Da Key4biz (2/9/24): Festival di Venezia e la rabbia degli operatori che non fa notizia. Tax credit: tra il 2019 ed il 2023, prodotte in Italia 1.354 opere cinematografiche, di cui il 44% non è nemmeno uscito in sala!
Stampa e media si appassionano ai red carpet (di star americane) e pochi sono i riflettori sulla crescente (in)sofferenza di autori e produttori indipendenti alla luce delle controverse nuove regole per il sostegno dello Stato a favore del settore cine-audiovisivo. Tra il 2019 ed il 2023, prodotte in Italia 1.354 opere cinematografiche (!), di cui il 44 % non è nemmeno uscito in sala (!!!)Si tratta di quelli che un tempo si usava definire film “invisibili”, se non addirittura “invedibili”. Ovvero il 44 % delle opere sostenute con l’italico credito di imposta tra il 2019 ed il 2023 non è stato distribuiti nei cinematografi. A vantaggio di chi sono state prodotte, queste opere?!
Non è avvenuto (almeno finora) in modo eclatante, con quelle iniziative “spettacolari” che attraggono l’attenzione curiosa dei media, ma un qualche segnale del malessere intenso profondo e strisciante che attanaglia il settore cine-audiovisivo ormai da oltre un anno è emerso (come avevamo previsto anche su queste colonne): in quel del Festival di Venezia anzi della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (edizione n° 81, iniziata giovedì 29, con la pre-inaugurazione mercoledì 28, ed in chiusura sabato prossimo 7 settembre), si sta alzando una qualche voce di lamentazione e di protesta.
Pacato, delicato, diplomatico, ma di dissenso evidente… trattasi. Ed altro ne emergerà nei prossimi giorni e settimane. Quel che finora è stato sussurrato è destinato ad entrare in scena prepotentemente, rompendo la “campana di vetro” di un pervicace ottimismo istituzionale.
Il tema purtroppo non appassiona (non ancora?!) la stampa “mainstream”, ma ieri domenica 1° settembre, “il Fatto Quotidiano” ha dedicato una paginata, firmata da Leonardo Bison, efficacemente titolata: “Tax credit, protesta a Venezia. ‘Una riforma contro i piccoli’”. Sottotitolo: “Alla Mostra il Ministero spiega le novità, ma 23 associazioni chiedono modifiche”. Da segnalare anche un intervento di Alberto Piccinini sul quotidiano comunista “il Manifesto”, dal titolo ironico “Egemonia culturale. A chi tax credit? A noi”. A livello di testate specializzate, ne ha scritto “Cinema & Video International” (testata diretta da Paolo Di Maira), lo stesso sabato 31 agosto.
La lettera aperta del “Comitato Lavoratrici e Lavoratori del Cine Audiovisivo” (23 associazioni) al Ministro della Cultura, alla Sottosegretaria delegata, alla Premier: “Non permetteremo al cinema di tornare all’Anno Zero”
Nessun’altra testata – a parte “Il Sole 24 Ore” – ha segnalato l’iniziativa, e ciò basti. L’elenco delle associazioni (vedi in calce all’articolo, per l’elenco ed il testo del comunicato) è impressionante, per quantità e varietà: tra le più note, emergono Unita (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo) e Raai (Registro Attrici e Attori Italiani) e la neonata battagliera associazione #Siamoaititolidicoda.
Da notare la totale assenza delle associazioni dei produttori, sia quelle maggiori e storiche (come Anica ed Apa), ma anche quelle più giovani (come Cna e Confartigianato Cinema e Tv).
