Certamente positivo che tematiche “specialistiche” approdino in televisione (con tutte le semplificazioni del caso): il sostegno pubblico all’industria culturale è una questione di politica socio-economica di interesse generale.

Come avevamo annunciato quasi in anteprima ieri pomeriggio su queste colonne, ieri sera anzi notte (è andata in onda poco prima della mezzanotte), il talk su Rete4 guidato da Nicola Porro “Quarta Repubblica” ha dedicato quasi una mezz’ora al dolente complesso scabroso tema del “Tax Credit” a favore del settore cine-audiovisivo: si tratta di una “prima puntata” di una inchiesta che ha visto Lodovica Balzan (giornalista ed inviata) e Marco Baronti (co-autore del programma) come principali artefici, con la conduzione del Vice Direttore del quotidiano “il Giornale”.

Chi cura la rubrica dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult per questo quotidiano online “Key4biz” ha avuto il piacere di essere coinvolto, sia in una intervista presso la sede del nostro centro di ricerca sia poi con un confronto in studio.

Una precisazione è indispensabile, oltre che opportuna: quando un medium “mainstream” come la televisione generalista affronta tematiche spesso relegate nell’ambiente specialistico dei professionisti, è quasi inevitabile una prassi di semplificazione e generalizzazione. La precisione viene sacrificata sull’altare della divulgazione.

Una premessa: quanti e chi sono i telespettatori di un programma come “Quarta Repubblica”? Gli spettatori, nella stagione 2023-2024 (chiusasi il 22 luglio) sono stati mediamente tra 800mila ed 1 milione (fonte Auditel). “Chi” sono?! Secondo le analisi di marketing sono un gruppo di affezionati e pubblicitariamente parlando pregiati telespettatori, che – indipendentemente dagli argomenti ed ospiti – lo seguono con interesse e passione. Si tratta di una trasmissione di cui la concessionaria Publitalia è soddisfatta, dato che è seguita da un pubblico economicamente ritenuto giustappunto “pregiato”. La percentuale di share maggiore è infatti per la classe socio-economica “alta”, nella misura del 9 %; le percentuali per le altre classi sono attorno al 6 %. Per quel che riguarda il livello d’istruzione, “Quarta Repubblica” parla – si può sostenere – sia al colto che all’inclita, con share del 6 % nei target “laurea”, “media superiore” e “media inferiore”, ma con percentuali di share fino al 7 % anche nel target “elementare”. Nonostante una notevole concorrenza, anche ieri sera (21 ottobre) è riuscita ad ottenere buoni numeri: ha totalizzato un ascolto medio di 810mila spettatori, con una share del 5,7 %.

Tax Credit. Due elementi essenziali sono emersi anche a “Quarta Repubblica”: (1.) il credito d’imposta è troppo automatico e senza controlli; (2.) la riforma alla legge penalizza i piccoli produttori

Complessivamente, riteniamo si sia trattato di una trasmissione in alcuni tratti un poco confusa (ahinoi, i “media mainstream”?!), ma 2 elementi essenziali sono emersi:

(1.) il tax credit è troppo automatico e senza controlli;

(2.) la riforma della legge avviata da agosto scorso penalizza i piccoli produttori, a vantaggio di “big player” ormai spesso in mano a gruppi multimediali stranieri…

Per un programma che legge i fenomeni da una prospettiva destrorsa e liberista, non male.

La trasmissione è stata “titolata” in modo piuttosto rude, verosimilmente per stuzzicare l’appetito dei telespettatori, e peraltro con un titolo non corrispondente a quanto effettivamente proposto: “L’inchiesta sui fondi del cinema regalati agli ‘amichetti’”.

Peraltro, non è stato precisato di quali… “amichetti” si trattasse (anche se una sorta di sottotesto potrebbe aleggiare: ovviamente il riferimento sarebbe l’“amichettismo” della sinistra culturale…), ma forse ciò sarà oggetto delle prossime puntate dell’inchiesta: l’unico riferimento critico è stato riferito, in particolare, ai contributi pubblici a Ginevra Elkan (la figlia di Margherita Agnelli) che ricevuto 2,8 milioni di contributi per 2 film che hanno registrato modesti incassi (si tratta di “Magari” del 2020 e “Te l’avevo detto” del 2024, che hanno incassato nei cinema rispettivamente 12mila e 124mila euro, con 2.350 e 20mila spettatori)…

Procediamo con ordine: il “blocco” è stato introdotto dal servizio esterno curato da Lodovica Balzan, che ha attinto ad un documento riservato del Ministero della Cultura che era già stato reso noto in parte dall’agenzia stampa Adnkronos del 20 ottobre 2023, con un dispaccio intitolato “Cinema: richiesta Tax Credit per quasi 1.200 opere in 4 anni, compensi milionari a registi”

