Alcune tesi dell’IsICult sono state rilanciate, in nome della trasparenza e del merito. E finalmente la “valutazione di impatto” della Legge Franceschini (per l’anno 2022) esce dalla clandestinità.

Qualche volta, l’insistenza premia: due iniziative promosse dall’IsICult (centro di ricerca indipendente specializzato sulla politica culturale, l’economia mediale, le dinamiche sociali), e rilanciate dal quotidiano online “Key4biz” (specializzato sull’economia digitale e l’economia del futuro) hanno registrato una qual certa positiva reazione, sia nell’ambito cinematografico-audiovisivo, sia nell’ambito televisivo-mediale…

Tante volte – anche su queste colonne – abbiamo proposto che le commissioni ministeriali del settore cine-audiovisivo, che il Ministro Gennaro Sangiuliano sta per nominare (per la gestione dei contributi cosiddetti “selettivi” del Fondo Cinema e Audiovisivo), venissero formate con criteri trasparenti e meritocratici, accantonando il principio autoreferenziale dell’“intuitu personae” (il “Principe” che decide in totale discrezione e coopta liberamente)…

Tante volte – anche su queste colonne – abbiamo denunciato la debolezza del Comitato Media e Minori (chiamato a circoscrivere la deriva “trash” della televisione, tutelando i diritti dei minori), ed abbiamo nei giorni scorsi lamentato la incomprensibile soppressione di questo organismo, il quale – pur nella sua debolezza – qualcosa di buon ha comunque fatto, nell’arco di vent’anni…

Entrambe le “lamentazioni” manifestate da IsICult su “Key4biz” sono state riprese e rilanciate.

Le maggiori associazioni del settore cine-audiovisivo: “garantire la qualità, il pluralismo, e la libertà creativa”

Questa volta, ci siamo quindi sentiti meno… “vox clamantis in deserto”: venerdì scorso 12 luglio nel pomeriggio, alcune delle principali associazioni del settore – ben 11 sigle – hanno diramato un comunicato stampa nel quale si richiede “competenza” nelle nomine delle due commissioni ministeriali (una per la “produzione” e simili; l’altra per la “promozione) che stanno per essere nominate (nel silenzio totale da parte del Ministero, almeno fino ad oggi).

È importante osservare che la richiesta è stata co-firmata da associazioni di autori (e tecnici), ma anche da quattro associazioni imprenditoriali, ovvero Cna Cinema e Audiovisivo (guidata da Gianluca Curti) e da Confartigianato Cinema e Audiovisivo (guidata da Corrado Azzolini; associazione cui si è recentemente affiliata anche Pmi Cinema Indipendente guidata da Amedeo Letizia) ed Agici (guidata da Simonetta Armenta) e finanche da Anica Unione Produttori (guidata da Benedetto Habib)…

Così ha titolato venerdì l’agenzia specializzata AgCult (diretta da Ottorino De Sossi) “cinema, associazioni: competenza sia criterio su nomine esperti per sostegni selettivi”.

Le associazioni scrivono al Ministro Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia) ed alla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni (Lega Salvini) dell’esigenza di “garantire la qualità, il pluralismo, e la libertà creativa e di espressione”.

Lamentano che “Il nostro comparto è fermo da mesi, nell’attesa che i decreti e le riforme vengano decise e attuate; insistiamo a voler collaborare con senso di responsabilità per far ripartire le produzioni, che danno lavoro a migliaia di lavoratori e lavoratrici attualmente disoccupate/i, e con il pensiero che il cinema debba essere libero e plurale”.

I firmatari sono: dal fronte autoriale, 100autoriAnacAir3Wgi; dal fronte tecnico-professionale, Asa (agenti di spettacolo), Lara (agenti), Unita (attori e attrici), Afic(festival cinematografici)dal fonte imprenditoriale (come abbiamo già segnalato), Cna Cinema e AudiovisivoConfartigianato Cinema e AudiovisivoAgici, ed Anica Unione Produttori …

Le associazioni scrivono che hanno appreso dalla stampa (in verità, nelle ultime due settimane, le uniche due testate che hanno segnalato la notizia delle commissioni “in gestazione” sono state “Dagospia” e “Key4biz”) “che il Ministero della Cultura sta definendo le nomine degli esperti previsti dalla legge n. 220 del 2016 per l’assegnazione dei sostegni selettivi”.