E la totale assenza delle sigle sindacali, le quali hanno però annunciato per giovedì prossimo 5 settembre un incontro – sempre nella cornice del Lido – intitolato “Sindacato e Impresa: Fare Sistema per lo Sviluppo del Cine-Audiovisivo”. Sottotitolo: “Ne discutono Slc Cgil, Fistel Uil, Uilcom Uil insieme ad Anica, Apa, Ape, Cna, Confartigianato”. Con due precisazioni: “Invitato Mic” e – incredibilmente – “incontro a porte chiuse” (dinamica questa proprio curiosa, allorquando tutti invocano maggiore trasparenza e miglior dialettica nella riforma dell’intervento dello Stato a favore dell’industria dell’immaginario audiovisivo).
Il cinema italiano, che è “la nostra identità, la nostra storia”, è a rischio, se non verranno prese misure immediate: è questo l’allarme lanciato ieri l’altro (sabato 31 agosto) dal Comitato Lavoratrici e Lavoratori del Cine Audiovisivo, composto dalle principali associazioni italiane di professionisti del settore, in una “lettera aperta” al Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia) alla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni (Lega Salvini) e per conoscenza alla Premier Giorgia Meloni, resa pubblica nell’economia dei tanti (troppi) incontri “a latere” della 81ª Mostra del Cinema di Venezia.
Nella missiva, le associazioni esprimono dissenso verso le riforme proposte dal Governo, evidenziando “la preoccupante situazione di stallo che affligge l’intero comparto produttivo” e ribadiscono, “con rinnovata forza, la richiesta non più procrastinabile di compiere analisi puntuali per mettere in campo tutti gli strumenti necessari atti a scongiurare il crollo dell’occupazione in particolare nel settore della produzione cinematografica”.
I professionisti del cinema denunciano “il drastico calo della produzione domestica e la mancanza di un welfare adeguato dovuta anche al rinvio del Codice dello Spettacolo, fattori che si aggiungono anche ad una forte diminuzione di produzioni straniere in Italia”.
In particolare, viene sottolineata la necessità di “aprire un dialogo costruttivo sui decreti relativi al tax credit”, poiché “questi, così come concepiti, renderanno pressoché impossibile, per le piccole e medie imprese, ottenere i finanziamenti indispensabili per produrre un film”.
“Non permetteremo al cinema di tornare all’Anno Zero”, si legge nel testo, che si conclude con un appello al Governo affinché si faccia carico della situazione.
La lettera, letta durante un incontro organizzato all’Italian Pavilion della Mostra del Cinema (affidato dal Mic a Cinecittà) dall’Associazione Italiana Registi (Air3), per la presentazione degli atti del convegno “Stati Generali del Cinema Indipendente” (titolo del convegno organizzato a Milano il 3 giugno scorso), evidenzia un malessere ormai diffuso e strisciante (emerso anche esplicitamente in occasione dell’incontro al Cinema Adriano a Roma “Vogliamo che ci sia ancora un domani” del 7 aprile 2024), che viene però ancora sostanzialmente ignorato dalla senatrice leghista Lucia Borgonzoni, che continua ostinatamente a proporre una visione sempre positiva delle dinamiche in atto.
Nicola Borrelli (Dg Cinema e Audiovisivo Mic): “maggiore equilibrio e sviluppo della competitività delle piccole produzioni… limitare le storture emerse negli anni…”
Nella mattinata di sabato 31 luglio, il Direttore Generale del Cinema e Audiovisivo Nicola Borrelli ha presentato al Lido il nuovo decreto interministeriale del 10 luglio 2024 (pubblicato soltanto il 17 agosto 2024, si tratta del cosiddetto “Decreto Tax Credit Produzione”), sostenendo che l’obiettivo dei nuovi interventi di riforma della Legge Franceschini è raggiungere “maggiore equilibrio e sviluppo della competitività delle piccole produzioni”.
