Da Key4Biz (25.1.22): Il Comune di Roma battezza il Forum dei Beni Sequestrati alle Mafie
Il Sindaco Roberto Gualtieri a “Key4biz”: “Roma non ha un database del proprio patrimonio immobiliare, serve un censimento accurato per garantire trasparenza amministrativa e giustizia sociale”
Questa mattina, martedì 25 gennaio 2022, la Sala della Protomoteca di Roma Capitale ha ospitato una stimolante iniziativa per alcuni versi piuttosto ibrida, “istituzionale” e “sociale” al tempo stesso, con una conferenza stampa che è stata l’occasione per annunciare l’avvio, dal prossimo 17 marzo 2022, di una originale forma di dialogo ed interazione tra istituzione e società civile: il “Forum cittadino sui Beni confiscati alla criminalità organizzata”, istituito con una recente delibera approvata dall’Assemblea Capitolina.
Ad annunciarlo oggi, nel corso della conferenza stampa in Campidoglio, il Sindaco Roberto Gualtieri con gli Assessori Tobia Zevi (Assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative) ed Andrea Catarci (Assessore al Decentramento, Partecipazione e Servizi al Territorio): da segnalare che l’evento si è svolto alla presenza di rappresentanti di associazioni e realtà impegnate per la legalità e l’inclusione sociale, in primis la Rete per i Numeri Pari (Rnp), rappresentata dal Coordinatore nazionale Giuseppe De Marzo (che è anche il Responsabile nazionale di Libera per le Politiche Sociali).
L’iniziativa merita attenzione per il carattere innovativo, essendo una delle prime a livello nazionale, e riguardando una città dimensionalmente importante qual è Roma: il Forum intende porsi come spazio d’incontro e di confronto fra Roma Capitale, la cittadinanza e tutte le reti impegnate a favore della legalità e dell’inclusione, per promuovere la cultura dell’antimafia sul territorio e dare impulso al riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata, attraverso un costante processo di consultazione e partecipazione della collettività.
Il Forum è stato istituito con una Deliberazione dell’Assemblea Capitolina, la n. 113 del 16 dicembre 2021 (che ha approvato il Regolamento del Forum), a poche settimane dall’elezione del Sindaco Roberto Gualtieri (in carica dal 21 ottobre 2021, già Ministro dell’Economia e delle Finanze dal settembre 2019 al febbraio 2021) che si era impegnato in tal senso durante la sua campagna elettorale.
Il Forum accoglierà quindi tutte le realtà interessate ad approfondire, elaborare e promuovere idee ed esperienze, sviluppando insieme proposte e strumenti.
È già possibile effettuare una richiesta di adesione, compilando la domanda on-line sulla pagina dedicata Forum sul sito web di Roma Capitale. È preliminarmente necessario autenticarsi al Portale tramite Spid (Sistema Pubblico di Identità Digitale), ovvero Carta d’Identità Elettronica (Cie) o Carta Nazionale Servizi (Cns).
Affrontiamo su queste colonne l’iniziativa per due ordini di ragioni: da molto tempo sia il quotidiano online “Key4biz” (concentrato sull’economia digitale e le culture del futuro) sia la rubrica indipendente “ilprincipenudo” (curata dall’IsICult – Istituto italiano per l’Industria Culturale) promuovono una battaglia civile per stimolare maggiore trasparenza nell’operato delle pubbliche amministrazioni, con ovvia particolare attenzione alle potenzialità del digitale.
Purtroppo le potenzialità enormi del digitale – in termini di accesso alle informazioni – cozzano ancora con pratiche non evolute delle pubbliche amministrazione, e finisce per prevalere spesso quello che su queste colonne abbiamo in tante occasioni denominato “trasparenza a metà”: i dati, quando ci sono (e comunque non sempre sono disponibili), non sono accessibili (“leggibili”) in modo agevole, e la loro acquisizione / lettura / interpretazione è ostacolata da processi informatico-telematici che richiedono competenze (e pazienza o tenacia e testardaggine…) che spesso il “cittadino medio” non ha.
