Alla luce dei risultati di mercato, ci si deve domandare se ha ancora senso destinare il 73 % del totale del fondo agli incentivi tributari (tax credit) e soltanto il 27 % a tutte le altre linee di intervento statale.

L’intervento dell’IsICult – Istituto italiano per l’Industria Culturale sulle colonne di “Key4biz” di ieri (“La Notte degli Oscar 2024: flop di Matteo Garrone, débâcle della Rai”) ha provocato in alcuni lettori reazioni controverse e finanche curiose, che riteniamo opportuno commentare: abbiamo scritto che l’esito della Notte degli Oscar (andata in onda su Rai1 tra domenica e lunedì) debba essere considerato un flop, rispetto alle ambizioni del film di Matteo Garrone “Io Capitano” (di grazia, si gareggia per vincere, non per partecipare), ma qualcuno ha sostenuto che va considerato comunque un gran risultato la “nomination”, che stimolerà la distribuzione internazionale dell’opera… Lungi però da noi interpretare la dinamica con la solita logica del “bicchiere mezzo pieno”, che pure è tanto diffusa tra i media italiani “mainstream” e tra buona parte della comunità professionale: crediamo che debba infatti prevalere un sano equilibrato pessimismo della ragione, a fronte di tanto prevalente eccessivo ottimismo della volontà.

Crediamo che l’insuccesso del film di Garrone nella corsa agli Oscar debba essere contestualizzato nell’economia complessiva della promozione del cinema italiano nel mondo: una promozione che riteniamo oggettivamente carente, sia per la modestia degli investimenti del Ministero della Cultura (pochi milioni di euro l’anno, frammentati tra decine di piccole iniziative), sia per l’assenza di una sinergia adeguata con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci), sia – soprattutto – per la perdurante assenza di una agenzia dedicata, sul modello della storica Unifrance… Va detto a chiare lettere: se non fosse per quel (poco) che mette in atto Netflix (con la sua offerta spesso in 190 Paesi, inclusa l’ultima serie “SuperSex”, sulla quale torneremo presto), la reale distribuzione del cinema e dell’audiovisivo italiano nel mondo sarebbe – fatte salve rarissime eccezioni – una assoluta chimera.

Riteniamo che la “politica culturale” debba essere basata su dati oggettivi, analisi serie, ricerche di mercato accurate: questa logica di “evidence-based policy making” è in Italia ancora prevalentemente inesistente.

Lo stato dell’arte delle conoscenze su come funziona il sistema culturale nazionale continua ad essere assolutamente penoso, e la rubrica IsICult su “Key4biz” è nata, ormai dieci anni fa, proprio per cercare di stimolare le istituzioni pubbliche ed i “decision maker” a meglio attrezzarsi con efficienti ed efficaci “cassette degli attrezzi” (vedi l’edizione n° 1 della rubrica su “Key4biz” del 4 luglio 2014, “ilprincipenudo. L’economia della cultura e l’incertezza dei suoi numeri”). La rubrica veleggia ormai verso l’edizione n° 800, ma, a distanza di dieci, purtroppo assai poco è migliorato.

“Il Sole 24 Ore” titola oggi “incassi vicini a quelli del 2019”, ma i numeri dicono altro: nei primi 2 mesi del 2024 -25% di box office e -31 % di spettatori rispetto allo stesso periodo del 2019

Ciò premesso, stupisce oggi che anche un quotidiano di approccio prevalentemente economico, qual è il confindustriale “Il Sole 24 Ore”, titoli su tre colonne “Il cinema italiano prova a rialzare la testa. Gli incassi vicini a quelli del 2019”, con un articolo a firma del generalmente accurato Andrea Biondi.

Anche Biondi deve essersi lasciato andare all’onda lunga dell’entusiasmo a gogo che caratterizza la Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni (ed i poteri forti del sistema), ma, anche in questo caso, la volontà di voler vedere a tutti i costi il bicchiere “mezzo pieno” cozza con l’oggettività dei dati: come abbiamo scritto ieri su queste colonne i dati relativi ai primi due mesi del 2024 evidenziano un -25 % a livello di incassi (111 milioni di euro), corrispondenti ad un -31 % di spettatori (16 milioni di biglietti venduti) rispetto all’anno 2019. La “vicinanza” tra i dati del 2024 e quelli del 2019 ci sembra molto ma molto opinabile.