Nel progetto di riforma deciso dal Ministero, i fondi selettivi sono diventati molto più cospicui, attribuendo agli esperti che selezioneranno i progetti un ruolo di gestione di denaro pubblico molto rilevante, da cui dipenderanno le sorti di una parte importante della produzione nazionale, certamente quella più rilevante culturalmente”, spiegano le associazioni nella lettera inviata al Ministro Gennaro Sangiuliano, alla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni e per conoscenza anche al Direttore Generale Nicola Borrelli.

Storicamente sono sostenuti dal Mic la grandissima parte dei film che rappresentano l’Italia nei maggiori festival cinematografici, che valorizzano la storia e i personaggi che costituiscono l’identità italiana e le migliori opere di nuovi autori che sono il futuro della nostra industria. Molti di questi potrebbero non avere altra possibilità di esistere al di fuori dei sostegni selettivi”, spiegano le associazioni. “Per quanto riguarda le manifestazioni cinematografiche, che già hanno patito le conseguenze dei forti ritardi nell’erogazione dei contributi 2023, le attuali tempistiche fanno temere per un protrarsi dei ritardi anche per le erogazioni 2024”.

Si ricorda che il decreto “promozione” (che finanzia festival, premi ed altre iniziative per stimolare la cultura cinematografica, peraltro con una dotazione budgetaria molto modesta, 7 milioni di euro, ovvero l’1 per cento del “Fondo Cinema e Audiovisivo”) per l’anno 2024 è stato pubblicato soltanto pochi giorni fa (il 28 giugno) e prevede come termine per la presentazione delle istanze il 28 luglio. Si dubita che la nominanda commissione “promozione” possa essersi insediata per quella data, e quindi è del tutto probabile che i risultati del bando si vedranno a fine settembre, essendo quindi trascorsi 9 mesi dall’inizio dell’anno: comprensibile l’allarme e la preoccupazione di tutti gli organizzatori culturali di iniziative che si sono svolte nella prima metà dell’anno, come abbiamo denunciato tante volte anche su queste colonne.

Continuano le 12 associazioni: “un’ulteriore novità è data dalla decisione, ampiamente condivisa dall’industria, di retribuire gli esperti”. Anche questa è una tesi propugnata dall’Istituto italiano per l’Industria Culturale, anche su queste colonne, e già da qualche… secolo (vedi “Key4biz” del 10 novembre 2015, “ilprincipenudo. Sovvenzioni Fus, 60 ricorsi al Tar: oggi il Mibact ne risponde alla Camera”)…

“Nell’auspicato clima di collaborazione tra il settore e le Istituzioni competenti, in coerenza con il dialogo instaurato, si rivela l’opportunità, come già manifestato in precedenti circostanze, che le scelte siano fondate sull’unico criterio della competenza e non siano minimamente venate da altri criteri se non quelli che mirino a garantire la qualità, il pluralismo, e la libertà creativa e di espressione. È molto importate per noi, nel rispetto dei ruoli e di chi governa e decide, che ci sia chiarezza e condivisione sui processi e criteri nelle nomine degli esperti che così tanta importanza avranno nella possibilità di esercitare il nostro lavoro”.

Le 12 associazioni del settore cine-audiovisivo chiedono che le commissioni ministeriali vengano nominate con una procedura trasparente, valutando le competenze e garantendo pluralismo

E qui si entra concretamente nella operatività delle richieste: “alla luce della legge, che indica come i membri delle commissioni debbano essere “personalità con comprovata qualificazione professionale nel settore” le 11 associazioni chiedono che (clicca qui sotto per espandere l’immagine):

Si tratta di richieste (forse anche troppo… “dettagliate”) che corrispondono nella sostanza alle tesi tante volte avanzate da IsICult, e non soltanto sulle colonne di questo quotidiano online “Key4biz”… Si tratta di richieste che sono simili a quelle che IsICult ha proposto in relazione alla controversa procedura di elezione dei membri del Consiglio di Amministrazione della Rai da parte del Parlamento… In argomento, tutto tace da Camera e Senato, non essendo ancora stata calendarizzata la votazione, ricordando che pende su tutto la “spada di Damocle” dell’udienza del 23 ottobre davanti al Tar del Lazio, per il ricorso presentato da 4 dei 72 candidati…

“Last minute”: oggi alle 15.14 l’Ansaha battuto una notizia secondo la quale “nella Capigruppo della Camera di oggi si è espresso l’impegno a trovare, a luglio, d’intesa con il Senato, una data per il voto sul Cda della Rai”.