Si tratta di un dossier che evidenziava come molti film prodotti grazie al “Tax Credit” avessero avuto ricadute sul mercato “theatrical” (le sale cinematografiche) assolutamente modeste, se non inesistenti, a fronte di budget notevoli…

Il famoso report riservato del Ministero della Cultura rivelato da Adnkronos nell’ottobre del 2023: una manna di danaro pubblico, compensi milionari per alcuni registi, costi di produzione alle stelle…

Con compensi “milionari” per alcuni registi (trascriviamo qui di seguito esattamente dal documento “infra-ministeriale”):

(…)

  • Luca Guadagnino e Edoardo Gabbriellini avrebbero percepito 2,4 milioni di euro come compensi registici per la serie “We Are Who We Are” (finanziata con complessivi 13,2 milioni di euro di Tax Credit);
  • Gabriele Muccino avrebbe percepito 2,2 milioni di euro come compenso per la regia della serie “A casa tutti bene 2 – La serie” (sostenuta per 2,1 milioni col Tax Credit);
  • Paolo Genovese avrebbe percepito 1,4 milioni per “I Leoni di Sicilia” (finanziato con 8,7 milioni di Tax Credit);
  • Saverio Costanzo avrebbe ricevuto 1,7 milioni di euro per la regia di “Finalmente l’Alba” (che ha beneficiato di 9,5 milioni di euro di Tax Credit e 450mila euro da “contributi selettivi”)

(…)

Si segnala che, ad un controllo effettuato da IsICult in relazione ai contributi ministeriali (attingendo al “Database Opere” della Dgca del Mic), la serie “A casa tutti bene 2 – la serie”, ha ricevuto 4,5 milioni di euro di tax credit (e non 2,1 come indicato nel documento riservato); anche il dato di “Finalmente l’Alba” è impreciso, dato che ha ricevuto 9 milioni di euro di “tax credit” (non 9,5 milioni) e 450mila di “selettivo”… La serie “We Are Who We Are” è prodotta Small Forward Production e Wildside (alias Fremantle ovvero Rtl Group alias Bertelman) con Sky Studios, la serie “A casa tutti bene 2 – La serie” è prodotta Lotus Production (Leone Film Group) con Sky Studios, “I leoni di Sicilia” è prodotta da Compagnia Leone Cinematografica e Lotus Production e Disney+, “Finalmente l’Alba” è prodotto da Wildside (alias Fremantle ovvero Rtl Group alias Bertelman) con RaiCinema…

Va segnalato che questi dati sono stati proposti anche in un cartello nella parte finale del blocco, purtroppo con un errore perché sono stati proposti i nomi dei succitati 5 registi con il dato del “contributo” al film (o opera televisiva), indicando erroneamente “compensi”, ma il conduttore ha corretto a voce.

Un altro estratto dal report riservato del Mic: “almeno 20 film hanno avuto meno di 1.000 spettatori ciascuno, per un incasso medio di poco più di 2.000 euro, hanno beneficiato complessivamente di ben 11,5 milioni di contributo pubblico”.

Si tratta di dati non nuovi: si pensi a come titolava il quotidiano “La Verità” il 20 ottobre 2023 (nota bene: lo stesso giorno del dispaccio Adnkronos: qualcuno ha evidentemente fatto trapelare il documento il giorno prima, sia verso Adn sia verso il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro): “Registi ‘de sinistra’ ricchi coi nostri soldi. Quasi 1 miliardo per film che spesso non raggiungono i 1.000 spettatori, ma compensi a sei zeri per i Muccino (3,3 milioni), Guadagnino-Gabbriellini (2,4 milioni), Genovese (1,4 milioni), Costanzo (3,1 milioni) sono garantiti e guai a ridurli”, articolo a piena pagina a firma di Giorgio Gandola. Dati, questi, che peraltro non corrispondo esattamente a quel che emerge dal documento ministeriali, a conferma che siamo su terreni scivolosi…

I dati del documento riservato del Mic non sono mai stati smentiti, e sono stati letti ancora una volta, ieri sera, con un approccio in parte scandalistico, ma al tempo stesso offrendo una interpretazione comunque corretta: si è speso molto danaro pubblico (e questo è indubbio, trattandosi di oltre 3,1 miliardi di euro dal 2017 al 2023), e verosimilmente… male – almeno in parte – ma non esiste adeguata trasparenza per poter appurare la… “vera verità”.

Non esistono studi e ricerche, analisi di mercato e valutazioni di impatto che possano consentire di comprendere il reale effetto dell’intervento dello Stato nel settore cine-audiovisivo

I pochi dati pubblici – incompleti e frammentari – possono poi essere simpaticamente interpretati / strumentalizzati con letture opposte: da destra (contestazione) o da sinistra (approvazione).

