Da Key4biz (24.3.2022): In altalena tra pop e trash: da un Simone Cristicchi dantesco alla finale di ‘Italia’s Got Talent’
Una performance teatrale intima ed accattivante, a fronte di un programma televisivo nazional-popolare che premia la diversità e stimola l’inclusione
Tra una raffinata performance teatral-musicale di un artista eccentrico come Simone Cristicchi (alla Sala Umberto di Roma) ed una kermesse televisiva nazional-popolare come “Italia’s Got Talent” (su Sky) c’è una distanza abissale, ma qui vogliamo provocatoriamente proporre una analisi in qualche modo integrata e correlata.
Martedì 22 e mercoledì 23 marzo 2022 sono quindi state due giornate importanti, sia per i giornalisti di cronache dello spettacolo sia per coloro che – come chi cura questa rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz” – è convinto che la ricerca mediologica e culturologica debba affiancare ad un approccio sociologico un approccio “antropologico”, quindi andando sul campo, osservando “attori” e “spettatori” del sistema culturale e mediale…
Premesso che la scena culturale romana sta riprendendo a pieno ritmo la sua offerta, oggettivamente molto ricca (ogni sera, ci sono almeno tre o quattro appuntamenti meritevoli, tra teatro e musica, mentre l’offerta cinematografica “theatrical” continua a languire), è arduo identificare quel che può essere interessante per il lettore di un quotidiano online come “Key4biz”, che pure recita – come sottotitolo – l’essere una testata focalizzata sull’economia digitale e le culture del futuro (e noi qui ci rivolgiamo soprattutto a chi è più interessato alla seconda dimensione).
Lo spettacolo messo in scena da Simone Cristicchi ovvero “Paradiso. Dalle tenebre alla luce” è un’opera raffinata e elegante, di cultura alta e di approccio spirituale evoluto, seppur proposta con le strumentazioni divulgative della cultura pop, e quindi accessibile (perfetto anche per studenti delle scuole medie, per capirci).
Si ricordi che Cristicchi (classe 1977) è un artista eterodosso, transdisciplinare, controcorrente: è divenuto famoso per aver vinto il Festival di Sanremo 2007 con “Ti regalerò una rosa”, una sorta di “soft rap” ispirato alla condizione dei malati di mente e in generale al tema della follia (primo nella storia del festival, vinse anche il premio della critica). Quella canzone faceva parte di un progetto artistico-culturale di ampio respiro, che ha incluso il bel libro “Centro di igiene mentale – Un cantastorie tra i matti” (edito da Mondadori). Un buon successo lo aveva comunque già ottenuto nel 2005, col brano “Vorrei cantare come Biagio” (Antonacci). Nel 2021, ha ottenuto il Premio Amnesty Italia con il brano “Genova Brucia”, ed ha pubblicato altri due libri: “Dialoghi incivili”, scritto con Massimo Bocchia, e un’edizione speciale di “Santa Fiora Social Club”, testo e dvd sulla sua avventura con il Coro dei Minatori di Santa Fiora (sulle pendici del Monte Amiata; sempre sull’Amiata, ad Arcidosso, Cristicchi si è inventato il Festival del Racconto di Strada “Narrastorie”, giunto nel 2019 alla quarta edizione). Nel 2012, ha pubblicato “Mio nonno è morto in guerra”, da cui poi ha tratto uno spettacolo teatrale. Del 2013, è “Magazzino 18”, musical scritto con il giornalista Jan Bernas (autore del libro “Ci chiamavano fascisti, eravamo italiani,” Mursia), che racconta l’esodo degli italiani istriani e il dramma delle foibe. Ha commentato: “se prima, per i temi che toccavo, mi consideravano di sinistra. a un tratto sono diventato un fascista. Io invece sono un artista, voglio raccontare storie. Non mi interessano questi giochi politici. Mi sento libero di occuparmi delle storie che voglio. Più mi attaccano e più io mi incaponisco…”.
Cristicchi ha deciso di affrontare il tema “paradiso”, prendendo spunto dal capolavoro di Dante Alighieri (anche in occasione del settimo centenario della morte), ma affrontando il poema da un suo originalissimo e poetico personale punto di vista.
