Da Key4biz (17/10/2022): Nuovo ministro della Cultura, corsa a tre ma aumentano i pretendenti
Federico Mollicone (Fratelli d’Italia) e Lucia Borgonzoni (Lega Salvini) i candidati più accreditati dai bookmaker, ma entra in scena anche l’outsider Gianmarco Mazzi, manager dell’Arena di Verona e già direttore artistico di Sanremo.
Il “toto-nomine” dei Ministri del Governo che tra pochi giorni entrerà in carica imperversa, soprattutto negli articoli politici dei quotidiani, ed oggi meritano essere segnalate alcune novità, per quanto riguarda il dicastero della cultura, al quale comunque viene dedicata modesta e marginale attenzione anche dai media…
Vittorio Sgarbi si è scatenato, nella propria auto-candidatura, mettendo in moto amici giornalisti, in prima fila quel Maurizio Costanzo che ha avviato la stagione n° 41 dell’immarcescibile “Maurizio Costanzo Show”, la cui seconda puntata è andata in onda venerdì 14 ottobre registrando un onorevole 11,4 % di share, a fronte di 733.000 telespettatori (così recita Auditel), con ospiti del livello di Giuseppe Conte ed Urbano Cairo (da segnalare che Costanzo ha omaggiato il dominus del “Corriere della Sera” e de La7 sostenendo che si tratta di un mito, per chiunque opera nella comunicazione, e che può essere considerato un “secondo Berlusconi”)…
Vittorio Sgarbi, in varie sortite, ha però precisato che lui ambisce non ad un “generico” Ministero della Cultura bensì ad un preciso “Ministero del Patrimonio”, ovvero una area di intervento che sarebbe frutto di uno “spacchettamento” delle competenze attuali del Ministero della Cultura.
In un’intervista sul “Corriere della Sera” di giovedì 13 ottobre Aldo Cazzullo ha riportato lo Sgarbi-pensiero in argomento: “mi piacerebbe fare il Ministro, ma non della Cultura; del Patrimonio. Il modello è l’ultimo statista italiano ad aver incrociato politica e cultura: Spadolini. Fu lui a volere il ministero dei Beni Culturali. In cui dopo hanno infilato di tutto: turismo, spettacolo, sport… Ora la Meloni dovrebbe tornare alla tripartizione spadoliniana”. Per “tripartizione spadoliniana”, Sgarbi intende: “Primo: Istruzione. Secondo: Università, Ricerca e Cultura: mostre, musica, convegni. Lì ci vorrebbe un Cacciari di destra. Terzo: Patrimonio. Come in Francia. Un ministero che si occupa dei beni: musei, chiese, quadri. Per farli diventare idee. Il patrimonio genetico della nazione”.
Cronistoria sintetica del Ministero della Cultura, dal 1974 al 2021…
In effetti, questa la nascita e l’evoluzione del Mic: in origine, nel 1974, fu il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali fu istituito da Giovanni Spadolini, con il compito di affidare unitariamente alla specifica competenza di un Ministero appositamente costituito la gestione del patrimonio culturale e dell’ambiente. Raccolse le competenze e le funzioni in materia che erano prima del Ministero della Pubblica Istruzione (Antichità e Belle Arti, Accademie e Biblioteche), Ministero degli Interni (Archivi di Stato) e della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Discoteca di Stato, editoria libraria e diffusione della cultura).
Nel 1998, viene istituito il nuovo Ministero per i Beni e le Attività Culturali (da cui l’acronimo Mibac) a cui sono devolute le attribuzioni spettanti al Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, alle quali si va ad aggiungere la promozione dello sport e di impiantistica sportiva e la promozione delle attività dello spettacolo in tutte le sue espressioni: dal cinema al teatro, alla danza, alla musica, agli spettacoli viaggianti. Nel 2006, le competenze dello “sport” sono assegnate al nuovo Ministero per le Politiche Giovanili e Attività sportive.