I dati cui si riferisce “Il Sole” sono evidentemente gli stessi (ufficiali) utilizzati da IsICult, ovvero il database di Cinetel (Anica+Anec).

I dati che abbiamo evidenziato ieri – per ribadire le gravi condizioni critiche del sistema “theatrical” italico – sono relativi al periodo che va dal 1° gennaio 2024 al 10 marzo 2024 (ieri l’altro): come si può sostenere che questi incassi siano “vicini” a quelli del 2019, se evidenziano una decrescita di un quarto degli incassi (-25 %) e di quasi un terzo degli spettatori (-31 %)?!

Peraltro – come abbiamo segnalato ancora ieri – se raffrontiamo i dati dei primi due mesi del 2024 con l’omologo periodo del 2018, il calo corrisponde a –32 % a livello di “box office” ed a -37 % rispetto al totale dei biglietti venduti.

In sintesi, nel 2024 perso 1 spettatore su 4 di quelli del 2018.

Il quotidiano confindustriale rilancia oggi – una volta ancora – la solita lettura positiva del Presidente dell’Anica Francesco Rutelli, ed ignora completamente il fenomeno ormai giunto a livelli di patologia acuta di centinaia di opere cinematografiche e talvolta di fiction “made in Italy” che vengono sfornate grazie al “tax credit” drogato (con sintesi efficace: opere prodotte “per” il credito d’imposta e non “con” il credito d’imposta), senza che vadano a beneficiare di un effettivo sbocco sul mercato “theatrical” e spesso nemmeno di un passaggio in televisione o di un’offerta nelle “library” delle piattaforme. Opere che restano invisibili (e – secondo alcuni – sarebbero spesso anche… invedibili).

Come è possibile distogliere lo sguardo da queste dinamiche, ed alimentare entusiasmo ingiustificato per il “mezzo Oscar” di Garrone? Che dire?! Forse la responsabilità del titolo de “Il Sole 24 Ore” non è di Andrea Biondi, ma del titolista distratto.

La “Notte degli Oscar” proposta dalla Rai: una débâcle, anche secondo Aldo Grasso (“Corriere della Sera”) e Beatrice Dondi (“L’Espresso”): “banalità, scontatezze, luoghi comuni” (…) “accanimento della Rai contro il cinema”

Rispetto al nostro intervento di ieri, ci piace segnalare che è stato il primo a denunciare la penosa “notte” degli Oscar che ha messo in onda Rai1. Non crediamo che gli illustri colleghi siano stati influenzati dalle nostre aspre critiche, ma siamo lieti che, a distanza di qualche ora dal nostro articolo, sia Aldo Grasso sulle colonne del “Corriere della Sera” sia Beatrice Dondi sulle colonne de “L’Espresso” abbiamo manifestato pareri critici non meno severi dei nostri. Giudizi aspri anzi caustici. Grasso: “condurre la Notte degli Oscar non è come condurre «La vita in diretta» e non è che il lanciatissimo Alberto Matano possa cambiare dall’oggi al domani: è e resterà un nipotino di Mara Venier (mi riferisco al suo modo di proporsi)… facevano a gara a chi collezionasse più banalità, scontatezze, luoghi comuni sul cinema e sugli Oscar”. Dondi: “gli Oscar 2024 con Alberto Matano sono il segno dell’accanimento della Rai contro il cinema”.

Riproduciamo quel che abbiamo scritto ieri: esattamente come avviene per la cerimonia dei David di Donatello, si conferma (con “la Notte degli Oscar”) la assoluta incapacità della Rai di mettere in atto lungimiranti strategie di promozione del cinema italiano.

E d’altronde – come abbiamo segnalato qualche giorno fa su queste colonne – Rai continua ad affidare la trasmissione di punta (sic) a favore del cinema all’immarcescibile Gigi Marzullo, trasmettendola in orari sepolcrali (l’ultima andata in onda, sabato scorso 8 marzo, alle 2 a. m.: dicesi le due “in the night”).

Ciò basti. Con buona pace del “nuovo corso” che alcuni si aspettavano – anche su questo fronte pur minore – dal Governo guidato da Giorgia Meloni.

Rispetto alla promozione del cinema, la Rai attuale è esattamente identica a quella di prima: sensibilità zero, intelligenza zero, strategia zero, innovazione zero. Conservazione e inerzia.

Totale assenza di strategie di marketing, nonostante Rai Cinema sia – insieme al Ministero della Cultura – uno dei principali sovvenzionatori di tutta la “macchina cinema” del nostro Paese.

