciono, ma è una canzone meravigliosa…”.
Piccola polemica – emersa sui “social” network – per la t-shirt indossata dal co-conduttore Bugo: il cantante fatto chiarezza sulla maglietta indossata sul palco e finita nel mirino sui “social” perché accusata di essere pro-Russia: “ma quale maglietta pro-Russia! Ho indossato una t-shirt di un concerto degli Oasis. Che follia… ho affrontato temi importanti. come la sicurezza sul lavoro, sulle strade, i diritti dei lavoratori dello spettacolo, la sclerosi multipla… E sui social vengo attaccato per una maglietta”, sono state le parole di sfogo (riportate dalla testata “Leggo”).
Da segnalare che Bugo ha portato sul palco del Concertone la campagna “Scacco Matto – The WillChair”, realizzata da Novartis con Aism (Associazione Italiana Sclerosi Multipla onlus), per sensibilizzare sulla lotta alla grave malattia neurodegenerativa. Dal co-conduttore Bugo ad Enrico Ruggeri, dai Coma_Cose a Valerio Lundini, tanti dei protagonisti hanno voluto sedersi sulla sedia di design realizzata dal designer Derek Castiglioni a partire dal riciclo di una sedia a rotelle (“wheelchair”, appunto). La presenza della sedia nel retropalco del Concertone è parte della campagna di sensibilizzazione sulla lotta alla sclerosi multipla. Si tratta di una campagna ideata per dare ai giovani malati la forza di reagire e non arrendersi mai ai limiti imposti dalla malattia: 3.600 giovani tra i 20 e i 40 anni ricevono ogni anno una diagnosi di “sm”, malattia neurodegenerativa cronica che colpisce il sistema nervoso centrale e che nel 25 % dei casi determina difficoltà di deambulazione, impattando significativamente sulla sfera scolastica e professionale, oltre che sulla vita familiare e di relazione…
A proposito di “look”, da segnalare l’“outfit” di Ambra, che ha indossato un maglione a righe orizzontali azzurre e gialle (con chiaro riferimento alla bandiera dell’Ucraina).
Un omaggio alla memoria del rapper Samuel Cuffaro, operaio 19enne morto per un incidente sul lavoro, e… la Rai lo interrompe con spot pubblicitari
Lo scrittore Stefano Massini ha regalato visibilità a Samuel Cuffaro, morto 19enne, nel maggio del 2021, in provincia di Gubbio, in un laboratorio per il trattamento della cannabis medica e musicista (suonava nei Soul Brothers, gruppo rap eugubino): “il palco che non ha avuto da vivo, glielo regaliamo adesso, sperando ci veda… C’era un ragazzo di diciannove anni che suonava, che cantava, che aveva la passione per la musica, e che nella sua vita non voleva altro che salire su un palco come questo e cantare per farvi sentire la sua canzone… è successo che nel maggio 2021 è andato a lavorare in ditta, è scoppiato un incendio mentre lavorava, a 19 anni è morto sul lavoro e non può farvi venire qui live a farvi sentire la sua canzone… Samuel non può essere qui perché è una delle 1.221 persone che l’anno scorso sono morte sul lavoro… 200 persone da gennaio ad oggi… persone che sono andate a lavorare e che hanno trovato la morte…”.
Massimi introduce un estratto della canzone di Samuel Cuffaro, che recita “siamo comandati da coglioni / intrallazzarti come Berlusconi / hanno i soldi e sono tranquilli / parlo di politici / che si credono mitici e critici / vorrei farti capire / che sono solo pedine / e che devi essere un avido / o per niente empatico / ad uccidere tutta ‘sta gente / ma non gli interessa niente / non gli interessa un cazzo” (clicca qui per il testo della canzone, “The Grudge”, dalla piattaforma web della Cgil, Collettiva).
La voce e l’immagine di Samuel hanno riempito la scena, ma va segnalato che incredibilmente questa sua canzone è stata interrotta all’improvviso da Rai2 con un blocco di spot, a conferma della indegna commistione del servizio pubblico con i vincoli della pubblicità. Non pochi hanno notato la… nota stonata: anzi, si è trattato di una interruzione grave, intollerabile quanto volgare, ma sintomatica della perdurante deriva di Viale Mazzini.
