Da Key4Biz (31.1.22): Tutela dei minori nei media italiani, dalla tv al web: Stato assente batta un colpo
Debole il controllo sulla televisione, a causa dell’inerzia di Agcom, Cnu, Comitato Media e Minori. Totalmente assente il controllo sul web, con libero accesso al porno e la stessa Agcom riconosce la propria impotenza.
Il nostro intervento di venerdì scorso su queste colonne ha provocato la vivace reazione di alcuni lettori, a fronte dell’ennesimo totale silenzio dei soggetti istituzionalmente preposti: non un feedback uno da parte dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, né dal Consiglio Nazionale degli Utenti né dal Comitato Media e Minori, né dall’Autorità Garante dell’Adolescenza.
Silenzio totale, perdurante inerzia.
Riteniamo che la questione meriti quindi un ulteriore approfondimento, perché è tematica di grande importanza sociale, se si hanno veramente a cuore le sorti dell’educazione dei minori.
Nell’articolo pubblicato venerdì 28 gennaio su “Key4biz” (vedi “Rai trasmette in fascia protetta un telefilm raccapricciante: nessuno interviene”), rilanciavamo una denuncia presentata il 12 gennaio scorso dall’ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Politiche Familiari Carlo Giovanardi (premier Silvio Berlusconi, dal 2001 al 2006) e dall’ex Presidente del Forum delle Associazioni Familiari Luisa Santolini, in relazione alla messa in onda, avvenuta venerdì 7 gennaio 2022, su Rai2, dalle ore 19:40 (prima del Tg2), di un episodio particolarmente controverso della drammatica serie televisiva statunitense “9-1-1”, intitolato “Luna piena”.
La denuncia di Giovanardi e Santolini non ha registrato eco significativa sui media, e quindi, qualche giorno dopo, Toni Brandi e Jacopo Coghe, rispettivamente Presidente e Vice Presidente di Pro Vita & Famiglia, hanno promosso una raccolta di firme, sul sito web della loro associazione, che, ad oggi, ha raggiunto la soglia di 23mila (il target è 25mila)… Si legge nella homepage dell’associazione di firmare la petizione per “chiedere al Comitato di Applicazione del Codice di Autoregolamentazione “Media e Minori” di sanzionare la Rai per la messa in onda a ridosso della fascia protetta per i minori di contenuti osceni e violenti anche a sfondo sessuale. Non paghiamo il canone per queste schifezze!”.
Nessun parlamentare sembra aver reagito alla denuncia di Pro Vita & Famiglia: incredibile, ma vero.
“Vox clamantis in deserto”, il deputato Michele Anzaldi. Il 27 gennaio 2022, il renziano Michele Anzaldi, Segretario della Commissione bicamerale di Vigilanza (…) sulla Rai, ha chiesto che RaiPlay fornisca indicazioni precise rispetto ai “divieti ai minori”: “è urgente che la Rai preveda indicazioni chiare su RaiPlay sui contenuti per adulti o comunque sconsigliati al pubblico minorenne. Se nei palinsesti ci sono le fasce protette, purtroppo non sempre rispettate, sulla piattaforma digitale non compaiono le dovute indicazioni”. Anzaldi ha preannunciato la presentazione di “una interrogazione in Commissione di Vigilanza per sapere se il Contratto di Servizio e il Codice di Autoregolamentazione Media e Minori siano realmente rispettati”. Anzaldi ha certamente preso spunto dalla denuncia di Pro Vita & Famiglia: “ad esempio, la serie americana 9-1-1, una cui puntata molto esplicita ha scatenato molte polemiche in rete, su RaiPlay non ha alcuna indicazione chiara sul fatto che sia sconsigliata alla visione dei minori di 14 anni. Se pensiamo che invece sulla piattaforma della rete americana Fox, produttrice della serie, è indicato con nettezza il divieto ai minori di 14 anni, risulta ancora più necessaria una modifica sulla piattaforma online del servizio pubblico italiano. Proprio in rete, si concentra oggi il pubblico giovane, è doveroso che l’Amministratore Delegato Fuortes intervenga subito” (vedi anche Marco Zonetti su “VigilanzaTv” del 27 gennaio 2022).
Nessuna reazione dalle istituzioni preposte
Cerchiamo di fare chiarezza su come (non) funziona il “controllo” istituzionale sui media italiani, per quanto riguarda la tutela dei minori.