Secondo la sua interpretazione, si tratta semplicemente di una ottimizzazione delle risorse e dei criteri per la concessione del “tax credit” a sostegno dei talenti e delle produzioni cinematografiche e audiovisive italiane, maggior supporto alle piccole e medie imprese del settore e tutela della creatività dei nostri artisti in materia di utilizzo dell’Intelligenza Artificiale…
Sono queste alcune delle novità frutto della revisione allo strumento del “Tax Credit Produzione” presentate nel corso dell’evento promosso da Dgca-Mic e accolto dall’Italian Pavilion all’Hotel Excelsior a Venezia Lido (in una sala accaldata, anzi “infuocata” sia dal deficitario impianto di climatizzazione sia dalle variegate polemiche emergenti). “Rafforzare il sistema produttivo operando una distinzione chiara e regolamentata tra le opere pensate sul mercato e per il mercato e quelle ‘difficili’” – ha dichiarato la Sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni – “Sostenere gli artisti e le maestranze italiane, soprattutto i più giovani, tutelando il loro talento da un uso inappropriato delle nuove tecnologiche (come ad esempio l’I.A.), sostenendone lo slancio verso un panorama quanto più internazionale. Il tax credit, ci tengo a precisare, è stato pensato in un’ottica di crescita del comparto e le modifiche apportate vanno nella direzione di limare le storture emerse negli anni e valorizzare le nostre eccellenze per un’industria sana, da oggi ancora più forte”. “Con il varo della riforma tax credit produzione, il settore riuscirà a ripartire con maggiore slancio”, ha sostenuto Borrelli, “le misure introdotte consentono infatti di raggiungere un maggiore equilibrio tra sviluppo competitivo dell’industria e tutela della creatività delle piccole e medie produzioni anche grazie al potenziamento dei contributi selettivi”.
Le tesi del Dg e della Sottosegretaria propongono una lettura paradossalmente opposta rispetto a quella elaborata dalla gran parte degli operatori: i più sostengono che il nuovo decreto “Tax Credit Produzione” tarpa le ali delle piccole società e dei produttori indipendenti… il Ministero sostiene esattamente il contrario.
Ulteriore drammatica crisi o saggia correzione delle degenerazioni degli anni scorsi? Chi ha ragione, il Ministero o gli operatori?!
Siamo convinti che in verità nessuna delle due parti possa dimostrare la bontà della propria interpretazione, perché non sono ancora disponibili dataset completi ed analisi indipendenti che possano offrire una radiografia trasparente ed accurata dell’economia del settore.
Comunque, come abbiamo avuto occasione di scrivere in varie occasioni (ed anche su queste colonne), l’impressione finora maturata dagli analisti dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult è che le nuove disposizioni non vadano propriamente a sostenere i “piccoli” e gli “indipendenti”.
Nelle slide della interessante presentazione di sabato 31 agosto curata dalla Dgca, emergono alcuni dati che, da soli, evidenziano come la Legge Franceschini abbia determinato un sistema “drogato”, in assenza di adeguati controlli basti pensare che se nel 2019 il “Tax Credit” aveva contribuito alla produzione di 73 film cinematografici (lungometraggi), nel 2022 sono stati 228 e 204 nel 2024…
Il “tax credit” per la produzione di opere tv (e web) è schizzato dalle 32 opere del 2019 alle 94 opere del 2022 e 91 del 2023…
In termini di risorse, la crescita è confermata: secondo la presentazione della Dgca, il “credito di imposta” è passato dai 53 milioni di euro del 2019, ai 243 milioni del 2022 ai 293 milioni di euro del 2023, considerando soltanto la produzione il “tax credit produzione opere cinematografiche”. Il salto è evidente anche per quanto riguarda il “tax credit produzione opere tv e web”: dai 74 milioni del 2019 ai 309 milioni del 2022 ai 322 milioni di euro del 2023…
Tra il 2019 ed il 2023, prodotte in Italia 1.354 opere cinematografiche, di cui il 44 % non è nemmeno uscito in sala!
Il dato sintetico che viene proposto a pagina 4 del report Dgca Mic del 31 agosto 2024 è impressionante: secondo questa tabella, del totale di 1.354 opere cinematografiche che hanno richiesto il Tax Credit nel quinquennio che va dall’anno 2019 all’anno 2023 quelle che sono uscite in sala sono state soltanto 756, a fronte di 598 non uscite (situazione “fotografata” al 26 giugno 2024).