Sulla carta, il Forum promosso dalla Rete dei Numeri Pari ed accolto dall’Amministrazione Gualtieri sembra essere una risposta adeguata al bisogno di interazione con le istituzioni che molti cittadini sentono, nel rapporto con il Comune. Si dovrà attendere la piena operatività, per comprendere se si tratta di un bell’annuncio di condivisione e partecipazione (già in passato ne abbiamo registrato, di simili, rivelatisi – ahinoi – vacui alla prova dei fatti) o di una operazione di autentica democrazia partecipativa “dal basso”.
Nel marzo dell’anno scorso, anche con una protesta in piazza Campidoglio, Luigi Ciotti e la Rete dei Numeri pari avevano parlato di un “sogno incompiuto”, denunciando il ritardo dell’allora Sindaca Virginia Raggi: ora il “sogno” sembra possa concretizzarsi.
Per queste ragioni, l’iniziativa merita di essere presa in considerazione, con attenzione, con serietà e con fiducia: dipenderà non soltanto dall’istituzione, ma dai soggetti che parteciperanno alla sfida, rendere il Forum un organismo attivo, propositivo, dialettico, compartecipativo.
Il Forum si pone come spazio condiviso a disposizione di cittadine e cittadini, istituzioni, associazioni e fondazioni senza scopo di lucro operanti sul territorio, organizzazioni, università, istituti di ricerca e altri enti o soggetti pubblici interessati, per elaborare insieme proposte per la valorizzazione dei beni confiscati, restituendoli alla città.
Il rappresentante di Libera e della Rete dei Numeri Pari, Giuseppe De Marzo, ha sostenuto che “l’attivazione del Forum rappresenta un atto di restituzione concreta nei confronti della cittadinanza; consente la costruzione collettiva di una memoria condivisa, riconosce e legittima l’importanza della cittadinanza attiva e dei soggetti sociali impegnati sul territorio, contribuisce a rafforzare il welfare di comunità promuovendo forme di progettazione partecipata. Perché la lotta contro le mafie è innanzitutto un esercizio di partecipazione e di impegno costante per la giustizia sociale”. Ed ha concluso, con discreto ottimismo: “oggi è una giornata molto bella, perché vince Roma e perdono le mafie. Quando le istituzioni ascoltano e mettono al centro l’impegno dei cittadini ne trae sempre vantaggio la democrazia”. Ha spiegato ancora De Marzo: “solo rendendo davvero operativo il Forum verrà realizzato lo spirito della legge 109” (il riferimento è alle legge che, nel 1996, tanto voluta da ha introdotto il riutilizzo sociale e pubblico dei beni confiscati alla mafia, approvata con il sostegno del milione di firme raccolte da Libera, n.d.r.).Per De Marzo,la “restituzione del maltolto” ai cittadini “non può avvenire ricorrendo ai bandi o agli affidamenti diretti, così come accaduto fino ad oggi, ma attraverso una progettazione partecipata. Solo così si può costruire quella memoria condivisa e quel welfare rigenerativo che indeboliscono la criminalità nei territori. Mostrarsi uniti di fronte alle mafie è essenziale: per questo ci aspettiamo un momento pubblico durante il quale istituzioni e realtà della società civile presentino il Forum alla città”. De Marzo ha rimarcato anche come Roma sia una città nella quale la criminalità opera con intensità, ed ha ricordato che nella Capitale sono state identificate ben 94 “piazze di spaccio”: la mafia “offre servizi sostitutivi” laddove lo Stato è assente o fallisce…
Una possibile soluzione “locale” ad un problema di carattere nazionale?! I ritardi nella trasparenza dell’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata (Anbsc)
Il Forum neo-istituito affronta la realtà di Roma Capitale, ma si inserisce in uno scenario nazionale che presenta non poche criticità: non è ancora adeguata alla sfida che deve affrontare l’attività della Agenzia, che è stata rafforzata nelle risorse (umane, professionali, in primis), ma che non è in grado di proporre una mappatura adeguata di tutti i beni di cui dispone, tra immobili ed imprese.