Nel 2013, il Governo Letta affida le competenze del turismo al Ministero, che assume dunque la denominazione di Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (Mibact)
Nel marzo del 2021, ilMinistero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo viene ridenominato Ministero della Cultura (ovvero Mic), contestualmente con lo scorporo del “turismo”, che diviene dicastero a sé stante…
Abbiamo ragione di ritenere che Sgarbi possa ottenere verosimilmente un ruolo di Sottosegretario.
Non ci convince proprio l’idea di separare il “patrimonio” culturale dalle attività “culturali”, ma comprendiamo l’approccio classico del noto critico, saggista e polemista, che evidentemente non apprezza una visione trasversale e post-moderna della cultura, centrato com’è sul “classico”.
Morgan indirizza alla leader di Fratelli d’Italia una “lettera aperta” per perorare la causa di Sgarbi ministro
Sgarbi ha ricevuto anche il sostegno del controverso Morgan, che ha scritto una “lettera aperta” alla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che il quotidiano “il Giornale” ha pubblicato giovedì 13 con il titolo inequivocabile “Cara Giorgia, da artista e libertario ti prego: affida la Cultura a un sognatore come Sgarbi”. Così recita la lettera: “il ministero della Cultura è il più importante, perché è forse l’unico dove il denaro ha un ruolo minore. Qui conta la persona, non la politica, perché la Cultura è ciò che distingue l’essere umano dall’animale. Niente giochi di potere, la Cultura non può permettersi di essere guidata da un mediocre che non vola, perché il ministero della cultura è un aereo di linea con dentro tutti i cittadini e il pilota non può essere incompetente, perché se cade li ammazza tutti. Il ministero della Cultura è il punto focale della vita. Quindi, signora futura premier Giorgia Meloni, io mi rivolgo a lei”.
Ecco l’accorato appello, che senza dubbio gronda un qual certo narcisismo: “amica mia, donna dal talento e dallo spirito eccezionale, persona speciale che può in questo momento decidere le sorti dei nostri prossimi anni; a cui io ho dato fiducia rischiando di restare solo e abbandonato da tutti i miei amici, da tutto il mondo dell’arte e di perdere rispetto e credibilità; perché io, Morgan, artista e uomo di cultura anarchico, l’ho appoggiata e difesa con tenacia, con il cuore, pur essendo un libertario, non un fascista, essendo un uomo libero che va dove va il buon senso e dove vanno le idee, dove va la verità, e la bellezza; io, l’unico intellettuale moderno che le ha dedicato oltre che il tempo e le parole, il cuore e la mente, ora le do un pizzicotto simpatico per vedere se è sveglia e reattiva, ma glielo do con un sorriso e dandole un bacino sul gomito, come si fa con una bambina che non vuole svegliarsi per andare a scuola”. La lettera merita essere riprodotta in altri passi, perché è anche divertente: “con voce calda, profonda e un po’ roca di cantautore, poeta e crooner, di papà che spiega il significato di una fiaba, non le rivolgo le strigliate della mamma o le ramanzine della maestra. Io che non ho avuto la vita facile, io che lotto tutti i giorni contro il mondo per mantenere famiglie multiple perché sono uno dei più grandi artisti che questo Paese possa vantare senza meritarselo ma sono anche un coglione di prima categoria che ha fatto danni a destra e a manca, perché sono un essere umano, io le dico questo…”.