Dalle risposte del Dg Nicola Borrelli ad alcuni degli intervenienti alla presentazione di sabato 31 a Venezia, è emersa a chiare lettere che i film che si producono in Italia sono troppi, considerando che quasi la metà di quelli sostenuti dal Ministero non escono nemmeno in sala. E dove vanno a finire non è ben chiaro…
Si tratta di quelli che un tempo si usava definire film “invisibili”, se non addirittura “invedibili”.
Ovvero il 44 % delle opere sostenute con l’italico credito di imposta tra il 2019 ed il 2023 non è stato distribuiti nei cinematografi…
A vantaggio di chi sono state prodotte, queste opere?!
Certamente non a vantaggio socio-culturale della collettività… non a favore dell’“audience development”… non per stimolare la “democrazia culturale” del nostro Paese (“democrazia culturale” intesa anche come diritto all’accesso ad espressioni culturali plurali).
Anche soltanto questo dato, eclatante, consente di comprendere perché saggia è stata la decisione assunta dal Ministro Gennaro Sangiuliano di mettere mano al “freno” di una “macchina” che correva impazzita da anni, con euforia collettiva, ma ricordiamo che questa “emergenza” ovvero il rischio di “crash” non era mai stato percepito, fino all’estate del 2024 (anche a seguito di una segnalazione al Governo da parte dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – Agcom), nei lunghi anni della gestione a cura del Ministro “dem” Dario Franceschini (la legge che reca la sua firma è entrata in vigore dal gennaio 2017) e della già Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni (che, con il suo partito, ha attraversato governi di ben differente cromia).
Soltanto alcune voci dissidenti erano emerse, nel corso degli anni, inascoltate purtroppo, e sono state simpaticamente accusate di essere menagrani…
Fossero state ascoltate prima, la deriva venuta a determinarsi poteva essere evitata.
In ogni caso, ad oggi non è dato sapere esattamente quali dei 1.354 film lungometraggi prodotti anche grazia al Tax Credit siano stati immessi nel circuito delle sale cinematografiche nel quinquennio 2019-2023, e nemmeno qual è stato l’esito della distribuzione “theatrical”, titolo per titolo.
E quindi – per l’ennesima volta – ridomandiamo: di cosa stiamo parlando, a fronte di un simile deficit di conoscenza?!
Sulle “numerologie” (parziali) del Ministero della Cultura in materia di cinema e audiovisivo, ci siamo già soffermati venerdì scorso su queste colonne, con un primo commento del dossier della Dgca “I numeri del cinema e dell’audiovisivo 2023” (presentato giovedì 29 agosto al Lido): vedi “Key4biz” del 30 agosto 2024, “Festival di Venezia edizione 81: promozione gratuita per il cinema americano? Tanto paga lo Stato italiano”
Come diavolo si può “riformare” in modo intelligente e lungimirante una norma, se non si ha adeguata e piena coscienza tecnica del suo impatto sul mercato?!
Anche il succitato Comitato Lavoratrici e Lavoratori del Cine Audiovisivo, ha manifestato sabato scorso – come abbiamo segnalato – “la richiesta non più procrastinabile di compiere analisi puntuali per mettere in campo tutti gli strumenti necessari”: non dovrebbe essere però lo stesso Ministero a sentire l’esigenza di dotarsi della strumentazione adeguata per mettere in atto delle “correzioni di rotta” che non riproducano gli errori del passatoovvero che non ne ingenerino di nuovi?!
Analisi puntuali. Accurate. Trasparenti. Indipendenti. Di questo, ci sarebbe necessità.
La domanda non è né oziosa né retorica.