Sulla carta, la funzione di monitoraggio del sistema e di garanzia della tutela dei diritti dei minori dovrebbe essere svolta dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), presieduta da Giacomo Lasorella, e finanche dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (Agia), presieduta da Carla Garatti.
La seconda è però sostanzialmente priva di poteri di intervento, ed ha una funzione puramente consultiva: inascoltata da tutti, però, Parlamento incluso. È di fatto una “pseudo-autorità”, più che altro una scatola vuota che consente alla “politica” di sostenere che quel territorio è in qualche modo presidiato. Insomma, una bandierina politica… senza efficacia operativa alcuna.
Teoricamente, dovrebbe essere l’Agcom il soggetto istituzionale preposto, ben dotato di risorse (professionali, tecniche, economiche).
Si legge a chiare lettere a pagina 68 della “Relazione annuale 2021 al Parlamento sull’attività svolta e sui programmi di lavoro”, presentata il 27 luglio 2021: “Nell’esercizio dei suoi compiti di tutela, una competenza rilevante di Agcom riguarda la protezione dei minori”.
Ed incredibilmente l’Autorità si dichiara soddisfatta del proprio operato, anzi si legge tra le righe quasi una sorta di compiacimento: “in ambito di comunicazione tradizionale, si segnala una riduzione significativa dei procedimenti avviati nei confronti di servizi di media audiovisivi per contenuti lesivi dello sviluppo psichico e morale dei minori. Ciò è ascrivibile verosimilmente all’opera di sensibilizzazione che da anni l’Autorità svolge in materia, che ha condotto ad un sostanziale rispetto da parte dei broadcaster della normativa di settore”. Siamo proprio sicuri che la “riduzione significativa” dei procedimenti sia ascrivibile alla “opera di sensibilizzazione” di Agcom?!
La Relazione Agcom cita soltanto 2 casi due: la messa in onda del film “American Beauty” (diretto da Sam Mendes) in fascia oraria diurna, da parte dell’emittente toscana Canale 50, nonostante il film fosse classificato con “divieto ai minori dei 14 anni”, e la trasmissione di una puntata “di un programma, di linguaggi e contenuti nocivi allo sviluppo fisico, psichico o morale dei minori, in assenza di avvertenza acustica”. La relazione non cita – per incomprensibili ragioni – di cosa si tratti, ma dalla delibera citata si apprende che si è trattato di una puntata de “La Zanzara” di Radio24, l’emittente radiofonica del gruppo Il Sole 24 Ore: una puntata dedicata alle pratiche del “legal porno” (sic!).
Da ricordare che, sullo “scenario”, avrebbero un qualche potere di intervento anche due specifiche commissioni parlamentari: la Vigilanza Rai (presieduta dal forzista Alberto Barachini) e la Commissione per l’Infanzia e l’Adolescenza (presieduta dalla forzista Licia Ronzulli). Notizie di loro attivismo in materia?! Non pervenute.
Consiglio Nazionale degli Utenti e Comitato Media e Minori: foglie di fico?
Nell’ambito dell’Agcom, opera il Consiglio Nazionale degli Utenti (Cnu), organo consultivo formato da rappresentanti delle associazioni di varie categorie di utenti ed esperti qualificati, scelti dall’Autorità: presieduto dalla ex parlamentare (L’Ulivo) Sandra Cioffi, questo organismo è privo delle risorse necessarie minime per consentirgli di operare rispetto alle funzioni che dovrebbe svolgere.
Esiste poi un altro soggetto, di “co-regolazione” (come dire?! pubblico-privato…), istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico (Mise), ideato ormai venti anni fa dall’allora ministro berlusconiano Maurizio Gasparri. Si tratta del Comitato che cura l’attuazione del “Codice di Autoregolamentazione Media e Minori”, i cui membri sono nominati dal Mise d’intesa con l’Agcom.
