Confusione e agitazione attanagliano il settore cine-audiovisivo.

La situazione del sistema cinematografico e audiovisivo italiano permane incerta quanto grave: come abbiamo già ben segnalato su queste colonne, la “macchina burocratica” del Ministero della Cultura si è rimessa in moto, con la nomina delle due “commissioni esperti” cinema e audiovisivo, che si sono insediate in questi giorni e stanno per mettere mano a centinaia e centinaia di proposte di film e di progetti…

In parallelo, permane uno stallo assoluto in sede di Commissione parlamentare di Vigilanza, rispetto alla conferma della nomina della Presidente “designata” dal Governo, Simona Agnes.

È attesa anche la decisione del Ministro Alessandro Giuli, rispetto alla “cooptazione” (tale è, nella sua autocratica discrezionalità) di colui che sarà il nuovo Presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia (Csc) alias Scuola Nazionale di Cinema, dopo le inattese dimissioni di Sergio Castellitto (vedi “Key4biz” del 19 novembre 2024, “Quando il nuovo Presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia?”).

L’autocandidatura dell’attore-regista-produttore Luca Barbareschi non ha sortito effetti, ed il “suggerimento” da parte delle tre maggiori associazioni degli autori (Anac100autoriWgi; sostenuto anche dal Movimento 5 Stelle) nei confronti di Gianni Amelio si è rivelato evanescente, dato che il regista ha presto dichiarato la propria indisponibilità: vuole continuare a fare cinema, ovvero girare film, la stessa ragione che ha portato il Maestro Pupi Avati (che è comunque nel Cda del Csc ed è facente funzioni di Presidente in quanto “consigliere anziano”) a rinunciare.

La nomina è delicata perché – come ha scritto Paolo Conti sul “Corriere della Sera” di domenica scorsa, al Centro Sperimentale“si formano le nuove leve del nostro cinema e Giuli sa che non può sbagliare proprio perché il settore è già in fibrillazione per la revisione del Tax Credit decisa dall’ex ministro Gennaro Sangiuliano e che ha provocato il duro dissenso di registi e produttori”. 

Attualmente, nel Cda del Centro Sperimentale di Cinematografia siedono (qui elencati in ordine alfabetico): Pupi Avati, Giancarlo GianniniMauro Carlo CampiottiCristiana MassaroAndrea Minuz e Santino Vincenzo Mannino.

I nomi che sono circolati come possibile Presidente sono stati diversi, incluso quello del consigliere Giancarlo Giannini (attualmente nelle sale con “Eterno Visionario”) e di Francesco Rutelli, ex Presidente dell’Anica, che hanno entrambi manifestato la propria indisponibilità.

Ieri l’altro, abbiamo segnalato – su queste colonne – tra i “papabili”, Alberto Pasquale (direttore della Film Commission dell’Umbria, già Direttore Generale della 20th Century Fox, una rara figura di manager ed al contempo studioso accademico dei media), ma alcune voci segnalano Pedro Armocida (critico del quotidiano “il Giornale” e Presidente dell’Associazione Festival Italiani di Cinema – Afic), così come l’avvocatessa Cristiana Massaro (è già nel Cda del Centro; figlia del famoso Gianni Massaro, compianto avvocato gran specialista di diritto d’autore, già Presidente dell’Anica) e Pierluigi Buttafuoco (secondo chi redige queste noterelle un candidato assai probabile), e finanche Roberto Zaccaria (Past President della Rai)…

Ricordiamo che Rossana Rummo (dirigente della pubblica amministrazione di lungo corso, già anche alla guida della stessa Dg Cinema e Audiovisivo, e infine Consigliere della Corte dei Conti) è stata scelta nella veste di Coordinatrice della Commissione “Promozione”, chiamata a vagliare le istanze di contributo di centinaia di festival cinematografici ed organizzazioni culturali: una scelta che evidenzia l’assenza di pregiudizi ideologici… Come Vice Coordinatore è stato designato l’avvocato Gianfranco Rinaldi, tecnico specializzato e già Coordinatore della pre-esistente “Commissione Esperti” (prima che Gennaro Sangiuliano decidesse di “splittarla” in due commissioni, dal 2024: una per la “produzione” ed una per la “promozione”).