L’attesa ripartizione dei 700 milioni di euro del Fondo Cinema e Audiovisivo per il 2024: necessario un radicale “cambio di rotta” nell’allocazione delle risorse. Intollerabile che il “tax credit” assorba il 73 %

Al di là di quanto sostenuto ieri su “Key4biz”, ricordiamo – ancora una volta – che è in gestazione, in seno al Ministero della Cultura, il “piano di riparto” del Fondo Cinema e Audiovisivo, ridotto per l’anno 2024 dai precedenti 750 milioni di euro agli attuali 700 milioni, per precisa scelta del Ministro Gennaro Sangiuliano.

Ribadiamo che sarebbe un atto intelligente e lungimirante “scardinare” il fallimentare assetto degli anni precedenti, e ridurre radicalmente l’allocazione a favore del “tax credit”, privilegiando altri strumenti di intervento, dalla formazione alla promozione…

Riproduciamo la ripartizione decisa (con decreto a firma dello stesso Ministro Gennaro Sangiuliano, che pure si era insediato al Collegio Romano da pochi mesi, e forse non si era ancora ben reso conto del disastro in essere) per l’anno 2023: l’anno scorso le risorse del Fondo per lo Sviluppo degli investimenti nel cinema e audiovisivo sono state di 746 milioni di euro (per la precisione 746.034.750 euro, come stabilito dal D.M. n. 112 del 14 marzo 2023).

Del totale di 746 milioni, il “tax credit” ha assorbito 541 milioni, ovvero quasi i tre quarti del totale dell’intervento dello Stato: ben il 73 % !

Per la precisione si tratta del 72,5 %, sul totale di 746 milioni di euro.

Precisiamo che i dati che qui andiamo proponendo sono tratti dalla pagina dedicata del sito web della Direzione Cinema e Audiovisivo, e sono quindi – fino a prova contraria – oggettivi, istituzionali, incontrovertibili (anche se – naturalmente – si dovranno attendere i consuntivi del 2023, per comprendere se i risultati risulteranno effettivamente allineati con la previsione originaria definita col decreto ministeriale).

1. Fondo Cinema e Audiovisivo: “tax credit”

“Tax credit”: 541 milioni (73 % del totale di 746 milioni). La principale “fetta” della “torta” del Fondo Cinema e Audiovisivo  

Agli “incentivi fiscali” di cui agli articoli da 15 a 20 della Legge Cinema e Audiovisivo sono stati destinati 541 milioni di euro, così ripartiti:

Tax credit (541 milioni)

Produzione:                                        304 milioni      (56,2 %)

Distribuzione:                                      38 milioni        (7,0 %)

Esercizio:                                            25 milioni        (4,6 %)

Industrie tecniche:                              12 milioni        (2,2 %)

Potenziamento offerta:                      114 milioni      (21,1 %)

Attrazione investimenti stranieri:       48 milioni        (8,9 %)

Totale:                                                541 milioni      (100 %)

Più in dettaglio:

Produzione     (304 milioni; 56,2 % del totale di 541 milioni)

  • 100 milioni per la produzione di opere cinematografiche (32,9 %)
  • 180 milioni per la produzione di opere televisive e opere web (59,2 %)
  • 12 milioni per la produzione di opere audiovisive di ricerca e formazione (3,9 %)
  • 12 milioni per la produzione di opere audiovisive a contenuto videoludico (3,9 %)

Distribuzione (38 milioni: 7,0 % del totale di 541 milioni)

  • 38 milioni per le imprese di distribuzione

Esercizio         (25 milioni; 4,6 % del totale di 541 milioni)

  • 25 milioni per le imprese dell’esercizio cinematografico

Industrie tecniche e post-produzione (12 milioni; 2,2 % del totale di 541 milioni)

  • 12 milioni per le industrie tecniche e della post-produzione

Potenziamento offerta (114 milioni; 21,1 % del totale di 541 milioni)

  • 114 milioni per il potenziamento dell’offerta cinematografiche

Attrazione investimenti stranieri (48 milioni; 8,9 % del totale di 541 milioni)

  • 48 milioni per l’attrazione in Italia di investimenti cinematografici e audiovisivi.

