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Google ha attivato questo servizio, pur sperimentalmente, dall'ottobre 2008: è estremamente interessante e finanche curioso, ma senza dubbio stimola anche un qualche dubbio sul concetto di "privacy"...
La sede legale
ed operativa di IsICult
si trova a:
Palazzo Taverna
Via di Monte Giordano 36
Roma 00186
Tel. (+ 39) 06 689 23 44
info@isicult.it



Palazzo Taverna, a metà strada di un ipotetico rettilineo tra Piazza Navona e Castel Sant'Angelo, si trova a poche decine di metri da Piazza dell'Orologio (Corso Vittorio) e Via dei Coronari.
Via di Monte Giordano è la continuazione di Via di Pànico, venendo da Via dei Coronari, ovvero una parallela di Via del Governo Vecchio, venendo da Piazza Navona.
Per accedere al Palazzo, è necessario essere autorizzati preventivamente. E' sempre in funzione un servizio di portineria, 24 ore su 24.

Cliccando sulla piantina, si viene condotti al sito di Pagine Gialle, ovvero al programma Visual, che consente una eccellente visualizzazione topografico-fotografica del Palazzo.
La sede di IsICult si trova nell'ala sinistra del Palazzo, e si affaccia su un loggiato.

Palazzo Taverna, che s'erge imponente su una collinetta artificiale, viene considerato uno dei palazzi storici più "romantici" di Roma, già residenza dei Borgia e degli Orsini. Le origini risalgono al XIII secolo, ed è citato anche nella "Divina Commedia" di Dante ("Inferno", XVIII. 28-33), come fortezza di Giordano Orsini. Il Palazzo fu eretto nel secolo XV sulle rovine della fortezza, da dove gli Orsini dominavano la zona fino alla riva del Tevere. Il palazzo da allora sarà il punto di riferimento per la politica di "rappresentanza" della famiglia. Fu residenza di ambasciatori e cardinali (Ippolito d'Este vi ricevette Bernardo e Torquato Tasso; il Cardinale Luciano Bonaparte, pronipote di Napoleone, vi ospitò l'Imperatrice Eugenia e il padre Gioacchino Belli che intratteneva gli ospiti con i suoi sonetti). Acquistato da Maurizio di Savoia che si prodigò per abbellirlo, passò agli inizi del 1600 ai Gabrielli, che apportarono delle modifiche, dandogli l'aspetto attuale; la proprietà passò poi ai Taverna. Da alcuni decenni, il Palazzo è di proprietà del marchese Gallarati-Scotti e della consorte, la marchesa Lavinia Taverna. Vedi in calce a questa sezione del sito alcuni appunti per una "storia" di Palazzo Taverna.

Per una breve nota storica sul Palazzo, consulta il sito di RomaSegreta

Palazzo Taverna ospita la sede, tra gli altri, degli Incontri Internazionali d'Arte, prestigioso centro di ricerca e studio fondato da Graziella Lonardi Buontempo.

Il Palazzo (che non è visitabile, se non previa autorizzazione della proprietà) è gestito, per quanto riguarda i suoi saloni storici (che possono essere affittati per eventi), da Stefania Aldobrandini

Verso la metà degli anni Novanta la regista Jane Campion (Wellington, Nuova Zelanda 1954) si stabilisce a Roma per girare una parte del suo film "Ritratto di Signora". Si tratta dell’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Henry James, ambientato tra l’Inghilterra e l’Italia sul finire dell’Ottocento. Il set è allestito a Palazzo Taverna. Si ringrazia MpMirabilia per aver concesso la riproduzione del pannello.

Dal 2007, Palazzo Taverna è sede anche di un altro centro culturale: la sede romana del Modigliani Institut Archives Légales Paris-Rome, curata da Renzi & Partner Comunicazione.

Fino all'estate del 2005, la sede dell'Istituto è stata in Via della Scrofa, al civico 14.

 

APPUNTI PER UNA STORIA DI PALAZZO TAVERNA
(...)

