Da Key4biz (12/10/23): La Siae certifica che il 2022 è stato l’anno della ripresa per i consumi di spettacolo (ma rapporto asettico)
205 milioni di spettatori nel 2022 (+150 % sul 2021), una spesa complessiva di 3 miliardi di euro (+187 %), ancora lontano il livello pre-covid (2019). S’aggrava il divario tra il Mezzogiorno ed il resto del Paese.
Questa mattina, a Roma nella bella sede di Civita a Piazza Venezia, è stato presentato il “Rapporto” della Siae – Società Italiana degli Autori e Editori, edizione n° 87: in verità questo rapporto, fino al 2020, s’era chiamato “Annuario Statistico”, ma nel 2021 c’è stato un radicale cambio di rotta, con la presentazione del “1° Rapporto Siae sullo Spettacolo e lo Sport nel Sistema Culturale Italiano”, con il primo caso – nella storia della Siae – di esternalizzazione, affidando la rimodulazione editoriale, contenutistica e grafica all’ IsICult – Istituto italiano per l’Industria Culturale. L’edizione 2021 è stata pubblicata sul sito web della Siae il 17 novembre 2022, ed ha beneficiato di una notevole ricaduta stampa e web (ne abbiamo ovviamente scritto anche su queste colonne: vedi “Key4biz” del 17 novembre 2022, “Siae-IsICult, pubblicato il primo ‘Rapporto sullo Spettacolo e lo Sport nel sistema culturale italiano’”).
Nel 2023, la Società Italiana Autori e Editori ha deciso un ulteriore cambio di rotta, realizzando internamente l’opera (avvalendosi comunque della collaborazione della maggiore associazione del settore dello Spettacolo, l’Agis, e dell’Associazione per l’Economia della Cultura – Aec), ereditando qualcosa dell’esperienza 2022, ma apportando modificazioni radicali: tra tutte si segnala che, per la prima volta nella storia della Siae, l’apparato delle tabelle è stato eliminato quasi completamente dal volume!
Chi vuole approfondire il dataset, deve quindi andare sul sito web della Siae stessa e lì consultare i fogli elettronici.
Si ha ragione di ritenere che si tratti di una scelta radicalmente (metodologicamente e culturalmente) errata, anzitutto perché il supporto cartaceo mantiene una sua precisa funzione anche nella società digitale (digitalizzata), e poi perché, in questo modo, si riduce la chance, per il fruitore (organizzatore culturale o artista o cittadino comune che sia) di estrapolare rapidamente dati e maturare agevolmente impressioni.
Peraltro l’edizione dell’anno scorso era dotata di un complesso quanto raffinato apparato di visualizzazione infografica (curata da uno dei migliori laboratori di infografica d’Italia, Bianco Tangerine srl di Torino), che rendeva il rapporto assolutamente leggibile. Anche senza voler dedicare attenzione alle tante tabelle offerte.
Incrementi notevoli di spettatori (+ 150 % sul 2021) e spesa del pubblico (+ 187 %)
Non si tratta della unica novella scelta metodologica adottata dalla Siae, ma, prima di approfondire questi aspetti di carattere più tecnico-scientifico, riportiamo i dati essenziali: rispetto al 2021, nell’anno 2022 si sono registrati complessivamente 205 milioni di spettatori, con un incremento del 150 %, ed una spesa complessiva di 3 miliardi di euro, con un incremento del 187 %.
Si tratta di dati in qualche modo prevedibili, perché, dopo il “crash” della pandemia ed i suoi effetti di breve-medio periodo (l’anno “terribilis” è stato il 2020), già nel 2021 si intravvedevano i primi effetti della ripresa.
Si prevede che il consuntivo 2023 possa evidenziare che in generale lo spettacolo potrebbe essere tornato ai livelli del 2019, ovvero ai livelli dell’anno giustappunto pre-pandemico. Questo livello potrebbe essere naturalmente raggiunto nel 2024.
Rispetto al dato sul valore generato, 3 miliardi di euro nel 2022, e che vede un calo del 20 % rispetto al 2019, la perdita nei primi 6 mesi dell’anno 2023 sarebbe dimezzata (- 9 %), senza contare che il calo, ad una sola cifra, non contiene i numeri prevedibilmente positivi dei mesi estivi.