2. Fondo Cinema e Audiovisivo: extra “tax credit”, tutte le altre “fette”

Extra “Tax Credit”: 205 milioni (27 % del totale di 746 milioni): contributi “automatici” 40 milioni; contributi “selettivi” 47 milioni; contributi “promozione” 96 milioni di euro; 23 milioni per il cinema nelle scuole

Contributi “automatici” (40 milioni; 19,5 % del totale di 205 ml)

  • 40 milioni destinati ai “contributi automatici” (di cui agli articoli 23 e 24 della Legge): riguardano sviluppo, produzione e distribuzione delle opere cinematografiche e audiovisive e le modalità di erogazione del sostegno automatico alle imprese cinematografiche e audiovisive

Contributi “selettivi” (47 milioni; 22,9 % del totale di 205 ml)

  • 46,7 milioni per i “contributi selettivi”, di cui all’articolo 26 della Legge 220/2016, sono stati così ripartiti:
  • 1,2 milioni:      scrittura di sceneggiature di opere cinematografiche, televisive e web
  • 3 milioni:         sviluppo e pre-produzione di film e opere audiovisive
  • 21 milioni:       produzione di opere audiovisive che finanziano 4 linee di intervento:
  • 6 milioni:         opere cinematografiche di giovani autori
  • 6,9 milioni:      opere cinematografiche prime e seconde
  • 3,3 milioni:      documentari e cortometraggi
  • 4,8 milioni:      opere d’animazione
  • 19,5 milioni:    opere cinematografiche difficili, con modeste risorse finanziarie e opere cinematografiche di particolare qualità artistica
  • 2 milioni:         distribuzione internazionale di opere cinematografiche e televisive.

Promozione (96 milioni; 46,8 % del totale di 205 ml)

  • 96 milioni sono andati a finanziare le attività e iniziative di “promozione cinematografica ed audiovisiva” di cui all’articolo 27 della Legge n. 220, con i seguenti obiettivi:

di cui 32,3 milioni (33,7 % di 96 milioni) destinati a:

  • 3,1 milioni: sviluppo della cultura cinematografica e audiovisiva in Italia,                                      promozione delle attività di internazionalizzazione del settore, promozione, anche a fini turistici, dell’immagine dell’Italia attraverso il cinema e l’audiovisivo
  • 12,9 milioni: “progetti speciali”
  • 7 milioni: realizzazione di festival, rassegne e premi di rilevanza nazionale e internazionale
  • 1,5 milioni: attività di acquisizione, conservazione, catalogazione, restauro, studio, ricerca, fruizione e valorizzazione del patrimonio cinematografico e audiovisivo
  • 7 milioni: sostegno alla programmazione di film di essai o ricerca e sperimentazione;
  • 0,8 milioni: attività di diffusione della cultura cinematografica svolte dai circoli di cultura                cinematografica alle associazioni nazionali di cultura cinematografica e dalle sale della comunità nell’ambito dell’esercizio cinematografico.

di cui 63,6 milioni (66,3 % di 96 milioni) destinati a:

  • 30 milioni:       Cinecittà
  • 14,5 milioni:    Centro Sperimentale di Cinematografia (Csc)
  • 13,5 milioni:    Biennale di Venezia – Sezione Cinema
  • 2,5 milioni:      Cineteca di Bologna
  • 1,6 milioni:      Museo Nazionale del Cinema – Maria Adriana Priolo
  • 0,850 milioni:  Cineteca Italiana di Milano
  • 0,650 milioni:  Cineteca del Friuli

Competenze nel cinema (22,4 milioni; 10,9 % del totale di 205 ml) per “Cinema e Immagini per la Scuola”

  • 22,4 milioni per il potenziamento delle competenze nel cinema
  • 22,4 milioni:    potenziamento delle competenze del cinema, nelle tecniche e nei media di produzione e di diffusione delle immagini e dei suoni; alfabetizzazione all’arte, alle tecniche e ai media di diffusione delle immagini; da effettuarsi secondo le modalità stabilite di concerto con il Ministero dell’Istruzione e del Merito; sono stati allocati, per l’anno 2023, 22,4 milioni euro, da assegnare ai beneficiari secondo un apposito “piano” adottato dal Ministro della Cultura di concerto con il Ministro dell’Istruzione e del Merito.

Nota: elaborazioni IsICult su dati Mic.

Le fette del Fondo Cinema e Audiovisivo vanno messe in discussione. I rivoli del “fiume di danaro” vanno ricanalizzati

Riteniamo che una riflessione approfondita sulle varie “fette” (ed anche sulle… “fettine”) della grande “torta” del Fondo Cinema e Audiovisivo sarebbe assolutamente opportuna.