In ogni uomo abita una sorta di nostalgia dell’infinito, un senso di separazione, un desiderio di completezza che lo spinge a cercare un senso alla propria esistenza. Il compito dell’essere umano è quindi – secondo l’artista – dare alla luce sé stesso, cercando dentro all’“Inferno” (che molto spesso è edificato nel profondo della propria psiche) barlumi di Paradiso: nel respiro leggero della poesia, nella magnificenza dell’arte, nelle scoperte della scienza, nel sapiente libro della natura…
A partire dalla cantica dantesca, Simone Cristicchi scrive e interpreta quindi un soggettivo suo “Paradiso”. Dalle tenebre alla luce, opera teatrale per voce e orchestra sinfonica, racconto di un viaggio interiore dall’oscurità alla luce, attraverso le voci potenti dei mistici di ogni tempo, i cui insegnamenti, come fiume sotterraneo, attraversano i secoli per arrivare con l’attualità del loro messaggio, fino a noi.
La tensione verso il Paradiso è metafora dell’evoluzione umana, slancio vitale verso vette più alte, spesso inaccessibili: elevazione ed evoluzione.
Il viaggio di Dante dall’“Inferno” al “Paradiso” si pone quindi come un cammino iniziatico, dove la poesia diventa strumento di trasformazione da materia a puro spirito, e l’incontro con l’immagine di Dio è rivelazione di un messaggio universale, che attraversa il tempo e lo vince. Nella parte finale della “Divina Commedia”, Dante scopre che l’immagine di Dio finisce per coincidere o comunque confondersi con la sua stessa umanissima figura. Si ricordi che Cristicchi si definisce “un credente fuori catalogo” (così in una intervista del 2019 al settimanale “Famiglia Cristiana”). Un paio di anni fa ha pubblicato l’autobiografia “Abbi cura di me”, edita da San Paolo.
Lo spettacolo “Paradiso” è semplice: di fatto, si tratta di un lungo monologo, ma arricchito da alcuni contributi video e soprattutto da musiche di qualità, di cui è autore lo stesso Cristicchi assieme a Valter Sivilotti.
Spiega l’autore (insieme a Manfredi Rutelli) ed attore e regista: “la nostra vita è un grande mistero, che un giorno ci sarà rivelato… Questo sembra dirci Dante Alighieri, con la forza immutata delle sue parole, ancora oggi a distanza di settecento anni. In questo mistero mi sono calato, cercando di raccontare – tra monologhi e canzoni – l’inconsueto e rendere testimonianza di ciò che di “misterioso” è accaduto nella mia vita. La parola – nella sua nudità e potenza – è al centro dell’intero spettacolo, e affronta tutte le declinazioni possibili: parola recitata, parola narrata, parola cantata… Con il coautore Manfredi Rutelli, ho cercato di sviscerare il concetto di “paradiso” in tutte sue sfaccettature: dalla ricerca millenaria dell’Eden perduto – il mito universale più diffuso in tutte le culture del mondo – fino all’insuperato capolavoro dell’intera Commedia: il trentatreesimo canto, dal quale ho musicato i primi versi, l’Inno alla Vergine Madre… L’epicità dell’orchestra Oida – le cui partiture e la direzione è del collaboratore storico Valter Sivilotti – diventa la calda placenta dove nuota la voce”.
Assistere allo spettacolo di Cristicchi è come fare una bella passeggiata in alta montagna: si respira aria pura, ci si può illudere di essere lontani dal caos della quotidianità.
In questa occasione, se proprio un rilievo si può muovere all’iniziativa artistica di questo autore e cantore… è paradossalmente un eccesso di interpretazione positiva della realtà, una sorta di beato isolamento rispetto ai conflitti infrapsichici ed ai conflitti sociali. Nessun cenno – per capirci – alla guerra che la Russia ha mosso verso l’Ucraina… come se la riflessione artistica e spirituale potessero isolarci da quel dramma (e dai tanti altri dimenticati dai media e dai più). Certo, Cristicchi evoca più volte la “selva oscura”, del passato ed attuale: “la situazione che stiamo vivendo ha mandato in frantumi tutte le certezze che avevamo, e ci troviamo in una dimensione paragonabile all’attraversata del deserto. Perché sappiamo che tutto ciò che è rimasto dietro non ha più validità, e quindi ci muoviamo in una dimensione sconosciuta. In questa selva oscura io credo che alla fine riprenderà il sopravvento quello che è già codificato in noi, quella unione fra noi e il Tutto”.
