Da Key4biz(17/04/2024): Il Ministero della Cultura promuove (finalmente) una nuova ‘valutazione di impatto’ della Legge Cinema e Audiovisivo
Conclusi ieri gli “Stati Generali del Cinema” a Siracusa. Tutti in attesa dei decreti ministeriali su tax credit e commissioni. Nasce “Eco – rivista mensile di economia” promossa da Tito Boeri e Enrico Mentana: i dati per ben governare.
La notizia non provocherà certamente un particolare interesse da parte dei media, ma è una notizia importante per tutti gli operatori del settore (oltre che per i ricercatori, gli studiosi, gli accademici), data la situazione di “attendismo” ovvero di lentezza nelle procedure burocratiche ministeriali di sostegno al cinema e all’audiovisivo, nelle more dei nuovi decreti che dovranno regolare l’intervento dello Stato, in tutte le fasi della “filiera”: venerdì scorso (12 aprile 2024), sul sito web della Direzione Generale del Cinema e dell’Audiovisivo (Dgca), è stata pubblicata la notizia che segnala la decisione assunta dal Direttore Generale Nicola Borrelli di annullare un avviso ovvero un bando pubblicato l’8 febbraio 2024, per la realizzazione della “valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo per l’anno 2023.
Si tratta di quel documento di analisi che è previsto dalla stessa Legge n. 220 del 2016, al quale tanta attenzione abbiamo dedicato, nel corso degli anni, anche su queste colonne del quotidiano “Key4biz” (vedi per esempio il nostro intervento del 4 marzo 2024, “La misteriosa ‘valutazione di impatto’ sulla Legge Cinema e Audiovisivo”), nella nostra veste duplice di laboratorio di giornalismo investigativo ed al contempo di centro di ricerca indipendente specializzato sulle politiche culturali, le economie mediali, le dinamiche sociali: questo strumento è stato affidato, negli ultimi cinque anni, sempre alla stessa “associazione temporanea di imprese” (ats) ovvero all’Università Cattolica di Milano ed alla società di consulenza Ptsclas spa, ma non è mai stato oggetto di pubblica discussione ed è rimasto una sorta di documento a circolazione semi-clandestina (pubblicato sul sito web della Dgca, ma senza nemmeno un comunicato stampa).
Abbiamo manifestato più volte critiche documentate sulla debolezza metodologica della “valutazione” (così intesa), e soprattutto sulla totale assenza di approccio critico (minimamente critico). Una sorta di report all’acqua di rose, realizzato quasi per non arrecare disturbo alcuno al… “Manovratore” (sia egli il Ministro o il Sottosegretario o il Dg “pro tempore”).
I deficit di questa “valutazione di impatto” sono una delle concause (e non minori) delle dinamiche di deriva e degenerazione che ha vissuto anche il “tax credit”, strumento di intervento pubblico che, fino all’insediamento del Ministro Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia) al Collegio Romano a fine ottobre 2022, veniva esaltato da quasi tutti (inclusa la Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, nella sua trasversalità da un governo all’altro di differenti cromie) sembrava rappresentasse sia la manna sia la panacea per l’economia del settore. In assenza di dati affidabili e di analisi critiche, la tesi iperottimista delle sorti magnifiche e progressive del settore poteva essere ribadita, rinnovata, amplificata.
Non è possibile mettere in atto una sana “politica culturale” senza disporre di dati accurati e completi e di analisi approfondite e indipendenti
Decine di volte, anche su queste colonne della rubrica IsICult (Istituto italiano per l’Industria Culturale) “ilprincipenudo” per “Key4biz”, abbiamo denunciato che non è possibile mettere in atto una sana “politica culturale”, senza disporre di dati accurati e completi e di analisi approfondite ed indipendenti: basti notare che, ad oggi, non esiste nemmeno un documento pubblico a cura del Ministero che consenta di disporre dell’elenco di tutti i film ed i prodotti audiovisivi realizzati in Italia ogni anno, sostenuti o meno dalla mano pubblica (abbiamo ironizzato sul titolo enfatico ma non rispondente a verità del dossier prodotto ogni anno dalla Direzione Cinema e Audiovisivo, ovvero “Tutti i numeri del cinema italiano”, la cui ultima edizione è stata pubblicata il 21 aprile 2023 sul sito web della Dgca, relativamente all’anno 2021 – duemilaventuno – ed anche l’evidente ritardo non può non essere oggetto di critica…).