E qui il tono cresce (o il delirio aumenta, a discrezione dell’interpretazione del lettore): “futura nostra Duce (faccetta che ride) non faccia la follia di non fare come dice: non rischi che l’Italia non viva in meraviglia lasci il ministero, quello culturale a chi ne sa davvero di vita intellettuale. La cultura deve avere come conducente una figura popolare, persona trasversale che in questa nostra era ha solo un nome noto e lo dice la sinistra, la destra e i libertari per varie ragioni ma in fondo tutte uguali: dalle cattedrali agli stadi, dai virtuosi ai più sfigati, non c’entra il vil denaro, non c’entrano i miliardi, si sente dire in coro: «Lo dia a Vittorio Sgarbi». Cultura è la parola più vasta che ci sia, è la parola che fa tremare, perché fa inginocchiare, abbassare la testa per rispetto e per bisogno, e fa piegare la schiena e abbassare gli occhi, al contadino che deve raccogliere e all’occhio che deve cogliere. La cultura è l’alto e il basso, e in mezzo ci sta tutto. È culto e raccolto, cielo e terra, la leggerezza gioiosa dello spettacolo d’arte e lo studio pesantissimo della filosofia, la serie tv e il documentario di scienza. La cultura fa soggezione e genera il rispetto spontaneamente, non per ricatto e non per imposizione. Se la cultura appartiene al più elevato essere umano, il sovrano, il potente, l’illuminato, e riguarda anche il più umile individuo come il proletario, il carcerato, il bracciante, il dipendente, il disperato, ciò vuol dire che appartiene a tutta l’umanità racchiusa fra i due estremi. Colto, raccolto, cultura, coltura. Coltivare la matematica, coltivare la musica; il culto del fallo, cogliere in fallo, insomma «cultura» è una parola che vale tanto per i contadini che seminano e raccolgono i frutti tanto quanto i professori che stanno tutta la vita sui libri e quindi sanno un sacco di cose: in mezzo, ci sta tutta l’umanità”. E così conclude, in una sorta di suo soggettivissimo decalogo: “ecco perché la Cultura non è di destra o di sinistra, perché è per tutti, riguarda tutti e tutti ne hanno bisogno. Il pane è di sinistra? E l’ombrello? È di destra? Dio che è necessario per tutti e che tutti conoscono, possiedono, frequentano, usano automaticamente: non ha colore politico ma è rispettato da tutti e appartiene a tutti. Dunque il ministero della Cultura non può: 1) rientrare nel totoministri; 2) essere affidato ad un mediocre; 3) essere considerato meno importante della Difesa o dell’Economia; 4) essere esso stesso un centro culturale; 5) non occuparsi di tutte le discipline artistiche; 6) avere colore politico; 7) spegnersi; 8) subire o attenersi alle regole e alle burocrazie frenanti e limitanti; 9) avere meno stanziamenti degli altri; 10) non essere affidato a Vittorio Sgarbi”.
Alcune delle ardite provocazioni di Morgan sono condivisibili, ma crediamo che non convinceranno granché Giorgia Meloni, che riteniamo voglia proporre un esecutivo coeso, compatto, con un profilo alto e serio (serioso, forse?!): crediamo che una figura come Sgarbi – autentico anarcoide e figura sganciata da qualsivoglia logica di appartenenza, un indubbio libero battitore – possa determinare rischi di immagine non indifferenti.
Giovedì scorso 13 ottobre, si era espresso a favore di Sgarbi anche l’attore e regista Edoardo Sylos Labini, fondatore del movimento e del giornale “Culturaidentità”, e promotore dell’unica iniziativa in area centrodestra focalizzata sulla cultura durante la campagna elettorale (ne abbiamo scritto anche su queste colonne: si rimanda alle varie puntate del “dossier” curato da IsICult per “Key4biz” sul tema “cultura” nei programmi elettorali; da ultimo vedi “Key4biz” del 23 settembre “Dossier IsICult sulla “cultura” nei programmi elettorali: deserto di idee e carenza di visione strategica”): “vedrei bene Vittorio Sgarbi titolare del dicastero di via del Collegio Romano. È un grande esperto e competente in materia di beni culturali, questo è innegabile. Lui stesso, però, ha proposto lo spacchettamento del ministero. La cultura è anche teatro, danza, cinema, audiovisivo, editoria, nuove tecnologie e nuove piattaforme”. Alcuni hanno ipotizzato anche lo stesso Sylos Labini come “outsider” possibile Ministro.