E con ottimismo della volontà (alimentato da una fede) sostiene che “perché è proprio quando tutto sembra perduto, quando le certezze crollano, che è possibile ritrovare la coordinata di origine. E comprendere che il vero “peccato mortale” è l’incapacità di vivere in sintonia con l’universo”.
Desiderio: dalla mancanza di “stelle” al tentativo di sintonizzarsi con il “tutto” naturale
Ci han colpito i ripetuti riferimenti alle “stelle”, intese come incarnazione simbolica della possibile congiunzione tra umano e divino: l’autore più volte ha richiamato il concetto di “desiderio”, scavando nella sua etimologia: la parola deriva dal latino e risulta composto dalla preposizione “de-“ che in latino ha sempre un’accezione negativa e dal termine “sidus” che significa, letteralmente, stella; “desiderare” significa, quindi – alla lettera – “mancanza di stelle”, nel senso di “avvertire la mancanza delle stelle”, di buoni presagi e buoni auspici, e quindi per estensione questo verbo ha assunto anche l’accezione corrente, intesa come percezione di una mancanza e, di conseguenza, come sentimento di ricerca appassionata… Di Cristicchi, siamo convinti fan da molti anni: ricordiamo un emozionante suo spettacolo su Davide Lazzaretti – definito “il Cristo dell’Amiata” – illuminato uomo di metà ’800, che, con la Società delle Famiglie Cristiane, voleva creare un modello universale di convivenza. E fu scomunicato…
Pur potendo vantare anche successi fonografici recenti, Cristicchi ha messo in atto una scelta esistenziale diversa, prediligendo ormai la dimensione teatrale, più intima e profonda.
Così si è spiegato: “dopo aver viaggiato tanto nel mondo della musica ho capito che quell’ottovolante che ti porta alle stelle e poi ti sprofonda negli abissi non fa per me. È un meccanismo che può essere emotivamente molto pericoloso. Non dimentico la musica, ma nel teatro ho trovato una stabilità che mi permette di prendere il tempo che voglio, per poi proporre a un pubblico selezionato il frutto del mio percorso”. E quest’ultimo suo spettacolo conferma questa vocazione intimista e spirituale, lontana dagli schermi televisivi (vedi infra)…
“Paradiso” non è uno spettacolo su Dante e il suo affascinante iter nel terzo regno ultraterreno della sua Commedia. Cristicchi non propone l’imponente architettura, e nemmeno gli incontri con i suoi personaggi. Eppure, proprio grazie ai versi memorabili e alle universali intuizioni del sommo poeta, il “Paradiso” di Cristicchi diventa un viaggio iniziatico nella parte più sottile e profonda dell’essere, un tentativo di riconnessione con la parte più autentica che ci abita, quella scintilla divina che ci permetta di… “trasumanar”.
Lo spettacolo è proposto da Centri di Produzione Teatrale Elsinor e Accademia Perduta/Romagna Teatri, insieme ad Arca Azzurra e Fondazione Istituto Dramma Popolare di San Miniato. Resta in scena fino a domenica 3 aprile.
Domani venerdì 25 la terza edizione del Dantedì promosso dal Ministro Dario Franceschini
Approfittiamo dell’occasione per segnalare che domani venerdì 25 marzo è il “Dantedì” terza edizione dell’iniziativa promossa dal Ministero della Cultura – e specificamente dal titolare del Mic Dario Franceschini, nel 2020) – che, dai fumetti al cinema, dalle mostre alle letture, propone un florilegio di tutte le arti, in campo per celebrare il Sommo. Si tratta di un centinaio di iniziative organizzate o sostenute su tutto il territorio nazionale direttamente dal MiC o dal Comitato nazionale per i Settecento Anni dalla Nascita di Dante Alighieri: per cercare iniziative, si rimanda alla pagina dedicata del sito del Ministero: https://cultura.gov.it/evento/dantedi2022.
