Coraggiosa scelta interna per il prossimo Dg della Società Italiana Autori Editori, che rappresenta oltre 100mila creativi del sistema culturale e artistico nazionale.

La notizia era nell’aria, alcune testate giornalistiche specialistiche avevano anticipato la rosa dei candidati, ma va dato atto alla newsletter “Rockol.it” (diretta da Giampiero Di Carlo, e con l’esperto Gianni Sibilla nella veste di Capo Redattore) di aver anticipato la notizia in assoluta esclusiva, questa mattina, martedì 5 luglio: dal 1° gennaio dell’anno prossimo, in Siae avverrà l’avvicendamento del Direttore Generale, e l’attuale direttore (fino al dicembre 2022) Gaetano Blandini, che guida la Società da ben 14 anni, lascerà il timone al giovane Matteo Fedeli, Direttore della Divisione Musica dal 2014.

La notizia è importante in sé, ed in qualche modo esplosiva anzitutto perché il futuro Dg è veramente molto giovane: classe 1984. La nomina è stata decisa ieri lunedì dal Consiglio di Gestione della Siae, all’unanimità.

Ha commentato il Dg Blandini: “una scelta interna e di grande competenza, che condivido in pieno, perché conferma la volontà della Siae di investire su profili altamente formati e con grande esperienza nel settore”.

Attuale Direttore della Divisione Musica, Fedeli è in Siae dal 2014 dove, nel corso degli anni, ha seguito l’evoluzione dei diversi ambiti di intervento dell’ente preposto alla protezione e all’esercizio dell’intermediazione del diritto d’autore in Italia.

Per il Presidente Giulio Rapetti alias Mogol (vedi foto), “questa nomina conferma la volontà della Siae di guardare al futuro, con l’obiettivo di anticipare le grandi sfide del diritto d’autore e assolvere al proprio compito di assicurare ad autori ed editori la libertà creativa e la corretta remunerazione del lavoro”.

Quel che sorprende è la scelta assunta dal Consiglio di Gestione Siae: l’incarico di Direttore Generale richiede competenze tecniche complesse ma anche una esperienza di relazioni politiche ed istituzionali notevole. Una decisione coraggiosa.

Senza dubbio, Fedeli ha le prime, ma sulle seconde si nutre una qualche perplessità, e quindi la scelta assunta dagli amministratori della Siae evidenzia una grande fiducia ed un notevole investimento nei confronti del giovane manager interno.

Basti osservare i profili dell’insieme dei candidati che sono stati presi in considerazione nelle settimane scorse: la Siae si è affidata ad una società di “cacciatori di teste” – come s’usa fare a questi livelli – la Key2People.

“Head-hunting”: una short-list di manager esterni (da Google a La7 a Spotify) e dirigenti infra-Siae

Lo stesso Gaetano Blandini spiega: “la prima pre-selezione era composta da 10 nominativi iniziali e, nel processo di selezione, si è poi ridotta a 3; la seconda, dai 5 candidati interni, che si erano detti disponibili ad accettare la carica, anch’essa è stata ridotta a 3”.

Pare fossero emerse ab origine una trentina di candidature di “papabili”, e, alla fin fine, una “short list” di 4 manager esterni e 2 manager infra-Siae: Carlo D’Asaro Biondo, per oltre 10 anni alla guida di Google (Italia, ma anche Emea) ed attualmente alla guida della divisione Cloud di TimMarco Ghigliani, Amministratore Delegato de La7 (gruppo Cairo); Veronica Diquattro, Chief Revenue Officer Europe di Dazn e già Managing Director a SpotifyAlberto Matassino, già Direttore Generale Corporate di Rai durante la gestione Foa-Salini… Parrebbe D’Asaro Biondo si sia poi sfilato, e quindi gli “esterni” sarebbero scesi a 3 soltanto.

Profili manageriali molto alti, e con una matrice “mediale” molto connotata.

Peraltro anche il compenso del Dg Siae è appetibile, trattandosi di 409mila euro l’anno, ovviamente lordi, ma comunque ben oltre il “tetto” dei 240mila euro che riguarda strutture pubbliche come Rai.

Si ricordi che formalmente Siae è un “ente pubblico economico a base associativa”, ma sfugge ad alcuni vincoli imposti agli enti pubblici. È comunque è importante segnalare che Siae non grava in alcun modo sulle finanze pubbliche.