L’8 febbraio 2024 la Dg ha pubblicato l’avviso per la realizzazione dell’indagine di “valutazione di impatto” per l’anno 2023, con scadenza del bando al 1° marzo 2024. Il 4 marzo 2024, era stato pubblicato il decreto di nomina della commissione di selezione delle offerte pervenute.
Mercoledì della scorsa settimana (10 aprile 2024), il Dg Nicola Borrelli ha firmato la revoca dell’avviso avvalendosi della cosiddetta “autotutela”, ovvero lo strumento giuridico che consente ad una pubblica amministrazione di ritirare (annullare) un bando, per emerse impreviste esigenze (nel diritto amministrativo, il concetto di autotutela sta a significare il potere della Pubblica Amministrazione di annullare e revocare i provvedimenti già adottati)… Non è infrequente questa pratica, a fronte di “impreviste” esigenze: per esempio, in materia di audiovisivo e nuove tecnologie, si segnala la decisione simile assunta dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), nella persona del Dg Patrizia Catenacci (Direzione Generale per il Digitale e le Telecomunicazioni), che il 19 febbraio 2024 (data nella quale dovevano essere pubblicati i risultati del bando) ha deciso di annullare l’avviso del 1° agosto 2023, per la procedura “Tecnologie 5G. Progetti audiovisivi” (dotato di 5 milioni di euro), annunciando un imminente nuovo bando: di cui però non emerge traccia, a due mesi dalla revoca in autotutela…
Una “sopravvenienza” coglie il Ministero: l’esigenza (finalmente!) di analizzare l’andamento (economico e culturale) delle singole opere cinematografiche e audiovisive sostenute dallo Stato
Quel che qui ci interessa rimarcare sono le ragioni addotte per la revoca in autotutela: (…) “considerato che successivamente alla pubblicazione del bando e prima dell’insediamento della Commissione, è emersa una sopravvenienza, scaturita dalle analisi preliminari per la riforma del sistema di sostegno pubblico attualmente in atto, e connessa all’esigenza di acquisire ed analizzare, con maggiore dettaglio, i risultati delle singole opere finanziate sia da un punto di vista economico, nelle diverse fasi della catena del valore dell’opera (dallo sviluppo, alla produzione, alla distribuzione in tutte le sue forme) a livello nazionale e internazionale, sia da un punto di vista artistico e culturale, relativamente alla circuitazione delle opere nei diversi festival di rilevanza nazionale e internazionale nonché ai premi da esse ricevuti”.
La questione non è marginale, ma veramente essenziale, e coincide esattamente con quel che da anni IsICult lamentava e denunciava, nel silenzio dei più (incluse le associazioni dei produttori e degli autori…), ovvero la totale assenza di un dataset (pubblico) delle opere sostenute dal Ministero, in relazione alla loro circolazione “commerciale” sul mercato (sia esso inteso come cinema in sala, ovvero trasmissione in tv ovvero offerta nelle piattaforme), sia in relazione alla loro presenza nei circuiti paralleli dei festival nazionali ed internazionali.
Riteniamo che si debba manifestare il plauso al Ministero per questa decisione, senza dubbio influenzata (se non addirittura determinata) dalla volontà di Gennaro Sangiuliano di fare chiarezza (ed anche pulizia) rispetto ad un sistema il cui funzionamento è ancora avvolto, per molti aspetti, dalle nebbie. Un sistema che è, da molti punti di vista (altri rispetto a chi ne beneficia simpaticamente…), ormai malato.