Rassegna stampa e ricaduta mediale positiva, ma pacifismo a gogò, acritico ed asettico
Rassegna stampa e mediale odierna?! Complessivamente tutta positiva, ovvero per lo più riproducente i dispacci di agenzia; l’articolo più accurato e completo è forse quello firmato da Laura Martellini sul “Corriere della Sera”.
Nessuna ulteriore polemica, se non la protesta di Fedez, che ha dichiarato che s’attendeva un invito non arrivato. E forse a causa della posizione polemica assunta nell’edizione 2021, allorquando il rapper – ed ormai sempre più “influencer”, assieme alla potente moglie Chiara Ferragni – attaccò i politici che si erano espressi contro il “ddl Zan” (la famosa proposta di legge che reca il nome del deputato Pd ed attivista Lgbt+ Alessandro Zan), e denunciò Rai accusandola di un tentativo di censura politica di tipo “omotransfobico”…
Impressioni personali del cronista mediologo e culturologo?!
Un “concertone” sostanzialmente normalizzato e piuttosto conformista, ovvero privo di reali critiche al “sistema” – in senso lato (come insieme di valori ed apparati ideologici) – e sintonico semplicemente con un generico (quanto, in fondo, retorico e conformista) approccio ideologico “contro la guerra”.
Pacifismo a gogò, un po’ generico ed un po’ retorico, insomma, in totale assenza di una visione minimamente critica del sistema (capitalistico), ovvero delle logiche di causa/effetto, che sono alla base delle dinamiche belliche. Inclusa l’ultima, ovvero quella ucraina, assunta agli onori della cronaca, a fronte di decine di conflitti nascosti e rimossi nel corso degli anni…
Abbiamo osservato un po’ anche “il dietro le quinte”, con una sorta di trasmissione parallela curata da Rai Radio2: con Diletta Parlangeli ed Elena Di Cioccio a partire dall’inizio del concerto, e dalle 20 in compagnia di Gino Castaldo (ormai “ras” incontrastato della musica in Rai) e Melissa Greta Marchetto, il programma è realizzato in “media partnership” con Siae, in diretta dalla postazione di Radio2 in piazza, dove i conduttori sono stati raggiunti dai protagonisti della kermesse, per interviste e commenti. Nel “backstage”, è stata allestita una zona per i circa 200 accreditati, giornalisti e “vip” ed altri ancora…
Però… incredibile, ma vero: i giornalisti non avevano accesso ad una zona davanti al palco, e quindi erano nella impossibilità di intercettare “fisicamente” gli umori del pubblico, costretti invece a fruire della kermesse attraverso i monitor… Una assurdità. Un paradosso. Un’incomprensibile scelta logistica degli organizzatori: veramente intollerabile.
Da segnalare che i leader sindacali (Cgil, Cisl e Uil con i segretari generali Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri) hanno parlato da Assisi, per la prima volta insieme dopo lo strappo sulla guerra. La Cisl si è ritirata dalla prima manifestazione per la pace, accusando i compagni cigiellini di “neutralismo”… La rottura veniva da lontano: dal no allo sciopero generale dello scorso 16 dicembre 2021, che invece Cgil e Uil hanno mantenuto…
Critiche alla manifestazione a Piazza San Giovanni son venute dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che – dalla “convention” del partito a Milano – ha sostenuto: “noi oggi abbiamo parlato di quei lavoratori, le cui storie non saranno presenti sul palco del primo maggio organizzato da quei sindacati che difendono più gli iscritti che i lavoratori”.
Audience non eccezionale: la prima parte share intorno all’8,5 % (meno di 1 milione di spettatori), la seconda parte 10 % (1,7 milioni)
Risultati di audience? Non eccezionali, secondo le rilevazioni Auditel (che prendiamo in considerazione sempre con prudenza, oltre che scetticismo). Qual è stato il programma più visto in tv di ieri sera, domenica 1° maggio 2022? Su Rai 1, è andato in onda il film “Felicia Impastato”. Su Rai 2, “The Rookie”. Su Rai 3, il “Concertone”, giustappunto. Su Rete 4, “Zona bianca”. Su Canale 5, “Gli Eredi della Terra”. Su Italia 1, “Tre uomini e una gamba”. Su La7, “Non è l’Arena”…
Analizziamo i dati. Su Rai 1, “Felicia Impastato” (in replica, il film diretto da Gianfranco Albano risale al 2016) ha conquistato 2.277.000 spettatori pari al 12,6 per cento di share. Su Canale 5, l’ultima puntata della serie spagnola “Gli Eredi della Terra” ha raccolto davanti al video 1.709.000 spettatori con una share del 9,8 per cento. Su Rai 2, la serie poliziesca “The Rookie” ha interessato 1.109.000 spettatori (5,4 per cento) e poi “Blue Bloods” 1.165.000 spettatori (6 per cento). Su Italia 1, “Tre uomini e una gamba” (film del 1997 diretto da Aldo, Giovanni e Giacomo e Massimo Venier) è stato scelto da 1.110.000 spettatori (6,1 per cento).