L’IsICult è veramente lieto che alcune sue proposte siano state recepite da parte significativa delle associazioni che rappresentano le varie anime del settore…

Non s’è ancora registrata reazione alcuna da parte del Ministero della Cultura.

A livello mediatico, l’iniziativa delle associazioni è stata peraltro rilanciata soltanto dal quotidiano “il Fatto” (che sabato 13 ha titolato “Mic, 100 autori & C. ‘Su nomine esperti serve chiarezza’”), a conferma che si tratta di tematiche che purtroppo ancora non appassionano la gran parte della stampa “mainstream” (e nemmeno la politica), allorquando invece si ha ragione di ritenere che la trasparenza e la meritocrazia siano criteri fondamentali per garantire che l’intervento dello Stato nel sistema culturale non sia viziato da eccessi di discrezionalità. Su queste criticità, peraltro, non si registra alcuna presa di posizione da parte dei partiti.

Da segnalare, in materia di politica mediale, un lungo articolo sul quotidiano “Domani” di ieri domenica 14, firmato da Stefano Iannaccone, intitolato “Il cinema diventa patriottico. Tax credit per le storie italiane”, richiamato anche in prima (“Sangiuliano promuove i ‘film italici’. Le norme sul tax credit modificate per sostenere le opere che decantano l’identità nazionale”). Si legge: “il decreto è in ritardo, ma la bozza è contestata, nonostante le rassicurazioni della sottosegretaria Borgonzoni. Aumenta la discrezionalità del Ministero di Sangiuliano…”.

Michele Lo Foco, membro del Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo (Csca) chiede “maggiore trasparenza nei processi decisionali della Direzione Cinema e Audiovisivo”

Ed è sempre di venerdì scorso 12 luglio, nel pomeriggio, la notizia che l’avvocato Michele Lo Foco, membro del Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo (massimo organo di consulenza del Ministero della Cultura, nominato dal Ministro Gennaro Sangiuliano nel marzo 2024), ha indirizzato alla Presidente del Csca, l’avvocata Francesca Assumma, una lettera per chiedere “maggiore trasparenza nei processi decisionali della Direzione Cinema e Audiovisivo”.

Nella lettera (comunicata ai media), il Consigliere Lo Foco chiede informazioni dettagliate e documentazione amministrativa completa sulla gestione del “tax credit” e più in generale sulla gestione del “Fondo per il Cinema e l’Audiovisivo” (696 milioni di euro per l’anno 2024). Lo Foco ha segnalato alcuni film a titolo di esempio, a suo avviso “casi di concessione di un credito di imposta molto elevato ed apparentemente sproporzionato rispetto al risultato filmico”. Nella stessa lettera, il membro del Consiglio Superiore affronta anche il tema delle imminenti nomine per Cinecittà (società controllata dal Ministero dell’Economia e Finanze, che ha affidato al Ministero della Cultura i diritti dell’azionista), segnalando l’esigenza di evitare assolutamente il rischio di conflitti di interesse tra attività imprenditoriale privata e ruoli nelle società pubbliche. Specificamente Lo Foco scrive di aver sottoposto alla Presidente del Csca ed ai colleghi consiglieri anche “una questione riguardante Manuela Cacciamani, considerata ormai Amministratrice Delegata “in pectore” di Cinecittà (società controllata dal Ministero dell’Economia e Finanze, che ha affidato al Ministero della Cultura i diritti dell’azionista), le cui nomine sono imminenti: la società One More Pictures srl è di proprietà al 50 % dalla signora Manuela Cacciamani, che è anche titolare del 50 % di Videocity srl, le cui altre quote sono detenute dalla Esperienza Italiana srl di Francesco Rutelli. Rutelli è anche titolare dell’80 % delle quote di Videocittà srl, essendo il restante 20 % in mano ad Anica Servizi srl. Si tratta delle società che organizzano la kermesse denominata «Videocittà», giunta alla settima edizione, generosamente sostenuta dal Ministero della Cultura, dalla Regione Lazio, da