Va anche osservato che questa “valutazione di impatto” dovrebbe essere trasmessa, per legge, al Parlamento ogni anno entro il 30 settembre, ma, ad oggi, lunedì 15 aprile 2024, non risulta agli atti (sui siti web di Camera e Senato) nemmeno quella relativa all’anno 2022 (duemilaventidue), curiosamente (come abbiamo segnalato più volte su queste colonne)…
Ci si augura quindi che la “valutazione” relativa all’anno 2023 venga realizzata con tempistiche coerenti con l’esigenza di disporre quanto prima di uno strumento funzionale alle modificazioni regolamentative in gestazione…
La Direzione Cinema e Audiovisivo si è anche resa conto che la “sopravvenienza” determinerà uno sforzo notevole per coloro cui verrà affidato lo stimolante ma gravoso incarico, e che quindi il budget messo a disposizione negli ultimi anni, ovvero soltanto 100.000 euro, era e sarebbe stato anche quest’anno insufficiente ed inadeguato, per realizzare un lavoro serio, a fronte di una dotazione annuale del Fondo Cinema e Audiovisivo di 750 milioni di euro per il 2023 e di 700 milioni di euro per il 2024… Non è dato sapere in che ordine di incremento si prevederà il budget che verrà messo a disposizione con l’annunciato (imminente?!) avviso: ci si augura sia finalmente congruo rispetto alla complessità dell’incarico.
E quindi, conclude Borrelli nel decreto di revoca in autotutela: “considerato che è necessario, alla luce di tale nuova esigenza, incrementare il contributo previsto per l’attività di realizzazione della valutazione di impatto economico, industriale ed occupazionale, al fine di ricomprendere gli elementi sopra menzionati e di estendere il perimetro di indagine e di comparazione tra i vari contributi della legge n. 220/2016, nonché tra l’Italia e i vari Paesi europei”… si procede quindi all’annullamento dell’avviso e si prospetta – si immagina a breve – la pubblicazione di un nuovo bando.
La decisione è commendevole (anche se – ci sia consentito – discretamente tardiva) perché evidenzia uno stato di accresciuta autocoscienza da parte del Ministero: non si può ben governare la “res publica” senza disporre di adeguati strumenti di conoscenza.
Nasce “Eco – Rivista mensile di economia” promossa dall’economista Tito Boeri e dal giornalista Enrico Mentana: “valutare le politiche pubbliche a partire dai dati”
Questa tesi ovvero in sintesi l’“evidence-based policy making” (che può essere definito anche come “data-based policy making”) si può applicare – si dovrebbe applicare – a tutti i campi di intervento della mano pubblica.
Purtroppo nel nostro Paese, non c’è grande tradizione di questo modo di “far politica”.
E qui non possiamo non citare – in argomento – un’ardita intrapresa assunta dall’economista Tito Boeri, che si è fatto promotore, assieme ad Enrico Mentana (nella veste di direttore responsabile ed editore), di un’iniziativa editoriale controcorrente, lanciando il progetto di testata mensile su cartaceo (e correlato sito web) denominato “Eco – Rivista mensile di economia” (in edicola da ieri domenica 14 aprile 2024). Il primo numero di “Eco” è dedicato al paradosso del mercato del lavoro in Italia: l’occupazione è ai massimi storici, ma le tasche dei lavoratori sono più vuote…
Si legge nell’editoriale: “il primo principio è quello di valutare le politiche pubbliche a partire dai dati”; il secondo principio “è che i dati non si fanno intimidire”; il terzo principio “è l’umiltà nel documentare ogni affermazione”.
