Il titolare del Collegio Romano potrebbe correggere il suo “atto di indirizzo” a Siae, prevedendo una riapertura alla dimensione dell’interculturalità.

Chi cura per conto dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale (IsICult) questa rubrica “ilprincipenudo” tende ancora, talvolta, a mostrare grande sconcerto rispetto ad alcune dinamiche del sistema culturale italiano, ma, passando il tempo, questa sensazione scema, e si limita a maturare un lieve sconforto: come spiegare che nessuno – se non questo quotidiano online “Key4biz” – ha dedicato attenzione all’atto di indirizzo firmato il 9 febbraio scorso dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che ha indicato le linee-guida che la Società Italiana Autori e Editori (Siae) dovrà seguire per la imminente pubblicazione dei bandi che destinano un 10 per cento dei proventi derivanti dalla “copia privata” alla creatività artistica giovanile?!

A parte il nostro articolo di venerdì scorso, non ne ha scritto nessuno. Incredibile?! Ma vero.

Si rimanda a “Key4biz” del 17 febbraio 2023: “Rai e Siae in fermento: Commissione di Vigilanza in fieri e riparte il progetto ‘PerChiCrea’ per giovani artisti e creativi”.

Non stiamo trattando di un fondo con una dotazione enorme, ma di circa 15 milioni di euro destinati a stimolare la creatività degli “under 35”. Una decisione importante, nell’economia complessiva del sistema culturale nazionale.

Se nessuno ha segnalato la notizia, e tanto meno l’ha commentata (nemmeno a livello di deputati e senatori o sindacati o associazioni di categoria…), è interessante osservare come invece ieri sia emersa una voce. Una soltanto e dissonante: l’Arci alias Associazione Ricreativa e Culturale Italiana (fondata nel 1957) ha diramato un comunicato stampa così intitolato: “Cultura: strumentale l’atto di indirizzo del ministro Sangiuliano. Cancella il criterio del dialogo interculturale per celebrare il senso di appartenenza alla nazione”.

Da segnalare che il comunicato non reca alcuna firma, ma è stato diramato come “nota” dell’Associazione.

Si ricordi che l’Arci è presieduta da Walter Massa (eletto nel dicembre scorso) e vanta Luciana Castellina come Presidente Onorario. Le origini storiche dell’associazioni hanno radici indiscutibilmente “a sinistra”: nella fase di ricostruzione dell’Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale, maturò l’idea di fondare una federazione di circoli, case del popolo, società mutualistiche, che si riconoscevano nei valori della sinistra e segnatamente in quelli dei due principali partiti allora all’opposizione, ovvero il Pci ed il Psi. Sul tema, si rimanda al saggio scritto da Antonio Fanelli, “A casa del popolo. Antropologia e storia dell’associazionismo ricreativo”, pubblicato nel 2014 per i tipi di Donzelli. Secondo l’ultimo bilancio dell’associazione (esercizio 2021), i soci Arci erano nel biennio 2020-2021 circa 421mila, a fronte dell’oltre 1 milione del periodo 2017-2019, ma ovviamente il calo drastico è stato determinato dalle conseguenze della pandemia (circa un quarto dei soci vivono in Emilia Romagna). Le associazioni aggregate ovvero i “circoli” sono circa 4mila in tutta Italia.

Di cosa si tratta, ovvero qual è l’oggetto della denuncia dell’Arci?!

Come abbiamo segnalato nel nostro succitato articolo di venerdì 17 su queste colonne, sul sito web del Ministero della Cultura – nella sezione “Atti a firma del Ministro” –  giovedì 9 febbraio 2023 è stato pubblicato (curiosamente senza comunicato da parte dell’Ufficio Stampa del Collegio Romano) il cosiddetto “atto di indirizzo” di Gennaro Sangiuliano che prevede che le risorse pubbliche che la Siae dovrà gestire ed assegnare (il 10 % dei flussi 2022 da “copia privata”) abbiano alcuni settori “privilegiati” (questo è l’aggettivo utilizzato nell’atto):

  • l’ampliamento dell’offerta e della domanda culturale, attraverso azioni volte al superamento del ‘cultural divide’;
  • la specializzazione delle professionalità artistiche, anche attraverso il sostegno alla creazione, composizione, edizione, diffusione, esecuzione e promozione di nuove opere di giovani autori;
  • l’internazionalizzazione, attraverso il sostegno alla diffusione di opere di giovani autori nel mercato internazionale;
  • il coinvolgimento di più istituzioni o che siano realizzati sulla base di accordi di partenariato tra più soggetti proponenti;
  • l’inclusione sociale.