Questo Comitato di Applicazione del Codice di Autoregolamentazione Media e Minori è stato recentemente ricostituito, e la presidenza è stata assegnata dal Ministro leghista Giancarlo Giorgetti all’avvocato Jacopo Marzetti, anche se si ha notizia che Agcom avesse scelto Remigio Del Grosso (esperto di meda e comunicazione dell’associazione consumatori Adusbef): in effetti, la nomina del Presidente del Comitato è formalmente prerogativa del Ministero, ma storicamente è stata affidata a persona di fiducia Agcom. Questa volta, però, il Ministro ha prevalso sul Presidente dell’Autorità Giacomo Lasorella (come conferma anche Anna Rotili sulle colonne del mensile “Prima Comunicazione”, nell’edizione del gennaio 2022). Curiosa dinamica: semplice sgarbo istituzionale o esercizio di strapotere ministeriale rispetto alla indipendenza dell’Autorità?!
Anche questo Comitato non è dotato delle risorse – professionali, tecniche, economiche – minimamente adeguate allo svolgimento dei compiti assegnatigli. Basti osservare che né il Comitato Media e Minori né il Consiglio Nazionale degli Utenti dispongono di un ufficio stampa: non stupisce quindi che la loro “visibilità” mediatica sia tendente a zero. Organismi fantasmici, insomma…
Anche il Comitato Media e Minori finisce per essere, quindi, l’ennesima “foglia di fico”, frutto di uno Stato ipocrita. Si veda, in argomento, “Key4biz” del 2 novembre 2021, “Tra ‘Comitato Media e Minori’ e ‘Consiglio Nazionale degli Utenti’, lotta impari nel Far West Web per la (non) tutela dei minori”.
Di fatto, nel corso degli anni, il sistema mediale italiano è divenuto sempre più lasco e sbracato, rispetto alla tutela dei minori.
Ci limitiamo a qui ricordare una denuncia del quotidiano della Cei (Conferenza Episcopale Italiana) una decina di anni fa: in un articolo a piena pagina, firmato dall’attento Giacomo Gambassi, “Avvenire” segnalava come molte associazioni protestassero contro il decreto varato dal Governo col placet del Parlamento: “Tv e minori, addio fasce. Filtro elettronico? Da solo non basta. I network scaricheranno la responsabilità sulle famiglie” (vedi l’edizione del 28 luglio 2012)… E così purtroppo è stato, nell’indifferenza dei più (va dato atto a Gambassi di essere stato uno dei rarissimi giornalisti che ha dedicato a questo problema l’attenzione che merita). Vedi anche l’articolo di Sara De Carli, pubblicato tre anni dopo sul mensile (portale del Terzo Settore) “Vita”, per comprendere l’evoluzione storica di questa deriva: “Tv e Minori, il Comitato diventa monopolio delle emittenti” (31 luglio 2021). Commentava l’allora Presidente del’Aiart (l’associazione dei telespettatori cattolici) Luca Borgomeo: “la bozza di riforma del Codice conferma il disegno di liquidare l’esperienza del Comitato Media e Minori e rendere insignificanti le associazioni di telespettatori, genitori, consumatori, utenti e limitare del tutto l’azione di tutela dei minori davanti alla tv”.
Di fatto lo Stato italiano ha veramente scaricato (e continua a scaricare) sulle famiglie la responsabilità: questo è il problema essenziale.
Torniamo al caso in ispecie… ovvero l’episodio di “9-1-1” affollato di licantropi, donne che uccidono l’ex marito stalker con la mazza da baseball, vermi solitari che escono dall’ano di un gay…
Cosa accadrà con l’esposto di Giovanardi e Santolini al Comitato Media e Minori?! Si deciderà il 10 febbraio 2022
Dopo la tardiva (come sempre) sua ricostituzione (scade ogni tre anni), il Comitato Media e Minori del Mise ha ricevuto qualche settimana fa la denuncia di Giovanardi e del Movimento Pro Vita e Famiglia relativa al telefilm “Luna Piena” (della serie “9-1-1”) su Rai2.
Si ha ragione di ritenere che la denuncia pervenuta sia stata assegnata ad una delle tre sezioni del Comitato (composte da un rappresentante delle istituzioni, degli utenti e delle emittenti) incaricate di visionare i filmati segnalati ed esprimere una valutazione sulla sussistenza o meno di una violazione del “Codice di Autoregolamentazione”.