Più precisamente: “il primo principio è quello di valutare le politiche pubbliche a partire dai dati. In Italia i numeri vengono usati ancora troppo poco nel guidare la politica economica. Spesso si prendono decisioni “a intuito”, sulla base di ragionamenti privi di riscontri oggettivi. E non si capitalizza l’esperienza di politiche varate in precedenza. Questo va a scapito delle decisioni che si prendono. Non si impara dai successi e ancor meno dagli errori. Per valutare ci vogliono metodi e dati”.
Musica per le nostre orecchie: ci auguriamo che la rivista incontri il successo che merita (anche se la testata dovrebbe prevedere una implementazione nella infografica, che non ci appare all’altezza delle ambizioni), in un mercato editoriale sempre più asfittico (anche a causa del deficit di adeguato intervento di sostegno pubblico all’editoria “su carta”).
Gli “Stati Generali del Cinema in Sicilia” (da venerdì a domenica): gran kermesse e affollata passarella, ma pochi dati (vedi supra) ed analisi conformista (deficitarie di approccio critico)
Non siamo stati gli unici ad immaginare che la gran kermesse promossa dalla Ministro del Turismo Daniela Santanchè e dal Presidente della Regione Sicilia Renato Schifani sarebbe stata più una “passerella” di esponenti politici ed operatori del settore, che un laboratorio di analisi (vedi “Key4biz” di giovedì 11 aprile, “Stati Generali del Cinema italiano in Sicilia: scontro tra la Sottosegretaria Borgonzoni e la Ministra Santanchè?”)… Scrive su “The Hollywood Reporter Roma” Boris Sollazzo: “chissà che negli Stati Generali di Siracusa (12-14 aprile 2024), che sinceramente sembrano più kermesse che terreno di confronto, saranno davvero serviti, alla fine, ad andare a fondo di ciò che davvero sta annichilendo la cultura in questo paese”. Il lungo articolo di Sollazzo, pubblicato ieri (intitolato “La cultura come bene comune, guardiamo al futuro insieme: è nell’arte la rivoluzione (davvero) democratica è necessaria”).
Volendo sorridere, rispetto alla kermesse siciliana (che – ribadiamo – ha visto l’incredibile assenza totale sia del Ministro Sangiuliano sia della Sottosegretaria delegata Lucia Borgonzoni), si rimanda al “Dagoreport” pubblicato da Roberto D’Agostino venerdì scorso: “Una volta c’era la Hollywood sul Tevere, starring Marlon Brando e Liz Taylor, oggi, mutatis mutande, con il governo Ducioni è arrivata quella siculo sul Mediterraneo. La Sicilia si auto-candida a diventare capitale italiana del Cinema. La Regione di Schifani, che avrebbe ben altre beghe cui pensare, tra infrastrutture inesistenti, ponti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni, un tessuto sociale frastagliato e un’economia disastrata, non bada al risparmio quando si tratta della Settima Arte (ogni anno, al Festival di Cannes brilla addirittura uno stand in gloria delle inesistenti virtù cinematografiche della Trinacria)… Una manifestazione monstre che tra panel, incontri, proiezioni, vedrà tutto il cinema italiano trasferirsi per tre giorni al Castello Maniace della città. Ci saranno produttori, registi, giornalisti, critici, da Muccino al collaboratore di “Repubblica” Antonio Monda (impegnato in un “corteggiamento” spietato ma inutile al governo Ducioni, con un occhio a Venezia), dal “principe rosso sul pisello” Valerio Carocci a Buttafuoco e Barbareschi. Una manifestazione gargantuesca, organizzata senza coinvolgere l’ente che sovrintende il settore: il Ministero della Cultura e la Sottosegretaria leghista Borgonzoni, che ha la delega della materia”.
E conclude Dago, ipotizzando che Santanchè possa avere delle mire rispetto al cinema ed all’audiovisivo, in caso di rimpasto: “Intanto, qualche uccellino sostiene che nella cofana cotonata di Daniela Santanchè sarebbe balenata un’idea geniale: un piano B, nel caso la “Pitonessa” fosse costretta alle dimissioni per via dei suoi guai giudiziari, che riguarderebbe proprio il cinema. Sarà vero? Nel dubbio, meglio coccolarsi la Hollywood sicula…”.