E magari andrebbe anche letta con attenzione, e analizzata e discussa pubblicamente, la famigerata semi-clandestina “valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo per l’anno 2022 (duemilaventidue), che, ad oggi 12 marzo 2024, purtroppo non risulta però essere stata ancora trasmessa dal Ministro al Parlamento…

Un quesito essenziale: questa ripartizione per l’anno 2023 è stata effettuata dopo un pubblico confronto con gli operatori del settore?! No.

Nel 2023, il “riparto” è stato sottoposto soltanto all’attenzione del massimo organo di consulenza del Ministero, il Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo, il quale ha espresso il proprio parere favorevole nella seduta del 6 febbraio 2023.

A distanza di poco più di un mese, l’anno scorso, il Ministro ha firmato il decreto, il 14 marzo 2023.

Per quanto riguarda il 2024, lo scenario è ancora aperto ed incerto assai: e si registra un ritardo di almeno un mese rispetto alla “tabella di marcia” dell’anno scorso…

In effetti, anche se la bozza del decreto è pronta – tra Santa Croce (sede della Dgca) e Collegio Romano (sede del Gabinetto) – non è ancora stato pubblicato il decreto di nomina del Consiglio Superiore (essendosi concluso il mandato del precedente). E quindi…

Gli ottimisti prevedono una pubblicazione entro pochi giorni (ma questa previsione si rinnova di settimana in settimana, ormai da prima di Natale): anche se così fosse (sarà), ciò significa che – tra pubblicazione del decreto di nomina del Csca e convocazione della sua prima riunione (fine marzo?!) – la “ripartizione” del Fondo Cinema e Audiovisivo per l’anno 2024 non ci sarà prima della metà o della fine di aprile.

Ed il settore resta a guardare…

Va segnalato (lamentato) che il “fiume di danaro” (per parafrasare la metafora utilizzata ieri dall’avvocato specializzato Michele Lo Foco in un suo intervento sul blog “Salvis Iuribus” che abbiamo già citato) è quindi ancora bloccato da una sorta di “diga” procedurale, rappresentato sia dal “riparto” in sé sia dall’esigenza di regolamentare tutte le relative allocazioni attraverso decine di decreti direttoriali (sempre a firma del Dg Nicola Borrelli), inclusi quelli relativi alla nomina delle due nuove commissioni selettive previste dalla Legge 220 del 2016, così come modificata dalla Legge di Bilancio 2024.

Tutta questa dinamica determina uno stato di comprensibile apprensione, anzi di grande ansia, negli operatori del settore (produttori ed altri imprenditori, ma anche autori e creativi ed associazioni culturali e simili).

Questi ritardi riguardano peraltro anche parte delle risorse per l’anno 2023, seppur già assegnate, almeno sulla carta.

Un esempio, tra i tanti possibili: le risorse del piano “Cinema e Immagini per la Scuola” (noto come “Cips”) ovvero 22,4 milioni di euro, che sono state messe “a bando” nell’autunno scorso. Le istanze potevano essere presentate dal 20 ottobre 2023 al 15 dicembre 2023 per i “progetti territoriali” e “nazionali” ed al 12 gennaio 2024 per i progetti delle “scuole”. L’avviso è stato quindi chiuso il 15 dicembre 2023 per 2 delle 3 linee previste (progetti “nazionali” e “territoriali”) ed il 12 gennaio 2024 per 1 linea (“scuole”). Gli uffici hanno iniziato a vagliare tecnicamente le tante istanze, ma, ad oggi, 12 marzo 2024, non risulta essere stata ancora nominata la Commissione interministeriale (Mic + Mim) che deve valutare le proposte progettuali, presentate da centinaia e centinaia di scuole ed associazioni culturali da tutta Italia… Ciò determina il timore che le iniziative previste riusciranno con difficoltà ad essere avviate nella fase finale dell’attuale anno scolastico (che si conclude sostanzialmente a metà giugno).

è questo soltanto un esempio, tra i tanti, di una situazione… effervescente.

L’attesa per il nuovo decreto di riparto del Fondo Cinema e Audiovisivo cresce di settimana in settimana.

Clicca qui, per il Decreto del Ministro di “Riparto del Fondo per lo Sviluppo dell’Investimento nel Cinema e nell’Audiovisivo per l’anno 2023”, firmato dal Ministro Gennaro Sangiuliano il 14 marzo 2023 (decreto n. 112 Udcm)

[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.