Il testo è identico, fin qui, a quello firmato dal predecessore Dario Franceschini, ma ecco la modifica:

Franceschini 2022” (settore che non viene più considerato tra quelli da “privilegiare”):

[ cassato ]

  • il dialogo interculturale, attraverso iniziative che favoriscano un processo di scambio di vedute aperto e rispettoso fra persone e gruppi di origine e tradizioni etniche, culturali, religiose e linguistiche diverse, in uno spirito di comprensione e rispetto reciproco;

Sangiuliano 2023” (nuovo settore da “privilegiare”)

[ introdotto ]

  • la promozione e la diffusione degli aspetti più qualificanti della cultura italiana, nella sua dimensione artistica, letteraria e storica, per rafforzare tra i giovani il senso di appartenenza alla Nazione e il ruolo da questa svolto nello sviluppo culturale mondiale.

Da un approccio multiculturale-interculturale ad un approccio identitario-nazionalistico?! Arci: rintrodurre il “dialogo interculturale” ed evitare la “sterile retorica della Nazione”

Come scrivevamo venerdì scorso, si tratta di una modificazione non irrilevante, perché sembra spostare la sensibilità del Ministro da un approccio multiculturale-interculturale ad un approccio nazional-nazionalistico, con “Nazione” evidenziata finanche nel “lettering”, con l’iniziale maiuscola (e manca soltanto – verrebbe da dire con la Premier Giorgia Meloni ed il suo apparato ideologico – il termine Patria).

Nessuna reazione da parte di chicchessia, dal 9 febbraio (data di pubblicazione del decreto ministeriale) al 17 febbraio 2023 (data di pubblicazione del nostro articolo su “Key4biz”, il primo a segnalarlo), ma ieri lunedì 20 febbraio – “vox clamantis in deserto” – emerge l’… Arci.

Va anche segnalato che il comunicato stampa dell’Arci, diramato ieri, non è stato rilanciato da nessuna testata giornalistica su carta (zero ricaduta nella rassegna stampa di oggi) o web, ma soltanto dall’agenzia stampa specializzata AgCult (diretta da Ottorino De Sossi): il che potrebbe significare che l’iniziativa ministeriale non suscita interesse o che gli uffici stampa di Mic ed Arci non sono stati granché proattivi. O, più verosimilmente, che non è stata ancora promossa comunicazionalmente in modo adeguato: il che è finanche comprensibile, dato che sarà la Siae a doverla promuovere adeguatamente, non appena verranno pubblicati i bandi.

Sostiene l’Arci in premessa: “il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha recentemente firmato l’Atto di indirizzo per la promozione culturale nazionale e internazionale dei giovani autori che fissa le priorità di intervento di Siae in relazione al sostegno dei ‘Creativi Under 35’ attraverso l’utilizzo del 10 % dei compensi per copia privata, ovvero il cosiddetto Bando ‘Per Chi Crea’, attivo fino al 2019 e poi sospeso per l’emergenza pandemica”.

E qui l’affondo: “la modifica sostanziale rispetto all’atto firmato dal Ministro Franceschini nel 2022 (in verità, qui Arci commette un errore, perché l’ultimo atto di indirizzo che assegna risorse agli “under-35” risale al 2019, per i fondi 2018, dato che i fondi del triennio 2019-2021 sono stati destinati agli autori e interpreti e mandatari Siae; nota del redattore) che si evidenzia nel nuovo atto di indirizzo è relativa, tra i progetti ‘privilegiati’, alla cancellazione del criterio del ‘dialogo interculturale come ambito prioritario di intervento’, a favore di quello del rafforzamento tra i giovani ‘del senso di appartenenza alla Nazione’. Si manifesta chiaramente una lettura di fondo della cultura come strumento di celebrazione di fantomatici valori identitari a scapito della possibilità di investire su percorsi di scambio e confronto tra immaginari culturali diversi, di produzione di opere che interroghino la complessità di una società trasformata rispetto probabilmente all’idea del Ministro”.