Nella lettera (comunicata ai media), il Consigliere Lo Foco chiede informazioni dettagliate e documentazione amministrativa completa sulla gestione del “tax credit” e più in generale sulla gestione del “Fondo per il Cinema e l’Audiovisivo” (696 milioni di euro per l’anno 2024). Lo Foco ha segnalato alcuni film a titolo di esempio, a suo avviso “casi anomali di concessione di un credito di imposta molto elevato ed apparentemente sproporzionato rispetto al risultato filmico”. Nella stessa lettera, il membro del Consiglio Superiore affronta anche il tema delle imminenti nomine per Cinecittà (società controllata dal Ministero dell’Economia e Finanze, che ha affidato al Ministero della Cultura i diritti dell’azionista), segnalando l’esigenza di evitare assolutamente il rischio di conflitti di interesse tra attività imprenditoriale privata e ruoli nelle società pubbliche. Specificamente Lo Foco scrive di aver sottoposto alla Presidente del Csca ed ai colleghi consiglieri anche “una questione riguardante Manuela Cacciamani, considerata ormai Amministratrice Delegata “in pectore” di Cinecittà (società controllata dal Ministero dell’Economia e Finanze, che ha affidato al Ministero della Cultura i diritti dell’azionista), le cui nomine sono imminenti: la società One More Pictures srl è di proprietà al 50 % dalla signora Manuela Cacciamani, che è anche titolare del 50 % di Videocity srl, le cui altre quote sono detenute dalla Esperienza Italiana srl di Francesco Rutelli. Rutelli è anche titolare dell’80 % delle quote di Videocittà srl, essendo il restante 20 % in mano ad Anica Servizi srl. Si tratta delle società che organizzano la kermesse denominata «Videocittà», giunta alla settima edizione, generosamente sostenuta dal Ministero della Cultura, dalla Regione Lazio, da Roma Capitale”.

Lo Foco si domanda se questi intrecci tra “pubblico” e “privato” siano opportuni: “i conflitti di interesse, oltre ad essere numerosi, sono straordinariamente palesi, dal momento che Rutelli è presidente Anica e Cacciamani in pectore presidente di Cinecittà… Ovviamente il Ministero e lo Stato sono parte attiva sia in One More Pictures srl (che nel 2022 ha beneficiato di 2 milioni di euro di contributi pubblici, come risulta dal bilancio) che in Esperienza Italiana srl, e pertanto mi permetto di interessare il Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura, affinché  suggerisca  quantomeno un po’ di… ordine” (testuale).

Scrive Michele Lo Foco alla Presidente Francesca Assumma, specificamente: “non vorrei sembrare ripetitivo, ma, nel comune interesse ed applicando la lettera a) dell’articolo 3 del nostro Statuto – che prevede l’attività di analisi delle misure di sostegno utilizzando i dati resi disponibili dal Ministero – Ti sarò grato se chiederai all’Amministrazione la documentazione “completa” che ha reso possibile la concessione, in tale misura, del ‘Tax Credit’, con particolare riferimento al budget, dei seguenti prodotti filmici: «La Chimera” regia di Alice Rohrwacher, «Il Sol dell’Avvenire” di Nanni Moretti, «Finalmente l’alba» di Saverio Costanzo, “L’immensità» di Emanuele Crialese, «The Equalizer 3 – Senza tregua» di Antoine Fuqua, «Fast & Furious 10» di Louis Leterrier, «Viola come il mare» di Francesco Vicario”…

Michele Lo Foco segnala questi titoli esemplificativamente, come casi di concessione di un credito di imposta molto elevato (nel caso del film di Costanzo, si tratta quasi 10 milioni di euro su un costo di produzione dichiarato di 28 milioni; ha incassato poco più di 400mila euro, poco più di 66mila spettatori) ed apparentemente sproporzionato rispetto al risultato filmico (almeno a livello di incassi nel “box office”). Ovviamente l’esame ed il controllo potrà essere effettuato anche su prodotti di minore impegno per lo Stato.

Su questi temi, IsICult è già intervenuto, anche recentemente (lunedì della scorsa settimana): vedi “Key4biz” dell’8 luglio 2024, “Nomine Cinecittà in settimana e forse anche la nuova Commissione Esperti Cinema e Audiovisivo del Mic”.

Si resta in attesa della risposta del Ministro Gennaro Sangiuliano.