Abbiamo già segnalato su queste colonne, ormai oltre tre anni fa, la meritoria iniziativa promossa da Libera: vedi “Key4biz” del 21 novembre 2018, “ilprincipenudo. ‘Confiscati Bene 2.0’, il primo portale per il riutilizzo di 15mila beni confiscati alle mafie”.
La situazione, da allora, è certamente migliorata, ma – ancora una volta – ci si domanda perché debba essere la società civile a fungere da “supplente” rispetto ad attività che sono proprie dello Stato: ben venga, ovviamente, a fronte dei deficit della mano pubblica, il sostegno dei privati, di associazioni senza fini di lucro e finanche di singoli cittadini, in nome di quel principio di sussidiarietà riconosciuto – sulla carta – anche dalla Costituzione, ma purtroppo spesso trascurato, nei fatti, nel nostro Paese.
In sintesi: ad oggi, il cittadino – ovvero l’associazione attiva nel sociale e nel culturale – non dispone di un database accurato, approfondito, aggiornato, che possa consentire di sviluppare idee e progettualità sull’immenso patrimonio (immobiliare ed aziendale) di cui dispone l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), diretta dall’agosto dell’anno 2020 dal prefetto Bruno Corda.
È incredibile, ma così ad oggi. Si invita il lettore a far memoria di questo concetto: “incredibile”. E tra poche righe comprenderà perché…
Per esempio: se si consulta il database aperto disponibile sul sito dell’Agenzia (attraverso il progetto “Open Re.G.I.O.”), si scopre che essa ha “in gestione” – per esempio – nella Regione Lazio, ben 2.790 immobili, di cui 413 appartamenti in condominio, 206 abitazioni indipendenti, 97 alberghi, 465 fabbricati industriali, 92 negozi, 117 magazzini, 488 tra box e garage e posti auto, etcetera… Viene reso disponibile l’elenco, in formato Excel ed altri, ed una serie di informazioni assai “basic” (per esempio, la percentuale confiscata, che quasi nella totalità dei casi è il 100 %), ma non viene indicata la localizzazioni, se non il Comune, e nessun altro dato: via e numero civico, superficie, situazione attuale, vincoli di destinazione… Tipico caso di “trasparenza a metà” (vedi supra): che concreta operatività ha per il cittadino un simile elenco???
Grazie al lavoro di Libera, dal sito “Confiscati Bene 2.0” (realizzato da Libera con l’Associazione OnData, con il contributo di Fondazione Tim), è possibile acquisire informazioni un po’ più accurate, per quanto riguarda il Lazio, con indicazione almeno dell’indirizzo, ma non la superficie: e ciò basti. Il database di Libera – che, per quanto riguarda il Lazio, è costituito dal 470 beni (quindi un 17 % rispetto al totale di 2.790 beni che risultano nel database dell’Anbsc) – consente anche di identificare l’eventuale soggetto che sta beneficiando della “riutilizzazione” del bene…
Ad oggi, il database di Libera consente un monitoraggio piuttosto accurato relativo a 659 “pratiche”, a livello nazionale.
La funzione “supplente” di Libera è stata ed è preziosa, ma ancora insufficiente.
Non basta.
Il problema riguarda anche le procedure messe in atto dall’Agenzia per quanto riguarda le istruttorie pubbliche finalizzate all’individuazione di enti e associazioni cui assegnare, a titolo gratuito (ai sensi dell’art. 48, comma 3, lett. c-bis, del “Codice Antimafia”), beni immobili confiscati in via definitiva, per la loro destinazione a finalità sociali…
È assolutamente necessario uno sforzo maggiore in termini di pubblicità e di trasparenza.