Tra i candidati interni, c’era anche Pietro Ietto, Direttore della Divisione Rete Territoriale ed al contempo Vice Direttore Generale (vi è anche un altro Vice Dg, Sergio Maria Fasano). Ietto è in Siae dal gennaio 2016, e può vanta nel cv tra l’altro il ruolo di Direttore Generale di Cinecittà per oltre 7 anni (dal 2006 al 2010).

Terzo candidato interno, Licia Del Greco, Direttore della Divisione Innovazione e Strategia nonché Direttrore delle Relazioni Internazionali, in Siae soltanto da un anno, già manager Google.

Il Consiglio di Gestione Siae, che ha deciso ieri la nomina di Fedeli, è formato da Giulio Rapetti Mogol (Presidente), e da Roberto Maria RazziniClaudio BujaAndrea PurgatoriPaola Dubini. Statutariamente, il Consiglio di Gestione determina la “governance” della Siae e ne controlla l’esecuzione da parte del Direttore Generale.

Secondo alcune interpretazioni, la scelta finale è caduta su Fedeli anche in funzione del forte peso che la componente “musica” (e le associazioni settoriali che la rappresentano) ha nell’economia della Siae.

Il curriculum del giovane Matteo Fedeli e del veterano Gaetano Blandini

Più in dettaglio, questo il percorso di Matteo Fedeli: dopo la laurea in Ingegneria Gestionale all’Università La Sapienza di Roma, Fedeli vive una breve esperienza in Accenture, per passare poi nella filiale milanese della società di consulenza statunitense Bain & Company, nel cui ambito elabora piani strategici e operazioni di fusione, riduzione dei costi in ambiti come media e diritto d’autore, “private equity”, energia e servizi pubblici. Nel 2014, viene assunto in Siae come Direttore della Divisione Musica con responsabilità su ripartizioni, documentazione, servizi per associati e mandanti e accordi. Si interessa di tematiche di frontiera da anni, e basti pensare che ha introdotto la Siae nell’incerto territorio della tecnologia “blockchain”. Nel febbraio di quest’anno, nell’economia del Festival di Sanremo / CasaSiae, Fedeli interveniva in rappresentanza della Società in un convegno intitolato “L’altro noi, il metaverso e le nuove dimensioni della musica”.

Va segnalato che la notizia della ricerca del novello Dg in fase conclusiva è stata anticipata dal sempre brillante Andrea Dusio sulle colonne della newsletter specializzata “Odeon / HiTech” (diretta Angelo Frigerio) che nell’edizione di venerdì scorso 1° luglio titolava “Siae, dopo ‘Bland’ il diluvio?”. Ricordava Dusio che era noto da tempo – almeno negli ambienti del sistema culturale e mediale italiano – che Blandini fosse in uscita da Viale della Letteratura. Peraltro, da gennaio il Dg della Siae è divenuto anche Consigliere della Lega Calcio (la Serie A), dove lo ha voluto for­temente Claudio Lotito, a fare da inter­locutore dell’Amministratore Delegato Luigi De Siervo (ex Rai Com e Rai Trade). Blandini stava per essere eletto come Presidente della Lega Calcio (candidato alternativo e certamente con un cv specialistico in materia è stato anche Andrea Abodi, già Presidente della Lega B e da qualche anno Presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo – Ics), ma alla fin fine ha prevalso l’avvocato Lorenzo Casini, già Capo di Gabinetto del Ministro Dario Franceschini.

Gaetano Blandini, classe 1962, può vantare un curriculum difficilmente eguagliabile: laurea in Scienze Politiche all’Università di Roma, esperienza quasi decennale nell’ intelligence ovvero – più esattamente – nell’Ufficio Affari Riservati della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal 1990 assistente dello storico (anzi mitico) Direttore Generale del Dipartimento Spettacolo della Presidenza del Consiglio dei Ministri Carmelo Rocca. Da Rocca, Blandini impara sia la tecnicalità sia la relazionalità di un incarico centrale nell’economia politica del sistema culturale italiano, anche perché gestisce il “decision making” dell’intervento pubblico in materia (e – come è noto – i Ministri passano, i Direttori Generali restano…). Nel 2002, diviene dirigente e viene cooptato nel Consiglio di Amministrazione di Cinecittà, di cui è Amministratore Unico dal 2008 al 2009. Nel 2004, è nominato Direttore Generale per il Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed il Turismo, incarico che mantiene fino al dicembre 2009. Dal 15 dicembre 2009 è Direttore Generale della Siae. Nell’ambito di queste esperienze professionali, Blandini ha contribuito in modo determinante alla gestazione di molte norme e regolamenti, si è relazionato con una pluralità di ministri ed altri interlocutori istituzionali. È nota la sua passione per lo studio approfondito delle materie che si trova a gestire, “rara avis” tra i dirigenti apicali della pubblica amministrazione italiana (nei quali prevale spesso la gestione del potere in sé piuttosto che l’analisi e la ricerca).

