Da Key4biz (18/9/24): Cultura: da domani al via il G7 a Napoli, mentre il settore è in stagnazione
Tutto permane in stallo (stagnazione), ma intanto il Governo decide “d’autorità” che il cda della Rai verrà eletto il 26 settembre.
Il settore cine-audiovisivo italiano versa in uno stato di assoluta stagnazione, come già scrivevamo venerdì della scorsa settimana su queste colonne (vedi “Key4biz” del 13 settembre 2024, “Nicola Maccanico fa un passo indietro e rinuncia all’incarico in Fremantle”)…
Non si ha notizia delle annunciate nuove “commissioni di esperti” cinema e audiovisivo del Ministero della Cultura, dopo che il neo titolare del Collegio Romano Alessandro Giuli ha annunciato, in Parlamento, che avrebbe “rivisto e corretto” l’eletta schiera formata dal suo predecessore Gennaro Sangiuliano in impropria modalità “last minute”…
I giorni passano, le settimane passano, l’attesa della comunità professionale del cinema e dell’audiovisivo cresce, ma nessuno – istituzionalmente – sembra realmente preoccuparsene…
Nessuna notizia dei 20 e più decreti “direttoriali” che il Direttore Generale del Cinema e Audiovisivo Nicola Borrelli deve firmare…
Il Ministro Giuli sarà impegnato da domani giovedì 19 a sabato 21 nel “G7 della Cultura” in quel di Napoli (il programma appare piuttosto rituale ed evanescente, come si rivelano essere spesso questi incontri “supremi”…), e quindi chissà quando le nuove commissioni dei “saggi”, chiamati ad esprimersi su film e festival che lo Stato ritiene di voler sostenere, diverranno operative.
Operative quindi forse a fine settembre?!
E quando si esprimeranno sulle centinaia e centinaia di istanze che sono andate accumulandosi nei sottodimensionati (come organico) uffici di Santa Croce in Gerusalemme?
Fine ottobre?! Fine novembre?? Fine dicembre???
Centinaia e centinaia di imprenditori ed operatori culturali in esasperata attesa…
Ricordiamo ancora una volta che, film in gestazione a parte, ci sono in Italia centinaia e centinaia di organizzatori culturali di festival cinematografici che, da metà settembre dell’anno in corso, non sanno ancora se la loro manifestazione verrà sostenuta dallo Stato, a valere sui fondi pubblici per il periodo che va dal 1° gennaio al 31 dicembre 2024 (l’anno solare): buona parte di questi festival sono stati già realizzati, i promotori si sono impegnati con banche e sponsor, ma ad oggi non sanno ancora se la propria iniziativa potrà beneficiare del sostegno dello Stato? Per alcuni di loro, se l’esito (che sarà) delle commissioni (che saranno) sarà negativo, il rischio di fallimento e di morte dell’intrapresa è veramente dietro l’angolo. Eppure, non emerge una voce di lamentazione e protesta, nemmeno dall’associazione che rappresenta oltre 100 festival cinematografici (l’Afic). Ancora una volta, sembra prevalere un brutto mix tra rassegnazione (un fenomeno brutto, che abbiamo assimilato all’astensionismo elettorale) e timore di ritorsioni (c’è in effetti chi ha paura che, protestando, il Principe possa infastidirsi e vendicarsi con i protestatari…).