Nel servizio esterno di “Quarta Repubblica”, sono stati intervistati, oltre a chi redige queste noterelle, uno dei massimi esperti di diritto del cinema e della televisione, qual è l’avvocato Michele Lo Foco, che è anche componente del Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo (il Cosca è il principale organo di consulenza del Ministro, ed è presieduto dall’avvocatessa Francesca Assumma), Marcello Foti (già Direttore Generale del Centro Sperimentale di Cinematografia – Csc e già membro della ministeriale Commissione Esperti), Antonio Avati (titolare della società di produzione DueA, e fratello del maestro Pupi Avati), Dario Formisano (giornalista e produttore indipendente)…

La giornalista ha avviato il servizio riportando alla lettera un estratto di una (pubblica) sortita del Direttore Generale Nicola Borrelli (Dgca Mic), in occasione di un incontro al Lido durante la Mostra del Cinema di Venezia il 31 agosto scorso (IsICult ha pubblicato su queste colonne, la trascrizione esatta: vedi “Key4biz” dell’11 ottobre 2024, “Tax Credit cine-audiovisivo: una valanga di ricorsi al Tar?”): per la precisione: “il nostro è un contributo diretto dato sotto forma di tax credit… esiste un altro Paese nel mondo nel quale… un tizio si sveglia la mattina… apre la partita Iva con il codice Ateco 5911… ed è come se avesse in tasca un bancomat… senza pin e senza limiti di prelievo… senza che nessuno gli ha dovuto fare un minimo di verifica” (testuale, e che si sia trattato di un incontro effervescente è confermato anche dalla titolazione della rivista “Cinema & Video International” il 31 agosto 2024, “Tax Credit Produzione. Presentazione bollente al Lido).

Questa sortita è veramente impressionante quanto inquietante, anche perché la Direzione Cinema e Audiovisivo (Dgca) è guidata da molti anni dallo stesso Nicola Borrelli, che… “quindi” ha interpretato ed applicato la legge senza segnalarne in itinere le profonde criticità tardivamente emerse nella… “coscienza collettiva”?!

E, con lui, quella stessa Sottosegretaria Lucia Borgonzoni che da un anno soltanto, e – si ricordi bene – solo dopo l’input radicale dell’ex Ministro Gennaro Sangiuliano, ha messo in cantiere la “riforma”… Riforma maldestramente impostata, che corre il rischio di buttare anche il bambino, assieme all’acqua sporca, come abbiamo scritto tante volte.

Al servizio esterno, ha fatto seguito una parte in studio, nella quale si sono confrontati chi scrive queste noterelle assieme alla giornalista e regista Anselma Dell’Olio (peraltro nominata qualche settimana fa nel consesso dei 15 “saggi”, ovvero dei membri della nuova Commissione Esperti cinema e audiovisivo del Mic, per quanto riguarda i “contributi selettivi” per le attività di “Produzione”) e lo storico dell’arte e già parlamentare Vittorio Sgarbi (già Sottosegretario alla Cultura, fino alle dimissioni del febbraio 2024, a seguito di una martellante campagna sia de “il Fatto Quotidiano” sia di “Report” di Rai3 per comportamenti non granché compatibili col suo ruolo istituzionale, e candidato alle europee per Fratelli d’Italia ma non eletto).

Se Sgarbi ha ricordato che non può essere l’incasso in sala l’unico parametro per giudicare il successo o la qualità di un film, abbiamo rimarcato che purtroppo nemmeno il Ministero della Cultura dispone di un set di dati che consenta di conoscere, titolo per titolo, quanti e quali dei film destinati – sulla carta – al primario sfruttamento “theatrical” – sostenuti dallo Stato – sono stati acquistati e trasmessi dalle emittenti televisive e quanti offerti dalle piattaforme…

Quindi esiste una nebbia totale, anche per poter semmai sostenere che molti sono “comunque” stati veicolati su altri media…

Anselma Dell’Olio ha ricordato come peraltro broadcaster e piattaforme raramente acquistino i diritti di film che non hanno avuto un minimo successo nelle sale cinematografiche… E comunque li acquistano a prezzi risibili.

Complessivamente – ribadiamo – si è trattato di un commendevole tentativo di “fare luce” su un settore importante del sistema culturale, al di là di alcune imprecisioni e di alcune semplificazioni.

Si confida che le prossime puntate affrontino in modo più preciso le tematiche del sostegno pubblico al cinema e all’audiovisivo.