Sia consentito osservare che, piacciano o non piacciano, esistono comunque dei “valori identitari” e non si deve essere militanti convinti del partito guidato dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni (o lettori appassionati della raffinata rivista di Casa Pound, “Primato Nazionale”) per comprendere che la Repubblica garantisce il più ampio spettro espressivo alla dimensione culturale: definirli “fantomatici” ci sembra francamente irrispettoso della libertà che deve essere garantita ad ogni cittadino, nel pieno rispetto dei diritti d’espressione garantiti dalla Costituzione.

Al di là dello scivolone di aggettivazione, merita essere analizzata criticamente la tesi elaborata da Arci: “la cultura italiana nelle sue forme popolari e di ricerca si è sempre confrontata con linguaggi e avanguardie europee e mediterranee, partendo proprio dall’idea che l’arte dovesse essere il tentativo di costruire connessioni e non di celebrare sterilmente e retoricamente una Nazione”. Anche qui, “sterilmente” e “retoricamente” ci sembrano avverbi discretamente impropri, perché – piaccia o meno all’Arci – esiste in Italia una cultura che i valori della Nazione (giustappunto con l’iniziale maiuscola…) li sente e li esalta. E deve essere libera di farlo.

Invece, sulla (rimossa) visione di “cultura” intesa (anche) nella sua dimensione multi-culturale ed inter-culturale, crediamo che sia opportuna una riflessione autocritica del Ministro stesso.

In effetti, riteniamo che sia assolutamente naturale che il Ministro abbia deciso di innestare, tra i progetti che dovranno essere privilegiati dalla Siae, quelli che si pongono come obiettivo “la promozione e la diffusione degli aspetti più qualificanti della cultura italiana, nella sua dimensione artistica, letteraria e storica, per rafforzare tra i giovani il senso di appartenenza alla Nazione e il ruolo da questa svolto nello sviluppo culturale mondiale”.

Nulla di male. Si tratta di una estensione del concetto di “cultura italiana”.

Perché il Ministro Sangiuliano ha cassato la dimensione multiculturale dal suo atto di indirizzo a Siae?

Ci domandiamo però perché il Ministro abbia invece cassato l’apertura del concetto di “promozione culturale” alla dimensione multiculturale ed interculturale: riteniamo sia un errore, anche perché ormai un 10 per cento della popolazione che vive in Italia non ha la nazionalità italiana, ma contribuisce fattivamente allo sviluppo socio-economico del Paese (finanche, verrebbe qui da dire, della Nazione).

Approccio “identitario-nazionalistico” ed approccio “multiculturale-interculturale” non sono in conflitto tra loro: possono convivere serenamente.

Anzi noi crediamo debbano convivere, peraltro con reciproco beneficio.

Denuncia Arci: “decine di giovani autori che potranno essere interessati a queste linee di finanziamento sono italiani senza cittadinanza, sono figli e figlie di processi migratori che hanno innestato la società di estetiche, linguaggi e sguardi diversi, ne sono riprova le recenti produzioni musicali, cinematografiche, performative e multimediali”.

E l’associazione assicura che “continuerà a promuovere cultura nei propri circoli e attraverso progetti e festival per sostenere il dialogo interculturale e offrire visioni complesse sulla società, per smontare retoriche identitarie o pregiudizi e curare la dimensione inclusiva e accogliente delle pratiche culturali”.

La tesi di Arci è condivisibile (suoi pregiudizi a parte sulla legittima dimensione identitaria e nazionalista della cultura), perché effettivamente il sistema culturale italiano si è arricchito, nel corso degli anni, di voci plurali e libere espresse da stranieri ed immigrati, sia nella letteratura sia nella cinematografia sia nella musica.

Questa “correzione di rotta” messa in atto dal Ministro Gennaro Sangiuliano ci appare quindi come un errore da mondare.