Ci auguriamo che Roma Capitale, in questa sua avanguardistica iniziativa del Forum, ponga al punto n° 1 dell’ordine del giorno dei lavori del Forum una questione essenziale: trasparenza completa ovvero accesso semplice a dati accurati ed aggiornati.
Non basta la retorica degli “open data” e del “digitale” salvifico: servono sistemi informativi operativamente coerenti con le intenzioni annunciate.
Per una “introduzione” tecnica, assai ben curata a queste tematiche, si rimanda al dossier curato da Libera e pubblicato nel marzo del 2021: “Fattiperbene. Il riutilizzo sociale dei beni confiscati in Italia. Numeri, esperienze e proposte”.
In quel report, venivano riportati i dati (aggiornati alla data di edizione del dossier), a livello nazionale: 19.310 beni immobili in gestione, 17.307 beni immobili destinati, 2.916 aziende in gestione 1.465 aziende destinate… Un patrimonio enorme, dalle potenzialità non ancora adeguatamente utilizzate…
L’iniziativa di Roma come progetto-pilota per una maggiore trasparenza nella gestione dell’intero patrimonio pubblico della Capitale?
Il Sindaco Roberto Gualtieri ha sostenuto questa mattina che “l’istituzione del Forum sui Beni confiscati alle mafie è una vittoria per la nostra città, che ha ora a disposizione un importante strumento di partecipazione attiva; uno spazio comune aperto al confronto tra le romane e i romani, l’Amministrazione, le reti della solidarietà e dell’inclusione e tutte le straordinarie realtà che si battono per la legalità, che per anni si sono impegnate costantemente per l’istituzione di questo Forum. Abbiamo una grande opportunità per contribuire alla rigenerazione del territorio di Roma. Il nostro metodo sarà quello della progettazione condivisa, per velocizzare il riutilizzo dei beni confiscati e rispondere ai bisogni e alle aspettative dei nostri quartieri”.
L’Assessore Tobia Zevi, durante la conferenza stampa di questa mattina, ha sostenuto che il Forum potrebbe rappresentare una iniziativa da emulare anche rispetto alle perduranti gravi criticità della gestione dell’intero patrimonio pubblico di Roma Capitale.
Abbiamo domandato al Sindaco se il Forum non possa quindi effettivamente rappresentare un progetto-pilota, di fronte alle criticità “cognitive” del sistema informativo romano, anche per quanto riguarda immobili pubblici altri rispetto a quelli sequestrati alla criminalità.
Basti ricordare la emblematica vicenda delle ex-rimesse dell’Atac (l’azienda del trasporto pubblico di Roma), che la Sindaca Virginia Raggi è riuscita, in extremis, a fine mandato, a sottrarre al rischio di una deriva privatistica (vedi “Key4biz” del 10 agosto 2021, “Le ex rimesse di Atac nelle mani di Amazon? il Comune di Roma cerca di riacquistare quel che era suo. Tutta la vicenda”)…
Basti ricordare il problema dei “centri sociali” e degli spazi socio-culturali che non godono ancora di adeguata attenzione da parte del Comune (si pensi ad altra emblematica vicenda, come quella del Centro culturale Mitreo a Corviale: vedi “Key4biz” dell’11 agosto 2021, “Il “Serpentone” di Corviale e la chiusura del centro culturale il Mitreo: emblemi dei deficit della politica culturale di Roma (e dell’Italia tutta)”)…
E che dire delle migliaia di associazioni culturali (oltre a quelle attive nel sociale, ovviamente) romane, che sono sempre alla ricerca di spazio per svolgere al meglio le proprie attività?! Non sanno a quale porta bussare, in assenza di una struttura preposta da parte di Roma Capitale e della Regione Lazio… Eppure, volendo, gli spazi ci sarebbero.