Ottimista il Direttore Generale della Siae, Matteo Fedeli: “possiamo sperare di chiudere il 2023 con un netto recupero sui livelli prepandemia e mettere le basi per puntare ad un 2024 con il segno positivo”.
Tornando all’analisi del nuovo “Rapporto” Siae, il Presidente della Siae Salvatore Nastasi ha annunciato che questa edizione del rapporto dovrebbe gettare le basi di un “osservatorio permanente per la raccolta la condivisione dei dati dello spettacolo culturale italiano”.
Nella presentazione del Rapporto, il Presidente scrive che Siae “intende dare il proprio contributo mettendo a disposizione dei policy maker e degli operatori del settore una lettura integrata dei dati in loro possesso e creando una piattaforma di riflessione, un luogo in cui poter ascoltare le esigenze del settore e far nascere proposte fattive e concrete”. Si attende di vedere la pubblicazione ovvero l’attivazione di questa “piattaforma di riflessione”.
A proposito di tante idee sugli “osservatori culturali”: tra “Osservatorio dello Spettacolo” del Ministero della Cultura e “Osservatorio dello Spettacolo” della Siae
Ben venga, un altro… “osservatorio”, ma forse non avrebbe più senso rafforzare una struttura istituzionalmente già attiva presso il Ministero della Cultura, qual è giustappunto l’Osservatorio dello Spettacolo, che produce da molti anni (dal 1985) la “Relazione sulla utilizzazione del Fondo Unico per lo Spettacolo, nonché sull’andamento complessivo dello spettacolo”, che il Ministro della Cultura è tenuto a presentare ogni anno al Parlamento?!
Da molto tempo, andiamo criticando il carattere deficitario (come dati e come analisi) di questa “relazione” sul “Fus” – fondo che dal 2023 si chiama Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo alias “Fnsv” – ma ci si domanda qual è il senso di una funzione supplente della Siae, allorquando sarebbe sufficiente che il Ministro decidesse di allocare all’Osservatorio risorse economiche e professionali adeguate allo svolgimento della sua missione istituzionale (attualmente la struttura Osservatorio dello Spettacolo del Mic, diretta da Fabio Ferrazza, è sottodimensionata rispetto alla funzione che dovrebbe svolgere).
D’altronde, lo stesso Osservatorio ministeriale già da anni attinge naturalmente ai dati della Siae.
E peraltro, lo stesso Salvo Nastasi, seppur da oltre un anno Presidente della Siae, è stato dirigente apicale delle strutture del Ministero della Cultura, per decenni, ed anche proprio di quelle nel cui alveo operava giustappunto l’Osservatorio dello Spettacolo.
Si assiste quindi ad una dinamica bizzarra, ma tutto quel che va nella direzione di maggiore conoscenza del sistema e migliore disseminazione delle informazioni… ben venga!
Si ricordi che presso l’Osservatorio dello Spettacolo è presente un Centro di Documentazione, unico in Italia. Il ministeriale Osservatorio opera presso la Direzione generale Cinema e Audiovisivo – Servizio I – Organizzazione e funzionamento – Osservatorio per lo Spettacolo (dg del Mic retta da Nicola Borrelli), anche se ormai nella “Relazione sul Fus” i dati e le analisi relative al cinema sono state eliminate, dato che la “Legge Franceschini” del 2016 ha creato un fondo “ad hoc”, e quindi l’Osservatorio dello Spettacolo (pur allocato paradossalmente presso la Dgca) si concentra soltanto sull’intervento pubblico attuato attraverso il Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo. Anche questa, una decisione discretamente scellerata, in termini culturologici.
Contenuti neutri, look estetico ingrigito: assenza di approccio critico
Tornando al “look” (sostanziale) del nuovo rapporto, si notano alcune significative differenze rispetto all’edizione relativa all’anno 2021: se IsICult aveva stimolato Siae a proporre anche delle analisi con un (pur minimo) approccio critico (propositivo), dall’edizione relativa all’anno 2022 emerge una precisa volontà di “asetticità” (per quanto le analisi siano corpose ed approfondite).
