Da Key4Biz (14.1.22): Treccani versus Wikipedia: qualità contro quantità?
Presentazione romana al Maxxi della nuova opera ciclopica dell’Istituto per l’Enciclopedia Italiana: una “Enciclopedia dell’Arte Contemporanea” in 3.600 pagine, intrapresa unica al mondo
Nel pomeriggio di giovedì13 gennaio 2021, al Maxxi, c’è stata la presentazione di una nuova creatura dello storico Istituto per l’Enciclopedia Italiana – alias Treccani (dal nome del suo co-fondatore, Giovanni Treccani, nel 1925) – ovvero una ciclopica “Enciclopedia dell’Arte Contemporanea”.
L’opera è stata presentata nell’ambito del ciclo di incontri “Libri al Maxxi”, promosso dal Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, nell’auditorium del museo, alla presenza di una cinquantina di persone (da segnalare che assai pochi erano i giovani).
La monumentale opera (4 tomi di oltre 800 pagine ognuno) nasce da una idea, maturata qualche anno fa, del Direttore Generale della Treccani, Massimo Bray, intellettuale prestatosi più volte alla politica: già deputato del Pd dal febbraio 2013 al marzo 2015; Ministro dei Beni e delle Attività Culturali dall’aprile 2013 al febbraio 2014, con Enrico Letta Presidente del Consiglio; e più recentemente Assessore ai Beni Culturali e al Turismo della Regione Puglia, con Michele Emiliano, dal novembre 2020 al novembre 2021. Bray è “cresciuto” professionalmente in Treccani: lavora nell’Istituto dal 1991 e dal 2015 ne è Direttore Generale.
Inoltrarsi, enciclopedicamente poi, in un terreno minato qual è l’arte contemporanea (così intendendosi convenzionalmente quella da inizio del secolo XIX) è intrapresa ardita, con il rischio di affondare nelle sabbie mobili della soggettività: se già in sé la definizione di “arte” è ontologicamente complessa, la questione diviene ancora più problematica se affrontiamo il concetto di “arte contemporanea”.
Ci piace qui riportare, semplicisticamente, una definizione che riteniamo efficace, dovuta al critico Achille Bonito Oliva: è “arte” tutto quel che tale viene considerato dal “sistema dell’arte”, quindi da un apparato policentrico e multidimensionale nel quale convergono critici, organizzatori culturali, rappresentanti istituzionali, mercanti, galleristi, artisti…
Non ci risulta che questo “sistema dell’arte” sia mai stato studiato con particolare attenzione, in Italia, né dal punto di vista sociologico, semiotico ed economico, anche se qualche tentativo di esplorazione c’è stato.
Dal punto di vista specificamente economico, l’ultima indagine degna di nota, intitolata “Arte: il valore dell’Industry in Italia”, è stata realizzata qualche settimana fa da Nomisma per il Gruppo Apollo in collaborazione con Intesa Sanpaolo, ma è stata circoscritta al mercato delle gallerie d’arte: ne sono state censite 1.667 attive, con una stima del fatturato dei “player dell’arte” (ovvero case d’aste, gallerie, antiquari e mercanti d’arte) di circa 368 milioni di euro (nell’anno 2019). Lo studio stima comunque il “valore dell’industria”, nel suo complesso, a livello di impatto economico in Italia, nell’ordine di ben 3,8 miliardi euro (il volume d’affari diretto è di circa 1,5 miliardi), con 36mila addetti nell’intera “filiera”.
Il “sistema dell’arte” pecca sicuramente di forte autoreferenzialità ed è ancora alla ricerca di un (proprio) pubblico: non sono disponibili statistiche affidabili, e quindi ad oggi nessuno può quantificare i flussi di visitatori dei musei e delle esposizioni di arte contemporanea in Italia (né definire l’“identikit” del visitatore). Questa potrebbe essere una delle tante aree di ricerca e studio che il Ministero dovrebbe avviare, ancor più alla luce dell’avvenuta istituzione a fine 2019 – per decisione del Ministro Dario Franceschini – di una specifica Direzione Generale, la Direzione Creatività Contemporanea (affidata all’ex Direttore Generale dello Spettacolo Onofrio Cutaia) del Ministero della Cultura.