L’impressione fin qui maturata è infatti che si sia (mal) “governato” il sistema nel corso degli anni – in assenza di adeguata cognizione e coscienza – e che si corra il rischio di (mal) “riformare” – in perdurante assenza di adeguata autocoscienza e soprattutto autocritica.
Un esempio delle tante contraddizioni della “riforma” avviata: come è stato lamentato in occasione della presentazione del 31 agosto, il Ministero ignora – per la concessione del “Tax Credit” così come dei “Contributi selettivi” – l’intervento delle Regioni a sostegno della produzione cine-audiovisiva: “perché non considerarlo un criterio premiale?!” hanno domandato molti. E Borrelli ha risposto, chiaro e tondo: “abbiamo deciso di imporre un taglio secco rispetto a quel che accadeva negli anni precedenti”. E va bene, ma perché ignorare un fattore importante nel policentrismo della costruzione del budget di un’opera, qual è il contributo delle Regioni?! La risposta non è data.
A fronte di chi, durante la vivace presentazione (moderata dal professor Bruno Zambardino, Responsabile Affari Europei e Ufficio Studi della Dgca del Mic), gli segnalava polemicamente una previsione di “morte” – con le nuove regole avviate nel 2024 – dell’80 % delle imprese di produzione nazionale, il Dg Borrelli contestava la stima di Gianluca Curti, Presidente di Cna Cinema e Audiovisivo (definendola in stile “Mago Otelma”), controproponendo una previsione (indicativa) di “riduzione” di soltanto il 15 % delle imprese attive. Il che significherebbe comunque la “dipartita” di 1 impresa su 6…
Continuando a sostenere che si tratta soltanto di “limare le storture” (come ha detto sabato il Dg Borrelli) e che le sorti del cinema e dell’audiovisivo italici continuano ad essere “magnifiche e progressive” si continua a perpetrare un grave errore di politica culturale.
E la logica di intervento dello Stato andrebbe radicalmente modificata: basterebbe ispirarsi al “benchmark” del modello francese.
Alcuni hanno notato come il Dg Nicola Borrelli, a fronte delle contestazioni emergenti, abbia ribadito: “sia ben chiaro: noi abbiamo deciso di adottare una censura tra il vecchio sistema ed il nuovo”… Si tratta di un evidente lapsus, perché intendeva certamente “chiusura” ovvero “cesura”, ma alcuni (malevoli) osservatori gli hanno attribuito una involontaria conferma della volontà del Governo di “reprimere” il (presunto) dominio culturale sinistrorso del sistema cinematografico…
Finora è stato messo in atto “un contributo diretto sotto forma di tax credit senza verifiche… si concedeva a chiunque un bancomat senza limiti di prelievo…”
Verso la conclusione dell’incontro di sabato scorso, il Dg Borrelli ha detto a chiare lettere, domandando retoricamente: “esiste un altro Paese al mondo nel quale… un tizio si sveglia la mattina… fa un progetto cinematografico da 5 milioni di euro… chiede il credito di imposta da 2 milioni di euro… e si trova sul cassetto fiscale 2 milioni di euro… senza che nessuno gli abbia dovuto fare un minimo di verifica?! (…) il tizio apre una partita Iva con codice Ateco 59.11 (“Attività di produzione cinematografica, di video e di programmi televisivi”, nota dell’autore)… e si ritrova in tasca un bancomat senza limiti di prelievo…”.
N.d.a: si tratta di trascrizione testuale dalla registrazione dell’incontro: in argomento, si risegna e si rilamenta che le iniziative Mic d’intesa con Cinecittà che si tengono all’Italian Pavilion non vengono incomprensibilmente trasmesse in streaming, né viene offerta la videoregistrazione delle stesse, così limitando la disseminazione delle idee proposte.
Questa dichiarazione finisce però per confermare le tesi di chi sostiene che, tra il 2017 ed il 2023, il sistema italiano è stato (mal) gestito, senza adeguati controlli, con una enorme generosità dello Stato, che ha tanto aperto i cordoni della borsa tardivamente, rendendosi conto della limitatezza delle risorse.