Al di là delle abituali “malignità” cui ci ha abituato da sempre D’Agostino, va osservato che l’iniziativa degli “Stati Generali” ha provocato una notevolissima ricaduta di notizie e segnalazioni sul web, ma una modestissima rassegna stampa sui quotidiani in edizione cartacea (tra tutti spicca una intervista di Gloria Satta a Gabriele Muccino ieri sul quotidiano romano “Il Messaggero”).
L’iniziativa ha senza dubbio proposto spunti interessanti, ma non portati a sintesi, e non adeguatamente analizzati in modo dialettico (ha prevalso, una volta ancora, una visione positiva ed ottimista dello stato di salute del settore): in sostanza, dispersione di idee, frammentazione di proposte, una novella giostra di pensieri in libertà… Tutti o quasi i circa 200 relatori appartengono ad una “compagnia di giro” che tende all’autoconservazioni. Non è stato coinvolto nessun dissidente, insomma…
Un florilegio di dichiarazioni agli Stati Generali del Cinema: Daniela Santanchè, Federico Mollicone, Andrea Occhipinti, Giampaolo Letta, Luca Barbareschi, Iginio Straffi, Alessandra Priante, Michelangelo Messina…
Un florilegio di qualche sortita stimolante in quel di Ortigia (isola che costituisce la parte più antica della città di Siracusa), in quel del Castello Maniace, sede degli “Stati Generali”?!
Daniela Santanchè, Ministro del Turismo (Fratelli d’Italia): “cinema e turismo, un matrimonio perfetto, entrambi ci permettono di viaggiare: uno con la mente, l’altro con il corpo… sono felice che la Sicilia, terra ricca di località meravigliose, storia e cultura, faccia da cornice agli Stati Generali del Cinema. Una grande manifestazione che vede, al suo interno, il primo Verticale del Turismo, dedicato proprio alla forte connessione fra cinema e turismo. La magia del cinema esalta i nostri territori, gli spettatori ne restano affascinati e scelgono di trascorrere in quei luoghi le loro vacanze. Questo spiega come il cineturismo possa generare il quasi 600 milioni di euro di benefici economici per i territori delle riprese e oltre 1,34 milioni di presenze. Di questi – stando ai dati Jfc 2023 – il valore economico prodotto da coloro, italiani e stranieri, che scelgono di soggiornare o visitare in giornata i luoghi delle sceneggiature ammonta a 321 milioni di euro. Numeri importanti, ma che possono e devono crescere, perché il cinema contribuisce a creare un racconto positivo della nostra Nazione, favorendo il turismo e accrescendo la sua attrattiva a livello internazionale”.
Federico Mollicone, Presidente della Commissione Cultura della Camera (Fratelli d’Italia): “nel 2021, lo stanziamento in legge di bilancio sul cinema è stato di 636 milioni, poi è aumentato, nel 2022 e nel 2023, a 746 milioni, un aumento del 20 % al momento le risorse sono invariate. A gennaio scorso è stata aperta una finestra con le regole antecedenti alla legge di bilancio 2024, oltre 1.100 domande di finanziamento. Il sistema ha creato alcune storture. Prendo un esempio: 459 opere cinematografiche sostenute attraverso il tax credit automatico negli ultimi due anni, oltre 345 non siano mai uscite in sala. Anche se dobbiamo distinguere fra i film prodotti per la sala e quelli per le piattaforme. Le nuove linee guida sul tax credit saranno presto emanate e le graduatorie sui contributi automatici usciranno nelle prossime settimane. Sull’animazione stiamo lavorando col Sottosegretario Borgonzoni per rafforzare l’intervento pubblico. I selettivi saranno alzati a 110 milioni dai 40 attuali, e 52 milioni saranno dedicati alla promozione di opere sull’identità italiana. Ci saranno nuove commissioni di valutazione, e i commissari saranno retribuiti”. Sia consentito osservare che qualcosa non quadra: le oltre 1.100 “domande di finanziamento” (stessa quantità richiamata sia dal Ministro sia dalla Sottosegretaria nei giorni scorsi, anche il giorno prima della manifestazione di protesta del 5 aprile al Cinema Adriano) sono di fatto quelle che sono pervenute nella modalità “ricognitiva” avviata dalla Direzione Cinema e Audiovisivo del Ministero; si tratta di una procedura che ha consentito al Ministero di valutare le aspettative del settore (in una prospettiva predittiva, anche di verifica del fabbisogno di intervento), ma, in assenza dei più volte annunciati nuovi decreti ministeriali, tutto il sistema è ad oggi sostanzialmente fermo, paralizzato, congelato… E, per quanto riguarda – tra l’altro – le due nuove commissioni ministeriali degli esperti non si ha alcuna (pubblica) notizia delle intenzioni del Ministro: procederà con un avviso di invito a presentare le candidature o procederà con una eletta schiera di selezionati “intuitu personae”?!