Le ragioni di questa svolta sono evidentemente politiche, ovvero di “politica culturale”, nel non voler proporre una Siae in qualche modo critica (seppur lievemente critica) nei confronti dell’assetto esistente.
Evidentemente, è il risultato del passaggio dalla diarchia Siae precedente, rappresentata dal Presidente Mogol alias Giulio Rapetti e dal Direttore Generale Gaetano Blandini (che dal gennaio 2023 è Presidente della Fondazione Copia Privata Italia) alla diarchia attuale, rappresentata dal Presidente Salvatore Nastasi e dal Direttore Generale Matteo Fedeli. Va osservato – en passant – che i brevi commenti curati da Nastasi e Fedeli, in apertura del “Rapporto 2022”, non recano nemmeno il loro nome, nel Rapporto, ma sono firmati soltanto “Presidente” e “Direttore Generale”: curiosa scelta stilistica.
Presentazione dai toni pacati, senza evidenziare criticità gravi come il divario Nord / Sud
Questo approccio neutro è stato confermato dalla pacata presentazione avvenuta questa mattina presso la sede di Civita: molta delicatezza, molta prudenza, assai contenuto – sia da parte di Matteo Fedeli sia da parte di Alessandro Leon (che è Presidente dell’Associazione per l’Economia della Cultura, ma anche titolare della società di consulenza Cles srl, la quale è consulente Siae sul fronte del bando “Per Chi Crea”, alimentato dal 10 % della cosiddetta “copia privata”) – anche il riferimento al più grave anzi drammatico problema del settore, ovvero l’enorme squilibrio territoriale tra il Meridione ed il resto d’Italia.
È questa una ferita grave del sistema cultura italiano, tema che invece era stato un focus preciso dell’edizione curata da IsICult per Siae. In verità, anche nell’edizione 2022 vengono proposti queste considerazioni (si legge: “in una situazione di strutturale disparità tra le regioni centro-settentrionali e quelle meridionali, la pandemia ha contribuito ad accentuare il divario mettendo in luce le differenti capacità – e possibilità – di ripresa tra aree e regioni italiane”), ma il set di dati forniti (quelli a portata di mano, intendiamo, non quelli che possono essere acquisiti dai fogli Excel dal sito web della Società) non è proprio subito leggibile. Le tabelle di confronto propongono 5 aree macro-regionali (Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud, Isole), allorquando – proprio per semplificare e agevolare la lettura – nell’edizione 2021 si era definito 3 aree soltanto (Nord, Centro, Sud), ma il deficit principale della nuova edizione è nell’offrire soltanto 2 di questo tipo di tabelle, nonostante si potrebbero sviluppare elaborazioni di questo tipo per ogni settore di attività. Ed è indispensabile infografica moderna ed evoluta per evidenziare le criticità e focalizzarle la gravità nelle varie aree del Paese.
È stata poi inspiegabilmente eliminata la sezione, anch’essa innovativa (proposta nell’edizione 2021), che forniva i dati per singola Provincia…
Scelta politica, anche questa senza dubbio, che ci ricorda quel motto classico “Quieta non movere et mota quietare” (ovvero “non agitare ciò che è calmo, ma calma piuttosto ciò che è agitato”), che richiamavamo ieri commentando la presentazione della ricerca Anica sull’export del cinema e dell’audiovisivo italiano nel mondo (vedi “Key4biz” dell’11 ottobre 2023, “Cinema, rischio tagliola alle sovvenzioni”).
Sia ben chiaro, riteniamo – da ricercatori sociali, da giornalisti investigativi, da organizzatori culturali (nel bene e nel male, possiamo vantare questa triplice veste) – che certamente non sia compito della Siae porsi come “agitatore culturale”, ma forse anche limitarsi a proporre fotografie e radiografie così asettiche non contribuisce granché alla evoluzione della sensibilità (e dell’autocoscienza) del settore. E non contribuisce nemmeno a quella sensibilizzazione dei “policy maker” auspicata dallo stesso Nastasi nella presentazione del volume.