Il “tax credit” è una formula che ha celato di fatto un contributo diretto dello Stato, ha ben precisato il Direttore Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura.
Ed ormai la manna s’è esaurita… “le risorse non sono illimitate”, ha ribadito più volte al Lido.
Da segnalare che in un’intervista concessa al “Corriere della Sera”, pubblicata proprio sabato 31 agosto, la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni ha ribadito la sua ottimistica “vision”. Le nuove misure sul tax credit per il cinema rafforzeranno e renderanno “più attrattive” le produzioni italiane: “non abbiamo ristretto i criteri di selezione, ma chiarito e diviso le opere commerciali da quelle a basso budget, che hanno bisogno di aiuto pubblico (…) Negli ultimi due anni abbiamo assistito a un’esplosione dei volumi produttivi associata a enormi difficoltà da parte delle imprese di trovare uno sbocco in sala. Continueremo a sostenere le opere che nascono sul mercato e per il mercato e a focalizzare meglio il sostegno nei confronti di quel grande numero di produzioni, come le opere prime e seconde, quelle dei giovani autori così come quelle di particolare qualità artistica, che necessitano di incentivi pubblici senza i quali faticherebbero a raggiungere gli spettatori“.
Pietrangelo Buttafuoco (Presidente Biennale d’Arte di Venezia): “È necessario concentrarsi sui luoghi fisici della cultura: le librerie, i teatri, i cinematografi”. Ma forse non sa che nemmeno il Ministero della Cultura dispone di una mappatura accurata della “desertificazione culturale” del territorio nazionale
Torneremo presto su queste controverse dinamiche.
Ci piace però chiudere questo odierno intervento IsICult su “Key4biz” richiamando la lunga intervista al Presidente della Biennale d’Arte di Venezia Pietrangelo Buttafuoco sul confindustriale “Il Sole 24 Ore” di martedì scorso 27 settembre, a cura di Cristina Battocletti.
Si ricordi che Buttafuoco difende da anni l’idea di una profonda “tradizione di destra” in Italia ma è anche un recente convertito all’Islam e ora musulmano praticante: si tratta di un intellettuale non proprio “organico” alla destra, insomma, che ha peraltro deciso di confermare il “sinistrorso” Alberto Barbera alla guida del Festival di Venezia (e come hanno scritto su “The Hollywood Reporter Roma” alias “Thrr” il 27 agosto Scott Roxborough e Gianmaria Tammaro, “nelle sue selezioni festivaliere, Barbera ha continuato a mostrare la sua indipendenza politica dal governo Meloni. L’anno scorso ha scelto diversi titoli, tra cui ‘Io Capitano’ di Matteo Garrone e ‘Green Border’ di Agnieszka Holland, che guardano alle sofferenze dei migranti che cercano di entrare in Europa e possono essere letti come un diretto rimprovero alle politiche anti-immigrati di Roma. La selezione per il 2024 include ‘M. Son of the Century’ di Joe Wright, una serie televisiva sulla vita di Mussolini, basata sul romanzo di Antonio Scurati, autorevole critico della Meloni”).
Il titolo dell’intervista de “Il Sole 24 Ore” è di fatto identico a quel che Dario Franceschini (e prima ancora i suoi predecessori Walter Veltroni e Giovanna Melandri) sosteneva già secoli fa: “Cinema e cultura incrementano il Pil e fanno girare l’economia”.
D’accordo, ma… che dire della parallela funzione di stimolazione del pluralismo espressivo-estetico-culturale che pure dovrebbe provocare l’intervento dello Stato nel settore?!
E che dire della funzione di “presidio socio-culturale” delle sale cinematografiche, che in Italia continuano a chiudere, nel centro delle metropoli così come nelle periferie e finanche nella provincia e nei borghi?!