Andrea Occhipinti (Amministratore Unico di Lucky Red) “ci sono stati vari politici che hanno attaccato in maniera confusa in particolare il cinema, dicendo che il tax credit per il cinema ammonta a 700 milioni di euro, mentre per il tax credit totale e quello che viene investito anche per attrarre produzioni straniere su cinema ci sono solo 176 milioni di euro. Rispetto al numero di film prodotti c’era sempre questa narrazione che molti film sono fatti ma non escono. È vero che molti casi sono fuori dal sistema, ma ci sono stati moltissimi documentari che risultano come film ma non lo sono e aumentano il numero di film di finzione”.. E rispetto a quanto sostenuto dalla Ministra del Turismo Daniela Santanchè (“i soldi del tax credit ci sono ma vanno spesi bene, non per quelle produzioni che vanno in onda alle 8 del mattino o che non riescono a vedere le sale cinematografiche”), ha commentato: “non è esattamente così. La maggior parte dello strumento del tax credit è stato utilizzato per attrarre produzioni straniere, il 44 per cento. Per cui è stato uno strumento formidabile per portare investimenti in Italia. Per quanto riguarda il cinema che è solo il 22 per cento dell’ammontare, molti film, a cui faceva riferimento la ministra Santanchè, ancora non sono terminati per cui non possono uscire, e se i film non escono non hanno diritto al tax credit”. Francamente, senza entrare nel merito dei “numeri” forniti, ci sembra un ragionamento piuttosto debole. Occhipinti ha comunque riconosciuto: “questo non vuol dire che non siano stati fatti dei titoli che non risultano come film ma non lo sono ci sono molti documentari che devono uscire in sala, risultano come film ma in realtà non dovrebbero uscire in sala ma su una piattaforma”.
Ancora una volta – ahinoi – numeri in libertà, che vengono strumentalizzati per portare acqua ad un mulino, o a contrapposto mulino, in perdurante assenza di un “sistema informativo” adeguato, indipendente, validato metodologicamente. Si ricordi che Occhipinti è stato il coordinatore dell’iniziativa interassociativa (23 soggetti, in rappresentanza di autori e produttori) “Vogliamo che ci sia Ancora un Domani” il 5 aprile 2024 al Cinema Adriano a Roma (vedi “Key4biz” del 5 aprile 2024, “Mattinata di agitazione ‘soft’ da parte di (quasi) tutta l’industria cinematografica e audiovisiva. Assente la Sottosegretaria Borgonzoni”).