I candidati ad oggi più accreditati: Mollicone (FdI), Borgonzoni (Lega) ed i tecnici “di area” Sangiuliano, Rossi, Croppi, e la “new entry” Mazzi (Arena di Verona)
I candidati più accreditati restano, a quanto ci risulta, i politici Federico Mollicone, Responsabile Cultura di Fratelli d’Italia, Lucia Borgonzoni (Sottosegretaria al Mic nel Governo Draghi e nel Conte I), entrambi rieletti in Parlamento (e rispettivamente assai vicini a Meloni e Salvini) ed i tecnici “di area” Gennaro Sangiuliano (Direttore del Tg2 Rai) e Giampaolo Rossi (già membro del Cda Rai). Da non trascurare anche l’ipotesi di Umberto Croppi (Presidente di Federculture e Quadriennale di Roma), che vanta solide radici a destra, ma è stimato anche da molti esponenti del centrosinistra.
Tra i nomi emersi negli ultimi giorni emerge quello di Alberto Barachini, Presidente della Commissione Vigilanza Rai, ovviamente “in quota” Forza Italia, ma scommetteremmo su di lui più come Sottosegretario all’Editoria, per coerenza con la sua esperienza a Palazzo Macuto…
“New entry”, senza dubbio, e lanciato in primis dal quotidiano “L’Arena”, il veronese – giustappunto – Gianmarco Mazzi, appena eletto nelle liste di Fratelli d’Italia… Da segnalare che Mazzi è stato Direttore artistico del “Festival di Sanremo” nelle edizioni condotte da Paolo Bonolis e Giorgio Panariello, ma è stato anche direttore del “talent show” di Rai2 “The Voice” (archiviato per mancanza di ascolti), ed è attualmente Amministratore delegato della società Arena di Verona (società privata che opera all’interno della fondazione lirico-sinfonica). Mazzi vanta il successo della stagione dell’Arena e qualcuno ha notato che sabato 8 ottobre la leader di Fratelli d’Italia era seduta proprio vicino a lui per la “Notre Dame” di Riccardo Cocciante, di cui Giorgia Meloni è grande appassionata…
Il crono-programma dei prossimi giorni: tra domenica 23 e lunedì 24 ottobre il giuramento?!
Questo il “crono-programma” dei prossimi. Si attende la scelta dei Vice Presidenti di Camera e Senato, che procede in parallelo alla formazione dell’esecutivo, almeno formalmente; la nomina dei Capigruppo è invece essenziale per la formazione del Governo. Anche loro, infatti, insieme agli ex Presidenti della Repubblica e i due neo eletti Presidenti delle Camere, dovranno salire al Quirinale, e ciò avverrà presumibilmente tra mercoledì 19 e giovedì 20 ottobre. Iniziano così le consultazioni. Una prassi diventata consuetudine costituzionale che precede l’avvio dell’iter procedurale di formazione del nuovo esecutivo. Quindi Mattarella affiderà l’incarico di Presidente del Consiglio, certamente a Giorgia Meloni, in virtù della vittoria del suo partito alle elezioni e degli accordi interni alla coalizione di centrodestra. Che accetterà – come da riti – “con riserva” ed avvierà le sue consultazioni. Questo dovrebbe avvenire tra il 21 e il 22 ottobre, quando il premier in carica Mario Draghi starà concludendo, o perfino tornando, dal Consiglio europeo di Bruxelles… Il giuramento potrebbe avvenire tra domenica 23 e lunedì 24 ottobre…
La proposta di un Ministero per la Cultura e per il Digitale
Nei prossimi giorni continueremo naturalmente ad aggiornare i lettori di “Key4biz” sull’evoluzione del “totonomine” al Mic.
Qui vogliamo rimarcare che nessuno sembra però porsi un problema essenziale, ovvero la relazione tra “cultura” e “digitale”, su cui pure ci siamo soffermati nelle scorse settimane su queste colonne.
Nessuno pare abbia evocato l’esigenza di un Ministero per la “società digitale”…
Eppure questa sì sarebbe una innovazione significativa, in termini culturali e sociali e tecnologici: un dicastero che comprendesse nella propria “giurisdizione” sia le tematiche della cultura (intesa a 360 gradi, senza “spacchettamenti” dispersivi…) sia le tematiche della società digitale (contenuti e rete, alfabetizzazione e piattaforme…).
Il dicastero potrebbe essere denominato “Ministero per la Cultura ed il Digitale”.
Torneremo presto su queste colonne ad illustrare la proposta e la prospettiva.
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