Ed esiste un “precedente”: anch’esso purtroppo un errore perdurante.

Il Ministro Sangiuliano nel solco della “sua” Sottosegretaria Borgonzoni, che decise di killerare il progetto “MigrArti – La cultura unisce”, fortemente voluto dal predecessore Franceschini?

La “sua” Sottosegretaria Lucia Borgonzoni, esponente di spicco della Lega Salvini, in occasione del primo governo giallo-verde, con Alberto Bonisoli (area grillina) Ministro della Cultura, decise di eliminare una benemerita iniziativa, ideata dal Ministro “dem” Dario Franceschini, ovvero il progetto “MigrArti. La cultura unisce”: si è trattato di un progetto sperimentale avviato nel 2015, guidato dall’allora consigliere del Ministro Paolo Masini (vedi “Key4biz” del 16 dicembre 2016, “Il nuovo bando ‘MigrArti’: 1,5 milioni di euro per cinema, teatro, musica e danza”).

ll progetto “MigrArti” era nato con l’obiettivo di coinvolgere le comunità di immigrati stabilmente residenti in Italia, con particolare attenzione ai giovani di “seconda generazione”, che fanno ormai parte integrante – dal punto di vista umano, culturale, lavorativo ed economico del tessuto sociale – del nostro Paese. E qui si dovrebbe tra l’altro inevitabilmente affrontare lo spinoso tema dello “ius culturae” (inteso anzitutto ma non esclusivamente come principio che lega l’acquisizione della cittadinanza italiana al percorso scolastico; si ricordi che secondo l’Istat i ragazzi stranieri sono 1,3 milioni e a scuola soltanto una minoranza di 32 su 100 è diventata italiana), che pure notoriamente non è tesi sintonica con le posizioni dell’attuale esecutivo.

A fine 2018, in occasione della soppressione del progetto speciale “MigrArti – La cultura unisce”, l’attuale a Sottosegretaria Lucia Borgonzoni (allora ed oggi delegata per il cinema e l’audiovisivo, ovvero beneficiaria evidentemente della fiducia sia di Alberto Bonisoli per il M5s sia di Gennaro Sangiuliano per FdI) sostenne che non aveva senso – a parer suo – sviluppare oltre il progetto, che pure ha significativamente stimolato la produzione artistica delle comunità immigrate in Italia, mettendo in moto migliaia di realtà autoriali, produttive, associative, e che nel 2019 avrebbe allocato le risorse ministeriali a favore piuttosto di un “progetto speciale” contro la violenza sulle donne (vedi “Key4biz” del 27 novembre 2018, “MigrArti, perché il bando per gli immigrati è in stand-by?”).

In sostanza, le risorse del bando (peraltro oggettivamente modeste, nell’economia complessiva della dotazione del Ministero della Cultura: nel 2018 ha beneficiato di una dotazione di 1,5 milioni di euro) furono azzerate, e “MigrArti” è stato purtroppo congelato: infatti, quella che doveva essere la quarta edizione non ha mai visto la luce. E, nonostante il dicastero fosse tornato ad essere guidato – dal settembre 2019 – dal Ministro Dario Franceschini, il progetto non è stato riavviato.

Migliaia le iniziative interculturali sostenute dal progetto “MigrArti” nelle sue tre edizioni

Eppure le energie messe in moto da “MigrArti” erano state tante, e preziose. MigrArti ha stimolato migliaia e migliaia di positive iniziative in tutta Italia. Entro la scadenza di febbraio 2016, prima edizione del bando, erano pervenuti circa 1.000 progetti: 439 per il teatro, la danza e la musica e 528 per le attività cinematografiche… Un successo, anche quantitativo, superiore alle più ottimistiche aspettative. Premesso che uno dei requisiti premiali era rappresentato dalla presentazione di istanze sulla base di una “rete” di soggetti, è stato stimato che siano state coinvolte varie migliaia di soggetti: circa 5.000 realtà. Nel gennaio 2017, è scaduto il termine per la presentazione di istanze per la seconda edizione del progetto “MigrArti”, e nel marzo 2017 sono stati annunciati i risultati della seconda edizione: 76 i progetti vincitori, rispetto ai 46 dell’edizione passata, quasi 400 progetti pervenuti, con più di 1.500 realtà coinvolte, ricordando che nell’edizione 2017 è stato introdotto l’obbligo di partenariato in esclusiva con associazioni legate al mondo dell’immigrazione e dei “nuovi italiani”. Nel dicembre 2017, è stata bandita la terza edizione del progetto MigrArti, con scadenza al gennaio 2018: sono stati presentati 173 progetti per l’area “cinema e audiovisivo” e 151 per l’area “spettacolo dal vivo”. I 65 progetti selezionati sono stati resi noti nel maggio 2018…