Liquidazione del “Comitato Media e Minori”: interrogazione del Pd, “chiediamo al Ministro Urso perché ha eliminato un organismo che vigilava sul rispetto delle norme a tutela dei minori”

Come è noto, l’Istituto italiano per l’Industria Culturale ha anche denunciato – finora in beata solitudine – la decisione assunta dal Governo di liquidare il “Comitato Media e Minori”, attivo per oltre 20 anni presso il Ministero per le Imprese e il Made in Italy (Mimit): IsICult ha dedicato un corposo dossier a questa eutanasia, vedi “Key4biz” di martedì scorso 9 luglio, “Requiem per il “Comitato Media e Minori”, nel silenzio tombale di istituzioni e politica, dopo 22 anni di discreta attività”. Come è noto, con un decreto legislativo in vigore dal 2 maggio scorso, un Comitato consultivo “interistituzionale” ovvero prevalentemente “interministeriale” (in fase di formazione, e anche in questo caso senza che si abbia pubblica evidenza dei criteri di composizione), sostituirà il Comitato Media e Minori. 

Il Partito Democratico ha fatto sentire la sua voce dissidente.

Simona Malpezzi (Vice Presidente della Commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza), Michela di Biase (Capogruppo Pd nella stessa Commissione), Irene Manzi (Capogruppo Pd della Commissione Istruzione alla Camera), Marianna Madia (deputata del Pd) e Antonio Nicita (senatore del Pd) hanno annunciato, mercoledì 10 giugno 2024, di aver presentato una interrogazione, sia al Senato sia alla Camera, rivolta al titolare del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: “Il Comitato Nazionale di applicazione del Codice di Autoregolamentazione Media e Minori, istituito presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, è stato smantellato dal governo. Era un organismo importante, che ha contribuito a migliorare la qualità delle trasmissioni dedicate ai minori, aiutato le famiglie ed il pubblico più giovane ad un uso corretto della televisione e sensibilizzato chi produce i programmi alle esigenze dei minori.  Abbiamo chiesto al Ministro Urso perché ha eliminato un organismo che vigilava sul rispetto delle norme a tutela dei minori. Il “Comitato Media e Minori” è stato di fatto sostituito da un “Comitato Consultivo Interistituzionale”, del quale ancora non si conoscono bene né le competenze, né i criteri di nomina dei relativi componenti, né la data d’insediamento (si noti, si tratta esattamente della stessa formula utilizzata da IsICult nel dossier di ieri, n.d.r.)”. Così concludono i “dem”.

Va segnalato che il 3 luglio erano intervenute anche le Capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra nelle commissioni Attività produttive e Cultura Francesca Ghirra ed Elisabetta Piccolotti, dichiarando: “si è sciolto il Comitato di applicazione del Codice di Autoregolamentazione Media e Minori: le persone minori di età, dunque, non avranno più nemmeno questa tutela, perché non si capisce ancora se, come e da cosa il Comitato sarà sostituito. Siamo molto amareggiata da questa presa di posizione del Governo, che ha scelto di buttare via una preziosa occasione… A marzo avevamo denunciato i gravi errori nella revisione del Tusma (Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici) anche per quanto riguarda la sostituzione del Comitato con un organismo consultivo inter-istituzionale con compiti di promozione e ricerca sui temi di alfabetizzazione mediatica e digitale. Si è deciso in sostanza di indebolire i poteri di denuncia e di controllo a protezione dei minori di una autorità terza e si rafforza il potere delle autorità politiche quali i ministeri, tra cui il Ministero della Famiglia”, concludevano le due esponenti di Avs. Nessuna voce s’è udita da altri fronti, politici e istituzionali. Silenzio totale anche da parte di Agcom, Consiglio Nazionale degli Utenti, Autorità Garante dell’Infanzia e Adolescenza.

Dopo la denuncia di “Key4biz”, è intervenuto anche il mensile “Vita” (portavoce delle esigenze del Terzo Settore), con un articolo di mercoledì 10 luglio, firmato da Ilaria Dioguardi, intitolato “Colpo di spugna sul Comitato media e minori: e ora?”.

Si resta in attesa della risposta del Ministro Adolfo Urso.

A distanza di un mese dalla pubblicazione sul sito web di Camera e Senato, pubblicata oggi 15 luglio 2024 la “valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo (quella per l’anno 2022)

Una segnalazione odierna: questa mattina (lunedì 15 luglio), sul sito della Direzione Cinema e Audiovisivo (Dgca) del Ministero della Cultura è stata finalmente pubblicata la famosa “valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo, che IsICult ha segnalato – in assoluta anteprima ed in totale solitudine – sulle colonne di “Key4biz” ormai oltre un mese fa.