Dalle “stelle” di Cristicchi alle “stalle” di “Italia’s Got Talent” di Sky Italia?!
Passando dalle “stelle” alle “stalle” (?!?), dedichiamo ora attenzione alla finalissima della edizione n° 12 di “Italia’s Got Talent”, una produzione della multinazionale Fremantle (Rtl Group) per Sky Italia, andata in onda ieri sera mercoledì 23 su Sky, dallo Studio di Cinecittà World?!
Il programma è stato trasmesso anche in chiaro su Tv8, oltre che su Sky Uno ed in streaming su Now. Alla conduzione, l’elegante Lodovica Comello. Giuria effervescente formata da Elio, Federica Pellegrini, Mara Maionchi, Frank Matano. I finalisti sono stati 10 scelti nel corso delle audizioni, mentre 2 hanno conquistato il palco grazie alle votazioni del pubblico da casa.
Suvvia, saremo forse animati da un po’ di snobismo (…), ma non ci riteniamo intellettuali (si parva licet…) chiusi nella metaforica torre eburnea: ci dichiariamo telespettatori curiosi, e non discriminiamo certo tra “cultura alta” e “cultura bassa”, anche perché si tratta di categorie ormai superate in una logica post-moderna…
“Italia’s Got Talent” è una trasmissione di intrattenimento, e non ha altre pretese, nonostante l’innesto quest’anno in giuria di un artista trasgressivo come Elio ha consentito di elevare un po’ il livello culturale del programma. Ovviamente “culturale” inteso sempre in accezione molto… “pop”).
Abbiamo deciso quindi di “sporcarci le mani” – è una battuta, ce lo si consenta – ed abbiamo chiesto all’ufficio stampa di Sky Italia (coordinato da Isabella Ferilli) un accredito giornalistico in modalità “last minute”, per viverci in prima persona l’esperienza della fruizione del programma in modalità “live”, in studio. È stata una esperienza antropologicamente (vedi supra) interessante, immersi in una platea di 600 spettatori, invitati da Sky, dagli sponsor e dalla società che ha ospitato la “location”, ovvero Cinecittà World (su quest’ultima, rimandiamo al nostro articolo “Inedito marketing incrociato tra i musei del Comune di Roma e il parco a tema Cinecittà World”, su “Key4biz” del 9 marzo 2022), in quel di Castel Romano.
Elio ha ribattuto più volte sul concetto di “inclusione”, sostenendo che lui è stato l’innovativo artefice ed il regista (anzi “il re” o addirittura “l’imperatore”) di un approccio inclusivo da parte del programma.
Da spettatori qualsiasi (“invitati da Sky”, ma senza alcuna posizione giornalistica privilegiata in studio), siamo stati costretti a partecipare ad un rito collettivo primitivo piuttosto imbarazzante (tra la discoteca e lo stadio…): il regista dello studio ha sentito l’esigenza, mezz’ora prima della messa in onda, di “animare” il pubblico dei presenti, con la stessa dinamica di un animatore di un villaggio turistico (di serie C), invitando tutti a cantare e ballare sul ritmo di alcuni classici della musica pop italiana… Questa buffonata è durata un quarto d’ora (prima dell’avvio della messa in onda), e forse aveva l’obiettivo di sfiancare un po’ i presenti (costretti poi a quasi tre ore di “seduta”), ma soprattutto ad “insegnare” loro come rispondere al comando “applausi”… Una messa in scena veramente penosa, ma interessante per l’osservazione sociologica del pubblico in sala, preso da incomprensibile e diffuso entusiasmo.