C’è addirittura chi sostiene che vi sarebbero sotterranee interlocuzioni tra “destra” e “sinistra”, su queste dinamiche oscillanti dal cinema alla televisione, anche nel tentativo di superare il perdurante stallo venutosi a determinare tra Viale Mazzini e Palazzo San Macuto: a poco (a nulla) è servito il convegno promosso – come iniziativa personale – dalla Presidente della Vigilanza, la pentastellata Barbara Floridia, ovvero i tanto decantati “Stati Generali” del servizio pubblico radiotelevisivo, organizzati il 6 e 7 novembre scorso al Senato. Se quella voleva essere l’occasione di una mediazione interpartitica (come al solito “dietro le quinte”), il risultato è stato fallimentare: ieri, mercoledì 20, la Commissione bicamerale non è riuscita a trovare un accordo per la ratifica della nomina del Presidente della Rai, nella persona della “designata” Simona Agnes (“in quota” Forza Italia). I parlamentari dell’opposizione non si sono infatti presentati in Commissione (con logica “aventiniana”), e quindi è venuta meno la chance di confermare Agnes (designata dal titolare del Mef Giancarlo Giorgetti) ovvero di manifestare il previsto parere vincolante…

C’è anche chi sostiene che queste dinamiche – soprattutto quelle Rai – sono collegate a scambi politici che riguardano non soltanto – per esempio – la direzione del Tg3 Rai (il M5s punterebbe su Senio Bonini), ma anche i livelli più “alti” del sistema istituzionale ovvero della partitocrazia.

Si ricordi che, per eleggere il Presidente del Consiglio di Amministrazione della Rai (attualmente è “facente funzioni” Antonio Marano, nella veste di “consigliere anziano”), è indispensabile la maggioranza dei due terzi della Commissione ed i voti dei soli partiti di governo non bastano. Circola un’ipotesi di compromesso nella figura di Roberto Natale (già nel Cda Rai, “in quota” Avs, ma con molti sostenitori “dem”; già Presidente della Federazione Nazionale della Stampa e fino a poche settimane fa alla guida della Direzione “Rai per la Sostenibilità – Esg”). In ogni caso, la Commissione Vigilanza è stata riconvocata per mercoledì della prossima settimana, 27 novembre.

La situazione resta quindi paralizzata, ma netta resta la memoria di quel che è avvenuto poche settimane fa, allorquando il Movimento 5 Stelle ed Alleanza Verdi Sinistra hanno determinato la nomina nel Cda di Majo e di Roberto Natale, rompendo quel “fronte largo” che aveva annunciato – tuonando – “prima la riforma” della Rai e soltanto poi l’elezione del Consiglio di Amministrazione (vedi “Key4biz” del 26 settembre 2024, “CdA Rai, Giorgetti designa Agnes Presidente e Rossi Ad. Bonelli (Avs): “Il campo largo non esiste”).

Nel settore cine-audiovisivo, cresce l’attesa per le decisioni che assumerà il 26 novembre il Tar rispetto ai ricorsi contro la “riforma Borgonzoni” della Legge Franceschini

Se a Viale Mazzini prevale incertezza (anche rispetto alla risorsa “canone”, che parrebbe venga ridotto a quota 70 euro a partire dal 2025, rialimentando così l’incertezza di breve periodo sul finanziamento della Rai), tra Collegio Romano e Santa Croce in Gerusalemme la situazione è non meno inquieta: cresce la trepidazione (e preoccupazione, nel bene e nel male) per la decisione del Tribunale Amministrativo del Lazio rispetto ai ricorsi presentati da oltre 50 società di produzione indipendente, attesa per martedì della prossima settimana 26 novembre, contro la “riforma Borgonzoni” della Legge Franceschini… Osserviamo “en passant” che soltanto IsICult “Key4biz” hanno segnalato la notizia dei ricorsi, che pure potrebbe avere conseguenze profonde nell’economia politica del settore.

E molti si domandano quale sia la ragione del perdurante silenzio, su queste tematiche, della senatrice leghista Lucia Borgonzi (Lega Salvini), la Sottosegretaria alla Cultura la cui delega su cinema e audiovisivo e industrie culturali e creative è stata confermata qualche settimana fa dal Ministro Alessandro Giuli (Fratelli d’Italia). Consultando l’archivio dei dispacci delle agenzie stampa, emerge come l’ultima sortita di Borgonzoni risalga al 13 novembre scorso, allorquando la Sottosegretaria ha inviato un messaggio in occasione del convegno a Palazzo Giustiniani su “L’intelligenza artificiale cambia le regole del gioco: esport, gaming e tutela dei minori nell’era digitale”, promosso dal Presidente della Commissione Cultura del Senato, Roberto Marti (Lega Salvini), nell’economia della gestazione di una specifica proposta di legge frutto di un lavoro congiunto tra Ministero della Cultura, dell’Istruzione e del Merito e della Giustizia (torneremo presto sul tema)…

Le “Commissioni Esperti” Cinema e Audiovisivo del Ministero all’opera, tra valanghe di istanze e latenti conflitti di interessi

E veniamo alle due Commissioni Esperti Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura.