Robert Bernocchi (The Big Screen) critica l’inchiesta di “Quarta Repubblica” di ieri sera. Nicola Porro (Rete4) domanda al Dg Cinema e Audiovisivo del Mic Nicola Borrelli: “perché non ci date tutte quante le carte?! sono soldi nostri… io voglio capire esattamente”

Una severa analisi critica della trasmissione di ieri sera su Rete4 è stata offerta questa mattina da uno dei massimi esperti di analisi economiche e di marketing del settore cinematografico e audiovisivo, qual è Robert Bernocchi, nella sua newsletter “The Big Screen”, con un lungo post intitolato “Quarta Repubblica e il cinema italiano. Un’indagine con diversi punti discutibili”, e ad essa rimandiamo per chi vuole focalizzare l’attenzione sulle imprecisioni e le semplificazioni cui facevamo riferimento… Bernocchi ha così commentato su Linkedin il suo post: “di fronte a indagini giornalistiche sul mondo del cinema con dati non sempre ineccepibili, un po’ di sano debunking è assolutamente necessario e doveroso. L’ho fatto oggi sul servizio (assolutamente accettabile) e sull’approfondimento in studio (questo decisamente traballante) di ‘Quarta Repubblica’, andato in onda su Rete 4 ieri sera. Direi troppa attenzione al name dropping (citiamo registi famosi – anche per la famiglia da cui provengono – e ‘scandalizziamoci’ per i loro guadagni!) e – come sempre – temo una grande difficoltà per il pubblico di non addetti ai lavori a capire quali sono i veri problemi del cinema italiano (che esistono, per carità, non facciamo finta di no)”.

Le precisazioni che Bernocchi propone nella sua analisi critica sono in buona parte condivisibili, ma riteniamo che sia comunque importante dedicare attenzione al tema, che purtroppo finora è rimasto fuori dal “dibattito politico”, almeno sui media “mainstream”.

E condividiamo totalmente le parole di Nicola Porro che ha così chiuso la prima puntata dell’indagine, rivolgendosi direttamente al Ministero della Cultura e specificamente al Direttore Generale Nicola Borrelli: “perché non ci date tutte quante le carte?! Sono soldi nostri. Io voglio che il suo centro studi (riferito a Zaccone ed IsICult, n.d.r.), Selma (riferendosi ad Anselma Dell’Olio), Vittorio (riferendosi a Sgarbi) capiscano esattamente… Magari scopriremo che questi film meritavano quello che hanno avuto…”.

Condividendo la battuta finale di Dell’Olio: “controlli e criteri”.

Soltanto la messa a disposizione di un dataset completo e trasparente può consentire un’analisi della realtà scevra da ideologismi e pregiudizi (da una parte o dall’altra).

Nel mentre, vanno segnalate certamente altre iniziative che confermano una discreta… “resistenza” dei produttori indipendenti nei confronti del decreto interministeriale del 10 luglio 2024, pubblicato il 14 agosto (a firma Gennaro Sangiuliano per il Mic e Giancarlo Giorgetti per il Mef) “Tax Credit Produzione Cinema” e dei successivi decreti direttoriali (a firma del Dg Nicola Borrelli): tra tutte, segnaliamo l’interessante webinar curato da Emanuele Caruso di Obiettivo Cinema domenica scorsa (20 ottobre), che ha analizzato criticamente gli ultimi atti ministeriali, giungendo alla conclusione che sono assolutamente penalizzanti per le piccole società ed i produttori indipendenti. Si consiglia vivamente a tutti/e la visione di questo seminario, perché efficacemente descrittivo e ben critico (dal “point of view” giustappunto di un piccolo ma fiero produttore indipendente), rispetto ad una materia senza dubbio burocraticamente assai complessa. Nell’economia del webinar Caruso dedica attenzione anche ad uno stimolante intervento di Maurizio Fiume, intitolato “Status quo e analisi dati pubblici”, presentato in occasione del “Forum Non Logo. Il cinema non dipendente. Ragionamenti di sistema”, tenutosi a Roma, presso il Cinema delle Province, il 7 ottobre scorso (la relazione di Fiume cita peraltro anche un articolo di “Key4biz” del 3 ottobre 2024, “Tax Credit, ci voleva Pinuccio di ‘Striscia la Notizia’ per rilanciare l’interesse dei media?”)…

Clicca qui, per visionare (su Mediaset Infinity) il servizio esterno de “L’inchiesta sui fondi del cinema regalati agli ‘amichetti’. La misura del tax credit nel cinema” di “Quarta Repubblica”, programma condotto da Nicola Porro, in onda su Rete4 il 21 ottobre 2024

Clicca qui, per visionare (su Mediaset Infinity) il servizio in studio de “L’inchiesta sui fondi del cinema regalati agli ‘amichetti’ – Parla Angelo Zaccone Teodosi” di “Quarta Repubblica”, programma condotto da Nicola Porro, in onda su Rete4 il 21 ottobre 2024

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz” (ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale).

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