Vince il cantante 18enne Antonio Vaglica, nome maschile, status di genere… fluido, omaggio alla diversità ed alla inclusività
Ha vinto il premio in palio, che ammonta a 100.000 euro, Antonio Vaglica, un giovanissimo cantante – dalla voce tendenzialmente femminile – che non ci ha minimamente convinto. Ieri sera ha cantato una cover di “I Have Nothing” di Whitney Houston. Secondo alcuni osservatori, la sua voce coprirebbe tutte le sfumature del maschile e del femminile, bypassando gli schemi “di genere”. Vaglica ha peraltro nome da ragazzo e lineamenti dolci ed un look squisitamente femminile (su Instagram, antobabydoll; suTikTok, antoniovaglica6). Si è presentato alle audizioni accompagnato dalla mamma, animato da una grande passione per la musica, ma anche per dimostrare il meglio di sé, “dopo un’infanzia passata a sentirmi sbagliato” (ha denunciato di essere stato vittima di varie discriminazioni). Prediletto da Elio, che ha rivendicato di essere stato il primo giudice di “Italia’s Got Talent” dichiaratamente… “non binario” e “gender fluid”…
Sul podio, con lui l’illusionista Francesco Fontanelli, 22 anni di San Vincenzo (Livorno), al secondo posto dopo aver conquistato il “Golden Buzzer” del pubblico, che ha portato la sua magia, convincendo in primis Frank, protagonista del numero insieme a lui sul palco, e poi gli spettatori; e la medaglia di bronzo di questa edizione, il “Golden Buzzer” di Lodovica, Simone Corso, 26enne ballerino sardo e sordo dalla nascita, che ha presentato una coreografia possibile solo grazie alle vibrazioni che percepisce. Una edizione assolutamente inclusiva, ha rimarcato più volte Elio.
È interessante, dal punto di vista sociologico anche, riprodurre una sintesi estrema dei 12 partecipanti:
Nel corso delle puntate delle Audizioni hanno già staccato il biglietto per la finale 10 talentuosissimi concorrenti:
- Antonio Vaglica, studente 18enne di Mirto Crosia (Cosenza) che si è esibito sulle note di “Sos d’un terrien en detresse” di Daniel Balavoine, un brano che parla di un essere umano che non sente di appartenere a questa Terra e dunque lancia un grido d’aiuto verso il cielo (che ha ottenuto il “Golden Buzzer” da parte di Elio);
- Davide Battista, 14enne trombettista di Melito (Napoli), che ha reinterpretato con il suo strumento “Voce” di Madame (che ha commosso e conquistato Mara, al punto da spingerla a premere il “Golden Buzzer”);
- Federico Martelli, 35enne di Milano che con il suo tormentone “Bello”, ha vinto la terza puntata e subito dopo è diventato un brano virale su tutti i “social” fino ad entrare nelle classifiche dei pezzi con più streaming; e qui siamo proprio nella deriva del “pop” verso il “trash”…
- il 12enne Davide Inserra, di Siracusa, che si è esibito in uno numero di break dance sulle note della hit planetaria “Lose Yourself” di Eminem (sommerso dalla pioggia di coriandoli del “Golden Buzzer” di Pellegrini);
- Medhat Mamdouh, 28enne musicista egiziano de Il Cairo, che ha suonato magistralmente il suo flauto (ieri sera con tanto di accompagnamento di un’orchestra formata da decine di elementi), ed ha convinto il veterano Frank Matano a spingere il “pulsantone dorato per il suo “Golden Buzzer”;
- il “Golden Buzzer “di Lodovica Comello è andato al 26enne ballerino sardo Simone Corso, sordo dalla nascita, che riesce a ballare grazie alle solo vibrazioni che percepisce, incarnando lo spirito di “Italia’s Got Talent” ovvero “dimostrare che non ci sono limiti quando una persona ha talento”;
- Fellon Rossi, che ha proposto un numero con le balestre, dal grado di difficoltà elevatissimo: unica donna in Europa ad esibirsi in numeri di questo tipo, in una disciplina pericolosa e adrenalinica, ha riscosso unanime consenso sia dai giudici al tavolo che dal pubblico;
- Holler e Kimberly Zavatta, fratello e sorella che si sono esibiti in un numero acrobatico sui pattini a rotelle conquistando, quasi a furor di popolo, il primo “Golden Buzzer Cumulativo” nella storia del programma;