Su questi temi, si rimanda anche al progetto IsICult “Osservatorio Culture Migranti / L’Immaginario Migrante” (da cui l’acronimo “Ocm”), sostenuto da anni dalla Dg Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura (clicca qui per il sito web dedicato).

L’edizione n° 4 di “MigrArti” non ha visto la luce. Si è andato così disperdendo un ricchissimo patrimonio di esperienze.

Ci piacerebbe che il Ministro Sangiuliano cogliesse la preziosa eredità di “MigrArti” e la rilanciasse strategicamente, apprezzandone la vocazione inclusiva in termini di coesione sociale. Indipendentemente dalla cromia politica di chi ha ideato l’iniziativa nel 2015. Ed indipendentemente dalla sua vocazione ad enfatizzare la componente identitaria della cultura.

Le prime tre edizioni dei bandi Siae “copia privata” hanno accolto iniziative di “under 35” che privilegiassero la dimensione multiculturale. Due possibili soluzioni all’errore commesso…

Su questo tema della “multiculturalità” è intervenuta anche la Siae.

In effetti, le tre edizioni dei bandi cosiddetti “copia privata” ovvero “Sillumina” e poi “PerChiCrea” 2016-2017-2018 (finanziati giustappunto dal 10 % della “copia privata”) gestiti dalla Società Italiana Autori e Editori hanno in qualche modo svolto una funzione “parallela” rispetto al progetto “MigrArti”, dato che le iniziative finalizzate alla dimensione interculturale/multiculturale erano esplicitamente previste dagli avvisi, con particolare attenzione all’area “periferie urbane” ed alla dimensione di “scuole”. Una decina di progetti vincitori recavano esplicitamente anche nella titolazione del progetto il riferimento a “culture migranti”. In particolare, venivano apprezzati, tra i soggetti proponenti, quelli che potessero dimostrare di aver maturato esperienza nello svolgimento di attività sociali e culturali per la promozione del dialogo sociale e interculturale, diversità e inclusione (vedi “Key4biz” del 3 febbraio 2020, “Siae, ricerca IsICult valuta il fondo creatività giovanile ‘under 35’ Siae-Mibact”);     

A questo punto, due le possibili soluzioni all’errore (rimozione) commesso:

  • una nota integrativa da parte del Ministro Gennaro Sangiuliano rispetto all’“atto di indirizzo” del 9 febbraio 2023 trasmesso alla Siae;

oppure:

  • una comunicazione a Siae nella quale si prospetti una interpretazione estensiva dell’esigenza di sostenere iniziative che contribuiscano al superamento del “cultural divide”.

In effetti, uno dei settori “privilegiati” previsti anche dal Ministro in carica (come abbiamo segnalato, vedi supra) è giustappunto così descritto: “l’ampliamento dell’offerta e della domanda culturale, attraverso azioni volte al superamento del ‘cultural divide’”.

È evidente che quel 10 per cento di stranieri che sono residenti in Italia e non godono della nazionalità italiana soffrono (forse anche più dei cittadini residenti nel Meridione) di “cultural divide”: quindi, interpretando in modo estensivo il concetto, i bandi Siae in gestazione potrebbero prevedere una qualche forma di sensibilità verso le iniziative culturali e artistiche che prevedono il coinvolgimento di stranieri ed immigrati, e che siano comunque destinate ad una visione multiculturale ed inclusiva della società.

Si attendono reazioni. Per ora, tra gli altri, tutti i componenti delle Commissioni Cultura di Camera e Senato tacciono.

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”  

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