Lo stato delle conoscenze sulla fruizione di cultura in Italia resta drammaticamente deficitario, sia in termini quantitativi sia in termini qualitativi, ma in verità il Collegio Romano non sembra appassionarsi granché a questi temi.
Treccani versus Wikipedia: qualità vs quantità?!
La presentazione dell’opera è stata una stimolante occasione di riflessione critica sul concetto di “enciclopedia”, prima ancora che di “arte contemporanea”: su tutti i dotti interventi, ci sembra abbia prevalso, per visione di scenario ed approccio lungimirante, quello del Direttore Generale della Treccani.
Massimo Bray ha segnalato come la Treccani – forte della propria tradizione storica e di serie metodiche consolidate – si ponga a mo’ di baluardo qualitativo di fronte ad una visione distorta della “enciclopedia su web”: lo scontro tra Treccani e Wikipedia (ma anche Google, ha ricordato giustamente la Presidente del Maxxi Giovanna Melandri) è nei fatti, e le “statistiche” di consultazione non sono ovviamente paragonabili.
Va comunque rimarcato che Bray ha sostenuto che Treccani può vantare circa 700mila “utenti unici” ogni giorno, e si tratta di un dato assolutamente interessante ed incoraggiante. Non conosciamo la fonte utilizzata da Bray, ma secondo gli ultimi dati ComScore disponibili – riferiti al novembre 2021 – la “total digital audience” di Treccani sarebbe stata di 4.589 utenti, al n° 44 del rank dei primi “100 media italiani”; la classifica è guidata da CityNews con 29.973 utenti, seguita da Fanpage con 27.910 e dalle testate del gruppo Caltagirone con 27.775; si osservi che Rai News è al 28° posto con 6.871 e l’Ansa al 32° con 6.507 utenti.
Bray ha sostenuto che l’Enciclopedia Treccani è l’unica – tra le intraprese storiche nazionali – a sopravvivere a livello mondiale, dopo il crollo finanche della mitica Encyclopedia Britannica (l’ultima edizione su supporto cartaceo risale al 2010).
Ci si deve domandare se questo primato non debba essere oggetto di un più intenso riconoscimento (e sostegno materiale) da parte dello Stato, considerando che l’Istituto per l’Enciclopedia Italiana è ancora oggi a tutti gli effetti un “ente privato” (anche se sottoposto al controllo della Corte dei Conti; l’ultima determinazione, relativa al bilancio 2019, è stata assunta il 26 novembre 2020; peraltro la gran parte dei soci sono comunque di “matrice” pubblica). Tra i soci dell’Istituto per l’Enciclopedia Italiana: Banca d’Italia, Bnl Paribas, Cassa Depositi e Prestiti – Cdp, Invitalia, Mediocredito Centrale, Ferrovie dello Stato, Generali, Leonardo, Telecom Italia, Snam, Poligrafico dello Stato, Fondazione Cariplo e Monte dei Paschi di Siena ed altre, ed anche la Rai (quest’ultima con una quota di poco meno dell’1 per cento)… Nell’esercizio 2020, l’Istituto presieduto dal giurista Franco Gallo ha registrato ricavi per 58 milioni di euro (a fronte di una perdita di circa 4,5 milioni di euro). I dipendenti sono un centinaio. L’Istituto ha messo in atto un processo di rafforzamento patrimoniale nel 2020 in due tranche, con un primo aumento di capitale di 8 milioni di euro a fine aprile, e successivamente con un aumento di capitale di 6 milioni di euro nel dicembre 2020 riservato a quattro nuovi soci (Ferrovie dello Stato Italiane, Fondazione Domani, Fondazione di Sardegna, Snam).