- Temple London, vincitori dell’ottava e ultima puntata di Audizioni, padre e figlio londinesi protagonisti di un numero impressionante di Kung Fu, a rappresentare la loro filosofia di vita in equilibrio tra acrobazie spettacolari ed energia zen;
- Giorgia Fumo, comica 35enne romana ma pisana di adozione, anche lei vincitrice dell’ottavo episodio, che ha interpretato un monologo comico dedicato ai social network e alle ragazze che vengono lasciate dai propri partner; ieri sera si è dedicata ai programmi televisivi americani di “preparazione” al matrimonio, ma ci ha provocato assai poche risate…
A questi 10, si sono aggiunti 2 concorrenti scelti dal pubblico:
- l’illusionista Francesco Fontanelli, studente di farmacia di 22 anni di San Vincenzo, piccolo paesino sul mare nella provincia di Livorno, che ha portato la sua magia nel quinto episodio, con giochi di carte intriganti;
- gli “inventori” del “musical a basso costo” Umberto e Damiano, che, nel corso della quarta parte di Audizioni, hanno interpretato in versione a basso costo una scena del film d’animazione “Frozen” con Elsa, la splendida protagonista…
Qualche “numero” sul programma…
Da ricercatori specializzati – prima che da giornalisti investigativi – abbiamo chiesto a Sky Italia qualche “numero” sul programma, ma ci siamo scontrati con una “policy” del gruppo che si mostra veramente (troppo) molto ritentiva. Non ai livelli di Netflix, ma ci siamo quasi… tutto è “top secret”, come se si trattasse veramente di segreti industriali!
Costi del programma, pur indicativamente? Non è dato sapere.
Si segnala che – grosso modo – uno show come “X Factor” ha un budget nell’ordine di 1 milione di euro a puntata, stesso livello di “Amici” o di “The Voice”. Intorno ai 700mila euro “Ballando con le stelle”, per scendere alla metà con “Pechino Express” (stime IsICult).
Quante persone sono coinvolte nella produzione? Questo è l’unica informazione acquisita da Sky Italia: “300 persone totali impegnate da Fremantle nella realizzazione dello show (tra fornitori e dipendenti)”.
E certamente non abbiamo domandato quanti siano i ricavi pubblicitari, anche se, su questo volendo, una stima la si potrebbe costruire…
Gli unici dati che Sky Italia ha pubblicizzato sono quelli di ascolto: l’atto conclusivo di questa stagione del “talent” prodotto da Fremantle, ieri su Sky Uno/+1 e in “simulcast” in chiaro su Tv8, ha registrato complessivamente 1 milione 269mila spettatori medi ed una share del 6,6 % (nel dettaglio: 386mila spettatori e 1,9 % di share su Sky Uno/+1, a fronte di 883mila spettatori medi e 4,7 % su Tv8). Nei sette giorni, invece, l’ultimo appuntamento con le Audizioni ha raggiunto sulla “pay” 893mila spettatori medi pari, corrispondente ad un + 7% rispetto all’omologo episodio dello scorso anno. Il dato complessivo nei sette giorni è di 1.873.000 “spettatori medi”. Da segnalare che ieri sera, in prima serata, il film di Rai1 “Assassinio sull’Orient Express” ha registrato 2,8 milioni di spettatori (share 14,5 %), su Rai3 “Chi l’ha visto?” 2,2 milioni (11,5 %), su Rai 2 “Volevo fare la rockstar 2” circa 905mila spettatori (share 4,5 %, per la prima puntata)… Il programma di Sky è stato battuto anche da Canale 5 con “Ultima fermata” (prima puntata) con 2,1 milioni di spettatori (12,4 %)…
Questi gli unici altri dati che siamo riusciti a strappare all’Ufficio Stampa di Sky Italia, gentile quanto arroccato sulla propria riservatezza (…): “Tra tutti gli iscritti a questa edizione, 158 sono stati i concorrenti saliti sul palco. Il 37 % proviene dal Sud, il 36 % dal Nord, il 24 % dal Centro, il 3 % dall’estero. Il canto da solista è la performance più gettonata con il 42 %, seguito dal ballo (13 %) e dal mondo della comicità (10 %). Il 32 % degli iscritti ha un’età compresa tra i 26 e i 40 anni, mentre il 25 % ha tra i 18 e i 25 anni: il concorrente più giovane a salire sul palco ha solo 3 anni, il più anziano ne ha 80. A mettersi in gioco ci sono liberi professionisti, studenti, impiegati di banca, videomaker, osteopati, agenti di Polizia, imprenditori, chimici, infermieri, personal trainer, casalinghe, pizzaioli, musicisti, ballerini, baristi”.