Va anche segnalato che è stato anche completamente eliminato il capitolo dell’edizione dell’anno scorso che proponeva inediti confronti con l’altra fonte primaria di dati sulla cultura e lo spettacolo, qual l’Istat, Istituto Nazionale di Statistica: resta peraltro ancora oggi incomprensibile la sostanziale assenza di interazione tra Siae ed Istat, che IsICult aveva riscontrato nel corso della lavorazione dell’edizione 2021 dello storico “annuario statistico”… Misteri “inter-istituzionali”.
“Variazioni” metodologiche tra l’edizione 2021 e l’edizione 2022
Sono state apportate, tra l’edizione 2021 e l’edizione 2022, anche alcune modifiche metodologico-tassonomiche, che vanificano il grande sforzo di rimodulazione classificatoria messo in atto l’anno scorso, che aveva proposto una serie di innovazioni finalizzate alla miglior leggibilità del rapporto, superando parte della terminologia storica della Siae…
Un esempio?! Metodologicamente è stato commesso un errore (storico) che l’edizione 2021 aveva cercato di superare: è semplicemente assurdo misurare l’andamento dello spettacolo considerando un indicatore come il “numero degli spettacoli” nel suo complesso, dato che il cinematografo ha evidentemente più eventi di spettacolo (considerando più proiezioni nella stessa giornata): secondo Siae edizione 2022, gli “spettacoli” di cinema sarebbero stati l’82 % del totale di “spettacoli” tout-court in tutta Italia; secondo Siae edizione 2021, gli “spettacoli” così intesi erano il 79 %, ma IsICult ritenne di correggere il dato proponendo – come indicatore (prevalente) dell’offerta – “le giornate di spettacolo”. Così operando quel dato “gonfiato” del 79 % scendeva ad un più ragionevole (e logico, oggettivamente) 62 %…
E questa è soltanto una delle modificazioni “regressive”, metodologicamente, del nuovo Rapporto…
Altra criticità: sfogliando le pagine del rapporto, non è indicata in ogni pagina, qual è il “settore” cui il testo si riferisce, e quindi ciò determina inevitabile “spaesamento” del lettore.
E che dire dei (pochi) grafici all’interno del testo? Sono di piccola dimensione e di difficile leggibilità, e la scelta bicromatica nella quasi totalità delle pagine rende la interpretazione ardua (le sfumature degli istogrammi sono incomprensibili)…
La sezione “tabellare” (ridotta ad una dozzina di pagine) ha un assetto di layout di pagina poco pratico, in quanto il titolo è riportato in verticale (bianco su nero), a corpo piccolo, al lato della pagina: quindi il lettore è costretto a girare la pagina per capire di cosa si tratta. Una scelta grafica veramente infelice.
Quest’anno l’architettura grafica del Rapporto – che è realizzato nell’ambito della Direzione Marketing & Communication della Siae (diretta da Mario Andrea Ettorre) e dal Commercial and Network Department (diretto da Pietro Ietto) – è stata affidata all’agenzia di comunicazione torinese No Panic.
Dettaglio (marginale): le copie stampate su carta, distribuite questa mattina ad una cinquantina di spettatori, non recano il testo della seconda di copertina (i crediti), che invece è presente nella versione digitale…
Potremmo continuare, ma il dibattito assumerebbe caratteristiche troppo specialistiche, e non è certamente questa la sede. Ci sarà occasione per tornare sulla questione.
Un passo avanti e uno indietro? Perché disperdere l’esperienza dell’edizione precedente?
Conclusivamente, dal punto di vista qualitativo, si potrebbe riassumere con “un passo avanti ed uno indietro”, tra l’edizione 2021 e l’edizione 2022 del rapporto Siae.
Scrive Matteo Fedeli nella presentazione del volume: “il nuovo annuario si inserisce nella direzione, già avviata nell’edizione 2021, di innovare l’approccio all’analisi e alla fruizione dell’ampio e prezioso patrimonio di dati gestiti da Siae al fine di offrire una lettura più articolata ed efficace”.