Da segnalare che l’Istituto non fruisce di contribuzioni ordinarie statali.
Non è stato ancora pubblicato un “Libro nero di Wikipedia”. Massimo Bray (Dg Treccani): l’Italia rappresenta un’eccezione a fronte del declino delle “enciclopedie nazionali”
Il Dg della Treccani ha sostenuto che questo tema – il declino delle “enciclopedie nazionali” – non è ancora stranamente stato oggetto di analisi internazionali, e rappresenta invece un tema fondamentale per comprendere l’evoluzione delle culture contemporanee.
Segnaliamo peraltro che Wikipedia, che pure si vanta di essere una libera enciclopedia, aperta e democratica, non brilla per metodi particolarmente trasparenti, nei processi di “revisione” delle voci, che pure mette in atto: per capirci, può capitare che un attivista wikipediano – che so, esemplificativamente – laureato in ingegneria idraulica ma appassionato di letteratura spagnola finisca per decidere lui cosa è corretto o scorretto in una voce specialistica in materia di letteratura spagnola… E ciò basti, per comprendere che molte voci di Wikipedia possono essere fallaci, errate, imprecise, parziali e partigiane, in alcuni casi distorte, senza che “il sistema” dei revisori se ne renda conto, per quanto esso sia alimentato da migliaia di volontari in tutto il mondo…
Nessuno contesta la rivoluzione che Wikipedia ha prodotto nell’accesso alla conoscenza a livello planetario, soprattutto nelle zone periferiche di Paesi meno sviluppati nei quali anche una biblioteca o una libreria possono ancora oggi essere lontane: il “salto quantitativo” nell’accesso ad una informazione di base è stato enorme, negli ultimi anni, e, in questo, non si può disconoscere il ruolo di Wikipedia.
Ma, al tempo stesso, Wikipedia non può vantare una seria validazione metodologica ed una adeguata certificazione qualitativa. Il suo valore “scientifico” è – come dire?! – discontinuo ed erratico.
Si dirà che Wikipedia ha scardinato però alcuni processi autoreferenziali e tendenzialmente conservativi dell’accademia e della cultura istituzionale: è vero, ma, al tempo stesso, corre il rischio continuo di buttare non soltanto l’acqua sporca bensì anche il bambino.
Senza dimenticare, che per quanto libera e democratica, Wikipedia non è in grado di filtrare adeguatamente interessi commerciali occulti ben mascherati e finanche operazioni di lobbying e di distorsione politica (basti pensare a voci suscettibili “in natura” di intrinseca controversia come i vaccini o il sionismo)…
Va anche osservato che sono stati finora assai rari i tentativi di analizzare in modo accurato e metodologicamente affidabile “come funziona” Wikipedia: non ci risulta sia stato pubblicato ancora – per capirci – un “Libro nero di Wikipedia” (chi redige queste noterelle sta accumulando materiali in tal senso, al fine di addivenire ad una simile impresa saggistica).
