Da Key4biz (11/01/23) : Rai, il contratto di servizio scomparso dai radar e la presidenza della Commissione Vigilanza in stand-by
Logiche partitocratiche che ritardano l’attivazione della Commissione bicamerale. Silenzio totale sul contratto che regola (dovrebbe regolare) il rapporto tra Stato e concessionaria di servizio pubblico
Tante volte – anche su queste colonne di “Key4biz” – abbiamo enfatizzato quanto il nostro Paese sia anomalo, anormale rispetto ad un semplice buon senso che caratterizza altri Paesi europei: senza arrivare al caso (positivo) estremo del Regno Unito, ove il rapporto tra Stato e concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo – ovvero, ormai, mediale, o multimediale che dir si voglia – affidato in primis alla mitica Bbc è oggetto di una procedura di gestazione a grande evidenza pubblica… in Italia quello che è (dovrebbe essere) il testo che definisce “prestazioni” e “controprestazioni” della Rai è ormai divenuto una sorta di documento misterioso, chiuso nelle ovattate stanze del settimo piano di Viale Mazzini e gli uffici di gabinetto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, quel “Mimt” (sic) ex “Mise” (Ministero dello Sviluppo Economico).
Nessun pubblico dibattito, nessun confronto con la società civile.
E, peraltro – va denunciato – la stessa società civile non brilla nel richiedere una dialettica con le istituzioni e la stessa Rai.
Anche in questo caso, sembra prevalere passività, inerzia, rassegnazione.
Come è noto, qualche settimana fa il “contratto di servizio” per il periodo 2018-2022 è stato prorogato di ben 8 mesi, ma ci si domanda come sia possibile che nessuno (ribadiamo: nessuna testata giornalistica né fonte web) abbia segnalato la notizia che, rispetto ai “6 mesi” annunciati formalmente anche da un comunicato stampa della Presidenza del Consiglio dei Ministri il 21 dicembre 2022, la proroga è stata invece definita, in Gazzetta Ufficiale, a ben “8 mesi”.
Quindi, il precedente / attuale “contratto di servizio” resta in vigore fino al 30 settembre 2023.
Soltanto “Key4biz” ha segnalato la notizia (e la contraddizione tra il comunicato stampa di Palazzo Chigi, dopo la riunione del Consiglio dei Ministri del 21 dicembre, ed il comunicato pubblicato sul sito web del Mimt), come se non si trattasse di una notizia rilevante per l’economia politica del sistema mediale nazionale. Si rimanda a “Key4biz” del 2 gennaio 2023, “Pasticcio Manovra 2023 e Milleproroghe: “Bonus Cultura” rimandato al 2024, “Contratto di servizio” Rai a settembre 2023”.
Un dirigente Rai ci ha segnalato che la dilazione ulteriore di due mesi è verosimilmente codeterminata anche dalla situazione di stallo che riguarda la Commissione parlamentare bicamerale di Vigilanza, che pure deve esprimersi – seppur con un quasi inutile “parere consultivo” – sul contratto, allorquando Rai e Mimt addiverranno ad una versione semidefinitiva del testo.
Chi – come il curatore di questa rubrica IsICult per “Key4biz” – di mestiere è ricercatore specializzato ed al contempo giornalista investigativo… utilizza fonti informative primarie come le agenzie stampa (Telpress, che rilancia anche una parte dei dispacci della preziosa “culturologica” agenzia stampa specializzata Cult alias AgCult) ed i servizi di monitoraggio mediale (da DataStampa a L’Eco della Stampa), non può non stupirsi che la formula “contratto di servizio” Rai sia completamente scomparsa dai radar, da molte settimane.
Incredibile, ma vera, questa scomparsa dai radar.
Come se la questione non esistesse, come se il problema non si rinnovasse.
Tra l’altro, le poche testate giornalistiche che hanno riportato la notizia della proroga del “contratto di servizio” Rai hanno tutte dato per buona la data del “30 luglio 2023”, errata, invece di quella corretta (come da Gazzetta Ufficiale) del “30 settembre 2023”: errore curiosamente riportato ancora oggi da una testata tecnicamente qualificata quale è il confindustriale “Il Sole 24 Ore” (si veda il dossier a firma di Laura Biarella, su “Guida al Diritto” del “Sole” – edizione datata 14.1.2023 – ovvero la “Guida alla lettura” del Decreto cosiddetto “Milleproroghe”)…
Qualcuno pensa forse di addirittura… rimandare il “contratto di servizio” Rai-Mimt dopo un regolamento europeo sui “public media services”?!