Come è noto, i 15 membri della Commissione “Produzione” ed i 12 membri della Commissione “Promozione” sono stati cooptati in assoluta autocratica discrezione dal Ministro, senza alcuna procedura di pubblica evidenza o valutazione dei curricula (e nemmeno invito a presentare candidature), e varie e variegate sono state le perplessità emerse.

In alcuni casi il potenziale “conflitto” di interesse è evidente.

Si tratta della Commissione che è chiamata ad esprimere pareri sia sui festival cinematografici sia sulle attività altre di promozione del settore cine-audiovisivo…

Il comma 2 dell’articolo 2 del regolamento firmato dal Dg Nicola Borrelli il 2 ottobre 2024 rispetto al funzionamento della Commissione Esperti “Promozione”, recita: “All’inizio di ogni seduta di valutazione, gli esperti devono dichiarare l’inesistenza di eventuali rapporti economici di dipendenza o di collaborazione in relazione a soggetti, progetti ed attività oggetto di esame da parte della commissione”. E, ancora: “In presenza di rapporti economici di dipendenza o di collaborazione in relazione a soggetti, progetti ed attività oggetto di esame, gli esperti sono tenuti ad astenersi”.

È evidente che questo tentativo formale di evitare i conflitti di interessi determina di fatto che, in situazioni come queste, il membro della Commissione debba astenersi non soltanto rispetto al caso “specifico” (ovvero l’istanza di un preciso soggetto nei confronti del quale si può presupporre un qualche interesse di parte), ma rispetto all’insieme delle valutazioni delle istanze, andandosi così a determinare un cortocircuito procedurale…

Sarà interessante osservare come la Commissione stessa si… “autoregolerà”, in dinamiche scivolose come questa, e come riterrà di intervenire il Direttore Generale Cinema e Audiovisivo.

I 21 milioni di euro per i “film di particolare qualità artistica” sono di competenza della Commissione “Produzione” o della Commissione “Promozione”?

Altra questione che si pone come “spada di Damocle” sul lavorio delle due Commissioni ministeriali è la definizione del “perimetro” delle rispettive competenze: in effetti, se si rispettasse in modo preciso quanto previsto dal “Piano di Riparto” dei 696 milioni di euro del Fondo Cinema e Audiovisivo per l’anno 2024 (così come approvato dal Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo – il Csca presieduto dall’avvocatessa Francesca Assumma – nella sua riunione di insediamento del 6 aprile 2024, ripartizione approvata con 9 voti a favore e 3 contrari; “Piano” firmato dall’allora Ministro Gennaro Sangiuliano il 12 aprile 2024), dovrebbe essere naturalmente la Commissione “Promozione” ad esprimersi rispetto ai “film di particolare qualità artistica” (cosiddetti anche “pqa”), dato che i 21 milioni di euro previsti dal Fondo 2024 sono assegnati a valere su quanto previsto dall’articolo 27 comma 4 della Legge Franceschini (ovvero, operativamente, dal Decreto Ministeriale del 31 luglio 2017), e sono giustappunto contributi classificati per la “promozione”. Nello stesso ambito, sono previsti anche 6 milioni per i “film in coproduzione minoritaria” ed i 24,5 milioni per i “progetti speciali” (si precisa che in questo importo, elevato dai 13 milioni del 2023 ai 24,5 del 2024 sono incluse le risorse per la campagna promozionale “Cinema Revolution” ed altre iniziative del Mic)…

Si segnala che, nei decreti direttoriali, il Dg Nicola Borrelli alla Commissione “Promozione” (chiamata ad esprimersi su quanto previsto dall’articolo 27) ha assegnato competenza – oltre alle tradizionali attività promozionali (festival, rassegne, premi, cineteche, studi e ricerche…) soltanto per i 6 milioni dei “film in coproduzione minoritaria”, affidando invece i 21 milioni di euro dei “film di particolare qualità artistica” all’altra Commissione, quella cosiddetta “Produzione”…

In sostanza, la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo ha ritenuto di spostare i 21 milioni dei “film di particolare qualità artistica” dalla competenza naturale della Commissione “ex art. 27”, che interviene in materia di “promozione” (come giustappunto da art. 27 della Legge Franceschini) alla Commissione “ex art. 26” (competente invece in materia di contributi selettivi per la produzione). Per quali ragioni?