In verità, sarebbe molto interessante una qualche indagine sociologica (anche soltanto attraverso un questionario strutturato) sull’insieme dei candidati ovvero dei concorrenti selezionati: potrebbero fornire uno spaccato prezioso dell’identikit dell’“aspirante entertainer” italico.
Nel corso della serata, Lodovica Comello ha ufficialmente aperto i “casting” per la prossima edizione di “Italia’s Got Talent” ovvero “Igt 2023” (tutte le informazioni sono al link italiasgottalent.it/casting).
Per quanto riguarda le “location”, è stato scelto il Teatro 1 di Cinecittà World per la finale di “Igt” edizione n° 12, che ha consentito di accogliere 600 spettatori. Le puntate di Audition si sono svolte nel Teatro 5 di Cinecittà. La finale è tramessa in diretta dal Teatro 1 di Cinecittà World: per la scenografia, è stato quasi totalmente smontato il teatro esistente, e riallestito in 30 giorni di cantiere: sono state costruite 30 strutture in carpenteria metallica customizzate per supporto della scena e tecnologia; circa 900 mq di spazio performativo; circa 500 mq di “ledwall”; circa 2 chilometri di “scenoluminoso”; 18 camere in studio; 60 specializzati (falegnami, fabbri, scenografi, progettisti, grafici) impegnati per la realizzazione di tutte le messe in scena…
Il periodo di preparazione del programma è di circa 1 anno, che comprende la fase di “scouting”, pre-produzione e produzione effettiva del programma.
Fremantle (alias Rtl Group alias Bertelsman) continua la sua campagna di acquisti in Italia: dopo Wildside e The Apartment, acquista Lux Vide
Così si autodescrive Fremantle: “con una offerta che spazia dai più famosi format di intrattenimento (“Too Hot To Handle”, “Family Feud”, “Game of Talents”, “Got Talent”, “X Factor”) alle serie tv più amate a livello internazionale (“L’Amica Geniale”, “The Young Pope”, “Mosquito Coast”, “The Investigation”), fino agli imperdibili film e documentari pluripremiati e acclamati dalla critica (il film del regista candidato agli Oscar “È stata la mano di Dio”, “Arctic Drift”, “Veleno”), Fremantle trasforma contenuti locali in successi globali”.
“Trasforma contenuti locali in successi globali”…
Si ricordi che Fremantle è guidata dal 2018 da Andrea Scrosati (già boss di Sky Italia); nel 2021, è stato nominato anche Chief Executive Officer per l’Europa della società, che fa capo a Rtl Group, a sua volta controllata dal colosso editoriale tedesco Bertelsmann. La controllata Fremantle Italia è presieduta da Lorenzo Mieli e si pone come principale “fornitore” di contenuti di successo per Sky Italia, nell’ambito “intrattenimento”. Nel 2019, anno precedente alla pandemia, la “holding” Fremantle ha chiuso l’esercizio con ricavi pari a 1,7 miliardi di euro, e punta alla soglia dei 3 miliardi di euro per l’esercizio 2025.
Nel marzo del 2022, Fremantle ha acquisito il 70 % della Lux Vide dei fratelli Matilde e Luca Bernabei, terza società italiana acquistata in Italia, dopo Wildside e The Apartment. Nel 2021, Lux Vide ha registrato 95 milioni di euro di ricavi.
Nel 2020, FremantleMedia Italia sri ha registrato ricavi per 65,8 milioni di euro, a fronte dei 70,4 dell’anno 2019, con un calo quindi del 6 %. Erano stati meno di 37 milioni dieci anni fa, ovvero nell’esercizio 2011 (fonte: database IsICult).