Il Sindaco Gualtieri a “Key4biz”: “è incredibile, ma Roma Capitale non dispone ancora di un database del proprio patrimonio immobiliare”
Il Sindaco Roberto Gualtieri ha risposto a “Key4biz”: “è incredibile, ma Roma Capitale non dispone ancora di un database completo ed accurato del proprio patrimonio immobiliare, e quindi abbiamo deciso di destinare risorse ad hoc, per superare questo deficit… il problema riguarda immobili che sono locati a canoni irrisori ed i cui conduttori non necessariamente hanno titolo… è incredibile, ma l’iniziativa annunciata oggi si pone nel solco di una volontà della mia amministrazione di assicurare trasparenza e giustizia”.
È incredibile. Veramente incredibile.
Soprattutto in una epoca nella quale tutti si riempiono la bocca di belle parole come “trasparenza” e “digitale”.
L’Assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative, e Presidente del Forum, Tobia Zevi, ha sostenuto con orgoglio che “Roma finalmente si dota di uno strumento fondamentale come il Forum sui Beni confiscati alle mafie. L’Amministrazione dà ora seguito alla delibera approvata a dicembre, convocando per marzo la prima riunione del Forum e aprendo subito il percorso di adesione. Lo spazio di confronto sarà necessario per individuare, insieme, le priorità della cittadinanza rispetto ai beni confiscati alla criminalità organizzata. Con il contributo delle associazioni e di tutti i partecipanti, insieme ad una nuova efficienza nelle procedure di assegnazione, i beni saranno valorizzati e resi simboli di memoria e strumenti di giustizia ed equità sociale”.
L’Assessore Zevi ha precisato che “oggi sul territorio di Roma sono presenti 88 immobili confiscati, 76 dei quali già assegnati a associazioni, Municipi e Dipartimenti che ne hanno fatto richiesta. Inoltre, l’Amministrazione Capitolina si è subito attivata, assieme ai Municipi, per inviare all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata manifestazioni di interesse per l’acquisizione al patrimonio capitolino di altri beni immobili sequestrati, con l’obiettivo di realizzare progetti sociali”. Zevi ha spiegato alcune possibili destinazioni: “strutture per promuovere l’autonomia abitativa delle persone con disabilità, case rifugio per donne vittime di violenza, un centro diurno Alzheimer, uno per l’assistenza ai minori inseriti in percorsi di giustizia riparativa e uno spazio per la distribuzione dei pacchi alimentari… Anche grazie al percorso partecipato realizzato all’interno del Forum, i Municipi potranno assegnare rapidamente, tramite bando, gli immobili ottenuti, andando così incontro alle esigenze e ai bisogni del territorio”… Anche di questi immobili, sarebbe opportuno disporre di un dossier con schede descrittive accurate, e ci si augura che ciò sia reso possibile quanto prima. Trasparenza, trasparenza, trasparenza, si re-invoca, a trecentosessanta gradi.
Va precisato che sul territorio della Capitale sono presenti 88 immobili confiscati, per un totale di 303 particelle catastali, 232 delle quali nella disponibilità del Comune. Da segnalare che il 45 per cento è ancora inutilizzato. All’inizio di dicembre 2021, la lista si è allungata: la “conferenza dei servizi” promossa dall’Anbsc ha assegnato al Lazio 134 nuovi immobili, 39 dei quali sono a Roma. Quasi tutti sono stati oggetto di una manifestazione di interesse da parte dei presidenti di municipio e dei dipartimenti capitolini.
Su queste tematiche, si rimanda ad un accurato articolo di sulla rivista di Libera “Lavialibera”, a firma di Ylenia Sina, “A Roma nasce il Forum cittadino per il riutilizzo sociale dei beni confiscati”. Sina conclude l’articolo confermando quel “deficit informativo” che abbiamo segnalato e denunciato: criticità sono emerse anche nella Relazione sull’analisi delle procedure di gestione dei beni sequestrati e confiscati, approvata ad agosto 2021 dalla Commissione Parlamentare di Inchiesta sul Fenomeno delle Mafie. Partendo dai rilievi avanzati negli ultimi cinque anni dalla Corte dei Conti e dalle audizioni di Bruno Frattasi e Bruno Corda (rispettivamente Direttore pro tempore al momento delle dichiarazioni e Direttore dell’Agenzia), è emersa la difficoltà degli enti locali di conoscere i beni confiscati presenti sul proprio territorio e il ritardo nel loro riutilizzo.