Anche questo tema è suscettibile di potenziali ricorsi al Tar? Alcuni operatori prevedono che ai già presentati ricorsi sul “tax credit” vadano presto ad associarsi anche ulteriori ricorsi, focalizzati sui decreti relativi ai “contributi selettivi”.

Che accadrà, peraltro, se il 26 novembre il Tar del Lazio riterrà di concedere la “sospensiva”, ovvero la sospensione del provvedimento contestato in via cautelare?

A fine 2024, non sono state assegnate ancora le risorse per i festival cinematografici realizzati nel corso dell’anno. E che fine hanno fatto le risorse per i “progetti speciali” per il 2023 e 2024?

Va anche ri-segnalato l’assurdità di un “sistema ministeriale” di sostegno al cinema e all’audiovisivo che, a fine novembre 2024, non è ancora in grado di “deliberare” rispetto a fondi assegnati per l’anno solare 2024: abbiamo già evidenziato il paradosso di centinaia e centinaia di festival cinematografici che attendono il giudizio della Commissione “Promozione”, che deve vagliare una quantità impressionante di dossier di candidatura per iniziative che, alla data di pubblicazione delle graduatorie (entro fine dicembre ‘24, ci si augura?!), saranno state già realizzate!

Surreale, più che paradossale.

Non sono pochi i festival che hanno annunciato che queste dinamiche burocratiche mettono a rischio la sopravvivenza stessa delle manifestazioni.

Con buona pace di elementari esigenze di pianificazione culturale e programmazione economica.

E che dire dei circa 25 milioni di euro previsti dal Fondo Cinema e Audiovisivo per l’anno 2024 in relazione ai… “Progetti Speciali”?!

Al 21 novembre 2024, il relativo bando (per l’anno 2024) non è stato ancora pubblicato.

E i 13 milioni di euro assegnati dal “Piano di Riparto” per l’anno 2023…

In effetti, l’ultimo bando per i “Progetti Speciali” della Dgca del Mic risale al 2022: è stato pubblicato il 22 maggio 2022, ma i risultati della selezione sono stati resi noti soltanto il 13 giugno 2023 (a distanza di oltre un anno)… Peraltro, quella graduatoria assegnava soltanto complessivamente 3 milioni di euro, sul totale dei 12 milioni di euro previsti dal Piano di Riparto per l’anno 2022. Che fine hanno fatto gli altri 9 milioni di euro che erano stati assegnati per l’anno 2022?

E che fine hanno fatto, ancora, i 13 milioni di euro previsti dal “Piano di Riparto” del Fondo per l’anno 2023, considerando che nel corso dell’anno 2023 non è stato pubblicato alcun avviso pubblico relativo ai “Progetti Speciali”?! Dove e come e perché sono state ri-allocate altrove queste risorse?!

Va peraltro segnalato che non esiste un “consuntivo” (pubblico) del Fondo Cinema e Audiovisivo.

Anche su questioni “minori” (in termini di budget) come quelle della “promozione”, sembra quindi si vada a riprodurre quella dinamica di carenza di monitoraggio e di deficit di controlli che l’Istituto italiano per l’Industria Culturale IsICult ha già segnalato tante volte anche sulle colonne di “Key4biz”: dinamiche simili a quelle che hanno determinato lo “splafonamento” dei fondi destinati al “Tax Credit”, che ha assorbito nel corso di 6 anni (dal 2017 al 2022) ben 2.620 milioni di euro, a fronte dei 1.989 milioni previsti dal “Piano di Riparto” del Fondo, con un “buco” di ben 631 milioni di euro rispetto alle previsioni (si rimanda a “Key4biz” del 25 ottobre 2024, “Tax Credit, ecco i veri dati: buco di oltre 600 milioni”).

E che dire, ancora, di altre anomalie: per esempio, qualcuno ha riflettuto sul fatto che i decreti di riparto del Fondo Cinema e Audiovisivo prevedono, alla voce “attrazione degli investimenti in Italia” (il cosiddetto “Tax Credit” estero), circa 45 / 50 milioni di euro l’anno… Come è possibile, quindi, che nei soli decreti direttoriali del 26 aprile e 30 maggio 2023 siano stati assegnati ben 250 milioni di euro (!) per le produzioni esecutive straniere?!

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz” (ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale).

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