La notizia della procedura in corso da parte del Comitato Media e Minori è stata in verità confermata da Remigio Del Grosso in risposta ad un post sulla pagina Fb del deputato Michele Anzaldi, che annunciava l’intenzione di presentare un’interrogazione parlamentare sulla vicenda, il 27 gennaio 2021: “la puntata incriminata dovrebbe essere segnalata ad Agcom, per eventuale sanzione (si deciderà il 10 febbraio). Ed anche il problema di RaiPlay verrà portato all’attenzione del Comitato”, scriveva Del Grosso.
Si ricordi che l’articolo 34 del “Testo Unico della Radiotelevisione” (si tratta del Decreto Legislativo n. 177 del 2005, alias “Tusmar”, ora “Tusm” perché riferito ai “servizi media” tout-court), al comma 3, recita che “le emittenti televisive ed i fornitori di contenuti, salvo quanto previsto dall’articolo 4, comma 1, lettera b), sono tenute ad osservare le disposizioni a tutela dei minori previste dal Codice di Autoregolamentazione Tv e Minori approvato il 29 novembre 2002, e successive modificazioni”.
Si legge in una nota in calce al “Codice di Autoregolamentazione”: “il combinato disposto dell’attuale legislazione vigente in materia di tutela di minori consente all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, in caso di programmi che possano nuocere allo sviluppo psichico o morale dei minori o che contengano scene di violenza gratuita o pornografiche, di irrogare direttamente sanzioni (l. 223/90 – art. 15, comma 10 e art. 31, comma 3) pari al pagamento di una somma da 5.000 a 20.000 euro nonché, in caso di mancata ottemperanza ad ordini e diffide dell’Autorità in materia di tutela dei minori, anche tenendo conto dei Codici di autoregolamentazione (legge 249/97 – art.1, comma 6, lett. b), nn. 6 e 14 e commi 31 e 32), di irrogare sanzioni pari al pagamento di una somma da 10.000 a 250.000 euro con, in caso di grave e reiterata violazione, la sospensione o la revoca della licenza o dell’autorizzazione”. Le sanzioni sono state poi elevate, con un campo di oscillazione tra un minimo di 25.000 euro ad un massimo di 350.000 euro.
Escludendo l’ipotesi ultima (evidentemente estrema!), è evidente che l’entità delle sanzioni previste appare assolutamente risibile, se rapportata ai fatturati delle maggiori emittenti televisive italiane.
La tutela dei minori dovrà essere oggetto di rinnovata analisi quanto prima anche in considerazione dell’avvenuto recepimento nella normativa italiana delle direttive europee che vanno a modificare il Tusmar. Sull’argomento, si rimanda all’accurato intervento di Mihaela Gavrila, su “Key4biz” del 9 dicembre 2021, “Democrazia Futura. Media e minori: contro il disimpegno morale”. Gavrila (docente di Entertainment and Television Studies presso l’Università Sapienza di Roma) rimarca come il nuovo testo renda il Codice di Autoregolamentazione in qualche modo obbligatorio per tutti: “una novità importante introdotta dal nuovo testo riguarda l’obbligatorietà del rispetto del Codice di Autoregolamentazione Media e Minori da parte di tutti i fornitori di servizi media, a prescindere da canale o piattaforma (Art. 37, comma 6)”.
Da segnalare anche che il livello delle sanzioni economiche è stato incrementato: oscilla ora tra i 30mila ed i 600mila euro, in relazione alla gravità del fatto, anziché tra i precedenti 25mila euro e 350mila euro. Restano comunque livelli non particolarmente preoccupanti per le principali emittenti (soprattutto rispetto al livello più basso del campo di oscillazione delle sanzioni).
Viene introdotto anche un novello obbligo di informazione (comma 5): “L’Autorità, sentiti l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza e il Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione media e minori, presenta al Parlamento, entro il 31 marzo di ogni anno, una relazione sulla tutela dei diritti dei minori, sulle misure adottate, sui procedimenti per la violazione dei codici di autoregolamentazione e sulle sanzioni irrogate. Ogni sei mesi, l’Autorità, sentiti l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza e il Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione media e minori, invia alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza di cui alla legge 23 dicembre 1997, n. 451, una relazione informativa sulle attività di sua competenza in materia di tutela dei diritti dei minori, corredata da eventuali segnalazioni, suggerimenti od osservazioni”. Auguriamoci che anche questa novella “relazione” non resti chiusa nei cassetti delle istituzioni, ma assuma una funzione di stimolazione e pungolo.