In questo scenario sostanzialmente congelato, si registrano ancora strascichi del brutto “caso Sangiuliano-Boccia”… Sabato scorso, il maestro Pupi Avati ha pubblicato su “il Foglio” una condivisibile lettera aperta a Gennaro Sangiuliano, intitolata “Vi spiego perché il moralismo contro Sangiuliano è stato una vergogna”… Ieri l’altro, sul quotidiano torinese “La Stampa” Sergio Castellitto ha cercato di rispondere alle accuse di sprechi nella gestione del Centro Sperimentale di Cinematografia…
Piccole e grandi vicende – tra miserie umane e bassezze della politica – che alla fin fine distraggono rispetto alle criticità profonde dell’industria dell’immaginario italiano, la cui quota nel “box office” dei cinematografi resta assolutamente penosa: domani giovedì 19 in anteprima e da martedì della prossima settimana 24 settembre nelle sale cinematografiche uscirà il tanto atteso “Parthenope” di Paolo Sorrentino, ma temiamo che non andrà a sollevare le sorti di un sistema complessivamente intorbidito…
La responsabilità di una zoppicante riforma della “Legge Franceschini”
E, sui giornali di destra, ancora oggi (su “il Giornale” e su “La Verità”, che titolano rispettivamente “I soldi di tutti i cittadini e quei film che non guarda nessuno” e “I film pagati dallo Stato sono flop da Oscar”) articoli che rivendicano quanto fosse corretta l’azione di razionalizzazione e moralizzazione che è stata alla base della riforma annunciata della Legge Franceschini del 2016: come abbiamo scritto (e dimostrato) tante volte – anche su queste colonne – la decisione era corretta in sé, e condivisibile (francamente crediamo anche dalla parte più onesta della sinistra culturale italica), ma è stata impostata male, e la responsabilità dell’errore va ricercata nella persona della Sottosegretaria (allora) delegata, la senatrice leghista Lucia Borgonzoni, che è stata la vera “regista” del processo di riforma… Non è mai stata avviata una consultazione pubblica, aperta e plurale, ma soltanto incontri riservati a porte chiuse… è stata data udienza alle grandi “lobby”, Anica ed Apa in primis (incluse le piattaforme come Netflix), e la voce degli autori e delle tante altre anime del settore (oltre ai produttori) è stata sostanzialmente ignorata… non è mai stata messa a disposizione della comunità professionale una vera e trasparente “valutazione di impatto” della Legge Franceschini, nella sua attuazione dal 2017 al 2023… in sostanza, è stata prodotta – con una gestazione lunghissima (oltre un anno) – una “riforma” piuttosto rozza, che zoppica, frutto di un processo sostanzialmente autocratico… e se ne ha conferma osservando le reazioni nervose (piccate anche, talvolta) della Sottosegretaria, allorquando qualcuno ha avuto l’ardire (e sta avendo ancor il coraggio) di contestare come la legge vada, nella nuova versione, a privilegiare soprattutto i “big player” (in gran pare ormai in mano a multinazionali straniere) e certamente non i piccoli produttori e le società indipendenti…
Che farà il neo Ministro Alessandro Giuli?! Anzitutto, dovrà valutare se confermare o meno la delega su cinema e audiovisivo a Lucia Borgonzoni. La senatrice leghista, da giorni, non si manifesta, sembra quasi in apnea, forse in prudente attesa di vedere o meno riconfermato il proprio ruolo nel settore…
Il “nodo” delle nuove commissioni è senza dubbio l’altra priorità ed anch’esso dipende dal Ministro.
Dipende invece dal Direttore Generale la decina di decreti direttoriali che potrebbero in qualche modo “correggere” alcune delle “storture” dell’ormai famoso decreto interministeriale del 10 luglio 2024 co-firmato da Gennaro Sangiuliano e Giancarlo Giorgetti, sempre ricordando che si tratta di atti di rango diverso e che il margine di operatività concreta di “corrigenda” è comunque limitato…
I triarchi Meloni & Salvini e Tajani: diktat: il Cda della Rai si elegge il 26 settembre (con la benedizione del M5s?)
Su fronte altro (ben correlato comunque con il settore cine-audiovisivo), va segnalato che il Governo – ovvero la maggioranza – ha deciso ieri che le elezioni dei 4 membri del Consiglio di Amministrazione della Rai di competenza di Camera e Senato si terranno giovedì 26 settembre.
La triade Giorgia Meloni e Matteo Salvini e Antonio Tajani si dichiara disponibile a ragionare in prospettiva su una riforma della “governance” del servizio pubblico radio-televisivo (anche nelle more dell’entrata in vigore dell’“European Freedom Media Act”), ma intanto vuole che il cda venga formato, di fatto sulla base della vigente “Legge Renzi”.
Le opposizioni vedono quindi bocciata la loro istanza, emersa in un conato di “campo largo” (Pd + M5s + Avs), di avviare prima la riforma della Rai e poi procedere alle nomine del nuovo cda.
Oggi sul “il Foglio” Carmelo Caruso sostiene che il M5s avrebbe ceduto, e titola “Il Conte Meloni. Il M5s è pronto a votare Agnes presidente Rai, in cambio chiede il Tg3 e così ‘brucia’ il Pd”.
Se così fosse, andremmo ad assistere ad una nuova puntata della sceneggiata retorica “Fuori i partiti dalla Rai”, bellamente contraddetta dai comportamenti concreti della partitocrazia di sempre…
Ancora una volta, il classico predicar bene e razzolare male.
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz” (ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale).
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