Venendo all’opera in sé, abbiamo apprezzato in particolare l’intervento di presentazione, ieri al Maxxi, di Emanuele Trevi (critico letterario e scrittore, nel 2021 ha vinto il Premio Strega, con “Due vite”, per i tipi di Neri Pozza), che ha proposto la sua visione di una qual certa deriva che la dinamica “enciclopedica” ha vissuto nel nostro Paese, allorquando, qualche anno fa, alcuni intellettuali di punta ritennero che due criteri storici andassero destrutturati: l’ordine alfabetico e l’ordine cronologico. Il superamento di questo “schematismo” – al quale ha contribuito anche un genio come Italo Calvino – è stato rappresentato dalla struttura “per temi” dell’Enciclopedia Einaudi (edita nel 1977 in 15 volumi, costruita monograficamente intorno ad alcune parole-chiave): processo che, secondo Trevi, ha prodotto più danni che benefici, alimentando uno stato confusionale nei saperi…
Ancora ignoto il prezzo della “Enciclopedia dell’Arte Contemporanea”: curiose tecniche di marketing della Treccani
L’opera è pronta, ma non ancora in vendita: con discreto stupore, abbiamo domandato ieri a Iacopo Ceni (Responsabile di Treccani Arte), quale sia il costo, e ci ha risposto che non ne aveva idea. È anche vero che il marketing di una parte delle produzioni dell’Enciclopedia Treccani – soprattutto per quanto riguarda le cosiddette “Grandi Opere” – è un po’ strano, e se ha conferma consultando il sito web dell’Istituto: il potenziale acquirente, o semplicemente il navigatore curioso, viene invitato a contattare la Treccani, per saperne di più… Una tecnica di vendita lontana dalla logica di trasparenza che – almeno teoricamente – caratterizza le vendite online (Amazon in primis): si cerca di “intrigare” il potenziale acquirente, mantenendo una sorta di velo di mistero…
Così l’Istituto descrive la sua opera: “4 volumi illustrati in formato cm 23,5×31… copertine in pelle con lettere e fregi in oro… circa 800 pagine per ciascun volume… 435 Autori, tra i massimi studiosi di storia e critica delle arti di tutto il mondo, di estetica, storici, scrittori, italiani e stranieri… oltre 3600 lemmi e sottolemmi: voci monografiche, tematiche, contenitore e interdisciplinari o transnazionali” (clicca qui per la scheda sul sito della Treccani; ribadiamo, non cercate il prezzo, perché… non c’è!).
Quel riferimento ai “fregi d’oro” (sic) è sintomatico di un approccio che potremmo definire benevolmente “elegante” oppure malevolmente “passatista”…
L’“Enciclopedia” intesa in Treccani quasi come “opera d’arte”, bene prezioso da conservare in casa. Eppure le cose cambiano, se è vero che abbiamo toccato con mano che in diverse sedi romane della catena nazionale dell’usato Il Mercatino, si trovano “Enciclopedie Treccani” (oltre 40 volumi…) complete in vendita anche a… poche decine di euro (e restano spesso invendute per mesi). Siamo comunque sicuri che non sarà questo il futuro di questa nuova opera dell’Istituto, tra dieci anni.
Ovviamente, non esiste una versione web dell’Enciclopedia dell’Arte Contemporanea, o comunque non ancora: immaginiamo che verrà presto comunque resa disponibile su internet, ma ci domandiamo se “libera e bella” cioè gratuita come Wikipedia, oppure se resterà nel “wallet garden” dei privilegiati acquirenti della copia su cartaceo…
Peraltro, la continua evoluzione dell’effervescente sistema dell’arte contemporanea richiede un aggiornamento continuo e costante, e quindi una versione digitale e su web è assolutamente indispensabile.
Lo “svecchiamento” dell’Enciclopedia Treccani
Va ricordato che negli ultimi anni, sotto la dinamica direzione di Massimo Bray, la Treccani ha molto “svecchiato” il proprio catalogo ed il proprio posizionamento sul mercato editoriale, con una serie di apprezzabili iniziative editoriali, come l’edizione “economica” (in brossura) del “Libro dell’Anno”, l’edizione dell’“Atlante Geopolitico” (in collaborazione con l’Ispi) ed anche attraverso una ricca attività di produzione libraria saggistica, con la collana “Visioni” (che si autodefinisce “laboratorio sui bisogni della contemporaneità e sui cambiamenti sociali, tecnologici e politici in atto”), che ha ormai superato i 25 titoli (da segnalare – tra i più recenti opere – gli stimolanti “Lo stile dell’abuso. Violenza domestica e linguaggio”, di Raffaella Scarpa, e “Rinascimento digitale. Percorsi, progetti, esperimenti”, a cura di Gianluca Genovese e Emilio Russo).