Secondo alcuni osservatori, con l’avvento di Giacomo Lasorella alla guida dell’Agcom, la sensibilità dell’istituzione è comunque aumentata rispetto al passato. Tra gli interventi più recenti, si ricorda la multa a Disney Italia – canale Fox di Sky – per offese alla religione e turpiloquio, a metà settembre 2021. Una multa di 62.500 euro (due volte e mezzo la sanzione minima di 25.000 euro) per una puntata della serie animata “I Griffin”. Nel caso in ispecie, Agcom segnalava d’aver anche rilevato che “per la visione del canale Fox è possibile impostare un parental control – limitato da un codice Pin – al fine di vietare la visione a 4 differenti fasce di pubblico, nello specifico: Pt (per tutti), Ba (bambini accompagnati), 12 (Vm12), 14 (Vm14)”. La stessa Agcom ricorda che il bilancio 2020 del soggetto sanzionato risultava essere di 229 milioni di euro…
Nelle more dell’applicazione futura del novello “Tusm”, cosa accadrà concretamente nei prossimi giorni, rispetto a “Luna piena”?!
Operativamente, una delle tre sezioni del Comitato Media e Minori (composte da un rappresentante delle istituzioni, degli utenti e delle emittenti) deve esprimere il proprio parere al Comitato Media e Minori, in sessione plenaria.
Debbono essere presenti almeno 10 componenti sul totale dei 15 del Comitato, ma di solito i 5 rappresentanti delle emittenti televisive sono sempre presenti e si ha notizia che nel 99 % dei casi votano contro, invece gli utenti – dal canto loro – votano quasi sempre a favore, e risultano quindi decisivi i rappresentanti delle istituzioni. Si decide a maggioranza se portare avanti la proposta di avviare un’istruttoria sul caso.
Si ricordi che i componenti effettivi del Comitato Media e Minori sono: Giuseppe Scialla, Iside Castagnola, Remigio Del Grosso e Marianna Sala, in rappresentanza delle istituzioni coinvolte; Marcello Ciannamea, Maria Eleonora Lucchin, Giovanni Crudele, Alfredo Donato e Alessia Caricato in rappresentanza delle emittenti e delle associazioni di settore; Emilia Visco, Vincenzo Brogi, Luca Borgomeo, Matteo Santini ed Umberto Rapetto in rappresentanza degli utenti.
Concretamente, in cosa consiste l’istruttoria del Comitato Media e Minori?! Redazione ed invio di “lettera di contestazione” all’emittente, valutazione delle risposte dell’emittente (in sede di una nuova sessione plenaria e quindi con tempistica non esattamente celere). Nel caso in cui le risposte non convincano il Comitato, invio ad Agcom di una richiesta di sanzione, per violazione del “Codice di Autoregolamentazione”. Agcom, da parte sua, procede (senza particolare tempestività), e parrebbe che, nell’80 % dei casi, finisce per “assolvere” i broadcaster…
In sostanza, tutta la procedura è burocratizzata e lenta: sostanzialmente inefficace.
Non rappresenta insomma alcuna “minaccia” per le emittenti.
Agcom, nella relazione presentata a fine luglio 2021, si dichiara però – come abbiamo segnalato – sostanzialmente soddisfatta della situazione in essere (e del proprio operato) per quanto riguarda televisione e radiofonia.
Agcom impotente: “mancanza di una organica e adeguata disciplina di protezione dei minori sul web”
Agcom riconosce invece a chiare lettere la propria impotenza rispetto al web: “a un’adeguata disciplina sui contenuti audiovisivi e radiofonici si affianca la mancanza di una organica e adeguata disciplina di protezione dei minori applicabile ai contenuti online”.
Riteniamo che sia veramente ardito sostenere – come pure Agcom sostiene – che la disciplina sui contenuti audiovisivi e radiofonici sia “adeguata”. È forse adeguata sulla carta, ma non nella concreta applicazione delle norme.
L’impotenza di Agcom rispetto al web è confermata anche da questo passaggio: “la sostanziale inadeguatezza del vigente modello di tutela dei minori – in particolare al cospetto della moltitudine di contenuti che affolla le piattaforme digitali e i social media – è documentata dalla mole delle istanze di intervento ricevute nel periodo di riferimento, rispetto alle quali mancano, allo stato, concreti ed efficaci strumenti di intervento”.