Forse un incremento dell’efficacia, almeno per alcuni aspetti, si può anche apprezzare (non ci sono infografiche evolute, ma alcuni dati sono evidenziati bene con caratteri cubitali in alcune pagine), ma si è purtroppo persa buona parte dell’innovazione (non soltanto formale) che era emersa dall’edizione 2021.
Complessivamente, anche dal punto di vista estetico il rapporto Siae appare più cromaticamente spento, meno vivace rispetto all’edizione precedente, e non soltanto per il peggioramento dell’aspetto grafico / infografico (eliminazione quasi completa delle infografiche, utilizzazione della bicromia invece della quadricromia, etcetera). Il numero delle pagine è passato dalle 228 dell’edizione 2021 alle 166 dell’edizione 2022, ma ciò non significa aver “sintetizzato” in modo efficace, ovvero aver migliorato la presentazione dei dati e delle analisi. Ed aver incrementato la funzione di disseminazione delle informazioni nella comunità professionale e nella comunità politico-istituzionale.
Apprezzabile che Siae abbia mantenuto (e quindi Aec e Agis) alcune delle scelte radicali adottate nell’edizione 2021, tra le quali questa: si legge infatti che “per la definizione degli ‘Indicatori’, si consolida la scelta dell’edizione 2021 di passare dagli storici 5 indicatori (Spettacoli, Ingressi, Presenze, Spesa al Botteghino, Spesa del Pubblico) ad un più semplice ed intuitivo utilizzo di soli 3 indicatori: Spettacoli, Spettatori, Spesa”. A proposito di semplificazione e di agevolazione della leggibilità di testi di questo tipo.
Da notare, infine, che nessun politico e rappresentante istituzionale è stato coinvolto nella presentazione odierna (né il Ministro, nessuno dei 3 Sottosegretari, nessuno dei 2 Presidenti delle Commissioni parlamentari più competenti…). Assente anche il Presidente onorario di Civita, Gianni Letta.
Anche questa, senza dubbio, una scelta politica.
Si ricorda che, in occasione dell’ultima edizione del rapporto presentata pubblicamente, il 27 aprile 2021 (per il “Rapporto 2020”), era intervenuto il titolare del Ministero, il “dem” Dario Franceschini.
I lettori più appassionati possono downloadare l’edizione 2022 e l’edizione 2021 del “Rapporto” Siae (vedi i link in calce all’articolo) e valutare se la Società Italiana degli Autori e Editori ha fatto o meno un salto di qualità…
Clicca qui per l’edizione n. 87 dell’Annuario Statistico della Siae – Società Italiana degli Autori e Editori, “Spettacolo, intrattenimento e sport. Rapporto Siae 2022” (con la collaborane di Agis ed Aec), presentato a Roma, Civita, Piazza Venezia, il 12 ottobre 2023
Clicca qui per l’edizione n. 86 dell’Annuario Statistico della Siae – Società Italiana degli Autori e Editori, “Lo Spettacolo e lo Sport nel Sistema Culturale Italiano” (curato da IsICult), pubblicato sul sito web della Siae il 17 novembre 2023
[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.
Articoli correlati
Articoli recenti
- Da Articolo21 (19/12/24): Precisazioni in merito a “diffida stragiudiziale” della Sottosegretaria Senatrice Lucia Borgonzoni 20 Dicembre, 2024
- Da Il Fatto Quotidiano (12/12/24): Tax credit paralizzato: l’ennesima riprova del (mal)governo della cultura 13 Dicembre, 2024
- Da Articolo21 (12/12/24): L’apparenza e la realtà: il cinema italiano va a gonfie vele (dice la Sottosegretaria Borgonzoni) o c’è crisi acuta (come sostengono 15 associazioni del settore)?! 12 Dicembre, 2024
- Da Il Riformista (5/12/24): Gli Studios di Cinecittà sono una cattedrale nel deserto: i film mai usciti, i lavoratori fermi e le voci di privatizzazione 5 Dicembre, 2024
- Da il Riformista (2/12/24): Cine-audiovisivo: il Tar boccia i decreti di riforma del settore. Si aggrava la crisi, studios di Cinecittà vuoti 2 Dicembre, 2024