Si rimanda a “Key4biz” del 7 giugno 2024 per l’anteprima (quasi una esclusiva), “Legge Cinema e Audiovisivo: pubblicata la “valutazione di impatto” ma è quella per l’anno 2022. L’analisi”.

Ci si domanda perché questa pubblicazione sul sito del Ministero della Cultura avvenga a distanza di oltre un mese dalla pubblicazione sui siti web di Camera e Senato.

In effetti, la relazione è stata pubblicata il 10 giugno sui siti di Montecitorio e Palazzo Madama, anche se la lettera del Ministro Gennaro Sangiuliano ai Presidenti di Camera (Lorenzo Fontana) e Senato (Ignazio La Russa) risulta datata 9 aprile (annunciata in Aula il 16 aprile): e qui non si comprende perché la relazione è stata resa accessibile a distanza di due mesi dalla trasmissione del Ministro al Parlamento, ma forse è domanda oziosa (burocrazia interistituzionale o disinteresse assoluto?!)…

Di fatto, il Ministro Gennaro Sangiuliano l’ha trasmessa al Parlamento il 9 aprile 2024 e soltanto oggi 15 luglio la relazione viene pubblicata sul sito del Ministero della Cultura: a distanza di 3 mesi tre! Curiose dinamiche.

Qui piace comunque osservare che – per la prima volta nella storia (della Legge Franceschini) – viene diramato un comunicato stampa istituzionale sulla “valutazione d’impatto”: infatti, dal 2017 al 2024, questo report è sempre stato pubblicato in assoluta sordina, essendo (incredibilmente) sconosciuto anche alla quasi totalità degli operatori stessi.

Assolutamente commendevole iniziativa, quindi, quella assunta dalla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni, che oggi 15 luglio ha dichiarato: “è online sul sito della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura la relazione sulla valutazione di impatto della Legge Cinema e Audiovisivo riferita all’anno 2022… Si tratta di un valido strumento per fare il punto sulle ricadute delle politiche di intervento pubblico messe in campo finora, ma soprattutto per delineare per il prossimo futuro azioni che risultino ancora più efficaci per continuare spediti nel percorso di sviluppo del settore”.

In verità, abbiamo segnalato tante volte quanto questo studio non brilli per vocazione critica, ma proponga piuttosto una fotografia asettica delle dinamiche del settore.

È comunque importante che esso venga finalmente pubblicizzato con un minimo di promozione comunicazionale.

Viene proposta una numerologia tutta in positivo… Secondo lo studio (affidato – per il sesto anno di seguito – all’associazione temporanea di scopo Ptsclas spa ed Università Cattolica), nel corso del 2022 risulta confermato il trend di crescita che ha caratterizzato il tessuto imprenditoriale del comparto cinematografico e audiovisivo nell’ultimo quadriennio. Risultano in aumento sia le imprese (circa 46mila, +5 % rispetto al 2019) sia gli addetti (336 mila, + 15%). Quanto alle risorse, lo stanziamento complessivo del Fondo Cinema e Audiovisivo nel 2022 ha sfiorato quota 850 milioni di euro, quasi due volte la dotazione prevista nel primo anno di applicazione della Legge Cinema. Nel 2022, sono state approvate 4.328 domande a preventivo e sono state assegnate risorse per oltre 518 milioni di euro. Di queste, l’84 % è destinato alla produzione di opere audiovisive. I soggetti beneficiari del 2022 sono stati 1.664, per lo più appartenenti a imprese di esercizio e di produzione. I milioni di euro assegnati alla produzione (a copertura, in particolare, del credito di imposta) sono stati 437, a beneficio di 829 progetti principalmente cinematografici. Guardando agli aiuti alle sale – escluso il “Fondo Emergenza Sale” – si rileva rispetto al 2021 un aumento del numero complessivo delle domande approvate (2.790, +45 %), dei contributi assegnati e del credito deliberato (57,6 milioni di euro, +72%) e delle imprese beneficiarie (809, +7 %). Uno sguardo di insieme al settore promozione rileva che il numero delle domande approvate dall’entrata in vigore della Legge è progressivamente aumentato. Nel 2022, le domande approvate sono state 461 (senza considerare quelle relative al “Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola” alias “Cips”), ossia l’87 % in più rispetto al 2019, con un contributo complessivo di 14,2 milioni di euro… Come si osserva, un florilegio di dati positivi.