Monte Giordano è una collinetta, sembra di origine artificiale, formatasi con gli scarichi del vicino porticciolo sul Tevere.
Il primo proprietario di cui si abbia notizia è Giovanni di Roncione (o Ronzone) signore di Riano vissuto circa la metà del sec. XII (Mons Johannìs Ronzonis).
Nel 1267 abitavano su una parte dell'altura gli Stefaneschi e un documento vi segnala la presenza di una «torre maggiore». Ma pochi anni dopo, nel 1286, si ha la certezza dell'insediamento degli Orsini; esso continua peraltro ad essere indicato come il monte qui dicitur Johannìs Roncionis; bisogna attendere i primi decenni del '300, e precisamente un atto del 1328, per vederlo definitivamente chiamato Mons Ursinorum.
Gli Orsini sono una antichissima stirpe derivata nel XII secolo da un ramo dei Boveschi arroccato sul teatro di Pompeo. Da Giangaetano figlio di Orso di Bobone, vissuto nel'200 nasceranno Matteo Rosso (I) e Napoleone; quest'ultimo sarà il capostipite del ramo detto di Campo dei Fiori.Da Matteo Rosso (I) padre del pontefice Nicolò III (1277-1280) deriveranno Gentile, capostipite dei rami di Nola. Pitigliano e Soana; Napoleone capostipite di quello di Tagliacozzo (da cui si staccheranno i rami di Bracciano e di Gravina) ; Matteo Rosso (II) da cui avranno origine gli Orsini di Monte Giordano (e i loro derivati Orsini Del Balzo e Orsini di Mugnano); infine Rinaldo capostipite del ramo di Marino e Monterotondo. Il ramo dei duchi di Bracciano, divenuto il più importante, si estinguerà nel 1698; subentrerà quello dei duchi di Gravina tornato a Roma dopo l'esaltazione al pontificato di Pier Francesco arcivescovo di Benevento, col nome di Benedetto XIII (1724-1730). Il ramo di Gravina è l'unico attualmente superstite. Oltre a due Papi, gli Orsini hanno dato alla Chiesa numerosi cardinali, allo Stato Romano e al Regno di Napoli uomini di governo, condottieri, letterati, ecc. Dopo la pax romana del 1511 tra Orsini e Colonna un membro di ciascuna delle due famiglie ebbe la carica di principe assistente al soglio pontifìcio.
Monte Giordano è ricordato anche da Dante, che descrivendo il traffico dei pellegrini sul Ponte S. Angelo in occasione del Giubileo del 1300, scriveva:
« Come i Roman per l'esercito molto l'anno del giubbileo, su per lo ponte hanno a passar la gente modo colto, che dall'un lato tutti hanno la fronte verso il castello e vanno a Santo Pietro; dall'altra sponda vanno verso il monte »
{Inferno, XVIII. 28-33).
Il nome definitivo viene attribuito all'altura da Giordano Orsini figlio di Poncello di Matteo Rosso (II; fratello di Nicolò III e capostipite di questo ramo della famiglia. Giordano Orsini fu senatore di Roma nel 1341 - l'anno della coronazione del Petrarca - e, a differenza della maggior parte dei baroni romani, si schierò dalla parte di Cola di Rienzo e condusse una spedizione contro Giovanni di Vico prefetto di Roma e tiranno di Viterbo.
Sul monte vissero alcuni dei cardinali della famiglia tra cui il card. Giordano, il card. Latino, il cui nome, come si è visto, è strettamente legato alla storia di S. Salvatore in Lauro ove fu sepolto, il card. Giovanni Battista, ucciso per ordine di Alessandro VI (Borgia, stemma con il toro ancora visibile a Castel S. Angelo).
Intanto l'edificio si era venuto trasformando da un munito fortilizio irto di torri in un complesso di nobili edifìci divisi tra i vari rami della famiglia: i duchi di Bracciano, i conti di Pitigliano, i signori di Marino e poi di Monterotondo. Ma solo saltuariamente veniva abitato da membri del ramo principale, che l'avevano ceduto in uso a cardinali e ambasciatori: vi dimorarono i cardinali Gonzaga - che vi ospitarono Uberto Strozzi, il quale fondò qui l'Accademia dei Vignaiuoli, il card. Ippolito d'Este, che vi accolse più volte il Tasso, il cardinale Maurizio di Savoia, che vi tenne splendida corte.
Al principio del '600 i conti di Pitigliano si trasferirono in Toscana e il loro palazzo fu acquistato dai duchi di Bracciano che lo riunirono al loro mediante un ponte; quanto al palazzo dei Signori di Monterotondo, esso era passato per eredità ai Carpegna e ai Tanari di Bologna. Nel 1688 Flavio Orsini, ultimo duca di Bracciano, oberato di debiti, era costretto a vendere il monte, dopo cinquecento anni di possesso da parte della sua famiglia, ai fratelli Pietro e Antonio Gabrielli, di antica nobiltà romana (Gabrielli della Regola) e distinti dalla omonima famiglia di Gubbio.
Angelo di Pietro Gabrielli acquistò i marchesati di Prossedi e Roccasecca e il feudo di Pisterzo, che nel 1762 furono eretti a principato; il principe Pietro, suo figlio sposò Camilla Riario Sforza da cui ebbe vari figli tra cui Mario, marito di Carlotta figlia di Luciano Bonaparte; da lui, nacque Placido che sposò la cugina Augusta Bonaparte e fu l'ultimo della famiglia.
Anche il fratello di Augusta, il card. Luciano Bonaparte, venne ad abitare a Monte Giordano, dove morì nel 1895: così pure il ramo romano della stirpe di Napoleone, i principi di Canino, legò il suo nome al monte degli Orsini.
I Gabrielli, oltre a restaurare e ad ammodernare la proprietà, la unificarono acquistando non solo la parte già dei Signori di Monterotondo ma tutte le case intorno al monte. Pietro costruì il nuovo braccio in fondo al cortile per collegare meglio i due palazzi affrontati già dei Signori di Bracciano e di quelli di Pitigliano; Placido eresse nel cortile del palazzo già dei Signori di Monterotondo una torre merlata in stile medievale che fu denominata Augusta in onore della moglie.
Nel 1888, estinta la famiglia, il grande complesso edilizio fu venduto ai conti Taverna di Milano, che tuttora lo posseggono.
Monte Giordano è costituito da cinque principali e distinte unità:

All'esterno l'edificio ha scarsa apparenza; su via di Panico e su via di Monte Giordano prospettano le facciate cinquecentesche a scarpa del palazzo dei duchi di Bracciano (vi si apre, al n. 35, una porta con mostra di travertino rastremata, con gli stemmi accostati Orsini e Pamphili) che nell'ottocento hanno subito notevoli rimaneggiamenti; a tale periodo risalgono il rivestimento a bugne regolari, il cornicione a mensole e l'architettura del monumentale voltone ad arco ribassato.
L'interno del palazzo non è visibile al pubblico ma con autorizzazione se ne può visitare il cortile che fornisce un'idea abbastanza chiara del vasto complesso edilizio.
Al voltone d'ingresso, fa da pittoresco sfondo la elegante fontana dell'Acqua Paola disegnata nel 1618 da Felice Antonio Casoni e modificata nel '700 dai Gabrielli come ora si vede.
A sinistra è una facciata con resti di strutture medioevali, da cui si accede al cortile quattrocentesco con scala esterna e porte marmoree sulle quali si legge il motto Ex olympo; esso è sorto accanto ad una antica torre che potrebbe essere quella turris maior ricordata dai documenti. QUI HA SEDE ISICULT.
Addentrandosi nel cortile maggiore si ha sulla destra il palazzo dei duchi di Bracciano con bella porta del '400 che dà accesso agli appartamenti del 1° piano; a sinistra è il palazzo dei conti di Pitigliano, in fondo è il braccio costruito nel 1807 dall'arch. Francesco Rust per legare meglio i due edifìci e per ricavare un nuovo scalone d'onore.
Oltre tale braccio è il cortile ove prospetta il palazzo già dei Signori di Monterotondo, la cui facciata è in parte occultata dalla già ricordata «Torre Augusta» (1880). Ivi è un sarcofago romano del III sec. d.C. clic serve da fontana.
Nell'interno dell'edifìcio sono notevoli nell'appartamento Taverna, oltre al ricco arredo (comprendente anche arazzi e i noti quadri di Sebastiano Ricci), gli affreschi eseguiti per i Gabrielli da Bonaventura Lamberti (1651-52/1721) mentre non vi è più traccia né della « bellissima sala istoriata con buone figure » vista nel 1450 da Giovanni Rucellai, né delle opere di Girolamo Muziano e del Cigoli citate dalle antiche fonti.
Nel palazzo già degli Orsini di Pitiglìano va ricordato l'appartamento, sede dell'Inarch, preziosamente decorato tra il 1810 e il 1816 da Liborio Coccetti.
(...)

 
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