Dichiara giustamente Buttafuoco: “è fondamentale proteggere tre luoghi chiave della nostra società: la libreria come luogo fisico, il teatro come luogo fisico, la sala cinematografica come luogo fisico. Sono i tre edifici attraverso i quali si sviluppa il meccanismo virtuoso secondo cui dall’investimento di un euro ne ritornano tre. È necessario concentrarsi su questi tre edifici, perché è lì che, forgiando lo spirito critico, la necessità di stare insieme, di far incontrare la gente, noi possiamo far crescere la vita e l’economia. Quando abbiamo visto di volta in volta morire le librerie, i teatri, le sale cinematografiche, abbiamo visto impoverirsi i nostri territori” (…).
Saggia teorizzazione e condivisibili auspici, ma… nella pratica?!
Sa il Presidente della Biennale d’Arte di Venezia che… lo stesso Ministero della Cultura non dispone di una fotografia / radiografia accurata ed aggiornata della progressiva “desertificazione culturale” del nostro territorio?!
Sa il Presidente della Biennale che… il Fondo per il Cinema e l’Audiovisivo (arrivato nel 2023 al picco di 746 milioni di euro, e ridotto a 696 milioni di euro per l’anno 2024, la gran parte dei quali assorbiti giustappunto dal credito d’imposta) non ha paradossalmente contribuito granché allo sviluppo dei cinematografi, che chiudono sempre più, al “centro” così come in “periferia”?
Sa il Presidente della Biennale… quanti sono i Comuni in Italia che non hanno più né un cinema, né un teatro, né una libreria, e nemmeno un’edicola?! No, non lo sa: non può saperlo, perché non lo sa – ahinoi – nemmeno il Ministro Gennaro Sangiuliano.
E ciò basti, a proposito di “governo della cultura”…
Clicca qui per la presentazione a cura della Direzione Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura (Dgca Mic) del decreto interministeriale 10 luglio 2024 (pubblicato il 16 agosto 2024), “Nuovo Tax Credit Produzione”, intitolata “Principali novità introdotte nel decreto tax credit alla produzione. Dati, misure principali, decreti direttoriali”, avvenuta durante il Festival del Cinema di Venezia il 31 agosto 2024.
Clicca qui per la “lettera aperta” del 28 agosto 2024, “Cinema Anno Zero”, firmata da 23 associazioni del settore cine-audiovisivo, riunite nel “Comitato Lavoratrici e Lavoratori del Cine Audiovisivo” (formato da: AFS – Autori della Fotografia di Scena; AGI SPETTACOLO – Associazione Generici Italiani; AIARSE – Associazione Italiana Aiuto Registi Segretarie di Edizione; AIR3 – Associazione Italiana Registi; AITR – Associazione Italiana Tecnici di Ripresa; AITS – Associazione Italiana Tecnici del Suono; APAI – Associazione del Personale di Produzione Audiovisivo Italiano; APCI – Associazione Pittori e Decoratori del Cinema; ASC – Associazione Italiana Scenografi, Costumisti e Arredatori; CCS – Collettivo Chiaroscuro; CACAO – Comparto Audiovisivo e Cinema auto organizzato Puglia; EMIC – Associazione Nazionale Elettricisti e Macchinisti Italiani; LCS – Lavoratori del Cinema Sicilia; MUJERES NEL CINEMA – Associazione di donne nel cinema e nell’industria dell’audiovisivo; RAAI – Registro Attrici Attori Italiani; RCT – Rete Cinema Torino; RMCFVG – Rete Maestranze del Cinema Friuli Venezia Giulia; RCSB – Rete Cinema Sociale Basilicata; #SIAMOAITITOLIDICODA; UICD – Unione Italiana Casting Director; UNITA – Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo”), presentata durante il Festival del Cinema di Venezia il 31 agosto 2024.
[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale; articolo chiuso in redazione alle ore 10 di lunedì 2 settembre 2024. ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz” (ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale).
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