Basti osservare che, dei 2.176 Comuni che vedono la presenza di beni confiscati, il 63 per cento non è in possesso nemmeno delle credenziali del succitato sistema OpenRegio (che raccoglie tutte le informazioni sui beni). In base a risultati parziali di una ricognizione effettuata dall’Agenzia su circa 6mila beni collocati in 579 Comuni, è emerso che solo il 50 per cento è stato riutilizzato a fini sociali. Questa situazione, emerge ancora dalla relazione, è dovuta anche ai problemi di raccolta dei dati dai diversi soggetti coinvolti e di comunicazione tra le piattaforme telematiche.
Si legge nella Relazione della Commissione Parlamentare: “alla luce di quanto sopra illustrato emerge un quadro profondamente deludente. Lo Stato non conosce esattamente il numero e la tipologia dei beni sequestrati e confiscati nei procedimenti di prevenzione e ignora del tutto, in quanto non rilevati, quelli relativi al processo penale. Appare evidente che i dati, ove completi e attendibili, sono fondamentali per valutare le dimensioni complessive dell’efficacia dell’azione delle istituzioni nell’aggressione patrimoniale alla criminalità organizzata”.
Incredibile, ma vero.
Andrea Catarci, Assessore al Decentramento, Partecipazione e Servizi al Territorio “per la città dei 15 minuti” di Roma Capitale, ha sostenuto che “l’istituzione e l’avvio del Forum sui Beni confiscati sono passaggi importanti per inserire nel circuito virtuoso della creazione di valore sociale ed economico una serie di beni che, da esclusivi e frutto di affari illeciti e criminali, diventano comuni e condivisi. Roma ha estrema necessità di moltiplicare i presidi sociali e culturali, guardando al modello della città dei 15 minuti, nonché di stimolare e irrobustire la dimensione partecipativa e i processi di coinvolgimento della cittadinanza nelle scelte”.
“Pnrr”: Cioffredi (Regione Lazio): perché i 250 milioni del “Recovery Plan” per la riutilizzazione degli immobili sequestrati alle mafie sono stati assegnati soltanto ad 8 Regioni del Sud?” E perché non utilizzare una parte dei 5 miliardi di euro del “Fondo Unico di Giustizia”?
Da segnalare che il rappresentante della Regione Lazio, Gianpiero Cioffredi, Presidente dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione, ha sostenuto che “per riutilizzare una mole simile di immobili serve un maggiore impegno del Governo che ha destinato 250 milioni di euro del Pnrr solo alle 8 regioni del Sud, senza considerare che il 26 % degli immobili confiscati si trova in quelle del Centro e del Nord”. Anche il Sindaco Gualtieri ha denunciato questa asimmetria ed ha dichiarato che sta cercando di convincere il Governo a non discriminare le Regioni del Centro-Nord.
Cioffredi ha anche rimarcato come esista un fondo di ben quasi 5 miliardi di euro (4.878 milioni) che non viene adeguatamente utilizzato e che potrebbe essere destinato alla rigenerazione degli immobili sequestrati: si tratta del “Fondo unico di Giustizia” (Fug) nel quale arriva tutta la liquidità confiscata. Secondo il Presidente dell’Osservatorio sulla Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, “bisognerebbe dedicare una parte di quel fondo ai Comuni, per aiutarli nella valorizzazione dei beni confiscati, mentre oggi gli unici strumenti per la ristrutturazione di questi beni sono i bilanci e i fondi che possono dare le Regioni. Manca un fondo nazionale per la ristrutturazione e valorizzazione dei beni confiscati”. Ed ha segnalato un paradosso: “dei 500 beni che stanno su Roma e stanno in Agenzia, una parte sono stati accantonati per essere venduti e per ripianare i crediti fatti in buona fede rispetto ad alcune aziende confiscate, di conseguenza alcuni beni di pregio dovranno essere venduti ed è intollerabile: basterebbe prendere una piccola quota del Fondo di Giustizia per aiutare chi deve essere rimborsato”.