Su Rai 3, il “Concerto del Primo Maggio – Seconda Parte” ha convinto 1.667.000 spettatori (10,4 per cento).
Su Rete 4, “Zona Bianca” ha totalizza un “a.m.” (ascolto medio) di 923.000 spettatori (6.5 per cento). Su La7, “Non è l’Arena” di Massimo Giletti ha registrato 973.000 spettatori, pari al 6,7 per cento.
In sostanza, nella fascia di palinsesto più importante, una share non esaltante: 10,4 % a fronte di una media di meno di 1,7 milioni di telespettatori.
Anche nella fascia cosiddetta “Daytime pomeriggio”, risultati non entusiasmanti: il “Concerto del Primo Maggio – Prima Parte” dalle 16:29 alle 18:57 arriva a 945.000 spettatori con una share dell’8,2%. La presentazione, dalle 15:30 alle 16:29, a 959.000 spettatori ed una share dell’8,6 %.
Il format del Concertone va rivisto
Questi risultati di audience e di share debbono provocare – nei sindacati anzitutto e negli organizzatori (e nella stessa Rai) – una riflessione autocritica sul format della kermesse, oltre che sul posizionamento in palinsesto tv.
Diversi sarebbero certamente stati i risultati di audience, se Viale Mazzini avesse avuto il coraggio di trasmettere un programma simile su Rai 1, e soprattutto promuovendolo in modo deciso e non rituale, in modo convinto e coraggioso, magari con una impostazione radicalmente differente, innovativa e finanche provocatoria.
Da segnalare anche un altro errore, imperdonabile: i cantanti ed i brani che cantavano sono stati annunciati senza riportare in veloce sovraimpressione (come s’usa fare, correttamente, al Festival di Sanremo), i nomi degli autori. Possibile che questo deficit di “credits” (un po’ paradossale, per chi dovrebbe avere massimo rispetto della creatività) sia sfuggito all’attenzione anche dello sponsor Siae?!
Da ricordare infine che Taranto fa eco la piazza dell’evento ormai per alcuni aspetti “alternativo” rispetto a Piazza San Giovanni, il Concertone dell’Uno Maggio Libero e Pesante, sotto la direzione artistica di Antonio Diodato, Roy Paci e Michele Riondino, che dal palco ha dichiarato: “noi qui a Taranto mangiamo fossile, respiriamo fossile, lo stesso fossile con il quale si costruisce il vostro acciaio. In questo processo industriale ci finiamo noi tarantini, operai, cittadini, donne, bambini, anziani, casalinghe, impiegati, commercianti, disoccupati, ci finiamo tutti dentro. Il vostro acciaio, l’acciaio che l’Italia richiede a Taranto, porta i nostri nomi”. Evento – da qualcuno definito addirittura “controconcerto” – organizzato nel Parco Archeologico delle Mura Greche, interamente autofinanziato e creato dal Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti. Questa kermesse, che si è sviluppata dalle 13 alle 23 di ieri (di fatto in contemporanea rispetto al 1° maggio a Piazza San Giovanni), è stata trasmessa in diretta, in esclusiva, da Antenna Sud e rilanciata via web da “il Fatto Quotidiano”. Una scaletta ricca anche a Taranto: basti citare Gianni Morandi, The Zen Circus, Giovanni Caccamo, Fabio Celenza, Cosmo, Calibro 35, Cor Veleno con i Tre allegri ragazzi morti, ed i mitici 99posse… Ed un approccio concreto e critico forse più significativo della kermesse a Piazza San Giovanni.
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