La Società Italiana Autori Editori deve affrontare nei prossimi anni una fase particolarmente delicata e critica: anzitutto il superamento delle conseguenze della fase pandemica (che ha ridotto in modo significativo il flusso dei ricavi), ma soprattutto il suo rinnovato posizionamento in un sistema mediale che è stato sconvolto dalla rivoluzione digitale.

Alcune cifre-chiave della Società Italiana Autori Editori (Siae)

Queste le dimensioni della Siae, in alcune cifre-chiave (numeri al 31 dicembre 2020, dato che il bilancio per l’esercizio 2021 non risulta essere stato ancora pubblicato):

  • 277 accordi con società estere per la gestione del repertorio Siae nel mondo e del repertorio straniero in Italia
  • 328.000 utilizzatori del repertorio Siae sul territorio
  • 362.000 locali attivi sul territorio con utilizzo del repertorio Siae
  • 506.000 eventi annui monitorati
  • oltre 30mila report digitali gestiti nel 2020 per le utilizzazioni online in Italia e in Europa
  • 1.073 dipendenti, 42 dirigenti
  • 1 direzione generale a Roma, 10 sedi regionali / interregionali, 28 filiali, 432 mandatarie.

Alcune “grandezze economiche” della Siae (esercizio 2020):

  • 566 milioni di euro, il fatturato
  • 523 milioni, il diritto d’autore e altri servizi di intermediazione
  • 692 milioni, i diritti ripartiti / liquidati agli aventi diritto (compresa la “copia privata”)
  • 12,6 % la “provvigione” media sugli incassi
  • 112 milioni di imposte corrisposte all’erario (iva, irpef, ecc.)
  • 12,1 milioni per gli “under 35”, e autori artisti interpreti esecutori mandatari (10 % della “copia privata” / bandi “PerChiCrea”)…  

Il ruolo stesso della Siae viene messo in discussione dagli alfieri della liberalizzazione (si pensi alla lotta condotta dal principale “competitor” ovvero Soundreef), allorquando chi redige queste noterelle è convinto che è bene che la gestione del diritto d’autore resti nelle mani di un soggetto soltanto, che, più forte e solido è, meglio può rapportarsi con i giganti della rete (Facebook alias MetaGoogleSpotify…).

Soltanto una società di gestione dei diritti d’autore ricca, potente e ben strutturata può vincere la battaglia per combattere il “value gap” ossia la differenza tra il valore economico di ogni singola opera e l’incasso riconosciuto agli autori ed ai produttori dalle mutevoli dinamiche di mercato.

Che esista una enorme asimmetria, nel rapporto tra autori ed editori e le piattaforme web è un dato di fatto oggettivo, e che sia necessario un soggetto all’altezza della sfida è altresì evidente.

Questa battaglia richiede grande competenza tecnica e grande relazionalità politica, dato che lo Stato ha ancora un notevole ruolo di indirizzo rispetto alle dinamiche di mercato.

Sicuramente i prossimi sei mesi saranno preziosi, per il miglior trasferimento di “knowhow esperienziale” da Blandini a Fedeli.

Senza dimenticare che Siae è anche socia di minoranza – con una quota dello 0,44 % (il resto, 99,66 % è del Tesoro ovvero del Ministero dell’Economia e delle Finanze – Mef) – della s.p.a. concessionaria radiotelevisiva pubblica: come abbiamo sostenuto tante volte anche su queste colonne, il suo ruolo nella Rai dovrebbe essere rafforzato, come ente che rappresenta l’anima creativa del sistema culturale nazionale.

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