Alla luce dei dati emersi da questa valutazione di impatto – ha dichiarato oggi il Direttore Generale della Dgca del Mic Nicola Borrelli – e a seguito di ulteriori analisi svolte nel corso del 2023, recependo anche quanto previsto in materia dalla Legge di Bilancio, si è deciso di modificare in modo significativo l’impianto normativo, a partire dalla leva strategica del tax credit, rivelatasi indispensabile nel corso degli anni per la crescita industriale del comparto. Due gli obiettivi: rafforzare la qualità e la diversità culturale delle opere e delle iniziative sostenute e al tempo stesso accrescerne l’efficacia in termini di diffusione presso un pubblico nazionale ma anche internazionale. Per queste ragioni, la valutazione di impatto relativa all’anno 2023 – che auspichiamo segua tempistiche più veloci – conterrà una serie di focus per far emergere l’impatto delle opere finanziate da un punto di vista economico, del loro valore artistico e culturale in relazione alla loro circuitazione nei festival e ai premi ricevuti, nonché sull’efficacia delle differenti linee di tax credit a sostegno delle varie fasi della filiera”.

Si ricordi che il bando 2024 per la “valutazione di impatto” relativa all’anno 2023 ha avuto una curiosa gestazione formale-amministrativa: un primo bando, pubblicato l’8 febbraio 2024 è stato annullato in autotutela il 12 aprile 2024. Su questa dinamica, si rimanda a “Key4biz” del 15 aprile 2024, “Il Ministero della Cultura promuove (finalmente) una nuova ‘valutazione di impatto’ della Legge Cinema e Audiovisivo”: scrivevamo allora “Abbiamo manifestato più volte critiche documentate sulla debolezza metodologica della “valutazione” (così intesa), e soprattutto sulla totale assenza di approccio critico (minimamente critico). Una sorta di report realizzato quasi per non arrecare disturbo alcuno al… “Manovratore” (sia egli il Ministro o il Sottosegretario o il Dg “pro tempore”). I deficit di questa “valutazione di impatto” sono una delle concause (e non minori) delle dinamiche di deriva e degenerazione che ha vissuto anche il “tax credit”, strumento di intervento pubblico che, fino all’insediamento del Ministro Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia) al Collegio Romano a fine ottobre 2022, veniva esaltato da quasi tutti (inclusa la Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, nella sua trasversalità da un governo all’altro di differenti cromie) sembrava rappresentasse sia la manna sia la panacea per l’economia del settore. In assenza di dati affidabili e di analisi critiche, la tesi iperottimista delle sorti magnifiche e progressive del settore poteva essere ribadita, rinnovata, amplificata”. Nel decreto di annullamento del bando precedente, si leggeva: “(…) considerato che successivamente alla pubblicazione del bando e prima dell’insediamento della Commissione di selezione, è emersa una sopravvenienza, scaturita dalle analisi preliminari per la riforma del sistema di sostegno pubblico attualmente in atto, e connessa all’esigenza di acquisire ed analizzare, con maggiore dettaglio, i risultati delle singole opere finanziate sia da un punto di vista economico, nelle diverse fasi della catena del valore dell’opera (dallo sviluppo, alla produzione, alla distribuzione in tutte le sue forme) a livello nazionale e internazionale, sia da un punto di vista artistico culturale, relativamente alla circuitazione delle opere nei diversi festival di rilevanza nazionale e internazionale nonché ai premi da esse ricevuti”. E segnalavamo: “la questione non è marginale, ma veramente essenziale, e coincide esattamente con quel che da anni IsICult lamentava e denunciava, nel silenzio dei più (incluse le associazioni dei produttori e degli autori…), ovvero la totale assenza di un dataset (pubblico) delle opere sostenute dal Ministeroin relazione alla loro circolazione “commerciale” sul mercato (sia esso inteso come cinema in sala, ovvero trasmissione in tv ovvero offerta nelle piattaforme), sia in relazione alla loro presenza nei circuiti paralleli dei festival nazionali ed internazionali. Riteniamo che si debba manifestare il plauso al Ministero per questa decisione, senza dubbio influenzata (se non addirittura determinata) dalla volontà di Gennaro Sangiuliano di fare chiarezza (ed anche pulizia) rispetto ad un sistema il cui funzionamento è ancora avvolto, per molti aspetti, dalle nebbie. Un sistema che è, da molti punti di vista (altri rispetto a chi ne beneficia simpaticamente…), ormai malato”. Il nuovo bando del Mic – alla luce della “sopravvenienza” succitata – è stato pubblicato il 30 aprile 2024 (con scadenza al 10 maggio 2024), il ri-affidamento a Cattolica e Ptsclas è avvenuto il 5 giugno: la relazione sull’anno 2023 (e primo semestre 2024) dovrebbe essere consegnata al Ministero tra due settimane (il 31 luglio), per essere poi trasmessa dal Ministro a Camera e Senato entro il 30 settembre 2024 (termine previsto dalla legge – per il report relativo all’anno solare antecedente – che però purtroppo non è mai stato rispettato nel corso degli anni)…