Non resta che attendere l’avvio dei lavori del Forum, la cui presidenza è stata assegnata all’Assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative Tobia Zevi: forse sarebbe stato preferibile che a presiedere l’organismo fosse un soggetto indipendente dall’Amministrazione, ovvero giustappunto un esponente di quella “società civile” tanto evocata, ma l’importante è che questo percorso venga avviato, con decisione e trasparenza.
Il Forum avrà come Presidente l’assessore Zevi e sarà composto dagli assessori e dai direttori dei Dipartimenti coinvolti (Partecipazione, Politiche Abitative, Politiche Sociali, Cultura, Sport), dai Presidenti dei Municipi, dai delegati delle realtà cittadine, dalle istituzioni competenti in materia (in primis l’Anbsc), da università ed enti di ricerca e da realtà imprenditoriali che utilizzano i beni confiscati e si sono distinte per il loro operato contro le mafie. I partecipanti della “società civile” saranno, in particolare, le associazioni, i comitati, le organizzazioni e le fondazioni senza scopo di lucro impegnate nel sociale e nel contrastare i fenomeni criminali sul territorio.
Nella seconda parte della conferenza, è stato dato spazio ad alcune esperienze ovvero “buone pratiche”, ovvero ad ai rappresentanti di alcune associazioni e della società civile: Federica Novelli, esponente dell’Associazione Culturale Colibrì e del Coordinamento Docenti Antimafia della Rete del Numeri Pari (Rnp); Anna Vettigli, Responsabile di LegaCoopSociali Lazio; Eugenio Ghignoni, della Segreteria Cgil Roma e Lazio; Silvia Paoluzzi, dell’Esecutivo nazionale dell’Unione Inquilini; Alessandro Radicchi, Presidente di Binario95 (La Casa di Chi non ha Casa); Maurizio Simmini, Presidente della Cooperativa sociale Iskra; Antonino Martino, presidente dell’Associazione Spazio Solidale… In particolare, ci ha colpito – nella sua drammatica concretezza – l’intervento di Radicchi di “Binario95” , che gestisce uno spazio di accoglienza per senzatetto, messo a disposizione da Ferrovie dello Stato alla Stazione Termini (a via Marsala): a Roma, si stima che siano oltre 20mila gli “homeless”, ed è intollerabile (anzi, aggiungiamo noi, con amara ironia, “incredibile”) che non si riesca a trovare una soluzione dignitosa per queste persone che versano in forte disagio esistenziale… A fronte della (“sconosciuta” ma immensa) ricchezza del patrimonio immobiliare pubblico del Comune…
Incredibile, ma vero.
Serve trasparenza: la criminalità opera nell’ombra, approfittando anche delle opacità e nebbiosità dello Stato.
Attendiamo con fiducia i lavori di avvio del Forum, previsti per il 17 marzo 2022.
Clicca qui, per il dossier curato da Libera, “Fattiperbene. Il riutilizzo sociale dei beni confiscati in Italia. Numeri, esperienze e proposte”, Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, marzo 2021
Clicca qui, per aderire al “Forum Cittadino” sulle politiche in materia dei beni confiscati alla criminalità organizzata, promosso da Roma Capitale, presentato il 25 gennaio 2022, Sala della Protomoteca, Roma
Clicca qui per vedere (su YouTube) la videoregistrazione della conferenza stampa di Roma Capitale del 25 gennaio 2022
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