Il misterioso “contratto di servizio” è ri-apparso ieri, in occasione di una strana sortita in Parlamento, con un intervento non della Presidente Rai Marinella Soldi o dell’Amministratore Delegato Carlo Fuortes, bensì di una inedita Simona Martorelli, la Direttrice Relazioni Internazionali e Affari Europei di Viale Mazzini, in occasione di un’audizione sul “Quadro comune per i servizi di media nell’ambito del mercato interno”, davanti alla Commissione Politiche Ue del Senato: “i media pubblici possono essere molto condizionati dalle ingerenze esterne per la vicinanza alla politica e per i sussidi statali che ricevono ed è quindi necessario che gli Stati membri istituiscano garanzie giuridiche per il funzionamento indipendente dei media di servizio pubblico in tutta l’Unione. Inoltre bisogna garantire che i fornitori di media di servizio pubblico usufruiscano di finanziamenti sufficienti per svolgere il proprio mandato e per assicurare una prevedibilità della pianificazione, finanziamenti decisi e ottenuti su base pluriennale…”. Ciò premesso in condivisibile argomentazione teorica, Martorelli ha poi sostenuto: “anche in vista del nuovo contratto di servizio Rai e della trasformazione digitale in atto, si accoglie con favore un regolamento che stabilisca in modo chiaro l’importanza e il ruolo del servizio pubblico”, sottolineando che “la garanzia di un adeguato e stabile finanziamento consente di affrontare la sfida di restare rilevante nella dieta mediatica delle persone”. Che Marinelli e Soldi abbiano mandato avanti Martorelli a mo’ di “ambasciatrice”… quasi quasi per perorare una istanza dilazionatoria ulteriore: perché non attendere finanche un “regolamento” dell’Europa, in materia di servizi pubblici, prima di perfezionare il “contratto di servizio” Rai?!
A distanza di 90 giorni dalle elezioni, la Commissione di Vigilanza Rai non è ancora stata composta: scontro tra i “terzopolisti” di Azione/Italia Viva ed il Movimento 5 Stelle
Sulla vicenda della Vigilanza, uno degli ultimi articoli interessanti è stato pubblicato dal quotidiano “il Riformista” (diretto da Piero Sansonetti), ieri l’altro lunedì 9 gennaio: un intervento di Carmine Di Niro ben sintetizza la situazione già nel titolo: “Vigilanza Rai ferma per la ‘guerra’ tra 5 Stelle e Terzo Polo sulla presidenza: braccio di ferro tra Boschi e i candidati grillini”.
Ancora una volta, lotte interne nella logica malata della partitocrazia…
A distanza di 90 giorni dalle elezioni, la Commissione di Vigilanza Rai non è ancora stata composta: è ancora in corso lo scontro tra i “terzopolisti” di Azione/Italia Viva ed il Movimento 5 Stelle.
Il Partito Democratico sembra essere infatti ormai fuori dai giochi della spartizione, avendo già ottenuto per un suo fiduciario, l’ex Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, la guida del Copasir (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica). E parrebbe che il Pd non abbia ancora designato i parlamentari che esprimerà in Commissione, anche se diamo per probabile (anzi, auspicabile, data la competenza tecnica) che della squadra “dem” vada a far parte Antonio Nicita (indubbio esperto della materia, già Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – Agcom).
A questo punto, sia i 5 Stelle che i “terzopolisti” di Calenda e Renzi rivendicano la guida della Vigilanza, e l’elenco dei “papabili” per guidarla è lungo.
Azione e Italia Viva hanno un solo nome in mente per la Vigilanza Rai, quello dell’ex ministra (e fedelissima di Matteo Renzi) Maria Elena Boschi.
In casa pentastellata, i nomi sono invece diversi e probabilmente una sintesi sarà fatta da Giuseppe Conte, che indicherà un candidato ufficiale: in ballo, ci sono l’ex Sindaca di Torino Chiara Appendino, l’ex Ministro Stefano Patuanelli, oltre ai Vice Presidenti del partito Alessandra Todde e Riccardo Ricciardi.
Si ricordi che Stefano Patuanelli è stato Ministro dello Sviluppo Economico nel governo Conte II (2019-2021) e Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali nel governo Draghi (2021-2022). E, nella veste di titolare del Mise, ha sicuramente studiato il dossier del “contratto di servizio” Rai… Per comprendere il suo pensiero su Viale Mazzini, si rimanda all’articolo di Flavio Fabbri, su “Key4biz” del 24 ottobre 2019, “Rai, Patuanelli: “Missione cruciale è alfabetizzare il Paese e far conoscere le tecnologie emergenti”
Secondo alcuni analisti, ad oggi avrebbe più chance la Boschi, dato che i renziani e calendiani corrono altrimenti il rischio di restare a bocca asciutta, essendo a digiuno di ogni commissione…
Analisi “dietrologica” del contratto di servizio Rai
Patrizio Rossano (co-fondatore con Marco Mele del qualificato sito specializzato “TvMediaWeb.it”) propone un’analisi critica e dietrologica ben strutturata, nel suo intervento del 4 gennaio 2023, intitolato “La complicata Agenda 2023 per Viale Mazzini”.