Giampaolo Letta, Amministratore Delegato di Medusa Film: “desidero ribadire l’importanza e la centralità della distribuzione cosiddetta theatrical, quindi al cinema, come un momento importante per la valorizzazione e la diffusione dei film, innanzitutto per il pubblico cinematografico e ma soprattutto per la valorizzazione dei successivi passaggi su piattaforme e in televisione. In questa fase, che ancora ci vede recuperare rispetto ai livelli di mercato pre-pandemia, è molto importante che continuino gli incentivi statali per aiutare nella promozione dei film italiani, cioè il cosiddetto tax credit alla distribuzione, che si è rivelato decisivo per il successo di tante pellicole che sono uscite in questi due anni. Incentivo che deve essere confermato anche per il 2024, magari con una premialità per i film che escono nei periodi estivi, condizione fondamentale per la giusta visibilità e l’affermazione di quelle pellicole concepite per essere viste in sala. Per migliorarsi e magari per uscire fuori da confini nazionali il più possibile, occorre inoltre lavorare molto sulla qualità. Negli ultimi 2-3 anni abbiamo assistito a una ulteriore selettività da parte del pubblico che ha così espresso esigenze molto specifiche che siamo chiamati a cogliere per dare corso a progetti che abbiano le potenzialità per essere visti dal pubblico, non solo quello di casa ma quelli che vanno nelle sale cinematografiche”.
Luca Barbareschi, Ceo di Eliseo Entertainment: “occorre parlare innanzitutto, per un comparto audiovisivo migliore, di dignità italiana. E non occorre svendersi agli stranieri, perché non fanno i nostri interessi, ma soltanto i loro. Serve fare industria, ma servono investimenti, e togliere parte del canone della Rai, unico luogo di narrazione del Paese, è un grande danno per un inutile populismo. Dobbiamo imparare ancora tantissimo dagli Americani, in fatto di cineturismo. E dobbiamo farlo anche dai tedeschi, che hanno investito 2,3 miliardi sulla narrazione autoctona tedesca, più o meno tanto la Francia e un miliardo la Spagna. Noi solo 200 milioni, ma stiamo scherzando?”.
Iginio Straffi, fondatore e Presidente del Gruppo Rainbow, ha sostenuto che “il tax credit è stato uno strumento importantissimo per far rifiorire l’industria cinematografica italiana, ora in Italia possiamo competere ad armi pari con tanti altri Paesi dove sussistono da anni strumenti simili”. L’augurio “è che il Governo possa correggere alcune storture della vecchia legge, senza però penalizzare i produttori seri di contenuti forti e realizzati non una capacità competitiva sui mercati globali (…) La crescita di produzioni, con impatto positivo per l’occupazione; il grande successo di location meravigliose, con ottima attrazione di turisti, anche ad alta capacità di spesa; nuove e antiche narrazioni che permettono di uscire da certi stereotipi: ecco fenomeni positivi che dimostrano l’importanza di Cinema e audiovisivo come industrie del futuro per la Sicilia”.
Alessandra Priante, neo Presidente di Enit (Agenzia Nazionale del Turismo), ha proposto un set di dati che confermano l’importanza del cineturismo: “sono almeno 5,5 milioni di presenze turistiche nelle strutture ricettive sono dovute al Cineturismo in Italia, si tratta dell’1,3 % dei pernottamenti registrati nelle imprese di accoglienza. Andare al cinema entra nell’esperienza di vacanza anche come attività praticata durante il soggiorno, per un peso del 1,1 % sul totale delle presenze nelle strutture ricettive. Anche le location delle serie televisive negli anni hanno conquistato la curiosità di molti viaggiatori. In Italia ‘Montalbano’ e ‘Don Matteo’ fanno scuola, indubbio l’aumento dei flussi turistici nei luoghi che hanno ospitato le riprese delle due fiction. Unwto e Netflix hanno realizzato degli studi per studiare l’impatto dello spettatore e le reazioni derivanti dall’essere stato esposto a contenuti provenienti da 5 paesi, tra cui Canada, Giappone, Sud Africa, Spagna e Turchia (le indagini sono state effettuate al di fuori del paese di origine e includevano 2.250 intervistati per mercato su 5 mercati, con l’eccezione delle indagini in Turchia, per un totale di 8.274 intervistati su 8 mercati)“.