Ri-denunciamo, ancora una volta, anche su queste colonne, che in Italia lo Stato consente ai minori l’accesso indiscriminato alla pornografia su web: incredibile, ma vero.
Al lieve “controllo” sui media classici (televisione in primis), si affianca un totale Far West sul web. Totale.
La domanda che sorge naturale è: ed allora, lasciamo tutto com’è, tra comoda autoregolamentazione delle emittenti e responsabilità esclusiva delle famiglie?!
Flop della segnaletica di avviso e del “parental control”: simpatiche barzellette italiche
E che dire di due altre questioni essenziali?! I sistemi di segnalazione dei programmi “a rischio” ed i sistemi di “parental control” alias “filtro famiglia”.
Tecnicamente (giuridicamente) si tratta della “presenza di un simbolo visivo identificativo della non idoneità al pubblico dei minori per tutta la durata del programma” (ovvero di un “simbolo visivo chiaramente percepibile durante tutto il corso della trasmissione”) e degli “accorgimenti tecnici idonei all’esclusione dei minori” (alias “parental control”).
Entrambi i sistemi sono in Italia delle simpatiche barzellette.
In sostanza, non esistono, e, quando “esistono” (virtualmente), di fatto non sono efficaci, soprattutto a causa della complessità del loro funzionamento, ovvero del “knowhow” necessario per l’installazione sulle smart tv e sui pc (si rimanda, esemplificativamente, alle spiegazioni dell’esperto Salvatore Aranzulla, curatore di una rubrica sul quotidiano “il Messaggero”, nell’articolo “Come attivare il parental control”, pubblicato il 18 maggio 2021).
Segnaletica? Di fatto, ogni emittente fa graziosamente come gli pare, e non esiste un sistema iconico-cromatico standardizzato.
Il “bollino” oscilla simpaticamente tra verde e giallo e rosso, in piena discrezionalità e assoluta erraticità…
Già soltanto questo rende inefficiente ed inefficace il sistema, perché confonde l’utente.
Ancora più grave l’assenza di un obbligo di persistenza della segnaletica, che viene proposta (non sempre!) ad inizio programma, e poi ad intermittenza (sempre a discrezione).
Sarebbe invece indispensabile una segnaletica chiara (e semplice, magari con indicazione dell’età consigliata: per esempio: “+12”, “+14”, “+16”…), e con sovraimpressione fissa.
Da segnalare – in argomento – che Sky Italia (che pure trasmette anche alcuni canali sul digitale terrestre, quindi in modalità non “pay”, e ciò continuerà a fare almeno fino all’aprile 2022) non ha mai deciso di aderire al “Codice di Autoregolamentazione” del Comitato Media e Minori. Però Sky mette in atto il famigerato “parental control” (utilizzabile sia per il decoder MySky sia su quello più evoluto SkyQ), rispetto al quale però non vengono forniti i dati di effettiva applicazione e fruizione da parte dei genitori. Discovery e Viacom hanno partecipato ad alcune riunioni del Comitato di Applicazione, nella veste di osservatori, ma poi non hanno dato seguito a questa iniziativa.
Le piattaforme “streaming” – Netflix in primis – vivono poi beate nel loro anarchico Far Web West, ed ignorano completamente leggi e regolamenti (sebbene anche Netflix ed Amazon Prime Video e Disney+ offrano naturalmente un loro servizio di “filtro” per le famiglie). Ad inizio programma, appaiono talvolta simpatici avvisi come “visione consigliata con la presenza di un adulto” (ovviamente senza alcuna precisazione di cosa debba intendersi per “adulto”) e simili.
Segnali generici e discontinui, avvisi a discrezione.
E peggio ancora dicasi per YouTube & Co..
Quanti sono gli utenti televisivi italiani che utilizzano attivamente sistemi di “parental control”? Non è dato sapere. E sembra che nemmeno Agcom sia interessata alla questione, neanche dal punto di vista cognitivo…
Conclusivamente: scenario allarmante, istituzioni assenti, preoccupante silenzio dei media “mainstream”.
Con buona pace dello “sviluppo psichico o morale dei minori”…
Ed anche il Parlamento tace.
Continueremo a martellare su queste tematiche.
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