“La trattativa per la stesura del Contratto di servizio è attualmente ferma alla “fase 3” che prevede la scrittura di una bozza condivisa tra Viale Mazzini e il Mimt. Dopo aver acquisito le linee guida del Governo e di AgCom, si tratta ora di formulare un testo che si dovrà prima approvare formalmente dai due soggetti interessati che dopo il Ministro provvederà ad inviare in Vigilanza per un parere vincolante ma non obbligatorio. Forse, proprio in virtù dell’assenza della Vigilanza, è stata prorogata la scadenza dell’attuale Contratto di oltre 6 mesi” (in verità, si tratta di 8 mesi otto). “Da parte Rai, al momento sono noti due documenti: il primo è una bozza di lavoro presentata in Cda lo scorso gennaio e il secondo si riferisce ad un testo presentato in Vigilanza Rai lo scorso 21 luglio con un focus particolare sul Piano Immobiliare. Recentemente, attraverso le colonne de ‘La Stampa’ si è letto che il Mint “avrebbe” bocciato una bozza presentata da Viale Mazzini ma, subito dopo la presidente Soldi che dirige il gruppo di lavoro interno e coordinato da una consulente esterna, Cinzia Squadrone, ha smentito la notizia sostenendo che si tratta di “…interlocuzioni tra le parti, come necessario”.
Rossano rimarca – e noi con lui – che il “dibattito pubblico sull’argomento è pressoché inesistente: l’ultima occasione c’è stata a luglio scorso promossa da Usigrai e Fnsi con il titolo ‘Una sfida per l’Italia’. Una sfida che nessuno ha potuto raccogliere, visto il cambio radicale avvenuto nel panorama politico dopo lo scorso 25 settembre. Quali sono gli orientamenti del Governo sul riassetto futuro della Rai non è dato sapere. Il Contratto di Servizio implica una logica cosiddetta “sinallagmatica” ovvero di impegni richiesti in cambio di risorse certe e garantite. Ad oggi nessuno è in grado di sapere cosa si richiede specificamente alla Rai ovvero qual debba essere la sua “missione” e cosa il Governo è in grado di garantire per gli adempimenti specifici. L’argomento è assolutamente centrale in epoca di restringimento progressivo dl mercato pubblicitario. A parità o forse peggio, a scarsità di risorse, appare difficile supporre che Rai possa sostenere lo sforzo richiesto. O si aumentano le risorse o diminuisce il perimetro di impegno”. E conclude: “Il nuovo Parlamento su questi temi ancora non è pervenuto. Non c’è fretta. La Rai rallentata, sommessa e priva di prospettive per alcuni va benissimo così”.
Che la guida della Vigilanza venga assegnata ad una personalità competente e assertiva, che stimoli una dialettica pubblica sul ruolo futuro della Rai
Indipendentemente dalle simpatie politiche, auspichiamo che per la presidenza della Vigilanza venga scelta una personalità che associ un minimo di competenza tecnica ad un carattere forte: in effetti, nella precedente legislatura il forzista Alberto Barachini (attualmente Sottosegretario all’Informazione e l’Editoria) ha brillato per pacatezza e moderazione, nonché vocazione alla mediazione diplomatica finanche eccessiva (di stile “democristiano”, per così dire), allorquando riteniamo che la Commissione debba essere luogo di dialettica intensa, data la delicatezza del suo ruolo nell’ecosistema dei media del Paese.
La Boschi ha senza dubbio la personalità adatta ad un ruolo di guida della Vigilanza, essendo nota anche per la sua assertività, sebbene in materia non possa competere con il suo ex collega di partito (non rieletto nella XIX Legislatura, ed in verità nemmeno candidato), quel Michele Anzaldi che era divenuto famoso per il suo quotidiano martellamento sulle vicende Rai: che lo si apprezzasse o meno per la sua costante e tenace “vis polemica”, gli va dato atto (merito) di essere stato il più attivo parlamentare della precedente legislatura in materia di servizio pubblico…
La “trattativa” partitocratica sulla Vigilanza si incrocia con altre dinamiche, ovvero la presidenza della Commissione straordinaria Contro l’Antisemitismo e l’Odio…
Si ricordi che la Commissione Parlamentare per l’Indirizzo Generale e la Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi (comunemente nota come “Commissione di Vigilanza Rai” o “Vigilanza Rai”) si pone come commissione parlamentare bicamerale, istituita nel 1975 a seguito della riforma della Rai…
Si ha notizia che oggi (mercoledì 11) si è tenuta all’ora di pranzo una riunione dei Capigruppo di maggioranza di Camera e Senato, per fare il punto giustappunto sulle “commissioni bicamerali”. Ad oggi, è stato infatti costituito ed è operativo solo il Copasir, mentre non è ancora nata l’Antimafia che va istituita per legge, e deve essere insediata la Vigilanza con l’elezione del suo presidente. I partiti avrebbero comunicato i nominativi dei parlamentari che ne andranno a far parte, ma ufficialmente non trapela ancora nessun nome.
Quel che stupisce (rectius: che dovrebbe stupire) è che nessuno si pone come “candidato” sulla base di una idea, una proposta, una strategia: che ruolo assegnare alla Commissione di Vigilanza, e soprattutto che “idea di Rai” si ha, per poter ambire a quella posizione?!
Deserto di idee: totale deserto.
Rai sopravvive a sé stessa, abbandonata alla sua deriva.
Ed intanto la questione della Vigilanza resta… in stand-by ed il contratto di servizio un… documento misterioso.
Dinamiche vergognose, ma in Italia sembra che i più – parlamentari inclusi – siano abituati a digerire anche i sassi ed a non stupirsi ormai più di nulla.
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz” .
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