Da segnalare anche l’apprezzabile collaborazione, rinnovata per un paio di anni, con Save The Children, per la co-edizione del prezioso “Atlante dell’Infanzia”…
Da osservare la ripartizione del venduto dell’Istituto per l’Enciclopedia Italiana (dati esercizio 2019): 60 % da “editoria di pregio”, 20 % da “conio e medaglie”, 17 % da “oggetti di pregio”, 2 % da “corporate”, 1 % da “arte”…
L’Enciclopedia dell’Arte Contemporanea è suddivisa in “voci monografiche” (che comprendono artisti singoli e gruppi, ma anche teorici, galleristi, collezionisti e mercanti, musei, mostre e riviste); “voci tematiche” (in cui sono annoverati movimenti e tendenze, temi e situazioni al confine con altre discipline, nonché città rilevanti nel dibattito artistico); “voci-contenitore” (che radunano in un unico lemma, esperienze, tecniche, tipologie espositive, gruppi legati a un’unica area geografica o tematica); “voci interdisciplinari” e “voci transnazionali” (che riguardano diverse aree geografiche o tematiche)…
L’Enciclopedia dell’Arte Contemporanea intende raccogliere in una prospettiva ampia, plurale e inclusiva tutte le componenti del sistema dell’arte (“dei” sistemi dell’arte, vorremmo precisare) dal 1900 al 2021: obiettivo di grande ambizione, ma la quantità ed il livello degli autori coinvolti è senza dubbio all’altezza della sfida.
L’opera è stata presentata ieri al Maxxi da Massimo Bray insieme a Valeria Della Valle e Vincenzo Trione (della Direzione Scientifica Enciclopedia Treccani Arte Contemporanea) con il già citato scrittore Emanuele Trevi, introdotti da Bartolomeo Pietromarchi (Direttore Maxxi Arte), mentre Giovanna Melandri (Presidente Fondazione Maxxi) ha fatto un saluto da remoto. Una presentazione della Enciclopedia c’era già stata a novembre, a Venezia, nell’ambito delle attività della Fondazione la Biennale di Venezia, presieduta dal gennaio 2020 da Roberto Cicutto (già alla guida di Cinecittà Luce dal 2009 al 2019).
La presentazione di ieri si inserisce nel solco di una collaborazione tra le due istituzioni – Treccani e Maxxi – che hanno dato vita al progetto “Treccani Arte/Maxxi”, nato nel 2020 da un’idea di Treccani Arte e curato da Maxxi Arte, per celebrare il decennale del Maxxi attraverso una produzione dedicata di dieci opere in edizione limitata, commissionate ad altrettanti artisti italiani e internazionali, i cui lavori hanno segnato la storia del Museo. Alfredo Jaar, Remo Salvadori e Nico Vascellari gli artisti scelti per avviare questa iniziativa.
Conclusivamente va segnalato che Massimo Bray ha anche ricordato come esista in Italia una crisi “di mercato” negli acquirenti di enciclopedia, e ci sembra quasi un fenomeno parallelo alla crisi “di pubblico” dell’arte contemporanea.
Sia le enciclopedie su carta, sia le mostre di arte contemporanea corrono il rischio di divenire fenomeni di nicchia, riservati ad una piccola percentuale della popolazione, culturalmente colta e redditualmente agiata.
Riteniamo che lo Stato – soprattutto il Ministero della Cultura e poi i Ministeri dell’Istruzione e dell’Università ed anche la stessa Rai – debba sviluppare una profonda riflessione critica su queste dinamiche, onde evitare derive elitarie che cozzano con la democrazia culturale: una riflessione approfondita sulle potenzialità inespresse dell’Istituto per l’Enciclopedia Italiana (anche rispetto al sistema scolastico nazionale) appare assolutamente opportuna.
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