Ed oggi è lo stesso Direttore Generale Nicola Borrelli ad enfatizzare che la valutazione relativa all’anno 2023 conterrà (finalmente!) una serie di “focus” per far emergere l’impatto delle opere finanziate da un punto di vista economico, del loro valore artistico e culturale in relazione alla loro circuitazione nei festival e ai premi ricevuti, nonché sull’efficacia delle differenti linee di tax credit a sostegno delle varie fasi della filiera.

Bene. Ben venga. Era ora.

In ogni caso, nelle more di quella per l’anno 2023, finalmente, la “valutazione di impatto” – nel bene e nel male – esce dalla clandestinità.

Era ora, dopo sette anni.

E magari divenga uno strumento per una discussione aperta, libera, plurale, dialettica, su pregi e difetti della “Legge Franceschini”: in attesa di leggere le nuove regole del sistema, annunciate da mesi ma ancora non operative…

Intanto, “box office” italico a picco: intorno al 7 e 8 % del totale di spettatori e incassi

Nelle more, si segnala che nell’ultimo “week end” cinematografico (da giovedì 11 a ieri domenica 15 luglio), il “box office” italico ha registrato soltanto 3 milioni di euro di incassi, con 423mila spettatori: circa il 55 % degli incassi e dei biglietti venduti è andato al campione della Disney “Inside Out 2” (regia di Kelsey Mann)…

I film in circolazione sono attualmente 225, di cui ben 71 italiani (il 32 % delle opere in sala): l’insieme dei 71 film italiani ha registrato – secondo elaborazioni IsICult su dati Cinetel – un incasso totale di 440mila euro, a fronte di 62mila spettatori, corrispondenti al 15 % del totale. Diverte osservare che il 2° maggiore incasso, tra le pellicole nostrane, sarebbe “Immaculate – La prescelta”, che Cinetel classifica come film “italiano”, con un incasso apprezzabile di 235mila euro, per 30mila spettatori. Andando però ad approfondire, si scopre che il film in questione, diretto da Michael Mohan (prodotto da Bbp Immaculate, Llc, e dalle italiche Lupin Film srl e Wildside, quest’ultima controllata dalla lussemburghese-tedesca Fremantle Bertelsmann; distribuzione Adler), non è propriamente un film italiano, per quanto girato nel nostro Paese, anche se ha ben beneficiato di 2,4 milioni di euro di nostro “tax credit” (a fronte di un budget dichiarato al Mic di 6,3 milioni). Come dire?! Tolto questo film… non propriamente italico, la restante quota dei 70 film italiani oggi in sala porta ad appena 209mila euro di incassi, a fronte di 32mila spettatori soltanto, ossia circa il 7-8 % dei rispettivi totali.

Questa è quindi l’attuale (reale) quota di mercato del cinema italiano in sala: tra il 7 e l’8 per cento. Il primo film in classifica effettivamente italiano è “Dostoevskij” (atto I e II) dei fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo (prodotto da Paco e Sky; distribuzione Vision / Universal), che ha incassato complessivamente 78mila euro a fronte di circa 11mila spettatori: ha attratto un ventesimo degli spettatori di “Inside Out 2”… E peraltro si tratta di una anteprima “theatrical” di una serie televisiva. Segue “Non riattaccare” (regia di Manfredi Lucibello), con soltanto 13mila euro di incasso e solo 2.200 spettatori (produzione Mompracem e Rai Cinema; distribuzione I Wonder)… Come dire?! “Qualcosa” non va. Sic. Sigh!

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.

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