Si ricordi che in Italia produce anche “Un posto al sole” per Rai (giunto alla stagione n° 24) e “Non è l’Arena” per La7 (giunto alla stagione n° 6). Nel 2020, ha prodotto la quinta stagione di “Chi Vuol Essere Milionario?” per Rti / Mediaset…
L’organico è ben consistente: secondo l’ultimo bilancio (approvato a fine aprile 2021, firmato dall’Amministratore Delegato Gabriele Immirzi) si tratta di 323 impiegati e quadri, cui si aggiungono 9 dirigenti, per un totale di 332 dipendenti.
A febbraio di quest’anno, Fremantle ha stipulato con Cinecittà Luce un accordo quinquennale, che comprende anche l’affitto di teatri di posa. Così ha commentato Nicola Maccanico, Ad di Cinecittà: “l’accordo con Fremantle ha forte valore strategico per Cinecittà. Infatti conferma la capacità del nostro hub produttivo di svolgere un ruolo rilevante nel nuovo mercato mondiale dell’audiovisivo e determina la costruzione dì una partnership strutturata con un grande produttore internazionale caratterizzato da un solido rapporto con l’eco sistema produttivo italiano. Globale e locale al tempo stesso, proprio come Cinecittà”.
Quel che si osserva è che società italiane di qualità, arrivate ad una certa soglia di fatturato, divengono appetibili per multinazionali non italiane, nell’economia del sistema audiovisivo globale, e nessuno ne difende la “italianità”: ci si domanda se il Governo italiano non debba avviare una riflessione seria su questa paradossale “fuga di cervelli” e di “fatturati”, rispetto ad una visione nazionale del sistema culturale…
Infine, un doveroso richiamo ai “credits” di “Italia’s Got Talent”, segnalando che un plauso meritano sicuramente le scenografie e le coreografie di Luigi Mareca. E qui (ci) domandiamo perché Rai non riesca a competere con Sky, su questo fronte, allorquando la televisione pubblica italiana era all’avanguardia, ai tempi del cosiddetto “varietà”…
“Italia’s Got Talent” è un programma di Valdo Gamberutti, Amato Pennasilico, Marco Terenzi, Giovanni Todescan e Gabriela Ventura, scritto con Alessandro Caroni, Michela Morano, Marya Pacifici e Germana Renzi. La regia delle “Audizioni” è stata di Sara Ristori. La regia della “Finale” è stata di Luigi Antonini. Direttore artistico Angelo Bonello. Direttori della fotografia Ivan Pierri e Massimiliano Fusco. Scene di Luigi Maresca.
Conclusivamente, (ci) domandiamo: ma se Rai o la stessa Sky trasmettessero in prima serata lo spettacolo teatrale di Simone Cristicchi??? Questo sì sarebbe un vero sasso nello stagno, un salutare sasso nella vetrina luccicante e spesso falsa del rutilante “sistema dello spettacolo”…
Articoli correlati
Articoli recenti
- Da Articolo21 (19/12/24): Precisazioni in merito a “diffida stragiudiziale” della Sottosegretaria Senatrice Lucia Borgonzoni 20 Dicembre, 2024
- Da Il Fatto Quotidiano (12/12/24): Tax credit paralizzato: l’ennesima riprova del (mal)governo della cultura 13 Dicembre, 2024
- Da Articolo21 (12/12/24): L’apparenza e la realtà: il cinema italiano va a gonfie vele (dice la Sottosegretaria Borgonzoni) o c’è crisi acuta (come sostengono 15 associazioni del settore)?! 12 Dicembre, 2024
- Da Il Riformista (5/12/24): Gli Studios di Cinecittà sono una cattedrale nel deserto: i film mai usciti, i lavoratori fermi e le voci di privatizzazione 5 Dicembre, 2024
- Da il Riformista (2/12/24): Cine-audiovisivo: il Tar boccia i decreti di riforma del settore. Si aggrava la crisi, studios di Cinecittà vuoti 2 Dicembre, 2024