Michelangelo Messina, Direttore Artistico di Ischia Film Festival (nonché Presidente dell’Osservatorio Permanente sul Cineturismo) e primo ideatore del concetto di “cineturismo” in Italia (termine di cui ha depositato anche il marchio), ha richiamato l’appello della Ministra Santanchè a lavorare uniti per creare un “sistema Italia” in grado di raggiungere obiettivi comuni di interesse nazionale, sia nell’accoglienza delle produzioni cinematografiche sul territorio (fondamentale per lo sviluppo del cineturismo), sia nella gestione dei flussi e nella loro intercettazione dei desideri dei turisti. Messina ha proposto una ricostruzione della nascita e dell’evoluzione economica e promozionale del cineturismo, ma ha anche sottolineato la mancanza, anche a vent’anni dall’avvio di questo fenomeno in Italia, di un adeguato impegno istituzionale nella ricerca e nello studio in materia.
La Direttrice Scientifica (sic) della kermesse “Gli Stati Generali del Cinema” Antonella Ferrara ha sostenuto che i tanti panel “saranno ora alla base di un manifesto del far cinema in Italia, a sostegno dell’intero comparto che opera in quello che, per unanime riconoscimento, è un magico set naturale, scenario di pellicole-capolavoro. Urgente appare infatti stendere le linee guida per avviare alla soluzione i tanti punti nevralgici”. Ancora una volta, retorica a gogo, ma attendiamo di leggere questo annunciato “manifesto del far cinema in Italia”.
Su tutt’altro fronte, oggi a Roma giornata del progetto “Buone Pratiche del Teatro”, dal titolo “Roma orizzonti plurali. Quartieri Spazi Innovazione”: l’esigenza di “mappare” il sistema
Su tutt’altro fronte (ed in questo caso con metodiche serie), oggi a Roma, un’iniziativa stimolante di analisi della situazione teatrale nella Capitale: poca retorica, molti approfondimenti, interventi accurati e appassionati, e qualche dato stimolante, oggi in occasione della giornata dedicata del progetto nazionale “Buone Pratiche del Teatro”, dal titolo “Roma orizzonti plurali. Quartieri Spazi Innovazione”, a cura dell’Associazione Culturale Ateatro (un prezioso laboratorio di analisi critica delle politiche culturali specificamente teatrali, che cura anche una “webzine” con voci spesso fuori dal coro) e del Teatro Biblioteca Quarticciolo (Tbq) in collaborazione con la testata specializzata “Teatro e Critica”.
Obiettivo dell’iniziativa – promossa da due dei massimi esperti italiani di politica teatrale, come Mimma Gallina ed Oliviero Ponte di Pino – è valorizzare la ricchezza di esperienze e di pratiche, a partire da una prima mappatura delle realtà oggi attive a Roma, coinvolgendo sia spazi teatrali e multidisciplinari sia festival. È la tappa iniziale di un “work-in-progress” che vuole dare maggiore visibilità a una galassia di esperienze che esprimono la vitalità del tessuto culturale romano. A partire da questa prima ricognizione, l’incontro sarà l’occasione per discutere le opportunità e le criticità della situazione della città, oltre che con amministratori ed esperti, con chi anima questi progetti. L’iniziativa si inserisce nell’ambito della ricerca “Le politiche culturali per lo spettacolo nei territori” che l’Associazione Culturale Ateatro conduce da tempo e che aveva già trovato un’occasione di confronto e approfondimento a Roma con l’edizione delle “Buone Pratiche del Teatro” dedicata a “Oltre la città | Cultura territori comunità”, che si era tenuta al Tbq il 22 marzo 2021. L’iniziativa è fruibile anche via web, sul canale Facebook del Teatro Biblioteca Quarticciolo.
Torneremo presto su questa valida iniziativa di confronto e dibattito…
[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.
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